Palazzuolo sul Senio, piccolo paese sulle colline romagnole, ospita per il 2013 l’ultima tappa del circuito Superenduro Sprint.
Nonostante non avessimo assolutamente in programma di andarci per i numerosi impegni, il giovedì pomeriggio io ed il mio amico Andrea ci sentiamo via telefono: “Allora, che facciamo il prossimo week end? Il meteo qui è brutto, andiamo a Palazzuolo?” “Perchè no?”. Presto detto, prepariamo il camper ed il venerdì sera partiamo in direzione Imola sulla A14.
400km per 4 ore e mezza di viaggio ed alle 3 di notte arriviamo nel piazzale che gli organizzatori hanno dedicato ai camper. Alcune ore di sonno per riprendere le energie e la mattina ci svegliamo, preparandoci per provare.
Gli organizzatori di Palazzuolo sono veramente incredibili: hanno curato la gara sotto ogni aspetto. Così, per permettere anche a chi viene da lontano di provare senza “bruciarsi” le gambe, i due giorni prima della gara hanno organizzato un servizio di shuttle per le speciali. Con un contributo di 10€ puoi girare tutto il giorno senza pensieri.
Si sale alla buona, caricando le bici sui pickup e stando seduti nel cassone. Con il vento e la polvere in faccia si risalgono le ripide strade che portano agli imbocchi delle PS. A palazzuolo si respira ancora il vero spirito enduro delle origini, quello spirito che era alla base delle prime gare che hanno poi consacrato l’enduro come disciplina indipendente. Sui furgoni si scherza, su fanno battute, si chiacchiera. Uno spirito che in alcune gare oggi si sta un po’ perdendo, ma che è bello riscoprire a 400km di distanza da casa.
Proviamo le tre speciali della gara e rimaniamo letteralmente a bocca aperta: incredibile quanto siano belli i percorsi. Chi l’avrebbe mai detto che un posto sperduto come Palazzuolo potesse avere percorsi così divertenti? Insomma, è una piacevole scoperta.
La prima PS inizia in grande stile: poco dopo lo start c’è subito un passaggio con una doppia linea. Bisogna studiarlo per bene, il tratto è tecnico ed è difficile stabilire quale sia la traiettoria più veloce. Se vai a destra superi una serie di pietre affrontabili in velocità, ma poi hai uno stretto e ripido tornante che ti butta su un pietrone, da cui devi saltare e atterrare tra due pietre con una precisione chirurgica. Se vai a sinistra devi frenare prima per prendere il sentiero, ti infili in un canale e devi affrontare uno stretto tornante ma poi esci dritto. Non c’è insomma una linea più veloce, tutto dipende dalle preferenze di guida del rider. Questo è vero enduro, non i percorsi obbligati in cui la differenza si fa solo pedalando! Il resto della PS è invece un divertentissimo singletrack nel bosco, con adrenalinici canaloni pieni di pietre: se riesci a rimanere alto eviti tutti gli ostacoli e raggiungi velocità folli.
La seconda speciale è invece più rocciosa. Un rock garden continuo, tutto da guidare in maniera attiva. A circa 1/4 poi arriva lui: il rampone. Alcune centinaia di metri di un muro verticale, scavato, lungo e ripido. Con il monocorona da 34T è veramente dura arrivare in cima, ma una volta capita la linea da prendere sopri che non è impossibile da pedalare. Il problema è però riuscire a riprendere fiato subito dopo, per affrontare in maniera lucida la pietraia che c’è dopo. La speciale è comunque stupenda: non da mai tregua, è un continuo saltellare da una pietra all’altra, più la conosci più vai forte: l’adrenalina scorre a fiumi.
La terza speciale è invece più tranquilla: a parte alcuni tratti più rocciosi, il resto è tutto sottobosco da percorrere a tutta. Gli alberi schizzano di fianco come delle saette, il tuo unico pensiero è di non toccare i freni e tenere la testa alta, cercando di scorgere gli stretti tornantini che arrivano all’improvviso quando meno te l’aspetti. Staccatone da motogp, piede e terra, derapata e di nuovo sui pedali per riprendere velocità. Il terreno poi è spettacolare: terriccio soffice che garantisce un grip perfetto!
