Trilogia della città di Z: e uno!

C’è una linea che percorre Genova e che separa due mondi contrastanti e fascinosi.

Non è quella dell’orizzonte, né quella della costa, che divide il mare da ogni città del mondo che vi si affaccia.



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E’ una linea che corre più in alto e che è possibile tracciare dando le spalle al mare, ma anche nell’entroterra, purché lo sguardo sia rivolto alle nostre colline e a nostri monti.

A volte è netta, altre volte la mente la traccia con più difficoltà, raramente tocca il cielo e mai il mare.

In questa storia ed in quelle che seguiranno, pedalando un po’ al di sotto ed un po’ al di sopra di essa, racconterò dei due mondi che separa:

la Genova caotica dei Genovesi, degli spazi piccoli, di case e strade costruite una sopra l’altra, dei caruggi e delle crêuze…

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…e la Genova selvaggia, fatta di cielo, terra e mare.

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Inizio a raccontare la mia città controsole, da ovest, con un sentiero, l’E1, che ribattezzo “E uno!” per contare i più bei giri del 2015.

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E che, a ben dire, Mauro potrebbe ribattezzare “E Anche Questo è Fatto”, per avere domato ogni passaggio di una discesa, resa più ostica dall’alluvione, che dal Monte Penello conduce al mare di Pegli.

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Braccia e gambe dolendo…

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…camere d’aria forando e sospensioni rompendo.

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C’è una cosa che un Genovese, contro ogni luogo comune, conosce più del proprio conto in banca: è la mappa più o meno vaga della città, in cui gli unici waypoint sono i panifici con la migliore focaccia, irrinunciabile colazione mattutina, scappata pomeridiana, nonché vassoio più ambito in ogni festa.

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Così, per questioni di logistica, devo rinunciare alla straordinaria e voltrese focaccia di Priano, con l’inconsueta pioggia di farina di polenta, e sostare in doppia fila e con doppie frecce a Cornigliano, tra gli squilli di clacson, per un bottino di ottima focaccia classica genovese (altro mio waypoint).

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Prima di ogni discesa che si rispetti si sale. E’ una legge fisica, aggravata dall’assenza di impianti di risalita in tutta la città, fatta eccezione per le funicolari e gli autobus che non arrivano dove andiamo.

Ogni metro di dislivello, conquistato pedalando o con la bici in spalla, sazia un desiderio atavico di natura, di silenzio e di evasione dalla quotidianità, che continua a vivere sotto la linea e ad intonare lo stesso ritornello.

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E’ uno dei giorni della settimana in cui si esce dal coro per un assolo, in cui la sedia girevole è la mtb, il monitor aziendale è il paesaggio, che cambia ad ogni curva, gli squilli del telefono e il traffico sono la voce del vento.

E’ il momento in cui lo spazio interiore si dilata per abbracciare ogni angolo del mondo.

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L’ultima parte dell’ascesa è un’emozione che vi racconto soltanto con un’immagine. Non perché basti, ma perché Mauro è angosciato dall’orario e dalle giornate corte e, non potendomi rendere più veloce in salita, scompare dalla mia vista e dall’obiettivo della mia macchina fotografica.

A lui il paesaggio fa sovvenire l’Arizona, a me le Alpi estive e l’amarezza per non potervi testimoniare la bellezza di questo tratto di Alta Via, la corona che la Liguria indossa con orgoglio sui propri monti.

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Nessuno può immaginare quanto la nostra regione sia selvaggia se non conosce l’Alta Via e, mentre lo sguardo si perde in lontananza oltre la pianura padana, fino al Monte Rosa, riaffiora dai ricordi la splendida e faticosa avventura della Alta Via Stage Race: con la mia amica e compagna di viaggio Roberta, con gli amici Simone, Carlo, Alessio e Roberto siamo stati pietre itineranti su questa prestigiosa corona.

Ed ecco che dal Monte Penello (999 m s.m.l), più altipiano che vetta, si apre a ventaglio tutta la costa.

Ad est lo sguardo valica il monte di Portofino.

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Ad ovest mi sembra di abbracciare tutta la Liguria e, in giornate ancora più limpide, di poter estendere il mio abbraccio anche alla Francia.

