Accompagnando Stefania nella traversata delle Alpi in mtb

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Ho sentito parlare di Stefania per caso, leggendo su qualche blog della sua intenzione di fare la traversata delle alpi e di cercare biker che la accompagnassero in ogni tappa. Mi sono subito incuriosito, perché la traversata delle alpi è sempre stato anche un mio sogno, ma che per la mancanza di tempo non sono mai riuscito (e probabilmente mai riuscirò) a realizzare. Leggendo meglio i suoi propositi, vedo che intende fare la traversata in un mese da Trieste a Ventimiglia, con una media di circa 2000 metri di dislivello al giorno! In un primo momento ho pensato che questa ragazza non avesse la minima idea di quello che stava andando ad affrontare, ma appena sono andato a cercare chi era e cosa aveva fatto mi sono subito ricreduto, tantissime imprese da uomini veri (o donne vere) dall’Europa alla Mongolia al Sud America. Comincia allora un fitto scambio di telefonate e mail per cominciare a conoscerci e a preparare un programma dettagliato delle tappe, basandomi su quello di massima che Stefania (Steppo per gli amici) aveva pensato. La mia intenzione è quella di accompagnarla in tre tappe lungo l’Alto Adige, quelle che conosco meglio, da Dobbiaco in val Badia, da Bolzano a Merano e da Merano a Prato allo Stelvio. Studio con cura gli itinerari e dopo esserci sentiti ancora molte volte (e questo solo con me, immagino quante telefonate e quante mail di preparazione abbia fatto con tutti quelli che l’hanno accompagnata in un mese!), arriva il giorno della sua partenza da Trieste. Tutti possiamo seguirla quasi in diretta sulla sua pagina FB “Traversata Alpi Mtb”.
12 luglio. Arriva finalmente il mio momento di guidare Steppo attraverso l’Alto Adige. L’appuntamento è alle 7 di mattina alla stazione di Dobbiaco. Eccola: uno scriccioletto di un metro e mezzo o poco più, in sella ad una fiammante specialized full da 29”, che per un mese viaggia solo con uno zaino e una borsettina sul manubrio. In più vestita di sola maglietta sbracciata con temperatura di circa 10°. Mitica!
Partiamo sulla ciclabile per Cortina e Steppo si dimostra subito simpatica e alla mano, lei da donna montanara parla senza eccedere, e io da “vecchio orso” semimontanaro mi sforzo di dire qualche parola in più del mio solito. Ci troviamo subito bene insomma, come d’altronde succede fra la maggior parte dei biker. Dopo un’oretta di riscaldamento comincia la salita vera verso forcella Lerosa, salita tosta, ma Steppo, nonostante il suo zaino pesante e i km accumulati nella settimana precedente, non molla la mia ruota. Arriviamo alla forcella, da qui iniziano le vere Dolomiti, siamo sotto la Croda Rossa e Steppo fra un ohhhh e uno uauhhh di meraviglia si scatena in foto e filmini da pubblicare su FB.



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Prima discesa, anche qui lo scricciolo non si tira indietro e mi segue senza problemi. Risaliamo adesso verso Fodara Vedla, salita molto dura ma anche qui la maestrina di Lecco sale senza problemi. Abbiamo tutta la giornata per noi, perciò nei tratti in piano ci fermiamo a fare foto senza fretta.

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Scendiamo al rifugio Pederù e facciamo una prima sosta con torta di mele e cappuccino. Via di nuovo in salita verso il Fanes,

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il lago di Limo

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e pranzo al rifugio Gran Fanes, la giornata è splendida e ci godiamo con calma il meritato pranzo sulla terrazza.

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Un po’ alla volta ci conosciamo sempre meglio e ormai parliamo come vecchi amici. Magia della bicicletta e della montagna!
Bisogna ripartire, ci salutiamo qui perché io devo ritornare a Dobbiaco e lei prosegue per l’ultima discesa per la val Badia.

