Per tanti anni ho ritenuto indispensabile scarrozzarmi uno zaino sulle spalle quando mi muovevo in mountain bike. Con il tempo però sono riuscito a rendere la mia attrezzatura sempre più minimale, e con lei il vestiario, riuscendo così a girare senza zaino anche quando percorro giri da 4/5 ore con molti metri di dislivello, indipendentemente dalla stagione. Se la cosa è piuttosto semplice d’estate con l’anticiclone delle Azzorre stabile sulla mia testa, d’inverno ho dovuto effettuare diversi esperimenti per trovare l’assetto migliore, in particolare riguardo a come mi vestivo. Dato che ormai le temperature sono piuttosto fresche, ho pensato di condividere la mia esperienza.
Multitool
Indispensabile per quando si gira in MTB, il multitool può costituire un rischio se viene riposto nelle tasche della maglietta, quelle posizionate sulla schiena. Ho visto con i miei occhi un amico cadere e trovarsi il tatuaggio dell’attrezzo sulla pelle quando l’abbiamo portato al pronto soccorso. Fortunatamente non era nella tasca situata presso la colonna vertebrale. Da quel momento in poi ho cercato una soluzione alternativa e, fra tutte quelle che ho provato, la migliore è senza dubbio quella del OneUp EDC.
Facile da raggiungere, questo multitool ha tutto quello che serve per le riparature sul campo. L’operazione di fresatura del cannotto della forcella non è così tragica come sembra, e il montaggio in totale richiede circa un quarto d’ora di tempo. Ormai lo uso da diversi mesi e devo dire che è super stabile e gli attrezzi sono di ottima qualità. Qui potete leggere la prova dettagliata.
Per quanto riguarda la pompa, si tratta della Crank Brothers Klic HV, attaccata al portaborraccia. Qui il test.
Kit riparazione gomme tubeless Dynaplug
Dò per scontato che si giri con gomme tubeless, data la loro affidabilità nel tempo e la possibilità di girare a pressioni più basse rispetto alle camere d’aria, ecco quindi un kit che trova sempre posto nella tasca dei miei pantaloni, e che mi ha permesso di tornare a casa dopo aver bucato, senza aver neanche dovuto mettere la camera d’aria (e sporcarmi di lattice): il Dynaplug.
Non fatevi spaventare dalla punta: è di grande aiuto per farsì che il vermicello non esca dalla gomma a causa della rotazione e delle frenate. Con il Dynaplug riesco ad essere così veloce che spesso non devo neanche rigonfiare la gomma prima di ripartire. Il buco si vede subito grazie al lattice che fuoriesce. Qui trovate la prova dettagliata.
Camera d’aria Tubolito
Visto che è da tantissimo tempo che non uso più una camera d’aria, ma che me ne porto sempre dietro una nel caso tagliassi irreparabilmente il copertone, mi dava molto fastidio dover nastrare al telaio un oggetto così ingombrante. Ad Eurobike ho scoperto che un’azienda austriaca aveva appena lanciato delle camere d’aria molto sottili e leggere e, visitando il loro stand, sono anche riuscito a riceverne una da provare: la Tubolito, da 80 grammi di peso.
Più che il peso, mi interessava l’ingombro, veramente minimo. Mi ero “innamorato” della Schwalbe in Aerothan un paio d’anno orsono, ma l’avevo persa durante una gara e da allora sembra che sia sparita dal mercato: la Tubolito è una degna sostituta, anche se finora non l’ho mai usata, ma questo è il suo scopo principale: starsene lì pronta all’uso, senza neanche farsi notare.
I dettagli della Tubolito si trovano qui.
Park Tool pezze d’emergenza
Nell’eventualità che il copertone venga squarciato, l’unico modo per poter usare la camera d’aria è ripararlo, evitando così che si crei il bubbone pestifero, cioé che la camera fuoriesca dalla gomma e quindi esploda. Mi è capitato poche volte, ma mi sono salvato grazie a queste pezze della Park Tool, da apporre sopra lo squarcio, all’interno del pneumatico.
In teoria sarebbero adesive, se si usa il lattice però la gomma sarà bagnata e non si attaccano. Poco male, basta posizionarle dove serve, mettere la camera d’aria leggermente gonfiata nel copertone, ed il gioco è fatto. Sono molto resistenti, dunque evitano che la camera si dilati esternamente. Ho anche concluso una giornata di gara alla Swiss Epic dopo aver riparato la gomma in questo modo.
