[RCM] Errori comuni all mountain – Ripidoni

Eccoci con un’altra carrellata di errori. Questa volta si parla di ripidi, tecnica spiegata QUI. Il passaggio in questione era davvero verticale, nonché sconnesso. Le foto come sempre non riescono a far capire la difficoltà del passaggio ma danno l’idea della posizione assunta da chi ha provato, durante il proprio tentativo.

 



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IO

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Come vediamo nonostante la pendenza e le sconnessioni la guida continua ad essere attiva e c’è sì un arretramento, ma sempre con le braccia attive. Quello che intendo è che non c’è una ricerca della distensione delle braccia e una posizione che preveda il sedersi sulla ruota posteriore, tecnica che vedo spesso fare in giro. Questo perchè, come si può vedere bene nella sequenza, il corpo (intendo il tronco e la testa) deve rimanere sempre inclinato allo stesso modo rispetto ad un ipotetico piano verticale. In pratica le gambe e le braccia dovranno funzionare come degli ammortizzatori. Si vede molto bene tra la foto 4 e la 5 e tra la 5, la 6 e la 7. tra la 4 e la 5 entrambe le ruote stanno scendendo da un gradino, questo risulta in una estensione di entrambi gli arti. Come vedete però il corpo non subisce nessun tipo di rotazione.

Allo stesso modo nelle tre foto successive vediamo come l’anteriore inizi a scendere su una roccia liscia in discesa e il posteriore impatti contro lo scalino che nella prima foto presa in esame era affrontato dalla ruota anteriore. In questo caso la bicicletta subisce una forte rotazione, si inclina cioè in avanti. Questa rotazione è contrastata dall’estensione delle braccia e da un piegamento delle gambe. Anche in questo caso però possiamo notare come il tronco rimanga sempre inclinato con lo stesso angolo rispetto alla solita verticale. Ultima analisi importante da fare riguarda l’uscita dal ripido. Nella foto che mi ritrae proprio di fianco al fotografo vediamo come il terreno sia ormai più pianeggiante rispetto alla zona precedente. Come vedere la posizione in questo punto risulta molto più avanzata rispetto a quella utilizzata nella zona precedente. In parole povere il mio arretramento risulta cambiare contestualmente al cambiamento di pendenza. Il tutto avviene con una frenata costante durante tutto il percorso. Come sappiamo l’intensità della frenata genera una coppia che ci farà ruotare in avanti e che dovremo contrastare con un arretramento. Riuscendo a mantenere una frenata costante per tutta la durata del ripidone, sia essa intensa o blanda, ci toglieremo qualche grattacapo sul posizionamento dei pesi. Se infatti decidessimo di variare anche la frenata durante il ripidone non dovremmo calcolare più solo il cambio di pendenza, ma anche l’intensità della frenata. Avremo quindi più variabili che vanno ad influenzare la nostra posizione rendendo il tutto molto più complesso.

 

Mr Bombe a mano

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L’ingresso e la posizione nel ripidone non sono male. Come vediamo il sedere non va a cercare la ruota posteriore e le braccia rimangono piegate. Ottimo il movimento con il quale abbassa proprio le spalle verticalmente per andare ad arretrare il più possibile con il sedere. Questo tipo di tecnica permette di sentirsi più sicuri perché più arretrati, senza però andare a scaricare completamente l’anteriore. ATTENZIONE, non è la tecnica perfetta ma può essere un buon compromesso per riuscire ad affrontare passaggi ostici senza andare subito a ricercare la posizione aggressiva che consiglio nei miei articoli ma che può, ovviamente, spaventare in un primo tempo.

Il limite di questa tecnica lo vediamo sia sullo sconnesso, in cui le braccia avranno meno escursione utile essendo le spalle più basse, sia in uscita dal ripidone, in cui il movimento di riportarsi in avanti in posizione “base” risulterà più faticoso nonché più lento. Vediamo infatti come anche Mr Bombe risulti un po’ arretrato in fase di uscita. Con questa pendenza il tronco dovrebbe essere perfettamente sopra la bici e non così spostato indietro. In generale ottima performance comunque da parte sua che ha superato il ripidone con ottima sicurezza e gran controllo.

 

Mr collo

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Come per la settimana scorsa il background old school del nostro amico risulta in una posizione di difesa. Le braccia tese e il sedere sul posteriore si presentano per tutta la durata del ripidone. In questo caso il controllo e il potere frenante del mezzo scende incredibilmente perché la ruota anteriore sarà scarica da peso. Questo significa che potremo applicare una coppia frenante molto minore prima di arrivare al bloccaggio, o che il bloccaggio dell’anteriore con conseguente perdita di controllo avverrà con una frenata di potenza molto modesta che dir si voglia.

