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Giornata all’insegna dei guasti e dei ricambi: dopo 4 giorni di riding intenso si comincia a vedere quali componenti tengano e quali no. Dopo il cambio posteriore X0 della MDE Damper SX che si è rotto senza nessun influsso esterno evidente lunedì, oggi è toccato all’X9 in carbonio montato sulla Ibis Mojo HD. Su una corta salita si è sganciata la molla che tiene in tensione la catena. Danybiker e Schadrak sono poi riusciti a ripararlo alla bell’e meglio, consentendoci così di arrivare al furgone di Finale Freeride, dove il gentilissimo Jörg ci attendeva, per andare su alle Manie, dove Sram sta facendo un camp per aziende e alcuni giornalisti.
Lì Simon Cittati ci ha messo a disposizione il meccanico Sram che ha cambiato l’X9 con uno nuovo e ha riportato ai vecchi splendori la forcella Lyryk montata sulla Scott Genius LT. Grazie!
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Spendo subito due parole sulla Scott Genius LT 20. Con la forcella messa a nuovo la bici si è trasformata completamente: il 2step funziona di nuovo (si era rotto un O-ring di questo sistema) e permette di affondarla in salita, ma soprattutto la bici diventa un carro armato in discesa, con 180mm davanti e dietro pronti a mangiarsi ogni ostacolo. Sul veloce è molto stabile, sul lento diventa un po’ difficile da condurre, vista l’impostazione molto discesistica. Da cambiare assolutamente la corona grande anteriore del cambio: al suo posto ci va un bash ring. In salita e in piano, grazie alla riduzione della corsa sia della forcella che dell’ammo (180mm-110mm-bloccato), questa bici è un razzo e batte tutte le altre.
Anche Muldox l’ha provata oggi, però prima che la forcella venisse riparata. Eccovi le sue sensazioni: che la Genius sia stata concepita con un occhio di riguardo alla salita (ovviamente in relazione al tipo di bici) è abbastanza evidente. Perfetta nei tracciati (parlo di discesa) che prevedono lunghe fasi di rilancio grazie al sistema di gestione del travel da remoto, mi è invece parsa piuttosto nervosa nei tratti ripidi e sconnessi. Poco convincente anche il comportamento della Lyrik Air da 170 mm sviluppata appositamente per Scott, che pero’ è poi stata revisionata dai tecnici Sram presenti a Finale ed a detta di chi l’ha provata dopo di me (diretur) ha decisamente cambiato volto. A questo punto sono curioso di riprovare la Genius prima della fine del test.
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Altro componente che mostra i segni dell’usura sono le gomme Bontrager montate sulla Trek Scratch Air 8.0. Come potete vedere dalla foto qui sopra manca poco perchè scoppi tutto.
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Sulla Lapierre Spicy 516, invece, è stata la volta di un raggio delle ruote Fulcrum. Mentre scendevo su un pezzo roccioso e ho preso una bella botta ben ammortizzata dalla Spicy, il raggio ha deciso di andarsene e di non farsi mai più trovare. Ad essere sinceri ci siamo accorti del raggio mancante solo durante un’altra discesa, visto che la ruota non era scentrata più di tanto. Nella foto qui sopra vedete inoltre emmetre che ripara una foratura sulla Liteville 601, che montava camere d’aria leggere da xc.
La Commencal Meta 6 è risultata avere un ammortizzatore Marzocchi Roco che non si estendeva più, oltre ad un mozzo posteriore Mavic allentato. Visto che il montaggio era quello di un rider della Superenduro sponsorizzato dalla casa di Modena, abbiamo deciso insieme a Commencal Italia di sospendere il test e di farne uno separato appena possibile, con montaggio standard (Fox, normalmente).
Prima di lasciarvi ai commenti quotidiani ci terrei a dire che il bilancio delle rotture non è così drammatico come sembra. Quando le bici si usano tanto, i componenti più leggere tendono a rompersi in fretta. Su delle bici enduro i cambi superleggeri da XC non andrebbero montati: meglio avere una bici robusta che una leggera e perennemente dal meccanico. La stessa cosa vale per le camere d’aria e le gomme. I grammi in più si riguadagnano con la forma fisica.
Liteville 601
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Emmetre: è proprio tedesca! è una taglia m ma per me che sono 1,75 è molto grande e ha geometrie quasi da dh che la rendono un vero schiacciasassi. Nonostante le escursioni di 180 e 190mm, rispettivamente davanti e dietro, si lascia pedalare per bene anche grazie al peso ridotto che si aggira atoorno ai 14 kg. I freni xtr sono belli e leggeri ma non reversibili e molto brutali, forse troppo.
Ibis Mojo HD
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Danybiker: reattiva, scattante, leggera: un vero rasoio sui sentieri tortuosi, stretti, insomma quando c’è da guidare e da rilanciare. Carro stabile in pedalata, montaggio al top, peso molto basso e guarnitura monocorona da 35 denti con guidacatena la rendono una vera macchina da gara, ideale per superenduro o gare analoghe. Naturalmente c’è il rovescio della medaglia: sullo scassato richiede una guida attiva e non è stabile sul tecnico come altre bici che abbiamo provato.
MDE Damper SX
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Muldox: Il Damper mi ha dato sensazioni simili a quelle avute con la Scratch, quindi ottimo feeling in tutte le situazioni trovate in discesa e grande sicurezza sui tracciati rocciosi e sconnessi che scendono su Varigotti (i miei preferiti nel Finalese, ma non ditelo agli altri altrimenti mi danno dell’esaurito). Ottimo anche il comportamento delle due sospensioni di casa Rock Shox (Lyrik Coil da 170 mm e Vivid Air) e del carro: sensibile, progressivo e stabile in fase di pedalata).
Emmetre: il suo punto forte non è ne l’agilità nello stretto, ne il fondo scorrevole da rilancio. Le discese piu’ sconnese sia veloci che tecniche sono, invece, il suo pane sia per la geometria che per l’ottimo funzionamento di forcella e soprattutto dell’ammo vivid air. Montaggio di qualità consono al tipo di bici.
Lapierre Spicy 516
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Diretur: la media gamma della Spicy si rivela ben pensata e curata nei particolari, versatile, quindi abbastanza stabile nel veloce e agile nello stretto. Ci starebbero proprio bene un reggisella telescopico (il reggi classico non affonda completamente, anzi) e una forcella con la regolazione della compressione. Il tutto disponibile nel modello 916.
Schadrak: in questa bike si è puntato molto sul rapporto peso/costo. Ad esempio i freni hanno le regolazioni base, ma sono molto leggeri; la forcella non dispone delle regolazioni della compressione ad alta e bassa velocità ma è comunque ad aria ed abbassabile. Questa scelta da parte di Lapierre porta ad una scarsa adattabilità della bike al proprio stile e al percorso, ma contiene in modo considerevole i pesi.