Borsello sottosella Silca Seat Roll
Visto che le tasche della maglia servono per mettere altri indumenti, come vedrete più avanti, è meglio tenersele libere da camere d’aria, pezze e barrette energetiche (non vi faccio una disquisizione su queste ultime, ma a dipendenza del giro me ne porto sempre con me 1 o 2), ecco che allora entra in gioco un borsello sottosella. Quelli classici con chiusure in velcro non mi sono mai piaciuti sulla MTB perché si muovono troppo e non sono compatibili con un reggisella telescopico, ma il Silca Seat Roll è tutta un’altra storia.
Superstabile grazie alla chiusura Boa, impermeabile, ben organizzato con tre scompartimenti e lontano dallo stelo del reggisella telescopico. Da quando mi è arrivato è sempre con me.
Qui potete leggere tutti i dettagli.
Veniamo ora al vestiario. Il principio è quello di vestirsi a cipolla, cioé con diversi strati che si possono togliere a seconda della temperatura o se ci si trova in salita. Il problema del girare senza zaino è evidente: dove mettere quello che al momento non serve? Questo è stato uno dei problemi più grossi nelle mie varie fasi di sperimentazione, in particolare d’inverno. Fin quando i cari amici bitumari non mi hanno fatto vedere la luce con la Gabba di Castelli. Si tratta di una maglia in materiale antivento e idrorepellente, ma allo stesso tempo traspirante. Il famoso maiale da latte che fa anche le uova? Quasi.
Maglia e manicotti Gabba Castelli
Scartando subito la maglia a maniche lunghe per poter girare più fresco in salita, ho optato per una Gabba a maniche corte a cui aggiungere i relativi manicotti in Nanoflex. Antivento e idrorepellenti anche loro, mi danno lo stesso risultato di una Gabba a maniche lunghe. Quando non mi servono trovano spazio nella tasca posteriore della maglia.
La cosa bella della Gabba è che anche se sudo in salita, poi in discesa non congelo grazie alla sua proprietà antivento. Inoltre in salita non è paragonabile ad una giacca, perché è ben traspirabile. L’ho usata anche durante la Samarathon nel deserto del Sinai. Nella foto la vedete coperta dalla maglia di leader di categoria, con relativi manicotti. Se fa tanto freddo, con temperature intorno allo zero, mi metto su una giacca antivento per aumentare il blocco dell’aria fredda. Infatti la Gabba è sì antivento, ma non come una mantellina o uno windstopper, altrimenti le sue proprietà traspiranti non sarebbero così buone. La comincio ad usare quando la temperatura non oltrepassa i 15°, e vi abbino un intimo corto o lungo a seconda del freddo.
Baggie shorts
Qui non ho grandi preferenze, basta che siano comodi, con il cavallo piuttosto aderente per non impigliarsi nella sella, ed abbiano delle tasche per metterci il telefono e il Dynaplug. Ho usato molto gli Alpinestars Pathfinder.
Sono leggeri, lunghi il giusto, con due belle tasche frontali ed una quasi inutile sulla gamba destra. Inutile perché arriva fino in fondo al pantaloncino ed è enorme, e quello che vi si infila ballonzola ovunque. Va bene invece per metterci i guanti. Non uso il fondello in dotazione, come potete leggere nel prossimo paragrafo.
Intimo
Ho trovato che l’intimo di Craft è facile da scegliere in relazione alla temperatura, quindi sotto la Gabba di solito uso una maglietta a maniche corte se fa relativamente caldo, ed una a maniche lunghe nelle giornate fredde. Quest’ultima rende un po’ più complicato mettere i manicotti, ma ci si fa la mano piuttosto velocemente. Come fondello uso lo stesso sia in estate che in inverno, e cioè il Boxer Short, sempre di Craft. Odio dover mettermi un pantalone in licra sotto i baggy short, perché tiene troppo caldo ed è una rottura di scatole se si deve fare un bisognino. Inoltre i boxer short di Craft stanno sempre al loro posto, senza muoversi, la qualità del fondello non è male e sono veramente corti, senza creare quel doppio strato fastidioso. Devo però ammettere che ormai ho un callo tale che potrei girare anche senza fondello…
Per le gambe uso dei normali gambali: di solito li arrotolo sulla caviglia se devo pedalare a lungo in salita e c’è il sole.
