Dopo la visita a Mondraker dello scorso aprile, in occasione della presentazione della Foxy Carbon, a fine ottobre siamo tornati allo head quarter di Mondraker ad Alicante (Spagna) per la presentazione della nuova Summum Carbon. Abbiamo nuovamente avuto l’opportunità di fare un tour per i capannoni dell’azienda iberica, notando come, rispetto alla situazione descritta nel precedente articolo, ci sia stato un incremento di personale e di attività. Le differenze più significative riguardano l’area di assemblaggio delle bici, dove le postazioni sono quasi triplicate, mentre ci ha particolarmente colpito la nuova area dedicata al controllo qualità, dove l’allineamento di tutti i telai viene scrupolosamente verificato tramite apposite dime meccaniche o con puntatori laser, a seconda dei modelli.
Negli edifici di Mondraker si respira passione per la Mountain Bike e in particolar modo per la DH, alla quale Mondraker è legata a doppio filo sin dal 2001, anno in cui è uscito il primo modello, la Petrol DH, seguita nel 2003 dalla Petrol DH Evo, vincitrice del Campionato Spagnolo con Tomas Misser. Nel 2005 esce la Petrol Evo 2, seguita l’anno successivo dalla Kaiser, che nel 2008 è arrivata al 5° posto dei Campionati del Mondo in Val di Sole, guidata da Fabien Barel. Nel 2009 Barel guida il primo prototipo di Summum, dotata di sistema Zero Suspension, con il quale vince subito la prima gara di Maribor. Ma è nel 2011 che la Summum comincia ad assumere i connotati che la identificano tuttora. Damien Spagnolo arriva secondo nel fango infernale dei Worlds di Champery in sella a una Summum con 63° di angolo di sterzo, taglia L invece della consueta taglia M, con un attacco manubrio molto corto: il primo approccio alla Forward Geometry.
Questo è l’albero genealogico della nuova Summum Carbon, che racchiude in sè tutta l’evoluzione di Mondraker in ambito DH, con qualche nuova soluzione come la costruzione in carbonio e le ruote da 27.5, più altri dettagli, che la rendono la bici più evoluta mai prodotta dall’azienda spagnola. L’estetica prende ispirazione dal design automobilistico e di architettura moderna. Il tutto è racchiuso nel peso record di 2,837kg per il telaio senza ammortizzatore, che diventano 14,91kg per la bici montata con allestimento Pro Team e 15,4 per l’allestimento Pro. Questi dati definiscono la Summum Carbon come la bici da DH di serie più leggera attualmente sul mercato.
Analisi statica
Dopo il successo della Foxy Carbon, Mondraker prosegue l’adozione della tecnologia Stealth Carbon con la Summum, la sua ormai celebre arma da DH. Si tratta di una tecnologia costruttiva innovativa che consente al marchio spagnolo, grazie ad avanzati processi produttivi, di ottenere per i propri telai delle forme e dei dettagli molto particolari e decisamente affascinanti, conseguendo nel contempo un livello di leggerezza e di rigidezza mai raggiunti con i precedenti modelli in alluminio.
I manager di Mondraker ci hanno confidato che l’azienda taiwanese che produce i telai con la tecnologia Stealth Carbon è estremamente soddisfatta di questa collaborazione con il marchio iberico, poichè la tecnologia molto complessa e innovativa necessaria per la realizzazione di questi telai, sta aumentando esponenzialmente il loro know how, tanto da farla diventare un riferimento anche per le aziende concorrenti.
Per i dettagli sui procedimenti di realizzazione vi mostriamo questo video, molto curato, girato nella fabbrica taiwanese dove i telai Mondraker Stealth Carbon prendono forma.
Le forme particolari e la cura del design si notano anche nei piccoli dettagli come il tubo sella a sezione quadrata sul suo lato posteriore, dove è stampigliato il logo Ride 27.5, che caratterizza tutte le bici con standard 650b della linea Mondraker.
Sulla Summum Carbon Mondraker adotta il collaudato sistema Forward Geometry di cui è proprietaria e che caratterizza tutti i suoi prodotti dal 2012. Questa soluzione prevede un telaio più lungo che, grazie a uno stem di lunghezza ridotta, mantiene inalterato il valore di reach normalmente corrispondente a ciascuna taglia, incrementando però il wheelbase e la lunghezza dell’avantreno, a vantaggio di stabilità e precisione di guida.
