Il forcellino ed il cambio sono due componenti particolarmente esposti. In caso di caduta o di impatto contro un ostacolo, anche solo un ramo che si infila nei raggi o una pietra troppo sporgente, è facile che si danneggino.
Uno dei problemi più comuni alle nostre mountain bike è il forcellino che si piega. Il cambio è in genere robusto e serve non si rompe facilmente, ma quel delicato pezzo di alluminio a cui è attaccato (il forcellino) è invece facile che si pieghi. Spesso si tratta di una deformazione quasi invisibile ad un occhio poco attento, ma che crea non pochi problemi per quanto riguarda il funzionamento della trasmissione. Nell’articolo di oggi vedremo quindi come capire quando il forcellino è storto e come intervenire per raddrizzarlo.
Forcellino: perchè è importante che sia dritto?
Il forcellino è realizzato in un materiale piuttosto duttile, in genere alluminio, perchè è un componente pensato apposta per rompersi in caso di forte impatto. Perchè mai si dovrebbe progettare un componente apposta per rompersi? Semplice, per preservare il telaio, ben più costoso di una placchetta di alluminio, da una potenziale rottura. Il forcellino è insomma un componente “sacrificabile”: è pensato per rompersi prima che si danneggi il telaio.
Come si presenta il forcellino? Non è niente di complicato, si tratta di una semplice placchetta avvitata al telaio che presenta il caratteristico attacco per il deragliatore posteriore (foro filettato e dentino di fine corsa). Alcuni forcellini possono prevedere la sede per fissare la ruota, altri invece sono solo una “linguetta” su cui si fissa il cambio.
Occupiamoci ora della parte di nostro interesse, la sede su cui va a fissarsi il cambio.
La sede del cambio forma un piano. Se identifichiamo con z l’asse della vite, il piano del forcellino sarà definito dalle rette x ed y (x,y e z sono tra loro ortogonali). E’ molto importante che il piano XY sia orientato correttamente (ovvero sia parallelo alla ruota) perchè da questo dipende il buon funzionamento del cambio.
La gabbia del deragliatore, quando cambiamo, trasla orizzontalmente secondo l’asse z: le due pulegge si troveranno a lavorare sempre su di un piano parallelo ad XY, assumendo tuttavia posizioni diverse a seconda della combinazione corona-pignone che andiamo ad utilizzare e la relativa tensione della catena necessaria.
A questo punto capiamo l’estrema importanza che il piano XY sia parallelo al piano identificato dai pignoni, lo stesso della ruota: se il piano XY e quello della ruota non sono paralleli, la posizione della puleggia superiore non coinciderà più con precisione con tutti i pignoni, proprio perchè si muove sbieca rispetto ad essi. Il risultato è che il cambio non funzionerà correttamente.
Forcellino storto: identificare il problema
Abbiamo detto che il mancato allineamento del cambio rispetto ai pignoni crea un malfunzionamento, ma di che tipo? Il fatto che la gabbia lavori su di un piano sbieco fa si che la posizione della puleggia sui vari rapporti non coincida con precisione con il relativo pignone.
In parole povere il risultato è che su alcuni pignoni la cambiata è ottimale, mentre sugli altri si hanno problemi di salto della catena o rumorosità.
In genere si capisce che si ha il forcellino storto quando si va a regolare il cambio. Quando non riusciamo a regolare il deragliatore in modo che funzioni correttamente su tutta la gamma di rapporti (ovvero se regoliamo il cambio sui pignoni grossi poi non funziona correttamente sui piccoli e viceversa), allora abbiamo un chiaro segnale che il forcellino è storto.
Molto spesso, ed è una pratica adottata anche da alcuni meccanici di vecchia data, si è soliti controllare il corretto posizionamento del forcellino ad occhio, solitamente guardando il cambio da dietro.
Se da un lato questa tecnica funziona per la maggior parte dei casi, può capitare tuttavia che certe volte il forcellino sembri dritto “ad occhio”, ma che in realtà sia storto. Se è torto in avanti, se è allo stesso tempo piegato e torto è difficile capire se il forcellino è dritto solo guardandolo, serve un riferimento preciso. Il mio consiglio è quindi di verificare sempre il corretto allineamento del forcellino con l’apposita dima (vedremo in seguito di cosa si tratta e come usarla), specialmente quando si hanno i problemi tipici del forcellino storto (difficoltà a regolare il cambio correttamente sia sui rapporti grandi che quelli piccoli).
Raddrizzare il forcellino: cose da non fare
Una volta che abbiamo capito che la causa delle nostre tribolazioni con il cambio è il forcellino storto, occorre raddrizzarlo.
Molto spesso non si ha a disposizione la dima, strumento costoso che si tende a non comperare, e la prima cosa che viene in mente è di raddrizzare il forcellino facendo sfrorzo su cambio.
Tale procedura è estremamente dannosa e da evitare, a meno di non trovarsi in mezzo ad un sentiero e di dover ritornare a casa. Facendo leva sul cambio infatti si va a mettere in forte torsione tutta la struttura, in particolare il pantografo o parallelogramma. Il risultato che si ottiene è quello di danneggiare i perni (facendoli prendere gioco) o di mandare in torsione il pantografo piegandolo, causando un disallineamento che causerà imprecisione nella cambiata.
