24 h in mountain bike: una sfida personale

Non so perché lo faccio. Forse perché passati i 50 anni non voglio essere costretto a scrivere la mia autobiografia, sento invece di avere ancora qualcosa da fare e da poter raccontare.
Alla mia età la forza esplosiva è sicuramente diminuita, ma nello stesso tempo è aumentata la resistenza e di sicuro anche la forza di volontà. Diciamo che uno dei vantaggi dell’età che avanza è quello di conoscere sempre meglio il proprio corpo e le proprie potenzialità. E io so benissimo che, pur senza un allenamento specifico, riesco a pedalare dall’alba al tramonto facendo circa 5000 metri di dislivello su sentieri tecnici e in parte non pedalabili.
Ma questa è un’altra storia, questa è un’altra sfida, questa è una 24 h personale.
Sono più di due anni che questo tarlo si è insinuato nella mia mente. Anzi, la prima volta che ci ho pensato è stato molti anni fa quando, aprendo il quotidiano Alto Adige, ho letto che Alessandro Forni aveva stabilito il nuovo record di dislivello sulle 24 h, percorrendo sulla Trento-Bondone più di 16000 metri di dislivello, mentre attualmente il record è sempre suo ed è di 19200 m/d in 24 h.
Stiamo parlando però di bdc, mentre in mtb, da varie ricerche effettuate, non esiste un record ufficiale e riconosciuto. Anche nelle varie manifestazioni di 24 h esistenti, è difficile che un corridore solitario riesca a fare dislivelli esagerati, visto che c’è sempre qualche tratto in piano che abbassa la media. Sembra che la 24 h in cui si riesce a fare più dislivello sia quella dell’Eremo, in val d’Orcia, dove nel 2006 sono stati fatti da un “solo” circa 12000 metri di dislivello, ma i dati non sono certi, perché non esiste una rilevazione reale e sicura sul dislivello al giro. Ma questi sono solo numeri, e a me i numeri non interessano molto. Come non mi interessa il fatto di poter battere un record, magari mondiale. So che ci sono tantissimi atleti più giovani e prestanti di me che potrebbero farlo con relativa facilità. A me interessa la sfida personale, solo io, la mia bicicletta e la montagna, giorno e notte, per 24 h. Prendo la mia mountain bike, pedalo, pedalo per 24 h, su e giù, su e giù, solo salita e discesa, senza neanche un metro in piano (dal primo giorno in cui sono salito su una bici la pianura non mi è mai piaciuta!) e vedo quanto dislivello riesco a fare.
Poi sarò contento, potrò sedermi sul divano con una birra in mano e dire ai giovani: ho fatto quello che volevo fare, adesso andate avanti voi!
Come dicevo sopra, è qualche anno che ci penso, ma prima avevo qualche altra sfida da compiere, da quelle in bdc, Stelvio, Mortirolo, Gavia e ancora Stelvio, 220 km e 6500 m/d a quelle in mtb, dal giro del Similaun in un giorno, al doppio Sella Ronda off road, al giro del Tessa e altri da 5000 m/d.
Quest’anno è finalmente arrivato il momento giusto per affrontare la mia 24 h, il periodo scelto è quello di inizio luglio sperando che la mia condizione sia quella giusta. A inizio giugno la gamba è discreta, ma quest’anno non ho ancora fatto nè tanti km nè dislivello, un po’ per la pessima primavera e un po’ per il mignolo rotto in marzo che mi ha tenuto (quasi) fermo per un mese abbondante. E allora quale occasione migliore per mettersi in forma di due belle settimane di ferie con la famiglia al mare? Spiaggia? Mare? E che ci azzecca, penserà qualcuno, con l’allenamento per una 24 h con tanto dislivello? Semplice, basta scegliere il posto giusto e svegliarsi tutte le mattine prima dell’alba per pedalare sulle colline dell’entroterra, su e giù, su e giù, proprio come alla 24 h.
Il litorale fra Piombino e Punta Ala si presta perfettamente alla situazione, perciò partenza tutte le mattine all’alba a pedalare sui sentieri enduro di Punta Ala, cala Violina, bandite di Scarlino, Massa Marittima, Montioni, Piombino e un’escursione sui bellissimi sentieri dell’Argentario. Dalle 11 in poi relax in piscina e spiaggia con la famiglia. Totale 13 uscite, 800 km e 14000 m/d, riesco perciò ad arrivare a inizio luglio piuttosto allenato, sono anche riuscito a perdere quel chiletto accumulato durante l’inverno e il peso forma ora è perfetto. Il problema è piuttosto che quest’anno non sono mai riuscito a fare un giro con più di 2000 metri di dislivello. Pazienza, alla durata dovrà pensare la mia forza di volontà!
Nel frattempo è già da un po’ che ho individuato il percorso ideale per la mia sfida, è proprio “dietro casa”, si tratta della salita di Castel Torre partendo dalla chiesetta di Quarazze, 2.3 km di salita al 8.7% di media, piuttosto agevole e senza strappi, per quasi 200 metri di dislivello, per l’esattezza si parte da quota 368 e si arriva a quota 563.

