[Test] Cube Sting WS 140 HPC SL

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La scorsa estate Cube ha presentato la gamma 2019 nella quale emergono alcuni nuovi modelli espressamente dedicati al pubblico femminile. Il brand tedesco ci ha messo a disposizione per un test approfondito, durato oltre due mesi, una Sting WS 140 HPC in taglia 16″. L’allestimento è il top di gamma SL, caratterizzato da componenti di alto livello a un prezzo di listino decisamente interessante. Per quanto concerne il design, la Sting è paragonabile alla Stereo 140, dalla quale si distingue per alcuni dettagli specifici che ne delineano la destinazione femminile, come andremo a scoprire nel corso dell’articolo.


Dettagli


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Materiale telaio: fibra di carbonio HPC e lega di alluminio 6061 T6
Formato ruote: 27.5”
Geometrie variabili: no
Corsa ant/post: 150/140mm
Mozzo posteriore: 148×12mm
Mozzo anteriore: 110×15mm
Interasse ammortizzatore: 185×52.5mm Trunnion Mount
Trasmissione: 1×12 (32t / 10-50)
Attacco per deragliatore: sì
Attacco portaborraccia: sì
Disponibilità del solo frameset: no
Colorazione: carbon´n´coral
Peso: dichiarato 12,5kg – verificato con bilancia Park Tool in taglia 16” 12,2 kg

Analisi statica

La Sting WS 140 è disponibile in due allestimenti: la Race 27.5 e la SL 27.5, top di gamma protagonista di questo test. I materiali e le tecnologie utilizzati per la costruzione del telaio sono i medesimi per entrambi gli allestimenti. Per i suoi telai in fibra di carbonio, Cube utilizza la tecnologia Advanced Twin Mold, caratterizzata da precisi controlli sulle zone di sovrapposizione dei singoli strati di carbonio che permettono di ridurre al minimo l’utilizzo di resine e di carbonio in eccesso. Il risultato è un composito rigido, robusto e leggero, privo di peso superfluo. Dalla tecnologia Advanced Twin Mold nascono tre prodotti, il top di gamma C:68 con il 68% di fibre di carbonio e l’utilizzo di nanoparticelle nella resina, il C:62 che rappresenta la media gamma e infine il più economico dei tre chiamato HPC (High Performance Carbon), con il quale è realizzato il triangolo anteriore della Sting. Il carro è invece costruito in lega di alluminio 6061 T6.

Il cinematismo della sospensione è un classico quadrilatero con giunto Horst denominato FSP4 Link con schema ETC (Efficient Trail Control) con il quale Cube mette a punto la quota di anti-squat allo scopo di ottenere un’efficace stabilità della sospensione in fase di pedalata. Tutti gli snodi del carro ruotano su cuscinetti sigillati. In particolare i cuscinetti del giunto Horst e del giunto tra foderi alti e biella sono nascosti alla vista, dettaglio che oltre a rappresentare una gradevole scelta estetica, permette di proteggere i cuscinetti dagli agenti esterni allo scopo di prolungarne la durata nel tempo.

L’escursione della ruota posteriore, come suggerisce il nome stesso del modello, è di 140mm e a gestirla troviamo un ammortizzatore dall’indole piuttosto discesistica, un FOX Float DPX2 Factory EVOL dotato di trattamento Kashima. 185mm di interasse per 52,5mm di corsa e attacco trunnion. È dotato di regolazione della compressione su tre posizioni: Open, Medium e Firm. Cube, in collaborazione con FOX Racing Shox, utilizza ammortizzatori calibrati in modo specifico per la curva di compressione del sistema di sospensione.

Anche la forcella prevista per questo allestimento è un prodotto top di gamma di FOX, nel dettaglio una 34 Factory Float da 150mm di escursione, con trattamento Kashima e dotata di cartuccia FiT4 che, come l’ammortizzatore, offre il controllo della compressione su tre differenti posizioni, oltre alla regolazione della compressione alle basse velocità.