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Il cuore si gonfia di eccitazione per questo paesaggio e per la consapevolezza di avere davanti svariati km di discesa. Qualcun altro si pregusta col pensiero la focaccia di fine giro.

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Tutto inizia per il meglio, come le storie a lieto inizio. Esistono?

Mauro fa lavorare le sospensioni della bici, delle braccia e delle gambe sul mare di pietre che si frappone fra noi e la costa.

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Io scendo come una palla su un piano inclinato ad alto coefficiente di attrito, con in cuore il motto ” Che Dio me la mandi buona”, in salvaguardia delle spalle lussanti e… felice!

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Presto accade quanto anticipato: la forcella di Mauro fa sbam!

Anche se il “ragazzo” è valtellinese, ambientazione e reporter impongono la necessità di un bel “BéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόéόLIIIIIIIN”, debitamente modulato.

La “E” del famigerato intercalare si pronuncia con un suono misto “E” e “O” chiuse, lungo quasi tutto lo scoramento, coronato da una lunghezza più moderata della “I”.

Se foste interessati, vi mando una registrazione. Di fatto non risolve i problemi, ma il “mugugno” – così lo chiamiamo a Genova – allevia e distende anche nelle situazioni più critiche. Parola di Genoana.

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Per fortuna MacGiver trova un tapullo, ma il sentiero scavato, un’altra gomma forata e il sole prossimo al tramonto rimettono per l’ultima volta il tappo sull’obiettivo e la macchina fotografica nello zaino.

Scendiamo in una corsa contro il tempo e la mia mente continua a scattare foto attorno a me, come se ci fosse il sole.

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La notte cala prima di noi, o meglio, prima della notte, calano le mie forze.

La foto più rappresentativa dell’ultima discesa nel bosco è un’immagine nera 3:2, che è approssimativamente ciò che vedono i due capponi di Renzo, piuttosto che i Promessi Sposi, alla flebile luce del gps. E il cappone più incaponito incrimina la smania di foto, anzichè forcella, forature e sveglia con il bronzo in bocca.

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Dulcis in fundo ci troviamo chiusi dentro ad un camping privato a stagione conclusa. Davanti un alto cancello ed alle spalle il bosco, accessibile, come sperimentato, solo ai felini e agli animali notturni. Aldilà del cancello, come in un film, scorgiamo in arrivo i proprietari, che fanno uscire i ladri dalla loro proprietà, con cortesia e ospitalità tipicamente non liguri, vista la situazione.

Non ci piacciono le storie con finale inglorioso, soprattutto se siamo noi ad esserne i protagonisti. Per questo decidiamo di tornare l’indomani laddove abbiamo smesso di pedalare per il buio, esplorando un nuovo sentiero in partenza da Prà.

Riconosco salendo il tetto della casa di Niccolò, che ha imparato a leggere, e per questo gli dedico una riga.

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La scelta si rivela perfetta. Mi chiedo a quale dei due mondi genovesi la linea di sentiero davanti a noi appartenga, o se sia lei stessa lo spartiacque tra i due.

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Siamo quasi pronti per riprenderci quello che ieri il buio ci ha negato.

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Mauro sta per virare per atterrare in picchiata all’aeroporto di Genova!

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Io invece rimetto il tappo sull’obiettivo, ma questa volta la scelta è volontaria. Voglio scendere senza pause fino al mare, essere un tutt’uno con la mia mtb in un sentiero che si rivelerà fantastico.

Torno alla quotidianità e al ritornello. Sarà la stessa musica, ma cambierò le parole, e anche la voce sarà diversa perché assomiglierà di più a quella del vento.

Alessandra

 

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Links utili

liguriabike.it – sito contenente una gran quantità di itinerari corredati di mappa e traccia GPS. La zona del Monte Penello è trattata nella sezione “Alture Genovesi”

mtb-forum – topic storico sui giri in zona Genova. Il posto migliore per avere info aggiornate sullo stato dei sentieri e qualsiasi genere di indicazioni

centrometeoligure.it – a detta dei locals il sito più attendibile per quanto riguarda le previsioni meteo

pasticceria priano – suggerire dove trovare la focaccia a Genova è come dare indicazioni su dove reperire un pezzetto di ghiaccio al Polo Nord. Sembrerebbe tuttavia che la focaccia di Priano sia davvero speciale (da non perdere quella “spruzzata” con la farina di polenta)

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