[RCM] Uso delle Protezioni: capitolo 1

Come avrete notato da un po’ ho iniziato a dare anche qualche consiglio di set up oltre che di pura tecnica.

Oggi parliamo di un argomento caldo, le protezioni. Più di una volta nelle “cose da non fare” ho bacchettato alcuni personaggi con caschi posizionati in modi imbarazzanti e pericolosi; non ho mai scritto però di come utilizzare al meglio il materiale protettivo che il mercato ci mette a disposizione.



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Inizieremo dal basso, oggi parleremo della protezione delle gambe e delle braccia. Nella prossima puntata parleremo del tronco e della testa. Divideremo inoltre in 4 discipline per capire che tipo di protezioni vanno meglio per ciascuno di noi. Cercate nelle definizioni qui sotto quella che più vi calza!

Vorrei ancora dire che le foto sono tutte tratte da internet quindi non di mia proprietà.

 

Le discipline saranno:

XC (al cui interno anche tutti coloro che fanno granfondo, escursionismo pedalato, pedalate della domenica)

Enduro (al cui interno troviamo chi pratica all mountain o escursionismo montano)

Gravity (discesa, freeride)

Freestyle (MTB dirt e street, BMX)

 

Prima di iniziare ad analizzare ogni singola protezione facciamo un discorso più generale su questo componente.

Le protezioni di oggi sono molto performanti, il grado di protezione è spesso alto e la “scomodità” percepita è poca. Ovviamente le due cose sono inversamente proporzionali (o almeno dovrebbero), e cioè una protezione più comoda è spesso meno protettiva, e viceversa. Ovviamente questo discorso vale all’interno di una gamma di protezioni di una singola azienda. Ci sono poi differenze sostanziali tra le varie protezioni in commercio e quindi alcune aziende riescono ad avere protezioni molto funzionali e anche comode. Prima dell’acquisto è consigliato sempre provarle da qualcuno o possibilmente in negozio. Le proprietà principali delle protezioni sono quelle di assorbire gli urti. Per urti si intendono colpi che arrivano al nostro corpo tramite cadute, impatti con rami o rocce sollevate ecc ecc. Ci sono poi anche protezioni apposite che sono a tutti gli effetti dei “tutori”, e che aiutano a prevenire distorsioni ecc o a contenere una eventuale instabilità della zona interessata. Vedremo nel dettaglio come e quando utilizzarli.

I tutori infatti hanno una funzionalità strutturale che dovrebbe essere affidata ai muscoli stabilizzatori (sto parlando di ginocchia, spalle, polso, caviglie ecc). Utilizzare un tutore a prescindere fa sì che tutti i muscoli addetti alla stabilità non vengano coinvolti, o lo facciano in modo minore. In questo modo non si va a fortificare questa struttura e ci troviamo ad essere molto più instabili di prima. In pratica lavorando in allenamento senza tutore aumentiamo la nostra stabilità articolare. Nel momento in cui ci troveremo poi in gara o a dover fare uno sforzo massivo, potremo introdurre il tutore per sicurezza. A quel punto fungerà davvero da aiuto, e non da sostituto. Anche per chi sta recuperando da un infortunio il consiglio è il medesimo. Usatelo sì, quando vi serve, ma cercate di utilizzarlo solo in quei casi. Anche in allenamento provate pian piano a non usarlo per poi immetterlo magari a metà allenamente se inizate a sentire la zona interessata affaticarsi.

Un altro aspetto fondamentale delle protezioni è la sensazione di totale sicurezza che queste offrono a molti.

Se da una parte è proprio quello che cerchiamo in un capo protettivo, non possiamo pensare di affidarci totalmente a queste. La miglior protezione del mondo rimane comunque il buon senso.

Immaginiamoci di aver appena comprato l’auto dei nostri sogni con 80 air bag, 13 cinture di sicurezza e rollbar interno. Se mi sento invincibile e vado fortissimo su strada, probabilmente prima o poi sbaglierò qualcosa e uscirò dalla carreggiata. A quel punto sarà solo la fortuna a dirmi se mi farò male o no.