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Subito dietro al castello parte il sentiero per la discesa, 1 km di mulattiera piuttosto scassata e in parte lastricata irregolarmente,

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dove la concentrazione è d’obbligo, specialmente di notte. Mi manca solo la bici, la mia enduro da 160 e 15 kg non è certo adatta, ci vuole una bici leggera ma anche performante in discesa, una front 29” sarebbe l’ideale. Chiedo allora al sempre disponibile Sergio di Rose Italia se riesce a fornirmi una bici con quelle caratteristiche, lui non ci pensa due volte e mi manda una bellissima Rose Mr. Ride, front 29” da 10.5 kg ottimamente montata.

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In pochissimo mi arriva a casa e posso provarla già nel tour di Coast2Coast nel deserto della Tunisia, avendone subito ottime impressioni. Leggera e scattante in salita e performante in discesa, una volta trovata la pressione giusta delle gomme, nei tratti sconnessi sembra quasi di pedalare una full.
Devo organizzare anche la logistica, cibo e acqua, parti di ricambio per la bici, vestiti di ricambio, luci per la notte, GPS, videocamera, cellulare sempre collegato con Training camp e quant’altro per essere in autonomia per 24 h. Il tutto sempre sperando che il giorno prescelto sia una bella giornata (e nottata), visto che con la pioggia sarebbe tutto più complicato, ma anche con il troppo caldo.
Finiscono le ferie e arriva luglio, la tensione comincia a salire come anche i dubbi: ce la farò a pedalare per 24 h? Quanto dislivello riuscirò a fare? Da un paio di test che ho fatto, salendo e scendendo cercando di sprecare il minimo di energie, dovrei fare un giro completo in meno di venti minuti, perciò circa 600 m di dislivello all’ora, 6000 in 10 ore, 12000 in 20 ore pedalate. Di più non credo, anzi magari arrivarci! Ci sono i tempi per un minimo di riposo, per riempire la borraccia, per mangiare qualcosa, sperando di non avere guasti tecnici seri. Diciamo che il minimo dislivello che mi sono prefisso sono 10000 metri, tutto il resto sarà in più! Per la maggior parte del tempo dovrò mangiare in salita, non certo l’ideale, ma del resto in discesa sarà impossibile staccare le mani dal manubrio anche solo per bere!
Ora della partenza fissata intorno alle 19 di mercoledi 3 luglio, in modo da affrontare la notte ancora nelle migliori condizioni.
La tensione comincia a salire, ma anche la concentrazione…
Le previsioni danno temporali anche forti per tutto il pomeriggio e la serata, decido perciò di rimandare la partenza alle sette del mattino del giorno dopo. La tensione sale, ma la pioggia non scende: neanche una goccia in tutto il giorno. Alla faccia delle previsioni del piffero, comunque meglio cosi, almeno l’impegnativo sentiero per la discesa sarà asciutto!
Mi sveglio di buon’ora, abbondante colazione, preparo panini, frutta, acqua e tutto quello che mi servirà per sopravvivere per 24h, carico tutto in auto e mi reco al punto di partenza, a poco più di 5 minuti da casa.
Scarico la bici, simulo calma e indifferenza ma non vedo l’ora di partire. Accendo il gps, faccio partire Training camp sullo smartphone e arrivano le 7. Primo colpo di pedale di una infinita serie che si concluderà (speriamo) fra 24h.