Cappellino
Nelle giornate fredde, quando si va in discesa, una cuffia da mettere sotto il casco è essenziale per non far congelare il sudore sulla testa, creatosi durante la salita. Occupa poco spazio quando messa in tasca, ma vi cambia la discesa da così a così, dove per così intendo così:
Giacca
In tutti questi anni non ho trovato un’altra giacca che occupi così poco spazio e sia così strapazzabile come la Endura MTR Emergency Shell. Essenziale, piuttosto ignorante – infatti non traspira e non ha un cappuccio – tiene però fuori il vento e, fino ad un certo limite, la pioggia. La cosa più importante di tutte, dal mio punto di vista, è che si lascia infilare nella tasca della maglia senza problemi. Il colore arancione viene comodo se si circola all’imbrunire su strade trafficate o se ci si vuole rendere visibili in montagna in caso di incidente.
Scarpe
Premessa: uso solo pedali a sgancio rapido. Anche qui, le ho provate un po’ tutte, e ho trovato fondamentale che l’apertura per i cleats sia ben isolata dal resto della scarpa per non far entrare né l’aria fredda né l’acqua. I piedi sono, insieme alle mani, la parte più sensibile al freddo così, in combinazione con delle calze in lana merino, le Shimano SH-MW81 si sono rivelate una buona scelta, anche se ormai i tre velcro sono stati superati dalle chiusure Boa e Shimano ha un nuovo modello a catalogo.
Per chi usa i pedali flat, un’opzione interessante sono le Fiveten Freerider EPS High, che abbiamo testato qui.
Guanti
Non ho provato tutti i guanti sul mercato, ma mi sono trovato bene con questi Gore Bike Wear Windstopper perché, oltre ad essere ragionevolmente caldi, non sono troppo imbottiti, cosa che altrimenti rende difficile stringere il manubrio ed azionare le leve del cambio con efficacia.
Riesco a girare senza problemi per diverse ore anche con temperature prossime allo zero. In salita li tolgo.
Conclusioni
Pedalare senza zaino ha il vantaggio di sudare di meno sulla schiena e di portarsi dietro meno peso, d’altro canto se prevedete dei giri con lunghe pause o se volete avere delle ginocchiere e del vestiario di ricambio, uno zaino è imprescindibile, così come nel caso vogliate proteggervi la schiena da eventuali impatti con il terreno (usando zaini con paraschiena incorporato).
A me piace andare via leggero quando giro da solo, anche perché so che non starò fermo a lungo, fattore essenziale d’inverno per non prendere freddo, al di là di quello che si indossa.
Buone pedalate!
PS: tutto quello che ho scritto vale ovviamente se avete un telaio che può accogliere un portaborraccia, altrimenti o siete dei cammelli o vi dovrete attrezzare di sacca idrica, cioè di zaino.
Sent from my iPhone using MTB-Forum mobile app
Per esperienza...persa una puleggia del cabio, ovviato con un paio di fascette accroccate.
Piegato forcellino del cambio --> non accroccato...non avevo + gli ultimi 2 rapporti agili
Viti...spanata vite di un manettino del socio @hmkid e una volta persa una vite conica del carro.
Pastiglie freno al momento mai utilizzate...ma se vengono contaminate a tua insaputa...o cotte in una discesa lunga (capitato) meglio avercele
Le cose possono capitare...se significa portare una scatolina in + che ti può salvare l' uscita...non vedo perchè no.
Se poi, sei uno di quelli che dice..." a me non capita MAI nulla..." allora buon per te...:il-saggi:
Ps...non so che tasche hanno i tuoi indumenti...ma il mio giacchetto antivento-antipioggia del Decathlon mica entra...ma io porto una XL- XXL...:sumo:
Io fino ad ora, sgrat sgrat, sono sempre riuscito a continuare a pedalare con un minimo di kit di sopravvivenza e riparazione.
Alla fine non guardo al tempo ma al piacere di finire la giornata facendo quello che mi ero prefissato e magari anche qualcosa in più, quindi 500 gr di materiale di riparazione da portare aggiro mi porta più benefici che svantaggi.
Ovvio, se mi scoppiano forcella, ammo o un cerchio amen, ma rimanere a piedi perché sono a terra e mi si allenta una boccola almeno lo evito.