Se io invece ho la mia auto normale con la sola cintura di sicurezza, magari potente e veloce come la prima, ma non altrettanto sicura, probabilmente non andrò a cercare il limite.

Quello di cui stiamo parlando è proprio la percezione di sicurezza. Una percezione di super sicurezza è deleteria, ci inganna, ci fa credere di avere tutto l’occorente per poterci schiantare ad alta velocità quando quello che abbiamo sono solo protezioni che assorbono una certa quantità di moto, non certo un impatto violento.

Per farvi capire meglio di cosa sto parlando vi invito a notare che nella DH negli ultimi anni hanno tolto tutti (o quasi) i materassi dagli alberi. É stato dimostrato che in presenza dei materassi i rider si sentivano in grado di spingere di più, percependo una maggior sicurezza. Visto che però i materassi sono solo sugli alberi e non sulle pietre, ci si trovava con rider che cadevano a velocità molto più alte del normale, dando vita a molti più infortuni.

Ecco che, la messa in sicurezza di un percorso, causava più danni che benefici. I rider stessi, come ad esempio dichiarò Sam Hill in una intervista, girano a volte senza troppe protezioni per evitare di esagerare e darsi un contegno. L’ex campione del mondo aveva dichiarato infatti che armato di tutto punto rischiava di perdere ogni timore verso la velocità, di esagerare nella guida (come se anche da “nudo” fosse uno cauto…) e di rischiare molto di più di cadere. Inoltre il fatto di essere esposto a rischi lo aiutava a concentrarsi molto di più su ciò che stava facendo non lasciando niente al caso.

Che questo sia condivisibile o meno lo lascio decidere a voi. Quello su cui voglio però porre l’accento è proprio la consapevolezza che ciascuno di noi deve avere, che le protezioni sono un aiuto; non sono la risposta. Cervello su ON prima di partire e le protezioni possono dare una mano. Cervello su OFF e le protezioni sono dei gadget costosi che dovranno tagliarci con le forbici sterili quando ci troviamo in prontosoccorso.

 

Partiamo quindi dai piedi come detto:

Scarpe e cavigliere

Ebbene sì, anche le scarpe sono una protezione. Vi sono vari tipi di scarpa in commercio, sia con tacchetta che per pedali flat. Indipendentemente dal livello di rigidità della suola e dal rendimento nella pedalata o nell’assorbire gli urti vediamo che tipo di protezione deve offrire una scarpa.

 

XC: Normalmente le scarpe sono molto leggere e rigide (99% con spd). Qui ovviamente non avremo grossi impatti con rocce ecc, la scarpa dovrà ripararci in caso di caduta e da eventuali sassi alzati dalla ruota anteriore. Il consiglio è comunque quello di cercare una scarpa che abbia un tessuto resistente (ne ho viste spesso di tagliate nelle zone più traspiranti, quello è pericoloso.) su tutta la sua superficie. Inoltre anche un po’ di protezione in punta, magari con un sistema che renda rigida quella zona lì può aiutare in caso di impatto con rocce, ceppi ecc. Insomma quando si va a sbattere su un ostacolo in pedalata. Sconsigliate le cavigliere per la limitatezza del movimento che viene imposto alla caviglia. Sconsigliati i para malleoli perché poco utili e spesso fastidiosi per l’impedimento che provocano durante la pedalata con le pedivelle.

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Enduro: Anche qui la pedalata è importante. Andremo quindi a scegliere le scarpe in base alle loro performance in pedalata e magari in arrampicata. Considerate però che i colpi che andiamo a ricevere sono molto maggiori che nell’xc, soprattutto sui giri montani. Una scarpa per questa disciplina deve proteggere al meglio la punta del piede dall’impatto con pietre o simili. Pensiamo solo ad una curva in pietraia con piede giù e ci accorgiamo come l’impatto con le pietre diventi probabile e intenso. Tutta la scarpa dovrà quindi proteggere il piede e dovremo porre la nostra attenzione anche sul malleolo. Le due ossa che spuntano dalla caviglia sono molto esposte e molto dolorose. È facile picchiarli sia in una caduta, sia sulle pedivelle affrontando una curva o un ostacolo su terreni scassati. I para-malleoli morbidi potrebbero essere una soluzione, se non integrati direttamente nella scarpa. Le cavigliere (intese come tutore) sono invece sconsigliate perchè limitano nuovamente il movimento in pedalata e indeboliscono la gamba.