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Un bacio e a dopodomani.
Tappa di oggi: 70 km e 2100 di dislivello

13 luglio. Steppo mi telefona che è arrivata a Bolzano, purtroppo senza accompagnatore che all’ultimo momento non è potuto partire con lei, comunque ha comprato una cartina e si è arrangiata sui sentieri fino in città. Le consiglio un albergo per dormire e ci diamo appuntamento a domani.

14 luglio. Parto alle 6.15 da Merano e alle 7.30 sono a Bolzano dopo 30 km di ciclabile. Ecco Steppo che esce dall’albergo dopo la colazione, un paio di battute e subito partiamo per l’altipiano del Salto, una “salitella” da quasi 2000 metri di dislivello.

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La salita è molto lunga e piuttosto dura, ma appena si arriva sull’altipiano Steppo ricomincia con le sue esclamazioni di meraviglia, questo è infatti uno dei posti più belli dell’Alto Adige, con i suoi verdi “prati di Larici”.
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Continuiamo con salita adesso più dolce fino alla casera di Meltina, dove possiamo riprenderci con un pranzo tipico. E qui la piccola grande donna (ormai la chiamo cosi, piccola e magra, ma grande per tutto il resto!) mi stupisce ancora una volta, mentre io mi ricarico con un “kaiserschmarren” ipercalorico, lei mangia e beve pochissimo, non riesco veramente a capire come faccia! Ma una bella birra ci sta sempre bene
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Ripartiamo ancora in salita, adesso la sterrata si trasforma in un bel sentiero tecnico,

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usciamo dal bosco e con un ultimo ripido strappo arriviamo ai magici ”ometti di pietra”.

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Questi uomini di pietra sarebbero stati considerati un passatempo dei pastori, se su di essi non fossero state trovate incisioni risalenti all’età della pietra e al medioevo. Un ritrovo per streghe del medioevo? Molte leggende narrano di questo luogo come un covo segreto di streghe, dove venivano praticati riti satanici e stregonerie. Ma i segni presenti sulle pietre sono un forte indizio di un luogo di culto pre-cristiano.
Durante l’inverno, quando una nebbia fitta ricopre la vetta del monte, gli “omini di pietra” sono come avvolti da una misteriosa atmosfera che rievoca antiche storie e leggende.

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Si narra infatti che il diavolo e le streghe erano soliti incontrarsi in questo luogo per compiere atti di cannibalismo, orge o per scatenare violenti temporali. Anche la strega “Pachlerzottl”, la più nota della Val Sarentino, era solita aggirarsi da queste parti.
In effetti la vicende della strega Pachlerzottl è avvolta da un triste ricordo. Il suo vero nome era Barbara Pachlerin, una donna bruciata viva nel 1540 perché sospettata di stregoneria. Gli abitanti di Prati sospettavano che sin da bambina Barbara, così come sua sorella e sua madre, fosse una strega, ecco perché, dopo aver sposato il proprietario del maso Pachler (il signor Kunz), lasciò il posto di origine per trasferirsi a Lana al Vento, con la speranza di vivere in pace lontana dalle cattive dicerie. Purtroppo l’invidia dei vicini e le strane abitudini della bimba favorirono i sospetti anche nel nuovo paese di residenza. Addirittura Barbara fu accusata di essere la causa della morte di un bambino ammalatosi gravemente che lei stessa aveva cresciuto e curato amorevolmente. Afflitta dagli sguardi della gente e dall’impossibilità di difendersi, Barbara iniziò a condurre una vita isolata vagabondando di tanto in tanto senza prestare attenzione al suo aspetto disordinato. Ben presto si guadagnò il soprannome di “Pachlerzottl” (la scarmigliona del maso Pachler). Le autorità vennero a conoscenza di questa strana ragazza che venne rinchiusa nella torre del Castel Reineck dove fu costretta a subire numerose torture. Il 28 Agosto 1540 Barbara venne condannata al rogo e solo nel 20° secolo venne soprannominata la strega “Pachlerzottl”.
E io invece mi abbraccio l'”eroina” delle alpi

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Ripartiamo sul bel sentiero europeo E5, siamo sull’altipiano di Avelengo,

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3-4 grossi panettoni da superare, grande divertimento e panorama superlativo.