Finiamo di girare sul tardo pomeriggio, un’abbondante cena a base di salsiccia e polenta proposta dagli organizzatori, spettacolo di bike trial e fuochi d’artificio (eh si, qui tutto il paese si è messo in moto per ospitare al meglio i bikers) e si va a dormire: domani c’è la gara.
Le previsioni meteo non sono malvage: non dovrebbe piovere più di tanto fino alle 17, in tempo per finire la gara. Purtroppo però questa volta hanno sbagliato del tutto: già durante la notte arrivano i primi temporali. Ci svegliamo di buon’ora: diluvia. Andiamo bene… Non conoscendo il terreno tento un azzardo: gomme da asciutto, con High Roller 2.35 42a dietro anche perchè il Wetscream (unica gomma da fango che ho portato) ha la scorrevolezza di un cingolo.
Partiamo, sotto il diluvio, direzione PS1. La pioggia non è continua, va ad intermittenza, ma quando viene giù è abbastanza decisa. Siamo tutti un po’ preoccupati, il cielo non promette nulla di buono. E poi, come saranno i tracciati? Ci sarà fango o il terreno è riuscito a drenare? Saranno fattibili le linee provate il giorno prima o si dovrà improvvisare qualcosa di nuovo per evitare di sdraiarsi? Impossibile saperlo, lo scopriremo solo una volta partiti.
Inizia la speciale, il terreno è decisamente fangoso, anche perchè continua a buttare giù acqua. Parto, la ruota posteriore scivola quando spingo sui pedali, mi sento una moto da speedway. Arriva il passaggio tecnico, decido di affrontarlo come se fosse asciutto. In realtà però poco prima del tornante scivolo, mi sbilancio ed entro sul ripido veramente scomposto. Per fortuna con due rapide pedate riesco a superare incolume la difficoltà. Un bel jolly, ma poteva andare peggio! Inizia il tratto pedalato, sembra non finire mai… Il fango incolla le ruote, se ti alzi in piedi rischi che il posteriore slitti. Cerco l’erba, anche per pulire le gomme, evitando la traccia principale. Iniziano le pietre, viscide come sapone. La tattica è semplice: dritto per dritto, se non freni la bici sta dritta. Il problema è quando devi rallentare per le curve… Scendo bene, nessun errore. Sono soddisfatto e spero che la PS finisca il prima possibile perchè sto andando proprio bene! Ad un certo punto però inizia un tratto di contropendenza fangosa: le gomme non tengono, cerco con tutte le forze di tenere la bici sul sentiero ed in qualche modo ci riesco. Arrivano i toranti, le gambe bruciano per lo sforzo. Commetto un errore, evitando un utilissimo taglio che pensavo essere fettucciato: finisco in un fosso. Riparto, ma perdo preziosi secondi. Ultimo tratto di strada, scendo come un disperato perchè già intravedo il rider dietro di me ed arrivo in fondo.
Aspetto il mio amico Andrea che parte due posizioni dietro, contando i secondi di distacco. Arriva senza troppo ritardo, ma ha tirato una bella mina ed ha spaccato il Reverb.
Inizia la seconda salita: per fortuna non piove più. Saliamo prima su asfalto, macinando in fretta chilometri e dislivello, poi inizia lo sterrato: il dramma. Il fango dello sterrato è talmente colloso che non solo è impossibile pedalare, ma anche andare a piedi è veramente difficile. Il fango si incolla alle ruote, bloccandole. Si appiccia alle scarpe e scivoli. L’unica soluzione è caricarsi la bici in spalla ed andare avanti così, facendo attenzione.
Arriviamo in cima, l’obiettivo principale è ora pulire le ruote e la catena. Sacrifico tutta l’acqua dello zaino per la trasmissione: non voglio che mi faccia brutti scherzi, soprattutto sul rampone in salita.