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Gravity: Nella discesa, a meno che non si parli di DH race, la pedalata conta fino ad un certo punto. Ecco che potremo scegliere scarpe più comode e decisamente più protettive. Le velocità aumentano e gli impatti si fanno intensi, di paripasso dovrà andare il grado di protezione offerto da questo specifico componente. Le calzature specifiche sono dei veri e propri carriarmati (sia che siano flat, sia che siano spd), e così deve essere per avere una protezione efficiente. Spesso un paio di scarpe da discesa si avvicina a pesare un chilo, se non di più. Vivamente consigliato un paramalleolo o scarpe alte. Di nuovo la cavigliera è sconsigliata anche se può essere presa in considerazione nel momento in cui voleste spingere oltre i vostri limiti sui salti. In atterraggio (soprattutto se il landing è fatto male e si da una botta molto forte, vedi drop sul piano) si impatta il terreno e le caviglie assorbono una parte dell’urto andando “a pacco”. Ovviamente questo non fa bene, ecco perchè in caso decidessimo di provare un nuovo salto, o un qualcosa di grosso, possiamo valutare di utilizzare le cavigliere. Sconsigliate nell’uso quotidiano per i motivi detti prima.

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Freestyle: Qui la funzione delle scarpe è fondamentale. La pedalata non conta niente o quasi e non ci sono pietre da sollevare. La suola della scarpa potrà quindi essere morbida, e anche in punta non dovrà esserci una protezione eccessiva. Poiché però in queste discipline le cadute e gli atterraggi a piedi sono all’ordine del giorno, sarà fondamentale avere delle scarpe che assorbano al meglio gli urti che arrivano dal basso al livello del tallone. Scarpe con cuscinetti d’aria o sistemi interni tipo solette e talloniere sono decisamente consigliati. Per alcune manovre come tailwhip o invert è importante anche una protezione sull’interno del piede che ferma la rotazione della bici, ma se siete a quel livello probabilmente lo sapete già. Come appena spiegato anche per la caviglia sarà fondamentale una protezione soprattutto verso l’interno, per proteggere i malleoli e il piede dagli urti contro la nostra bicicletta. Rispetto a quanto detto prima su queste discipline consiglio l’uso di cavigliere (tipo ortopediche) sempre. Lo stress imposto alle caviglie è infatti tale da sollecitarle comunque, anche in presenza di cavigliere. Con queste però si evitano infiammazioni e sovraccarichi.

Stinchi e ginocchia

Esistono migliaia di protezioni diverse per le ginocchia e per gli stinchi. Ricordo agli albori del freeride protezioni spessissime che se inzuppate arrivavano a pesare come le bici dell’epoca. Vedo ora protezioni davvero performanti e molto leggere e areate. Dividiamo questa categoria in protezioni morbide, cioè senza guscio in plastica, e protezioni rigide, cioè con guscio in plastica. Esiste infine una terza tipologia di protezioni che sfrutta le proprietà dei liquidi non newtoniani. In pratica il materiale di cui sono composte tende ad irrigidirsi in base all’intensità dell’urto che riceve.

Da dire su ginocchiere e parastinchi è che devono essere calzati al meglio. La ginocchiera deve stare davantia alla rotula e non scendere ne per il sudore ne in caso di caduta. Allo stesso modo il parastinco non deve girare o muoversi in nessun modo. É inoltre conveniente per chi non è molto abituato ai pedali flat, utilizzare parastinchi con una protezione (anche leggera) al posteriore.