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Anche se sono pieno di energie parto con calma, dosare le forze non è cosa semplice ma devo farlo almeno per le prime ore, dopo sarà la natura, con il sopraggiungere della stanchezza, a porre i limiti fisici.
Alla terza curva raggiungo un ciclista che sale ad un passo più lento del mio, ma rallento un po’ e decido di salire con lui, visto che dovrò stare in sella per 24h, 5 minuti in più fanno poca differenza. E’ il mio insegnante di nuoto, ha qualche anno più di me, ma mi dice che ogni mattina fa questa salita in bici per cominciare la giornata. Io gli dico che cosa ho intenzione di fare e in effetti rimane piuttosto incredulo. Alla fine della salita ci salutiamo e ci diamo appuntamento alle 7 della mattina dopo. Abbasso la sella (ho montato il reverbe sulla Rose, visto che dovrò alzare e abbassare la sella per 60 volte e non sarebbe cosi semplice, specie con il buio) e parto per la prima discesa. Lastricata irregolarmente, scassata, tante curve, non certo una discesa semplice, ma la Mr Ride con i suoi ruotoni si mangia tutto, il resto devo farlo con gambe e braccia.

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In pochi minuti arrivo in fondo, rialzo la sella e riparto per la seconda salita. Poco dopo incontro nuovamente il maestro di nuoto che sta scendendo su asfalto e rinnoviamo l’appuntamento per domani. Salgo ad un ritmo leggermente più veloce, ma sempre controllato, con il minimo dispendio di energie. Del resto, sono abituato a fare salite più ripide con una bici enduro da 15 kg e zaino da 5 kg, perciò con la Rose da 10.5 kg e senza zaino mi sembra di volare.
Inizio la seconda discesa, mentre in salita pedalo rilassato, in discesa mi obbligo alla concentrazione assoluta, sia per la difficoltà, sia perché anche una banale caduta potrebbe compromettere il risultato finale impedendomi di proseguire.

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Terza salita e terza discesa. Sto rispettando la tabella di marcia che mi sono imposto, circa 20 minuti fra su e giù, ho solo 5 minuti di ritardo dovuti alla prima salita fatta con calma. Alla fine della terza discesa la prima sorpresa, trovo l’amico Uberto con altri 2 biker, stanno partendo per fare un giro in val Venosta, ma sono voluti passare per incoraggiarmi. Uberto mi dice che al ritorno dal suo tour, verso sera passerà per fare almeno un giro insieme a me. Ci salutiamo e riparto.
Alla quinta discesa il primo ( e unico per fortuna ) problema serio: il disco posteriore si è allentato. Arrivo alla fine della discesa, mi fermo all’auto dove ho la scatola degli attrezzi e cerco di ripararlo. Purtroppo il disco non è fissato con le classiche viti, ma direttamente al mozzo e la ghiera per fissarlo si è rotta. E adesso che faccio? Addio sogni di gloria? Pur preso dalla disperazione cerco di rimanere calmo, smonto la ruota e avvito il più possibile il disco, che rimane però lo stesso un po’ ballonzolante. Altro non posso fare, ho perso un quarto d’ora e decido di ripartire. Alla fine della discesa controllo la tenuta, il disco si muove ancora, ma è rimasto abbastanza bloccato e non influisce sulla frenata. Non mi resta che proseguire e sperare in bene.
Giro dopo giro la tensione si allenta e verso le 11 vedo un fotografo appostato all’ultimo tornante, è junges che è venuto a sostenermi, la cosa mi fa molto piacere, scambiamo qualche parola e riparto. Dopo mezzogiorno controllo la batteria dello smartphone, è quasi finita, gps, internet e app sempre attivi consumano veramente tanto, per fortuna mi sono procurato due batterie di riserva proprio per l’occasione, metto la prima, riattivo tutto e riparto. Alle 13 controllo la tabella di marcia, ho fatto 55 km e 3300 metri di dislivello, sono in ritardo di 45 minuti ma è tutto nella norma, visto che il mio programma prevede di pedalare circa 20 ore su 24, fra piccole soste per mangiare e qualche riposino più lungo.
Comincia a fare caldo, non eccessivo per fortuna, ma siamo intorno ai 30°. La salita è abbastanza ombreggiata, ma nei punti esposti il caldo si fa sentire. Ecco l’ennesima discesa, ormai ho perso il conto, ma ho imparato a conoscere perfettamente la linea migliore e comincio a scendere più sicuro.

