Fino all’inizio del nuovo secolo, delle Tre Cime di Lavaredo ne avevo sentito parlare solo come arrivo di alcune delle tappe più dure del giro d’Italia, ma non mi avevano mai incuriosito più di tanto. Anche perché nel secolo passato (accidenti come suona male, sembro quasi un mummia!) d’estate facevo solo windsurf e kitesurf e di pedalare non mi passava neanche lontanamente il pensiero in testa!
Perciò, pur abitando vicino alle montagne, cercavo di passare più tempo possibile al mare e sui laghi.
Un bel giorno, anzi brutto, complice la rottura del legamento crociato anteriore destro, ho dovuto smettere praticamente di colpo di fare qualsiasi sport, sia estivi che invernali. Brutta cosa, specialmente per me, abituato a fare tanto sport praticamente dalla nascita. Non sia mai detto! Di stare fermo non se ne parlava proprio, e allora quale è praticamente l’unico sport che si può praticare all’aria aperta anche con il crociato rotto?
Il ciclismo, naturalmente, e serve anche per rinforzare i muscoli intorno al ginocchio.
A dire il vero erano già un paio d’anni che il mio amico di sempre Sandro tentava di farmi iniziare, colgo allora la palla al balzo e ordino una fiammante bici da corsa su misura.
All’alba del nuovo secolo, quando ormai ho passato i quaranta, sono pronto per iniziare la nuova avventura, inforco la bici, casco in testa fin dalla prima pedalata, e via alla scoperta di posti sconosciuti o conosciuti solo in auto. Per fortuna ho già un discreto allenamento di base, e nel giro di qualche mese riesco ad arrivare in posti che mai mi sarei immaginato di poter raggiungere in bici, anzi consideravo dei pazzi quelli che vedevo arrancare su per le montagne madidi di sudore. E scopro che a far fatica mi diverto pure!
Ormai il malefico virus della bici mi era entrato nel sangue e, come sa bene chi pedala, è anche un virus molto difficile da debellare!
Alla fine del primo anno ho ormai un buon allenamento, d’inverno non posso sciare per il ginocchio e allora via, basta comprarsi l’abbigliamento adatto e si continua a pedalare con grande divertimento anche col freddo.
Visto che al mare si va di meno, cerco un posto dove mia moglie con i bambini possa passare l’estate in tranquillità (io li raggiungerò il fine settimana) e la scelta cade sul camping Olympia di Dobbiaco, in alta val Pusteria, dove nel giugno 2001 parcheggiamo per la prima volta il camper. Naturalmente la bici la porto sempre dietro, e la mattina dopo parto per il mio primo giro in val Pusteria. Meta prescelta: le mitiche Tre Cime di Lavaredo, un must per ogni ciclista che si rispetti. Si può dire che le Tre cime stanno al vero ciclista come Porto Pollo in Sardegna sta al vero windsurfer!
Arrivo al rifugio Auronzo in meno di un paio d’ore e mi godo lo spettacolare panorama, non sapendo ancora che negli anni a venire ci ritornerò molte volte.
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Passano un paio d’anni, d’estate ritorno alle Tre Cime con la bici da corsa, arrivo alla fine dell’asfalto e guardo il largo sentiero che continua verso est. Ma dove andrà, penso incuriosito?
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Passano ancora un paio d’anni, durante i quali arrivando alla fine delle strade asfaltate questo dove andrà ho dovuto ripeterlo tante, troppe volte. E il mio desiderio di esplorazione era troppo grande. Allora mi sono comprato una mountain bike, cosi da poter allargare i miei orizzonti.
Luglio 2005: arrivo di nuovo al rifugio Auronzo, ma questa volta non sono costretto a tornare indietro, è solo la tappa iniziale del giro e posso finalmente continuare sul largo sentiero che va verso il sole.
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Sole che è appena sorto, ho letto infatti sul forum che i sentieri dopo la forcella di Lavaredo sono vietati, ma io ho voglia di scoprirli e allora per non disturbare nessuno l’unica è partire molto presto, ancora con il buio, ed essere sotto le Tre Cime all’alba, quando la maggior parte degli escursionisti ronfa ancora fra le braccia di Morfeo!
L’altra soluzione sarebbe quella di andarci fuori stagione, ad ottobre, ma io in quella stagione non riesco a venire e perciò l’alba rimane per me l’unica possibilità.