Dal mio punto di vista insieme al casco la ginocchiera è la protezione più importante. Il ginocchio è infatti il primo punto di contatto che ha il corpo col terreno in caso di caduta e un buon paio di ginocchiere può prevenire davvero infortuni per cadute stupide o rovinose.

 

XC: Qui non abbiamo bisogno di grandi protezioni. Al massimo possiamo valutare di utilizzare gambaletti o ginocchiere in neoprene molto morbidi in caso di percorsi un’uscita accidentati. La protezione che dobbiamo dare e quella contro abrasioni, graffi, escoreazioni. Ovviamente in estate, per via del caldo, diventa difficile pensare di utilizzare questo tipo di strumenti.

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Enduro: La gamma di protezioni proposte tanto ampia quanto le sfumature di questa disciplina. Come sappiamo all’interno della disciplina enduro inseriamo sia i giri pedalati in montagna sia le gare vere proprie con questo nome. Nel primo caso dobbiamo valutare il dislivello che devo compiere e la quantità di pedalato che abbiamo nel nostro giro. Nel caso infatti avessimo una prevalenza di pedalata andremo scegliere protezioni morbide e magari leggere. Se invece, dopo aver conquistato la vetta, andiamo a scegliere percorsi impervi; potremmo valutare di mettere nel nostro zaino delle protezioni rigide, più pesanti, ma con una protezione maggiore. Protezioni con parastinchi integrati sono ormai la prassi e sono vivamente consigliate soprattutto agli esploratori. Chi frequenta spesso il sottobosco sa bene di cosa parlo, sa che una protezione allo stinco è utile non solo in caso di caduta, ma anche per evitare graffi ed escorezioni non solo causa di cadute, ma anche di rami, rovi, eccetera.

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Gravity: In discesa le protezioni sono fondamentali e lo abbiamo già visto. In questo caso le protezioni morbide servono a poco, sinceramente anche i sistemi a base di materiali non newtoniani non sono all’altezza della protezione richiesta, per quella che è la mia esperienza. Le velocità alte e gli impatti su terreni accidentati richiedono una protezione davvero ottima anche a livello di assorbimento di impatti puntiformi. Immaginiamo una pietra aguzza. Con una protezione morbida l’impatto non viene dissipato, ma assorbito semplicemente dal punto in cui arriva. Con una protezione rigida, questa dissipa l’urto su tutta la superficie della placca in plastica, distribuendo così l’impatto su una superficie molto maggiore. Molti qui non usano parastinchi per comodità e freschezza. Se non lo fate dovete essere pronti a ricevere qualche graffio per rovi, sassi e tutto quello che la ruota anteriore può alzarvi o tutte le insidie che il bosco può offrirvi. Consiglio inoltre di adottare questo set up (cioè senza parastinco) solo se vi sia una reale necessità per via ad esempio del caldo o simili e sopratutto se sapere usare alla perfezione i pedali flat. Pena punti di sutura sullo stinco come se piovessero. Anche i pantaloni contano. I pantaloni lunghi sono più protettivi perché offrono uno strato in più a livello di protezione e aiutano le ginocchiere ecc a non spostarsi. Sconsigliato l’uso di tutori a meno di infortunio (e anche qui cercando di usarli solo dove necessario e il meno possibile)

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Freestyle: Qui i parastinchi la fanno da padrone. Nelle manovre in cui si tolgono i piedi o le mani è facile perdere l’appoggio e trovarsi con il pedale che pesta sul nostro stinco o sul polpaccio. Ecco che qui sarà fondamentale scegliere protezioni con parastinchi che proteggano anche la zona posteriore (quindi il polpaccio).

Il mio consiglio è inoltre quello di utilizzare ginocchiere e parastinchi separati. La sicurezza che queste siano ferme infatti è molto maggiore in questo modo e la protezione è massima. Per quanto riguarda le ginocchiere possiamo utilizzare anche quelle morbide a patto che siano ben imbottite. Ok prodotti non newtoniani.