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Verso le 15 incrocio un’ambulanza, il conducente si ferma e mi chiede: ma lo sai quanti metri di dislivello hai fatto finora? Consulta Training camp sullo smartphone e sentenzia: 4700! E’ Diego che è voluto passare a salutarmi e mi dice che appena finirà il turno di lavoro verrà a fare un giro con me.
Ogni ora mi fermo all’auto e anche se non ho tanta fame mi impongo di prendere qualcosa da mangiare durante la salita, un panino, della frutta fresca o frutta secca, il peggio che potrebbe capitarmi sarebbe infatti una crisi di fame. E naturalmente devo anche bere, alterno una borraccia di carboidrati e Sali ad una di acqua semplice. Nell’afa del pomeriggio il tempo sembra non passare mai, poi verso le 17.30 ecco Emil G che è uscito di fretta dal lavoro e si è fatto 40 km in auto per passare la serata a pedalare con me. Finalmente posso parlare con qualcuno e interrompere la monotonia, grazie Emil! Facciamo un giro insieme e alla fine della discesa trovo anche Uberto che è tornato dal suo tour, oltre a Mirko che si fa il suo giretto serale. Che gruppetto! Uberto dopo un giro ci saluta, Mirko resiste per 3 ore e Emil per quasi 4, compresa una sosta di 15 minuti con cappuccio e strudel per entrambi, che cena di lusso!
Intanto alle 18 finisce anche la seconda batteria, metto l’ultima a mia disposizione e via di nuovo. Emil vuole provare anche l’ebbrezza del giro notturno, ormai sono le 21.45 e allora montiamo le luci e via, comincia la lunga notte, per lui solo un giro, per me chissà quanti saranno e se ce la farò ad arrivare all’alba…

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E’ molto bello passare dal giorno alla notte, vedere tutte le luci della città accendersi e le sagome delle montagne sfumare lentamente nel buio, ma adesso una leggera ansia mi assale, sono 15 ore che pedalo, ho fatto 130 km e 8000 metri di dislivello e sarò tutto solo fino alla fine della 24h. Per fortuna ad interrompere i nefasti pensieri arriva Diego, ha finito il suo turno di lavoro e vuole farsi un giro con me. C’è solo un problema, siamo al buio e lui non ha le luci! Poco male, la salita si può fare anche senza, visto che a quest’ora di auto non ce ne sono. Arrivati in cima però, Diego non si fida (e fa bene) a scendere senza luci sul sentiero, cosi ci salutiamo e lui riscende su asfalto. Ormai è quasi arrivata la mezzanotte, smonto ancora una volta la ruota posteriore per bloccare alla meglio il disco, spengo il cellulare perché ormai anche l’ultima batteria è finita e riparto. Spengo le luci, salgo nel buio più completo tanto la strada la conosco a memoria ormai. Pedalare totalmente al buio, e questa sera anche la luna è già tramontata, è veramente una bella esperienza. Ad un certo punto sento soffiare, accendo la luce credendo sia un gatto, invece è un grosso tasso che prima mi fissa, poi corre per un centinaio di metri davanti a me. Anche la discesa di notte è bella, direi quasi più facile, visto che la luce della lampada crea dei giochi di luce e ombra che fanno vedere molto bene gli ostacoli.
Mi sto perciò godendo al massimo queste ore notturne, buio, silenzio, niente auto e niente escursionisti. Sono quasi le 2 e dopo 19 ore comincio ad essere un po’ stanco (solo poco eh!). Decido allora di sfruttare l’ultima ora già prevista di stop per cercare di dormire un po’. Entro in auto, abbasso il sedile e chiudo gli occhi. L’adrenalina in corpo è però tanta, dormo un po’ ma subito mi sveglio, mi riaddormento e mi risveglio e dopo un’oretta di dormiveglia sento di aver ripreso un po’ le forze, mangio qualcosa e riparto. Ancora un paio di giri al buio e alle 4 ecco finalmente uno dei momenti che mi piacciono di più quando vado in bici, e che aspettavo da tante ore: l’aurora, le prime luci dell’alba rischiarano i monti ad est. Da qui in avanti, almeno psicologicamente, è tutta discesa, ormai so di avercela fatta! La notte lascia il posto al giorno, Dal bosco fino a quel momento silenzioso, cominciano ad arrivare i cinguettii degli uccelli, prima uno alla volta e piano, poi sempre di più e sempre più forte. Ecco i primi raggi del sole spuntare dalle cime dei monti.