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Arriviamo al rifugio Merano, adesso ci aspettano quasi 2000 metri di dislivello in discesa fino a Merano, ma prima un po’ di relax e quattro chiacchiere sulla terrazza del rifugio baciati dal caldo sole del pomeriggio con in mano una bella birretta!
Via, discesona veloce fino a Merano,

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ormai comincio a conoscere Steppo piuttosto bene e scelgo per lei i sentieri che meglio le si adattano.
Anche oggi 2000 metri di dislivello e 56 km per lei, per me che sono partito da Merano 30 km in più.

15 luglio. Oggi sveglia con calma, abbondante colazione e partenza alle 8.30. Siamo attesi in centro città dove la direttrice dell’azienda di soggiorno premia Steppo per il suo passaggio a Merano con una medaglia ricordo del Comune e un grembiule tipico dell’Alto Adige. Adesso ci aspetta una lunghissima salita fino a S. Vigilio

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dove visitiamo la bella chiesetta. Foto con il grembiule da contadino

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e via ancora in salita verso il bel sentiero in saliscendi che ci porta fino alla malga Falkomai,

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dove con bellissima vista sulle Dolomiti ci riposiamo e ci rifocilliamo dopo 2000 metri di dislivello.

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Beh a dire il vero come al solito io mi rifocillo, perché Steppo non riesce a finire neanche un panino. In compenso, vista la splendida giornata, decide di passare la pausa pranzo in versione sirenetta.

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Dopo la meritata pausa, ci attende la parte più impegnativa della giornata: 250 metri di sentiero ripido bici in spalla fino alla forcella di Tablà.

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Anche qui la piccola grande donna mostra tutta la sua forza, anche se è rallentata dal fatto di non poter mettere la bici in spalla, ma doverla spingere, visto che con il grande zaino la 29” risulta piuttosto ingombrante e pesante. Ma alla fine siamo in cima e possiamo ammirare lo splendido panorama a 360° sulla val d’Ultimo e la val Venosta.

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Ormai è fatta, penso io, da qui tutta discesa, ma il sentiero per la discesa è molto impegnativo e tecnico, e Steppo non si fida a rischiare, il suo obiettivo è infatti, e giustamente, arrivare a Ventimiglia.

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E allora giù a piedi quasi di corsa a lato della bici con solo qualche tratto in sella.

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Per fortuna che panorama e flora sono bellissimi!

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Arriviamo alla malga di Tablà, qui c’è la forestale, ma dopo un tratto in discesa ancora un sentiero a spinta in salita, poi sentiero non facile in discesa. Per la prima volta vedo Steppo quasi in crisi, in effetti la tappa di oggi è stata molto impegnativa. Mi prega di abbandonare il sentiero e scendere sulla strada, ormai ha voglia solo di arrivare a valle. Scendiamo allora su sterrato e asfalto fino a fondovalle, peccato perché il sentiero era molto divertente, ma del resto la capisco, ormai sono 10 giorni che pedala e la fatica si accumula, poi io non le ho risparmiato nessuna difficoltà. Eccoci in val Venosta, ormai basta proseguire sulla comoda ciclabile fino a Prato dello Stelvio. Io invece prenderò la ciclabile dalla parte opposta, per ritornare a Merano. Alla fine saranno 70 km e 2600 metri di dislivello. Parliamo un po’ delle prossime tappe che intende fare e le auguro buona fortuna, tanto non ho nessun dubbio che lo scriccioletto ce la farà a concludere vittoriosa la sua traversata. Alla fine un lungo abbraccio, questa piccola grande donna mi è entrata nel cuore con la sua simpatia e la sua grande forza.
A presto Steppo!

Il 6 agosto Steppo mi scrive: arrivata a Ventimiglia, in totale 2108 km – 55635 m di dislivello in un mese!

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