Proseguo allora verso la forcella di Lavaredo, ci arrivo con un ultimo breve ma intenso strappo e qui mi attende il fatidico cartello di divieto, ma lo ignoro e guardo invece il magnifico panorama.
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Comincio a scendere verso il rif. Locatelli, le Tre Cime cominciano ad apparire in tutto il loro splendore e mi scatto quella che è la prima di una lunga serie di foto che verranno nei prossimi anni.
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Arrivo al bivio e prendo a sinistra sul sentiero n° 102 , giù per la valle della Rienza, sentiero non troppo tecnico con tornanti e una lunga e veloce parte finale su forestale ghiaiosa. Bello, sono le 8 del mattino e io ho già finito il mio giro, ma intanto il primo colpo di mano alle Tre Cime è vinto!
Luglio 2006: ho cambiato bici e con la fida nitrous da 170×170 e 17 kg abbondanti di peso sono pronto per affrontare una altro sentiero che scende dalle Tre Cime, questa volta sicuramente più difficile, il sentiero ha sempre il n° 102 ma adesso scende in val Sassovecchio fino alla val Fiscalina. Solita partenza prima dell’alba da Dobbiaco, arrivo al rifugio Auronzo, passo sotto la parete sud, valico la forcella di Lavaredo, sempre con la bocca aperta, non tanto per il fiatone, ma per l’affascinante panorama, e arrivo al Locatelli con il primo sole.
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L’alpe dei Piani è splendida all’alba
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E io mi getto sul sentiero con grossi gradoni e parti lastricate molto impegnative,
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ma non mi sono mica pedalato la bici pesante fino a qua per niente, e adesso mi godo la discesa tutta in sella. Poi discesa sullo splendido sentiero 1 della val Fiscalina e ciclabile fino a Dobbiaco. Giro a dir poco splendido e secondo colpo di mano alle Tre Cime vinto.
Luglio 2007: questo anno ho pensato di fare il giro dei Cadini, cioè salire al rif. Auronzo, scendere subito a dx per il vallone di Lavaredo sul sentiero n° 104 , risalire a dx per la valle d’Onge fino al rif. Carpi e scendere a Misurina. Il sentiero non è vietato con cartelli come quelli dopo la forcella di Lavaredo, ma decido lo stesso di partire presto per non trovare gente che sale.
Parto questa volta da Misurina, salgo con poca luce fino all’ Auronzo e poco dopo trovo subito l’inizio del sentiero
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Anche da qui la vista è bellissima, e dall’alto si può vedere quasi tutto il sentiero.
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La discesa non è particolarmente difficile, ma bisogna stare attenti ai numerosi sassi smossi che fanno scivolare le gomme e ad alcune parti franate.
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La forestale che sale verso il Carpi è lunga e abbastanza impegnativa, poi si scende verso il lago di Misurina in parte su sentiero e in parte su pista da sci, percorrendo poi il lungo lago con le impegnative radici specialmente se bagnate.
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Luglio 2008: guardando la cartina delle Tre Cime, mi sono accorto che c’è un sentiero che dal rifugio Auronzo scende verso il rif. Rinbianco, anche se non ho mai sentito nessuno che lo ha percorso in bici. Come sarà? L’unica è provarlo e studio allora un bel giro con partenza dal lago di Landro. Salgo come al solito al rif. Auronzo e qui prendo a sx il sentiero n° 105 che porta alla forcella col di Mezzo da qui si segue il n° 108 sempre seguendo il cartello per Rinbianco.
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Il sentiero nella parte alta è stretto e piuttosto impegnativo, con alcuni tornanti un po’ esposti che consigliano i meno sicuri a scendere di sella, poi sotto è più scorrevole. Arrivati alla malga Rinbianco si prende il n° 103 che in leggera pendenza segue la valle di Rinbianco arriva alla valle della Rienza, con alcuni passaggi tecnici da non sottovalutare.
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Luglio 2009: solita partenza prima dell’alba da Dobbiaco, arrivo al rifugio Auronzo, passo sotto la parete sud, valico la forcella di Lavaredo, foto di rito
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E alle sette di mattina arrivo nei pressi del rif. Locatelli, dove mi concedo une delle più belle colazioni della mia vita!
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….(Continua)