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Sono le 6 e ormai il mio ritmo è molto più lento, ma ancora due giri voglio farli. Alle 6.28 comincio l’ultimo giro: mi godo per l’ultima volta ogni curva, ogni tornante e la bella vista sulla città che si sta svegliando.

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Ultima discesa, massima concentrazione, il disco balla, le pastiglie dopo 12000 metri di dislivello sono quasi finite e urlano pietà, e anche le mie energie sono quasi terminate. Ma ormai eccomi in fondo alla discesa, sono le 6.55, ce l’ho fatta, la mia sfida è vinta!
Metto la bici in auto e mi giro verso la montagna: ecco lassù il castello dal quale sono passato 60 volte, in basso la chiesa all’arrivo della discesa.

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Mentre il sorriso comincia ad apparire sul mio viso dopo tanta tensione, le campane suonano le 7. E dalla curva, puntualissimo, sbuca il mio istruttore di nuoto per il suo giro mattutino in bici. Comincia un’altra giornata! “Allora ce l’hai fatta” mi dice “ma non ti sei annoiato a fare sempre lo stesso giro per cosi tante volte?” Io ci penso un attimo e gli rispondo: “all’inizio lo credevo anche io, ma poi mi sono ricordato di una cosa che forse qualcuno ogni tanto si dimentica, la terra gira su se stessa e ci mette proprio 24h a fare tutto il giro! Perciò nessun giro è stato uguale all’altro, cambiano le ombre, le nuvole, il caldo, il fresco, il sole, il buio, l’alba, il tramonto, le persone lungo il sentiero, la stanchezza, la tensione, gli amici che ti accompagnano. Cambia tutto insomma e la noia è proprio l’ultimo dei problemi di questa sfida”. Per un momento mi sono sentito un’infinitesima parte ma anche tutt’uno con l’universo!
Torno a casa, una bella doccia, mangio qualcosa, una visitina al forum e provo a rilassarmi chiudendo gli occhi. Ma nonostante nelle ultime 24h abbia riposato non più di un paio d’ore, l’adrenalina che scorre nelle vene è ancora troppa e più di un’ora e mezza non riesco a dormire. Mi rilasso credendo che il peggio sia passato, invece mi rendo conto che sta arrivando solo adesso: il resto della giornata lo passo con mal di testa, mal di stomaco, nausea e qualche breve sonnellino. Mi rendo conto che 24h passate a mangiare irregolarmente, consumando migliaia di calorie e riposando pochissimo non sono facili da riassorbire e infatti pedalare per 24h è stata una passeggiata in confronto alla giornata di oggi, sto veramente male! Poi si sa, passati i 50 anni le capacità di recupero non sono più le stesse che a 20 anni! Ma il nonno è sempre il nonno, una bella cenetta, un sonno finalmente ristoratore e alla mattina successiva sono come nuovo, e per fortuna, visto che devo subito guidare un gruppo per due giorni con 2000 metri di dislivello al giorno. Ormai, dopo averne fatti 12000, 2000 saranno una passeggiata!

Per fare 200 km e 12000 metri di dislivello in 24h ho consumato: 15 panini integrali al prosciutto e formaggio, 8 banane, frutta fresca varia, frutta secca, qualche barretta, 16 litri di acqua di cui metà con aggiunta di carboidrati e sali e uno strudel con cappuccino gentilmente offerto da Emil G.
Grazie a Sergio di Rose Italia per avermi fornito l’ottima Rose mr Ride 29”

Concludo con una frase scritta da un utente del forum e che mi è particolarmente piaciuta: “certo che far scaricare prima le batterie del telefono che quelle umane è una gran soddisfazione” Grazie a tutti!

Qui il video della 24h https://vimeo.com/69970951

(grazie a Emil G per alcune foto)

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