L’angolo di sterzo della Summum Carbon è di 63° con la calotta a 0° montata di serie. Assieme alla bici vengono fornite anche altre due calotte per poter modificare l’angolo di sterzo. Una lo modifica di 1° in positivo o in negativo, in base al verso nel quale viene montata, mentre l’altra lo modifica di + o – 2°.
Abbinato al sistema Forward Geometry troviamo uno stem Stoic DH, prodotto da Onoff, marchio costola della stessa Mondraker. Grazie a una predisposizione di più fori, lo Stoic DH si può montare sia nella posizione da 20mm di lunghezza che in quella da 30mm, come nel caso della bici che abbiamo provato. Nella versione Carbon Pro, che monta una forcella Marzocchi 380 R2C2 Ti, gli steli più lunghi della forcella rispetto a quelli della Fox 40 hanno imposto a Mondraker l’adozione di due spessori sotto allo stem, per evitare che il manubrio toccasse sui pomelli di regolazione della forcella. La differenza è avvertibile e ne parleremo più avanti nella prova sul campo.
La sospensione posteriore è mossa dallo Zero Suspension System, il tradizionale cinematismo nato nel 2009 e che da tempo Mondraker adotta su tutti i suoi modelli full suspended. Si tratta di un Virtual Pivot a bracci corti con sistema Full Floater, ovvero l’ammortizzatore viene compresso da ambo i lati da entrambe le bielle del cinematismo.
La biella inferiore è stata riprogettata per incrementare la rigidità e la longevità dei cuscinetti. I perni principali sono maggiorati e sono fissati tramite viti a testa conica che fungono da espansori.
Maggiore rigidità viene anche dai cuscinetti, posizionati su tutti i ruotismi, compresi gli assi di ancoraggio dell’ammortizzatore. Sul perno che unisce la biella inferiore al carro sono stati adottati robusti cuscinetti di grosse dimensioni, mentre sugli altri perni, dove non esiste sufficiente spazio per tali cuscinetti maggiorati, sono stati inseriti due cuscinetti per lato, per un totale di 4 cuscinetti su ogni perno.
Il cinematismo è gestito dall’ammortizzatore Fox DHX RC4 Kashima con molla in acciaio, appositamente settato per il cinematismo Zero. L’utilizzo di una molla in titanio farebbe calare ulteriormente il peso della Summum Carbon, che è già il più basso tra le bici da DH di serie attualmente in commercio.
Fox anche la forcella, nella versione top di gamma 40 RC2 Float Kashima, quindi con cartuccia ad aria, ovviamente da 27.5. Le decals sono personalizzate con la stessa colorazione della livrea del telaio.
Trasmissione XO1 DH con pedivelle da 165mm di lunghezza e corona da 34 denti, corredata da guidacatena E*Thirteen LG1R Carbon+. La cassetta è da 7 pignoni, dal 10 al 24. Il chainstay è protetto da un rivestimento integrato in gomma, in grado di assorbire gli urti della catena.
Il manubrio è un Renthal Fatbar da 780mm di larghezza e 30mm di rise, sul quale vediamo spiccare le leve pull radiali dei freni Formula RO Racing.
La pinza freno è la classica pinza Formula Oval, quindi con pistone ovale, collegata al pompante tramite un cavo in treccia di Kevlar. Questi freni sono stati utilizzati per più di un anno dai team e dagli atleti ufficiali Formula prima di entrare in commercio per la stagione 2015. I rotori sono da 203mm sia all’anteriore che al posteriore.
Le ruote sono DT Swiss FR1950 su mozzo DT 240. Entrambi i copertoni sono Schwalbe Magic Mary con carcassa SuperGravity, montati tubeless grazie alla trasformazione del cerchio già predisposta da Mondraker.
Il carro mantiene la tradizionale caratteristica della lunghezza variabile del chainstay, grazie alle 2 coppie di adattatori forniti con la bici, che permettono di variare la quota nelle posizioni da 445mm, 450mm, 455mm e 460mm di lunghezza. Gli adattatori della pinza freno per ognuna di queste misure sono anch’essi inclusi nella confezione.
Tra i numerosi dettagli e le curatissime rifiniture della Summum Carbon, troviamo il fermo per gli steli della forcella in robusta gomma, che ospita anche l’ingresso della tubazione del freno sul lato sinistro e della guaina del cavo cambio sul lato destro.
