rischiare

Rischiare, fino a che punto?

130

La mountain bike è uno sport con dei rischi congeniti, così come tutto il ciclismo. Stare in equilibrio su due ruote è una cosa che va imparata e che non è intrinseca nella nostra natura di esseri umani. Viene da sé che si cade e che cadere fa parte dell’andare in bicicletta, anche quando si va a prendere il pane con la bici da città dotata di cestello.

La differenza fra il cadere accidentalmente e il cadere perché si rischia consapevolmente è però enorme. Quando si sceglie di rischiare lo si fa per i più disparati motivi: per primeggiare in gara, per farsi belli di fronte agli amici, per chiudere un passaggio che non si era mai osato fare.



.

Alcune volte si premedita il rischio, se così si può dire. Si studia il passaggio difficile, ci si avvicina al salto più volte, prendendo la rincorsa e immaginandosi dove si andrebbe ad atterrare, si percorre la curva a velocità sempre maggiori.

rischiare

Ciò che spesso decide fra il rimanere in sella e cadere rovinosamente a terra è la nostra testa, più che le nostre capacità tecniche. Quando si è in giornata sì, si affrontano le difficoltà con più baldanza, senza pensarci su tanto. Spesso queste giornate coincidono con tempo soleggiato e temperature gradevoli, fateci caso. Quando si è in giornata no, la soluzione migliore è quella di godersi il giro e stare lontani da ogni situazione al limite.

C’è un modo per allenare la testa al rischio? Sicuramente: migliorando le nostre capacità tecniche. Il che ci riporta al punto di partenza: per migliorarci tecnicamente dobbiamo superare le nostre paure. Un circolo vizioso che non è facile rompere.

Da qui però la domanda del titolo: è veramente necessario rompere questo circolo vizioso, che in fondo ci preserva dal farci male, cioé è veramente necessario rischiare più del dovuto? Se guardiamo ai bambini, il circolo vizioso viene rotto ogni volta che imparano una cosa nuova: camminare per esempio richiede coraggio, perché si cadrà le prime volte che lo si prova a fare.

Quello che differenzia i bambini dagli adulti è però la paura: i primi non ne hanno, i secondi ne hanno fin troppa. Quindi cosa possiamo fare per migliorarci senza rischiare troppo?

A voi la risposta.

 

Commenti

  1. debiasioilsupremo:

    Dopo che a 19 anni mi sono rotto clavicola, una costola e una vertebra perchè sono atterrato male da un drop la prima volta che lo facevo... oggi, dieci anni dopo, ho 29 anni e non riesco più a fare i salti come prima! Non riesco a non irrigidirmi non appena smetto di sentire il suolo sotto i copertoni. Purtroppo dopo che ti fracassi non torni più come prima...
    Io mi sono fracassato la spalla a 45 anni su un drop a livigno , adesso dopo 3 anni ancora ci penso sinceramente, ma tanto se deve capitare , capita comunque ….
    Sperom de’ no
  2. Quando avevo 14 anni con i miei amici facevamo a gara a fare una strada a fari spenti nella notte con il motorino. Adesso lo farei? Credo proprio di no..già quando sono in auto a più di 140 km/h nn vado..a 20 anni facevo le gare clandestine ed ho perso anche degli amici con quelle stupidaggini. Dipende tutto dall'età. Infatti si dice che più si cresce, più si matura. "Quando si è giovani è strano," recita una vecchia canzone. Poi ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola
  3. si rischia sempre sia da giovani che da vecchietti ,da giovani si e' piu' incoscienti ,da vecchi si pensa troppo e si rallenta , .di solito quando si pensa faccio l'ultima discesa e smetto e' il momento che ti fai male, appunto come mi e' accaduto
Storia precedente

La discesa pazzesca di Amaury Pierron a Fort William

Storia successiva

Il primo umano chiude il Brage Vestavik drop della Rampage

Gli ultimi articoli in Report e interviste