Il forcellino deve insomma essere raddrizzato solo con l’apposita dima, soprattutto se utilizziamo un costoso (e magari anche delicato) cambio di alta gamma. Se non abbiamo la dima, piuttosto rivolgiamoci ad un ciclista che con pochi euro ci può risolvere il problema senza danneggiare il deragliatore.
Quando raddrizzare e quando sostituire il forcellino
Quando il forcellino si piega in seguito ad un colpo, si ha una deformazione plastica permanente nel materiale. Quando noi lo andiamo a raddrizzare induciamo una seconda deformazione plastica, contraria alla prima, ma di cui rimane comunque “memoria” nel componente.
L’alluminio, seppur duttile, come tutti i materiali tende ad indebolirsi se soggetto a ripetute deformazioni plastiche. Possiamo dire che si “snerva” ovvero che perde parte della sua resistenza meccanica. Il risultato? Un forcellino raddrizzato è più debole di uno nuovo e tenderà a piegarsi con più facilità. Più volte raddrizziamo il forcellino, più lo indeboliamo.
Per questo motivo è importante, quando andiamo a raddrizzare questo componente, procedere con movimenti unidirezionali, senza superare il punto in cui il forcellino torna dritto. Ogni successivo aggiustamento indebolisce il materiale.
Tendenzialmente sono dell’idea che sia sempre bene provare a raddrizzare un forcellino prima di sostituirlo. Se non è tanto piegato, tale operazione permette di recuperarlo senza problemi. Quando invece la deformazione è elevata, c’è poco da fare: il materiale si è indebolito, anche se riuscissimo a raddrizzarlo senza romperlo, risulterebbe comunque molto debole.
Un forcellino che si rompe può causare gravi danni alla trasmissione, distruggendo il deragliatore, la catena ed eventuali raggi.
Se insomma il forcellino è tanto storto, oppure è stato già raddrizzato troppe volte (risulta quindi snervato) è meglio procedere con la sostituzione. Meglio spendere 20-30€ per un forcellino, che 100 o più per un nuovo deragliatore.
Raddrizzare il forcellino con l’apposita dima
La dima per il forcellino posteriore è uno strumento semplice, ma molto utile.
L’attrezzo non è altro che un’asta in genera di sezione quadrata, sulla cui sommità è saldato un cilindro che tramite una vite di ancoraggio (#3) si fissa in maniera solidale con il forcellino. La parte terminale del cilindro (#4) è una superficie liscia, che appoggia in maniera uniforme sul forcellino. Tirando e spingendo il manico (#2) è possibile raddrizzare il forcellino. Sul manico è presente un comparatore (#1) per verificare in maniera precisa che la distanza del manico dalla ruota sia uguale in tutte le direzioni (questo significa che il piano XY su cui appoggia il cambio è parallelo a quello della ruota e dei pignoni).
Come si usa questa dima? L’operazione è piuttosto semplice.
1) Rimozione deragliatore: rimuoviamo il deragliatore, al suo posto andiamo a ad avvitare l’apposita vite della dima. Stringiamo con decisione, in modo che il cilindro e la piastra di appoggio siano saldamente a contatto con il forcellino.
2) Verifica allineamento: verifichiamo l’allineamento del forcellino, andando a controllare con il comparatore che la distanza tra il manico e la ruota sia uguale in almeno 3 direzioni.
Personalmente preferisco prendere come riferimento 4 punti, posizionati rispettivamente:
In questo modo siamo sicuri che l’allineamento sia corretto in ogni direzione.
3) Raddrizzamento: se vediamo che il forcellino è storto, dobbiamo raddrizzarlo. Innanzitutto identifichiamo in maniera precisa la direzione del disassamento, andando a vedere in quale punto il comparatore si allontana maggiormente dalla ruota.
Identificata la direzione di disassamento, ruotiamo la dima di 180° posizionando il manico nella posizione in cui la dima si avvicina maggiormente al cerchio. A questo punto tiriamo in maniera decisa, piegando il forcellino.
Ricordiamoci che, quando andiamo a raddrizzare qualsiasi componente in metallo, c’è sempre un certo ritorno elastico. Questo significa che dovremo piegare il forcellino più del necessario, facendo in modo che dopo il ritorno elastico si trovi correttamente in posizione.
Consiglio di procedere a piccoli step, verificando sempre nelle 4 posizioni che il forcellino si muova verso il corretto allineamento. Cerchiamo di evitare di andare oltre il punto di corretto allineamento, ogni correzione snerverà il materiale.
4) Completamento: una volta raddrizzato il forcellino, rimontiamo il cambio. Occorrerà a questo punto regolarlo nuovamente, specialmente per quanto riguarda la tensione del cavo. Se la gabbia dovesse risultare ancora storta o la cambiata poco precisa su alcuni pignoni, il problema può essere nel cambio. Purtroppo, a meno di danni particolarmente evidenti, un cambio storto si può identificare solo dopo essersi accertati che il forcellino sia dritto.