Gli urti in questo sport arrivano col terreno e quindi sono ben distribuiti su una superficie ampia. Le protezioni con guscio rigido sono sempre e comunque più protettive e dal mio punto di vista, con i prodotti di oggi, la mobilità non è così sacrificata. Qui i jeans offrono inoltre una grossa mano. Magari non troppo larghi e leggermente elasticizzati permettono alle protezioni sotto di loro (perché vanno messe sempre sotto i pantaloni e non sopra!) di non muoversi per nessun motivo. Se girate tanto in rampa potete pensare anche di utilizzare protezioni apposite per skate/bmx vert con placche di plastica molto grosse all’esterno (e a quel punto ok fuori dai pantaloni). Queste vengono usate infatti per scivolare sul legno delle rampe e dissipare l’energia di un eventuale urto in energia cinetica.

Per i tutori guarda Gravity.

Cosce, sedere

Anche per questa zona esistono protezioni specifiche per forti impatti. Pantaloncini protettivi per cosce e osso sacro o inserti nei pantaloni contro gli urti sono all’ordine del giorno.

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Anche i semplici pantaloncini da bici possono essere considerati protezioni contro graffi ed escoreazioni e vedremo cosa scegliere.

XC: Qui la lycra è quasi d’obbligo. Il team Cannondale quest’anno è stato il primo a correre e fare podi in coppa del mondo con pantaloncini larghi. Ovviamente le motivazioni a vantaggio della lycra sono la maggior aereodinamicità. Il livello di protezione offerto è però davvero basso. I completi estici da strada e spesso quelli derivati dagli stessi per l’xc sono molto traspiranti e leggeri ma non tengono in considerazione di eventuali cadute. Completi appositi studiati per la pratica della mtb risultano invece più resistenti evitando di lacerarsi alla prima caduta. Ci sono anche pantaloncini larghi ma sono spesso molto leggeri ed elastici e non offrono gran sicurezza.

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Enduro: Qui al classico fondello che offre una protezione quasi nulla come detto pocanzi, aggiungiamo un pantaloncino tipo baggy, cioè largo e non attillato. Normalmente abbiamo materiali tipo cordura o comunque resistenti allo strappo. A volte abbiamo anche inserti in materiali plastici che aumentano la protezione.

Ci sono poi pantaloncini che sono molto leggeri (tipo costumi da bagno ma più elastici) e a tutti gli effetti non offrono gran protezione, anche se spesso sono decisamente più comodi e areati. In base al giro che andremo a fare bisognerà scegliere la comodità o la protezione. Come sempre questo campo della mtb è il più variegato e difficile da interpretare.

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Gravity: Prima abbiamo accennato come i pantaloni lunghi offrano maggior sicurezza dalle ginocchia in giù. Anche i pantaloni corti da discesa offrono però una buona protezione. Si hanno materiali che difficilmente si strappano anche con urti grossi, e che spesso assorbono un po’ l’urto. É fondamentale trovare materiali che permettano comunque la massima mobilità e consiglio vivamente di indossare i pantaloni in modo idoneo. Spesso mi capita di vedere il freerider dell’ultima ora tutto vestito a puntino con il cavallo basso per darsi un tono. Anche io sono amante del cavallo basso per tutti i giorni, ma in bici il rischio di appendersi alla sella c’è, ed è alto. Quindi calzata precisa per i pantaloni scelti. I sottopantaloni protettivi esistono di varie aziende e non sono altro che pantaloncini aderenti con protezione per le cosce e spesso per l’osso sacro. Mi raccomando di considerare l’utilizzo di tale pantalocino o sempre o mai, visto che cambiano di circa una taglia la scelta del pantalone vero e proprio. Considerate quindi bene l’acquisto o meno di tale accessorio e valutate poi a posteriori di provare sempre i nuovi pantaloni con i sottopantaloni indossati.