La trasmissione è formata da un mix di componenti SRAM Eagle a 12 velocità. Il cambio è X01 Eagle, comandato da un trigger GX Eagle. La cassetta è GX Eagle con rapportatura 10-50T ed è abbinata a una guarnitura X1 Carbon con pedivelle da 170mm e corona Eagle da 32 denti. Il range di rapporti che ne deriva è corretto per la destinazione d’uso, adeguatamente agile in salita, merito anche del peso contenuto e delle doti di scalatrice della Sting, e sfruttabile in pianura e in discesa. Il telaio è inoltre dotato di attacco ISCG05, il sistema di fissaggio a tre punti del guidacatena integrato nella scatola del movimento centrale. Le pedivelle non sono provviste degli appositi gusci di protezione in plastica. Trattandosi di pedivelle in carbonio, consiglio di acquistarli a parte dato che in questi due mesi di test le pietre hanno lasciato il segno.

È marchiato SRAM anche l’impianto frenante e nello specifico si tratta del modello Guide RSC, dotato di regolazione della corsa a vuoto delle leve. Le pinze agiscono su rotori Centerline da 180mm di diametro sia all’anteriore che al posteriore, dove il telaio offre un attacco diretto PM180 con robuste nervature che abbracciano tutto il dropout del carro, per garantire rigidezza all’impianto frenante. Ho rivalutato i freni Guide dato che le performance di questi RSC si sono rivelate ottime in ogni situazione di riding, anche su percorsi particolarmente aggressivi, senza mai manifestare perdita di potenza o surriscaldamento.

Diversi componenti della Sting nell’allestimento in test sono firmati Newmen, azienda tedesca specializzata in componentistica. Tra questi troviamo le ruote Evolution SL A.25, con un cerchio in alluminio da 25mm di larghezza interna dotato di 28 raggi. Entrambi i mozzi sono in versione Boost, quindi 148×12mm e 110×15mm. Le ruote, Tubeless Ready, montano pneumatici Schwalbe Hans Dampf da 2.35” in mescola Addix Soft all’anteriore e Addix Speedgrip al posteriore.

Anche la combo manubrio e attacco manubrio è marchiata Newman, con due prodotti della serie Evolution. Il manubrio 318.20 è largo 760mm ed è abbinato allo stem 318.4 da 40mm di lunghezza. Le manopole invece sono firmate Cube e nello specifico si tratta del modello Race SL Grip in versione slim da 29,5mm. Sono realizzate in polipropilene con tecnologia ShockX che offre ottime capacità di assorbimento delle vibrazioni. Inoltre questo materiale è stato concepito per assicurare una flessibilità e una resistenza all’usura estremamente elevate, che lo rendono particolarmente resistente agli impatti.

La sella è marchiata Natural Fit, il brand costola di Cube specializzato nella produzione di componenti, protezioni e abbigliamento. Si tratta del modello Active Race WS, progettato per l’anatomia femminile. La sella è caratterizzata da uno scafo in polipropilene ricoperto da una sottile imbottitura in schiuma di poliuretano e sostenuto da un carrello in lega di acciaio al cromo. Pur essendo sottile e non particolarmente morbida al tatto, la sella si è rivelata un prodotto eccellente, molto confortevole anche in seguito a svariate ore in sella. Il reggisella dell’allestimento in test è un FOX Transfer Factory con trattamento Kashima da 125mm di escursione. Per la taglia più piccola (13.5″) è invece previsto un reggisella da 100mm di escursione. Grazie alla forma molto slooped del telaio si ha ampio margine per inserire il reggisella nel telaio secondo le proprie necessità per determinare la corretta altezza sella.

Il passaggio dei cavi è completamente guidato all’interno del telaio. I cavi fanno il loro ingresso nella parte frontale del tubo di sterzo, attraverso due porte provviste di guarnizione che li fissano in posizione e permettono alla Sting di avere un design laterale pulito e ordinato, tuttavia il particolare posizionamento di queste porte rende le guaine più rigide al punto di creare resistenza quando si ruota il manubrio.

La tubazione del freno posteriore esce dalla guarnizione posizionata nella parte superiore del tubo obliquo. La guaina del cambio invece esce nella parte inferiore del tubo obliquo che, come si può notare nella foto seguente, è protetta da un largo guscio in gomma dura preformata, che la ricopre nella sua parte terminale a eccezione della scatola del movimento centrale, la quale rimane completamente scoperta.

