Autore: Francesco Mazza
L’elettronica nel mondo della bici, in particolar modo in quello delle Mountain Bike, stenta a carpire l’interesse del grande pubblico. Contro diffidenza e tradizionalismo i circuiti stampati hanno sempre avuto vita dura tra le due ruote a pedali. In questi ultimi anni le applicazioni dell’elettronica dedicate a diversi componenti stanno provando a farsi largo nel mercato della MTB, riscuotendo successo più nelle fiere che nei negozi, nonostante il livello di tecnologia di cui dispongono sia in grado di assicurare affidabilità, precisione e prestazioni spesso superiori al loro equivalente meccanico o manuale.
Se pensiamo che la combinazione di elettronica e meccanica nel mondo della Mountain Bike sia una scoperta recente, stiamo commettendo un errore. I tentativi di applicazione di dispositivi di questo genere risalgono agli albori della MTB, infatti il primo sistema che ha sfruttato l’elettronica per comandare un congegno meccanico venne commercializzato nel 1990. Si trattava di un sistema di deragliatore anteriore integrato nella guarnitura ed era prodotto dalla giapponese Suntour con il nome di Browning Electronic AccuShift Transmission, ovvero BEAST.
Il progetto nativo e il relativo brevetto appartengono a Bruce W. Browning, che iniziò a sviluppare l’idea di una trasmissione automatica elettro-meccanica già nel 1974. La sua idea era quella di creare una trasmissione che potesse valutare e azionare autonomamente il rapporto necessario in base allo sforzo del ciclista. La prima parte che sviluppò fu la guarnitura a 2 rapporti per bici da strada, brevettata nel 1979, che venne accoppiata a un cambio posteriore a 4 rapporti. Alla fine degli anni ’80 Suntour si interessò a questo sistema e Browning diede loro la licenza per l’utilizzo del brevetto. La casa giapponese applicò il sistema di Browning a una guarnitura a 3 rapporti dedicata alla MTB (anzi, all’ATB, come veniva chiamata in quegli anni). Nacque così il sistema BEAST di Suntour.
Il sistema era incredibilmente semplice. Si basava sullo stesso concetto con il quale si effettua lo scambio di binari sulla ferrovia. Una sezione di un quarto della circonferenza delle due corone più grandi era separata dal resto delle corone, incernierata da un lato, poteva invece translare dall’altro lato tramiti piccole leve. Questo movimento della sezione di guarnitura interessata era comandato da un relay posto sul tubo sella del telaio. Il relay era comandato attraverso due pulsanti posti sul manubrio, collegati tramite un filo elettrico al “computer” centrale, dove risiedeva anche la batteria, che era a sua volta collegato al relay di attivazione del sistema. Immaginiamo di partire con la catena sulla corona più grande. Premendo il pulsante per la “discesa” della catena, entrambe le sezioni delle corone si spostavano diagonalmente in contemporanea verso l’esterno, in modo che la sezione della corona centrale andasse a sovrapporsi alla corona superiore vera e propria, dalla quale ingaggiava la catena, che veniva deviata, o meglio accompagnata, tramite questa sezione sulla corona centrale. Ripetendo lo stesso movimento si poteva scendere sulla corona inferiore, mentre per salire alla corona superiore era sufficiente premere l’altro pulsante, che provvedeva a spostare le sezioni delle corone verso l’interno, per ingaggiare la catena dalla corona inferiore e portarla a quella superiore.
Forse tramite questa spiegazione può sembrare un meccanismo molto complicato, ma in realtà si trattava di un metodo di cambiata estremamente semplice. Abbiamo trovato in rete un video che ne mostra il funzionamento. Anche se è stato girato in modo piuttosto approssimativo, con un po’ di attenzione si riesce a cogliere il funzionamento del Suntour BEAST.
Nonostante un funzionamento impeccabile con la bici sul cavalletto, questo sistema creava diversi problemi durante l’utilizzo vero, in giro per i trail. Alcuni problemi erano di natura meccanica, come l’ingaggio della cambiata che in alcune condizioni difettava di precisione, con possibili cadute della catena. Altri problemi invece erano di natura elettronica. La causa principale di questi ultimi dipendeva dal fatto che la parte elettronica non sopportava l’acqua, quindi qualsiasi condizione di riding che non prevedesse terreno secco, poteva creare malfunzionamenti o danni a questi componenti, che per di più erano posizionati in una zona decisamente esposta.
La crisi che colpi Suntour negli anni successivi, impedì all’azienda giapponese di sviluppare e migliorare il progetto, decisamente all’avanguardia e ricco di potenziale. Lo stesso Browning però continuò le ricerche e lo sviluppo di questa sua creatura. Come detto in precedenza, l’idea di Browning non si limitava a un cambio comandato elettronicamente. Il suo progetto era di ben più ampio respiro e ricercava la realizzazione di un sistema interamente automatizzato. Si avvicinò a questa soluzione nel 1993, con un sistema capace di controllare sia il deragliatore anteriore che quello posteriore, dotato di un’intelligenza centrale in grado di stimare la cadenza di pedalata per offrire in ogni momento il rapporto giusto per mantenere tale cadenza. Il computer era regolabile su diversi ritmi di cadenza, per poter personalizzare al massimo il sistema in base alle necessità del rider. Ovviamente il cambio e il deragliatore erano azionabili anche manualmente tramite i pulsanti sul manubrio. Tutto il sistema era impermeabilizzato e funzionava con comunissime batterie da 9 volts.
Purtroppo nessuna azienda si interessò al brevetto e quindi il sistema non venne commercializzato su larga scala. Forse i tempi non erano maturi per tale livello di tecnologia, oppure non c’era volontà di perseguire quella strada da parte delle principali aziende dell’epoca. Questo non toglie che il Suntour BEAST e in generale il lavoro di Browning siano stati un evento importante nella storia della MTB. Il primo capitolo scritto sul libro dell’elettronica nella MTB: un libro che è stato riaperto solo di recente, dopo lunghi anni.