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Freestyle: Qui i jeans la fanno da padrone per il motivo già spiegato prima. I sottopantaloni potrebbero essere un buon accessorio anche se in effetti li usano davvero in pochi. Qualcuno utilizza il sospensorio anche se per molte cose lo trovo davvero scomodo. Nel caso decidiate di utilizzare sospensorio o sottopantaloni valutate al meglio il range di movimenti che andrete a fare e controlliate che non disturbino.

Braccia, gomiti, avambraccia

A parte nelle pettorine intere, non ho mai visto protezioni per le braccia. Quando invece parliamo di gomitiere abbiamo protezioni del gomito ed eventualmente dell’avambraccio. In linea di massima quanto detto per ginocchia e stinchi vale per i gomiti dal punto di vista calzata e tipologia di protezione. Possiamo eprò immaginare subito quanto sia diverso il numero e l’impatto ricevuto dalla gamba rispetto a quanto accade per il braccio.

XC: Come per le gambe il neoprene può essere un buon alleato. Allo stesso modo tessuti specifici antigraffio e che non si lacerino alla prima caduta sono un buon aiuto per evitare escoreazioni ecc.

Enduro: Qui le protezioni morbide la fanno da padroni. Spesso non vengono usate e in generale per giri lunghi si tende a scegliere un prodotto leggero che non dia troppo fastidio. Sinceramente lo vedo come un di più, anche se in qualche discesa impervia può decisamente essere una protezione utile (come tutto del resto.)

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Gravity: In gara non le usa quasi nessuno, nei park per fortuna vediamo più persone che si proteggono al meglio. La verità è che per chi ha avambracci grossi (come chi fa DH) la gomitiera può diventare controproducente. Durante una discesa infatti lo sforzo a cui è sottoposto l’avambraccio dell’atleta lo fa gonfiare in modo importante. Varia quindi molto la dimensione della zona in cui si deve andare a fissare la protezione e questo è un problema. Se noi posizioniamo le gomitiere stringendole “a freddo”, ci troviamo a metà discesa ad avere gli avambracci come presi da due lacci emostatici e ad avere problemi alle mani (e agli avambracci stessi) per carenza di afflusso di sangue. Dall’altra parte se partiamo con le gomitiere larghe queste scendono nella prima fase della discesa andando a perdere la posizione ideale e dando fastidio sul polso. Quale è quindi la soluzione? Trovare un prodotto che si adatti al meglio a questi cambiamenti o, come fanno molti, girare con maglie a maniche lunghe ipotizzando di inserire inserti morbidi (meglio di niente) proprio nelle maniche. Per quanto riguarda invece i freerider che non hanno problemi di performance il consiglio è quello di utilizzarle (magari meglio se unite alla pettorina). Se le braccia si gonfiano si fa una pausa e si ammira il panorama, no problem!

Freestyle: Qui non vediamo spesso protezioni anche se, ultimamente, con l’aumentare delle dimensioni dei salti stanno iniziando a vedersi le prime gomitiere. Spesso ne vediamo una sola, c’è un motivo. Anche qui le braccia dei rider sono molto sollecitate e tendono a gonfiarsi. Inoltre ogni rider freestyle che si rispetti sa cadere e rotolare. Per farlo utilizza sempre lo stesso lato. Ecco che quindi ha senso vedere rider con una gomitiera sola, la gomitiera dalla parte in cui rotolano. Diciamo che è un buon compromesso, so che rotolerò al 90% da quella parte, mi riparo quella parte lasciando libero l’altro braccio.

Inoltre nel freestyle sono consigliate gomitiere voluminose e molto protettive (e non vi è necessità vera di un para avambraccio) perché in caso di rotolamento appunto, viene scaricata una grande forza sul gomito su cui si fa perno.

Mani, polsi

Per molti i guanti sono la seconda protezione più importante dopo il casco. Qualcuno non li usa. Vediamo pro e contro.