Entrambi i cavi si diramano poi verso il carro dove proseguono all’interno dei foderi bassi. In termini generali il sistema interno del passaggio cavi offre un aspetto curato e uniforme, risultando silenzioso durante la guida. Un’altra protezione è collocata sul lato superiore del fodero basso, fin troppo sottile e minimale ma sufficiente a proteggerlo dagli urti della catena.

Geometrie

Come anticipato in apertura, il design della Sting è pressoché identico a quello della Stereo 140 ma differisce, oltre alla componentistica, anche per quanto riguarda alcune quote geometriche. La bici espressamente dedicata al segmento femminile ha un’altezza del movimento centrale inferiore di 5mm rispetto alla Stereo e il tubo orizzontale più corto di 3mm. Inoltre la Sting non viene prodotta nelle due taglie più grandi, la 20″ e la 22″, presenti invece per la Stereo, e viene realizzata la taglia 13.5″ specifica per le rider più basse.

Salita

Puntando le ruote a monte, la Sting WS 140 mi ha piacevolmente sorpresa dimostrando delle notevoli prestazioni che mi hanno permesso di affrontare con relativa disinvoltura anche le salite più impegnative. Sui trail ha confermato tutte quelle caratteristiche che sulla carta la descrivono come una buona scalatrice: peso molto contenuto, angolo sella verticale, dimensioni compatte e posizione di guida ben bilanciata. Per quanto riguarda le salite scorrevoli la pedalabilità è ottima grazie anche alla scorrevolezza offerta dalle coperture Schwalbe Hans Dampf e dalle ruote Newmen Evolution SL. Inoltre l’ammortizzatore in posizione Firm offre un blocco pressoché totale che permette di trasferire tutta l’energia dai pedali direttamente alla ruota, senza dispersioni causate dal cinematismo.

Per quanto riguarda le salite tecniche la capacità di superare gli ostacoli è eccezionale. Maneggevolezza, spunto e trazione della Sting sono notevoli e mi hanno permesso di affrontare passaggi impegnativi e di superare tratti molto ripidi e tortuosi con precisione ed estrema semplicità. In queste situazioni la posizione Medium dell’ammortizzatore è ben calibrata e fornisce sostegno alla sospensione, continuando ad assorbire adeguatamente gli urti. Infine un altro dettaglio che mi ha fatto apprezzare particolarmente la Sting in salita è la sella Natural Fit Active Race WS che posso definire come una tra le più comode e confortevoli che abbia mai utilizzato.

Discesa

La Sting non è una trail bike particolarmente aggressiva, lo testimonia l’angolo di sterzo di 66.5°, tuttavia è in grado di affrontare la discesa con un buon margine di sicurezza, garantendo una guida reattiva e vivace. È incredibilmente maneggevole e sempre facile da gestire, con cambi di direzione velocissimi e intuitivi anche nelle curve più strette. La stabilità in percorrenza di curva della Sting è invece penalizzata dai copertoni Schwalbe Hans Dampf, caratterizzati da una tassellatura poco aggressiva soprattutto per quanto riguarda l’anteriore dove si avverte maggiormente la carenza di grip e di precisione. Per un breve periodo del test ho montato una Maxxis Minion DHR II all’anteriore che mi confermato che una scelta differente di coperture, almeno all’anteriore, premierebbe le performance discesistiche della bici, senza compromettere comunque la pedalabilità in salita.

Nei tratti tecnici, così come in quelli maggiormente sconnessi e fisicamente impegnativi, la FOX 34 assorbe in modo fluido e corposo gli urti restando sostenuta e offrendo alla Sting una buona stabilità che si traduce in sicurezza e controllo, compensando in buona parte le geometrie poco aggressive. La sospensione posteriore è altrettanto fluida e corposa, piuttosto progressiva e ben bilanciata con il comportamento della forcella. Offre sensibilità nella parte iniziale della corsa e gestisce molto bene l’assorbimento degli urti più importanti, anche in rapida successione, restando sostenuta e vivace, tanto da assecondare una guida dinamica e attiva in ogni situazione di riding.