Ho voluto però evidenziare l’uscita dal ripido con le due foto del nostro amico perché è proprio qui che questa tecnica presenta i suoi limiti maggiori. Rimettersi in posizione risulterà davvero difficoltoso e lento, ecco che ci troveremo nella situazione in cui l’anteriore si scarica completamente per via di una posizione troppo arretrata (foto 1). La correzione giugne repentina da due fronti, frenata violenta del posteriore e braccia che si piegano (foto 2, notate il carico sull’anteriore con la forcella che si comprime moltissimo in modo quasi istantaneo). Con questa veemenza abbiamo però uno spostamento di carico molto elevato verso l’avantreno, che si risolve in

una rotazione in avanti. Per capirci se ci trovassimo un ostacolo o un piccolo piano lungo un ripidone (immaginatevi una conformazione tipo scalinata- pianerottolo- scalinata) potremmo rischiare di entrare come in risonanza e trovarci ad essere sbalzati in avanti durante la seconda parte.

Pensiamo a due scaloni, copiabili, uno di seguito all’altro. Pensiamo di affrontarli in questo modo e di trovarci nella situazione in cui l’anteriore è scarico (foto 1) proprio mentre ci stiamo per lanciare nel secondo scalone. L’ipotetica foto 2 in questo casi ritrarrebbe un rider che sta “cappottando” in avanti. Non avendo terreno a cui poggiarsi infatti non avremmo il carico sulla forcella che vediamo nella foto presentata, ma avremo una ruota anteriore che scende giù a piombo nel nulla. Inoltre avendo già le gambe piegate e le braccia tese, essendo cioè in una posizione di difesa passiva, e totalmente arretrata, non avremo modo di compensare questa rotazione.

Insomma se ci trovassimo ad affrontare l’ostacolo giusto, sul ripido giusto, alla velocità giusta, con questo tipo di tecnica rischiamo davvero una facciata epocale!

 

Mr Ive

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Qui ho voluto mettere l’intera sequenza perché risulta evidente da questa come una posizione eccessivamente arretrata e passiva, con braccia completamente tese fin dall’inizio (vediamo dalla foto 1 alla 5 come le braccia non si pieghino minimamente), porti alla completa perdita di aderenza dell’anteriore. Notate come la ruota anteriore, completamente scarica nelle prime foto vada a cambiare direzione nel passaggio tra le foto 2 e 3. In questo istante il rider si trova nella situazione in cui la bici va assolutamente dove vuole lei. Per fortuna, e grazie al dinamismo del ragazzo, questa situazione viene tamponata e il ripidone viene effettuato senza cadute o altri problemi (anche se notiamo un certo arretramento in uscita anche per lui).

 

Mr Rich

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Il rider che ormai conoscete, dalla posizione rilassata ma abbastanza efficace, trova nel ripidone un degno avversario. Se l’esecuzione durante il ripido non è male, l’uscita risulterà invece poco dinamica e decisamente da correggere. Considerando la sua naturale posizione con le gambe leggemente piegate vediamo come le braccia vadano ad essere piegate e a caricare così l’anteriore nonostante l’arretramento generale del corpo.

L’uscita invece, come anticipato, risulta un po’ statica e vediamo come il solo spostamento delle spalle non possa compensare assolutamente lo spostamento di carico indotto dal cambio di pendenza. Questo è il problema principale di chi sta seduto o ricerca una posizione di questo tipo (quindi chi si va a sedere sulla ruota posteriore sul ripido).

Il problema è infatti che “bloccando” le gambe e il sedere, la variazione di carico viene fatta esclusivamente con le spalle. La logica ci dice subito come lo spostamento delle sole spalle non sia paragonabile, in quanto a variazione di carico, rispetto alla traslazione di tutto il corpo. I pesi in gioco sono decisamente diversi, così l’ampiezza dello spostamento e di conseguenza la risposta della bici e del carico.

In pratica con una posizione più “attiva”, e meno seduta, avremo bisogno di muoverci molto meno per spostare lo stesso carico rispetto ad una posizione seduta nella quale a muoversi sono solo le braccia, e nella quale per bilanciare gli impulsi che ci arrivano dalla bicicletta dovremo andare ad effettuare ampi movimenti.

 

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