Per quanto riguarda invece i tutori al polso consiglio di utilizzarli solo in seguito a infortunio o infiammazione. Spesso infatti oltre a debilitare la zona rischiano anche di spostare il problema. Se io in un urto ho una distorsione del polso ho un infortunio sì, ma magari non ho rotto niente. Se io avessi un tutore, una polsiera, probabilmente non avrei la distorsione ma l’urto si trasmetterebbe alla mano (quindi frattura metacarpi ecc) o all’avambraccio (quindi frattura radio e ulna). Insomma considerate sempre di cercare di utilizzare il meno possibile il tutore e solo in caso di bisogno.

XC: Fino ad un po’ di anni fa tutti giravano con i guantini senza dita. Questi venivano usati per avere più grip e controllo anche in caso di sudore sulle manopole. Nessuno aveva mai considerato il guanto come una protezione. Ormai quasi tutti girano con guanti a dita lunghe sempre. I materiali permettono guanti molto leggeri e freschi e la protezione offerta alle dita è certamente migliore che senza niente. Ancora quasi nessuno utilizza inserti in plastica o gomma sul dorso della mano o delle dita perchè preferisce la freschezza ad una maggiore protezione. Anche per quanto riguarda il palmo abbiamo diverse soluzioni con gel, doppi o tripli spessori della pelle ecc. Ovviamente più spesso sarà lo strato che ci divide dal manubrio e minore sarà la sensibilità a favore del comfort.

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Enduro: Come al solito qui se ne vedono di cotte e di crude. Dai guantini tipo xc (anche senza dita) ai guanti iper protettivi da Dh. Il mondo è bello perchè è vario. Ovviamente considerate come al solito il giro che andrete a fare e valutate, perchè no, di portare un paio di guanti di riserva nello zaino. Magari uno bello fresco e ventilato per la salita e le zone di saliscendi, e uno più protettivo per le discese cattive.

 

Gravity: nella discesa e nel freeride la protezione è sempre al massimo della sua espressione. Esistono guanti con paranocche, para dita, para tutto. Va tutto bene ma ricordate sempre che un guanto deve essere per prima cosa comodo. Mi è capitato di usare guanti con paranocche eccessivi, che non permettevano una posizione comoda con l’indice alzato per frenare. Altri che per una eccessiva protezione del palmo avevano inserti che alla lunga procuravano vesciche o calli eccessivi sul palmo della mano. Insomma considerate un guanto con inserti sul dorso per cercare una maggiore protezione. Ma provateli sempre e provateli stringendo un manubrio e provando a fare tutti i movimenti classici di una mano in bici (frenare, cambiare, spostarsi leggermente ecc).

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Freestyle: L’uso dei guanti in queste discipline è un argomento molto dibattuto. Il fatto è che a differenza delle altre discipline qui bisogna lasciare le mani dal manubrio, spostarle velocemente e precisamente, ruotarle sulla manopola ecc ecc. insomma un guanto per definizione aumenta il grip sul palmo della mano, e spesso questo è controproducente. Anche i guanti molto leggeri con palmo in un pezzo unico hanno le loro magagne. Il guanto può fare pieghe strane sul palmo in seguito ad una rotazione della mano o ad uno spostamento, rendendo la guida molto più scomoda e la sensibilità nulla. Ovviamente il prezzo da pagare per la comodità è la sicurezza in quanto un guanto protettivo previene da sbucciature e infortuni, in uno sport in cui la caduta è all’ordine del giorno è davvero un duro scotto da pagare. Come al solito starà al rider decidere come giocarsi le sue carte.

Ingrediente segreto

Questa volta l’ingrediente segreto è solo un reminder, un rafforzativo di ciò che ho già detto nell’articolo perchè voglio che poniate davvero attenzione su questo aspetto. Le protezioni, qualunque esse siano, sono solo aiuti che abbiamo dall’esterno per ridurre i danni in caso di caduta o impatto con qualcosa. Una buona forma fisica, una lucidità mentale, ma soprattutto un bel po’ di sale in zucca (come dicevano le nonne); sono gli ingredienti veri per non farsi male.

Continuate a seguirci anche su FB… e pronti per le novità di fine/inizio anno!!

Jack

 

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