Conclusioni

La Sting WS 140 veste perfettamente i panni della trail bike, a suo agio sia in salita che in discesa. Le geometrie piuttosto conservative ma ben bilanciate la rendono un’ottima scalatrice e un giocattolo divertente e maneggevole in discesa, per chi non punta alle prestazioni pure ma a una compagna di uscite affidabile ed efficace, per i lunghi dislivelli come per il breve giro sui trail di casa. Completa il pacchetto la componentistica di alto livello, selezionata con criterio e adeguata alla destinazione d’uso, per un allestimento dal prezzo veramente competitivo.

Allestimenti e prezzi

Sting WS 140 HPC Race 27.5:  €2.499
Sting WS 140 HPC SL 27.5:  €3.499

Cube

Commenti

  1. C'è una caratteristica, fuori moda, ma che io apprezzo moltissimo, ossia la presenza dell'attacco per deragliatore. Siamo in pochi, ormai, ad apprezzare la doppia, ma che senso ha impedire al biker di scegliere? Brava Cube che, insieme a pochi altri, ancora non ha ancora abbassato le braghe di fronte alla dittatura del monocorona. Così ognuno sceglie ciò che ritiene più opportuno.
    Anche io ho sempre dato grande importanza alla doppia, però non vorrei dire un'eresia, ma se non si fa XC o marathon, avere la doppia e quindi un range di rapporti così esteso non ha più senso...
    Ma avete idea sulla manutenzione e sul montaggio quanti accidenti in meno con il monocorona? Non è una dittatura , ma una vera comodità.
    Appena hai una sospensione posteriore un pò diversa vedi quanti intoppi con il deragliatore.
    la dittatura non è il monocorona, ma l'impossibilità di scegliere tra le due soluzioni.
    Così penso ad Andreotti, che diceva che a pensar male si fa peccato ma ci si indovina sempre: il monocorona è più delicato e consuma i vari componenti (pignoni, catena...) molto più velocemente della doppia (per non parlare della tripla, ma quella è ormai archeologia), parola del mio meccanico e non mia.
    Quindi, penso che le giustificazioni per eliminare l'attacco deragliatore siano solo pippe mentali, il vero motivo è far spendere di più.
    Per questo dico "dittatura"... del mercato.
  2. C'è una caratteristica, fuori moda, ma che io apprezzo moltissimo, ossia la presenza dell'attacco per deragliatore. Siamo in pochi, ormai, ad apprezzare la doppia, ma che senso ha impedire al biker di scegliere? Brava Cube che, insieme a pochi altri, ancora non ha ancora abbassato le braghe di fronte alla dittatura del monocorona. Così ognuno sceglie ciò che ritiene più opportuno.
    Anche io ho sempre dato grande importanza alla doppia, però non vorrei dire un'eresia, ma se non si fa XC o marathon, avere la doppia e quindi un range di rapporti così esteso non ha più senso...
    Ma avete idea sulla manutenzione e sul montaggio quanti accidenti in meno con il monocorona? Non è una dittatura , ma una vera comodità.
    Appena hai una sospensione posteriore un pò diversa vedi quanti intoppi con il deragliatore.
    Veramente per me il discorso è esattamente contrario ovvero io ritengo che per uso gare e discesistico (enduro) il monocorona sia indiscutibilmente vantaggioso, mentre può essere accettabile ancora in abito trail-am o escursionistico in genere in cui un range di rapporti più alto potrebbe essere vantaggioso, ma comunque il 12 velocità ha colmato anche questo divario.
    P.S. io ho una doppia e faccio trail-am di tipo escursionistico ma sto pensando al passaggio al monocorona.
  3. Muca:
    so che la matematica mi da contro, ma dal punto di vista "psicologico" la doppia risulta essere più friendly per chi non gareggia e non ha una gran gamba (sto pensando alla mia compagna che ha la possibilità di pedalare raramente in mtb)
    mi sbaglio?
    sì.
    L'1x12 ha una coperta uguale se non più lunga della doppia tradizionale.
    Ma lo trovo ancora troppo costoso.
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