Shimano costretta a chiudere un sito produttivo in Malesia

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Nella già complicata situazione delle forniture di materie prime e componenti che coinvolge il mondo ciclo si aggiunge oggi la notizia che Shimano è costretta a chiudere completamente un suo sito produttivo in Malesia almeno sino al 14 giugno per via del Covid. Lo stabilimento operava già solo al 60% della capacità dal 1° giugno sempre a causa delle restrizioni date per la pandemia.

 



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In Malesia il primo ministro ha ordinato un lockdown che varia appunto tra il ridurre la capacità produttiva fino alla chiusura totale tra il 1° ed il 14 giugno nel tentativo di ridurre i casi giornalieri sotto la soglia dei 4000, con circa 8000 casi al giorno prima dell’introduzione delle misure. La Malesia ha avuto 36.611 morti causati dal Covid-19 dall’inizio della pandemia con 633.000 casi confermati e meno del 4% della popolazione vaccinata.

Lo stabilimento malese di Shimano è operativo dal 1990 e vi si producono mozzi, pedali, deragliatori, ruote e freni di bassa gamma.

 

Commenti

  1. Sto già pensando di darmi al trekking dal prossimo anno, altro che cambiare bici. Non ne verremo fuori a breve, e nemmeno sul medio termine, mi sa.
    Probike comunque sembra cavalcare la crisi alla grande... ha raddoppiato il prezzo della pastiglie freni, per esempio, da 14€ a 28. I rotori, quei pochi presenti, li vende come oro, e cassette, altrettanto... una cassetta 105 11-30 adesso la trovi a 85€, contro i 50 scarsi di prima.

    pistola74:

    ma è proprio triste parlare di ritardi di consegne dei componenti x bici o aumento dei prezzi e non soffermarsi a pensare alla tragedia umana che sta dietro a tutto questo
    Il punto è: normalmente, nella vita precovid, ci si preoccupava di chi, più sfortunato di noi, moriva per qualsivoglia causa? No. La vita è fatta così: oggi a te, domani a me, ma nel frattempo cerco di godermi l'esistenza, e non pensare alla morte. Per lo stesso motivo noi dovremmo struggerci per chi ha una malattia incurabile, per chi non ce la fa, per chi non ha accesso alle cure, per chi viene sfruttato. Ma non lo facciamo. Ci compriamo l'auto elettrica ben sapendo che il litio l'hanno estratto i bambini in Congo, come pure lo smartphone da 1000 mila€, sapendo che qualcun altro sta là a grattare il terreno. Se guardassimo a tutte le tragedie, beh, minimo usciremmo pazzi, o come minimo nichilisti inossidabili, senza alcuna speranza nel domani: spegnamo i sogni, stacchiamo le speranze, guardiamo alle tragedie, che sono quelle importanti.
    Attenzione: quello che ho scritto non vuole essere una mancanza di rispetto, ma è una semplice constatazione del nostro modo di essere. Preoccuparsi per i ritardi e per l'aumento dei prezzi, beh, potrebbe essere un modo come un altro per mostrare una certa preoccupazione. Anche perchè, credimi, questi aumenti ce li ritroveremo anche nel vestiario, nel cibo, nei servizi, e vedrai quando ci chiederanno conto di tutti i soldi spesi in ammortizzatori sociali: allora si la bici diventerà un lusso, soprattutto nell'ottica dei rincari e dei prezzi da listino che si vedono adesso in giro.
  2. tylerdurden71:

    Dovrebbero farlo in tutto il mondo compreso l'Africa... sempre che non sbuchi qualche nuova variante.
    Le varianti superano il milione. Mai sentito parlare di studi filogenetici? Siamo già sul milione di varianti... Le varianti non "sbucano", saltano fuori naturalmente per via degli errori di trascrizione del materiale genetico (RNA vs DNA: circa 1000 volte più veloce).
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