L’inverno passato è stato particolarmente ciclabile, mite e con poca neve. In uno dei vari giri invernali ho iniziato a parlare con Fabio del grande giro per l’estate. Sono alcuni anni che ci facciamo un giro ciclo alpinistico di alcuni giorni in estate. Vista qualche foto per caso della Val Maira….FATTA!
Decidiamo di mettere sul piatto 4 giorni e di fare un giro itinerante per cercare di scoprirla il più possibile. Cerchiamo tracce su internet, storie e racconti. Serate a guardare tutte le cartine possibili della zona. La valle, che da Cuneo sale verso la Francia, è un luogo poco frequentato e con pochissime strutture, almeno per noi abituati alle Dolomiti. Difficile incastrare tutto, luoghi dove dormire, dove mangiare e metri di dislivello al giorno. Definita la traccia siamo pronti a partire.
Dopo aver fatto 5 ore di macchina, iniziamo la salita per il Vallone D’Elva, una strada meravigliosa chiusa al traffico lunga 9km con 12 gallerie.
Subito dopo Elva, ultimo punto di ristoro possibile, si incontra il GTA (sentiero della Grande Traversata delle Alpi) che incroceremo spesso. Qui il tempo e le nuvole basse ci impediscono di apprezzare in pieno il paesaggio ma notandone solo alcuni scorci quando il cielo si apre.
Incrociamo il laghetto di Camoscere e i resti della caserma, non riusciamo a resistere dopo i 2000m di dislivello fatti e ci tuffiamo.
L’acqua era fantastica per essere a 2600m e il bagnetto un vero toccasana visto la notte in bivacco che ci aspetta. Riprendiamo le bici e scendiamo fino al bivacco Bonfanti, dove ad aspettarci ci sono strani animali da cortile.
Il tempo di sistemarci e le nuvole si alzano facendoci vedere da cosa eravamo circondati.
Prepariamo da mangiare e ceniamo con 5 ragazzi e una famigliola trovata lì, cena fantastica probabilmente anche grazie al vino e agli amari (Genepì fatto in casa spaziale) offerti dai ragazzi che hanno permesso alle nostre razioni liofilizzate di essere digerite.
Dopo cena due passi per digerire e qualche foto al tramonto.
I ragazzi mi tentano ad alzarmi alle 3 per salire sopra la Punta della Gardetta a vedere l’alba, ma il dislivello che ci aspetta in bici mi fa desistere. Usciamo comunque per qualche foto mentre si scalda il caffè.
Chiudiamo gli zaini, facciamo acqua e si riparte. Ci aspettano due vette poco sotto i 3000m.
Dopo una breve discesa
Il sentiero ci fa capire subito cosa ci aspetta per salire sul T5 verso il Colle delle Sagnères:
La prima sella è raggiunta, scendiamo verso la vera salita del giorno.
Il Monte Bellino a 2942m ci sta aspettando. Panino e si inizia a salire.
Classica foto alla croce della nostra Cima Coppi.
Iniziamo a scendere dal Monte Bellino per il sentiero T16, prima su pietre,
poi per un serpentone di terra battuta super flow
Non contenti, a metà della discesa, decidiamo di fare una variante risalendo al Colle Greguri. Anche se ci costa un po’ di sano portage.
Al bunker al centro della foto parte l’ultima discesa del giorno che ci porta al Rifugio Campobase, dove passeremo la notte.
Discesa nella parte alta liscia, scassata al centro e per finire una serie di stretti e ripidi tornantini nel bosco tutti fattibili. Spettacolare!
Si parte al mattino per quella che ci si aspettava essere la giornata con i panorami più belli. Dopo una breve discesa, si passa per il borgo di Chiappera molto caratteristico e ben restaurato. Inizia la salita che con pazienza e sotto un sole cocente ci porta al passo della Cavalla.
In un vario sali-scendi ci ritroviamo in Francia, nel giro dell’Oronaye, zona che non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Attraversando i laghi di Oronaye prima e i due di Roburent poi.
Qualche minuto ad osservare lo splendido paesaggio e si riparte. La prossima meta è il passo Peroni,
Pedalando ci rendiamo conto di dove sia il Passo Peroni. Mi giro verso Fabio e gli dico” Vuoi vedere che dobbiamo arrivare là in cima?” indicando il passo sopra il lago (zona marroncino della foto seguente). Lui “Diego non dire cazzate”.
Un’oretta dopo eravamo al passo.
Dal Passo Peroni verso i due Passo Croce per poi vedere la discesa spettacolare che ci aspettava.
Ma tutto prima di renderci conto cosa ancora ci mancava prima della calda cena.
Scollinare sopra il ghiaione al centro della foto, che sembrava tutto fuorché ciclabile. Arrivati vicino era pur peggio.
Pausa, mangiato qualcosa e con calma affrontata la salita praticamente tutta con la bici in spalla.
Dalla cima l’ultima e tranquilla discesa del giorno ci permette di scorgere il Rifugio Gardetta dove passeremo l’ultima notte.
Ripartiamo su una tranquilla mulattiera per salire con qualche chilometro di asfalto fino al Colle Fauniera.
Impauriti dalla scorrevolezza delle nostre ruote abbiamo subito deviato per fare le creste del Monte Pelvo.
Prima di affrontare l’ultima cima della vacanza, l’ascesa al monte Tibert.
Peccato essere avvolti dalle nuvole che circondavano i 2648m del monte. Ci guardiamo e gli occhi brillano, ci aspettano più di 2000m di discesa su sentiero e che esce praticamente alla macchina. Indossiamo le protezioni e si parte.
Il sentiero del Tibert è vario e molto bello.
Poi si imbocca il Sentiero dei Giganti, questo, da buoni veneti, ci ha fatto chiedere spesso l’aiuto dall’alto. Il sentiero è abbandonato a se stesso, pur essendoci qualche tratto molto bello. Ci sono pezzi completamente invasi dalla vegetazione e almeno il tratto vicino al torrente è molto umido, difficile rimanere in sella.
Passato il tratto peggiore, consultiamo le mappe e Fabio mi fa “Diego vedo un paio di paesetti, fermiamoci che prendiamo una birra”. Arrivati al paese scopriamo che era abbandonato da decine d’anni. Come molti altri lungo la valle.
Usciamo dalla valle dimenticata e torniamo alla civiltà. Qualche centinaio di metri di asfalto fino a Colletto, da dove parte uno dei sentieri più belli mai fatti, sembra proprio costruito per le bici e avevamo un gran bisogno di mollare i freni dopo le sofferenze del pezzo sopra. In un soffio siamo a Bassura di Stroppo, piccolo borgo molto carino dove abbiamo la macchina che ci aspetta.
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