Inizia la speciale, per ora non piove, ma Mordor ci aspetta dall’altro lato della valle e punta nella nostra direzione. Un muro d’acqua avanza inesorabilmente… Incrocio le dita sperando mi lasci almeno arrivare in fondo, per fortuna mi andrà bene. Parto, le gomme si puliscono dal fango della salita e la trasmisisone gira bene: tutto fila liscio. Nel primo tratto vado conservativo, voglio tenere tutte le energie per pedalare il rampone. Dopo un breve tratto in piano lo intravedo tra gli alberi che si fa sempre più vicino: è lì, davanti a me, non si vede neppure dove finisce tanto è lungo. La roccia è bagnata, il terreno è colla. Cerco di pedalare seduto, per non perdere trazione, ma il 34-36 è veramente troppo duro. Mi alzo in piedi, cercando comunque di mantenere la pedalata rotonda, tirando bene con gli agganci dei pedali. L’High Roller 42a tiene, ma il problema è il fango. Ad un certo punto devo attraversare una lingua di terra, ci provo ma la ruota slitta e mi fermo. Dannazione, sono a pochi metri dalla fine! Scendo a piedi, ma il fiato si rompe. Sono in affanno, riesco a malapena a camminare. Arrivo in cirma, risalgo in bici. La vista è annebbiata, vedo doppio, forse anche triplo. I miei polmoni stanno ancora facendo la salita… Per fortuna dopo un’ po’ mi raggiungono e riesco a recuperare: giù di nuovo a cannone in mezzo alle lame di roccia. Guido bene, tengo le linee da asciutto, giocandomi ogni tanto qualche rischio di troppo. Qui il fondo è buono, le gomme morbide se la cavano bene sulle pietre.
Finisce la speciale, sono soddisfatto della mia prestazione, ma è presto per cantar vittoria: manca ancora la 3. Qui non ci sono storie, devo mettere la gomma da fango. Ho 10 minuti di tempo per il controllo orario, parto subito verso il camper a montare il Wetscream.
Tempo però di imboccare la salita vero il piazzale dei camper ed arriva Mordor: il muro d’acqua si avvicina inesorabilmente. Tempo 2 secondi ed è il diluvio, l’acqua scende come se fosse una cascata. La pioggia lava via il fango dalla bici tanto viene forte… A questo punto c’è poco da fare, con condizioni del genere non si può correre: la gara finisce qua, niente PS3.
Purtroppo però anche la seconda speciale sarà annullata… Le motivazioni principali sono due: la prima è che i primi 30 concorrenti sono scesi in condizioni diverse dagli altri, che hanno trovato un torrente in piena invece di un sentiero. La seconda causa (non confermata ufficialmente) è che il cronometraggio a chip ha smesso di funzionare: fango ed acqua sembra abbiano creato problemi nella lettura dei tempi. Meno male che i chip sono la soluzione a tutti i problemi di cronometraggio… I cari vecchi cronometristi, anche a costo di farsi dire i numeri illeggibili dagli atleti, sono sempre riusciti a prendere i tempi.
In questo modo la gara finisce con una singola speciale corsa. Un vero peccato, perchè i percorsi di Palazzuolo sono magnifici ed una giornata di sole avrebbe veramente trasformato la gara in una delle più belle del circuto. Concluderò con un buon 21° posto, un bel risultato anche se frutto di una singola speciale. Peccato comunque, nella seconda ero andato sicuramente meglio, non avendo commesso errori!
I risultati
La vittoria della PS1 e della gara va ad Alex Lupato (Lapierre-FRM) che in sella alla nuova Spicy da 27,5 ed ammortizzatore elettronico, ha portato a casa la vittoria di una gara difficile. Secondo Nicola Casadei (Torpado – Surfing Shop) e terzo Davide Sottocornola (Santacruz – Cicobikes DSB). Alex, con questo ottimo risultato, porta quindi a casa la vittoria del circuito Sprint 2013, congratulazioni!
Per le donne invece la gara è stata vinta da Chiara Pastore (Santacruz – Cicobikes DSB), che ha preceduto Bruna Benedusi (Specialized – Axevo Alba Orobia) e Prisca Castlunger (Nukeproof).