La zona più esposta agli urti del tubo obliquo, dove questo si congiunge con la scatola del movimento centrale, è protetta da un guscio in carbonio. Da qui fuoriescono anche i cavi che proseguono verso il carro. La scelta di far passare i cavi sotto alla scatola del movimento centrale nelle bici dedicate alle discipline Gravity ci lascia sempre dubbiosi, ma c’é da ammettere che, a causa della conformazione e del movimento del sistema Zero, non esistevano alternative migliori. Comunque in questo “first ride” con la Summum Carbon non abbiamo riscontrato problemi.
Geometrie
Discesa
Abbiamo provato la Mondraker Summum Carbon nel bike park La Fenasosa, a pochi kilometri dallo head quarter di Mondraker ad Alicante. Abbiamo avuto la fortuna di testare entrambe le versioni della Summum Carbon, ovvero la Pro Team, che è la top di gamma, e la Pro, che è la versione con allestimento più economico. Le piste su cui abbiamo testato ambedue le bici erano caratterizzate da terreno molto secco e polveroso, ricche di salti e sponde artificiali intervallati da frequenti rock garden. Un buon campo di prova a cui mancava solo una maggiore pendenza per essere perfetto.
Sin dai primi metri la cosa che ci ha maggiormente colpiti della Summum Carbon è la sua leggerezza. Certamente stare in sella a una DH dal peso inferiore ai 15kg non è cosa da tutti i giorni e i vantaggi sono tangibili: grande accelerazione e facilità nei rilanci, maneggevolezza e reattività, oltre che tempi di frenata ridotti. Tutte doti che in ambito race possono dare vantaggi concreti in termini di prestazioni e quindi di cronometro.
Tanta leggerezza sicuramente farà storcere il naso ai più conservatori che ipotizzeranno una scarsa rigidezza del telaio, ma fortunatamente non è il caso della Summum Carbon che, grazie all’elevata qualità costruttiva, riesce a coniugare un’eccellente rigidezza a un peso veramente basso. Altro luogo comune sfatato da Mondraker è quello che una bici da DH molto leggera sia necessariamente nervosa e poco stabile, dato che la Summum Carbon è veramente stabile e precisa.
La Summum Carbon eredita le collaudate geometrie dalla Summum 27.5 in alluminio con la quale il team MS Mondraker ha corso la stagione 2014 di DH World Cup. Le coppiglie della serie sterzo consentono di variare l’angolo di sterzo, che di default (impostazione da noi utilizzata nel test) è di 63°, quindi piuttosto disteso, considerando il formato ruote da 27.5. Anche il chainstay può essere regolato da un massimo di 460mm a un minimo di 445mm, che è la misura che abbiamo utilizzato nel test. Con queste quote abbiamo trovato la bici molto bilanciata, agile e maneggevole, sia nel tecnico che nelle sezioni veloci e scorrevoli. Il baricentro è piuttosto basso quindi i cambi di direzione sono immediati e intuitivi.
Lo standover è molto basso e consente una grande libertà di movimento durante la guida, che è impostata perfettamente al centro della bici. La Forward Geometry fornisce una grande stabilità e infonde grande sicurezza con la ruota anteriore che è sempre in presa sul terreno, anche sul terreno estremamente secco di La Fenasosa. Nella versione Pro, l’altezza degli steli della Marzocchi 380 va in conflitto con lo stem integrato Stoic da 30mm, quindi Mondraker ha dovuto inserire due spessori sotto lo stem. Questi spessori aumentano l’altezza da terra del manubrio, modificando anche il comportamento della Summum Carbon Pro, che per questo risulta meno bilanciata della sorella Pro Team. L’avantreno è meno preciso e occorre maggiore impegno per dare aderenza alla ruota anteriore.
Il funzionamento del sistema Zero è ormai collaudatissimo e non ha bisogno di grandi presentazioni, considerando anche che è rimasto pressochè invariato rispetto al modello precedente. Il funzionamento su cuscinetti ad aghi dei due perni dell’ammortizzatore rende ulteriormente sensibile il cinematismo, che legge veramente ogni minima asperità, con una curva di compressione che permette di lavorare sempre nella parte centrale dell’escursione, lasciando la parte finale a tutela dai grandi impatti. Come molte DH moderne, la reattività della sospensione la si comincia ad apprezzare solo a velocità sostenute, mentre nel lento la bici appare fin troppo attaccata a terra.
Allestimenti e prezzi
Durante la presentazione a La Fenasosa erano presenti anche i piloti del team MS Mondraker, tra cui la new entry Danny Hart, che abbiamo intervistato per sapere cosa ne pensa della sua nuova bici. Qui trovate l’intervista e un video action del nuovo team MS Mondraker: Danny Hart e la Ragot in MS Mondraker