[A caldo] Manitou Mezzer

Oggi inauguriamo questa sottorubrica dei Test, dedicata al famoso detto “you only have one chance to make a first impression“, cioé che si ha solo un’occasione per fare una prima impressione. Da qui la dicitura [A caldo], che oggi potrebbe anche chiamarsi [Ha caldo]. Freddure a parte, gli anni di esperienza provando bici e componenti vari ci hanno insegnato una cosa: tenendo fissa la variabile “sentieri”, cioè girando su un tracciato che si conosce bene, il primo giro è di solito quello che condiziona di più il risultato di un test. In questo caso, parlando di una forcella montata su una bici che uso da più di sei mesi, la Mondraker Foxy 29, le variabili sono ridotte ad una: la nuova Manitou Mezzer.

La presentazione della forcella è stata fatta durante il bike festival lo scorso maggio, ve la ripropongo qui in formato video, con i sottotitoli in italiano.

Visto che si tratta della prima impressione, non andrò nei dettagli dei vari setting spiegati nel video, perché mi sono semplicemente rifatto alla tabella di Manitou:

Per me che svestito peso 70 kg ho preso i valori relativi ai rider di 73kg. La Mezzer in test è una 29 pollici con 160mm di escursione. Ho gonfiato la camera IRT ad 84 psi e poi quella principale a 52 psi. Il ritorno è a 5 click dal tutto chiuso, la compressione alle alte è rimasta su 1 click dal tutto aperto, quella alle basse a 4. Una nota: sono solito lasciare la HSC molto aperta per evitare di arrivare a fine discesa con gli avambracci gonfi. Preferisco delle sospensioni dal comportamento “compliant”, anche perché raramente giro in bike park con salti.

Sull’IRT andrò a fondo durante il test vero e proprio, in ogni caso vi rimando alla spiegazione fatta da Mauro Franzi per il test della Manitou Mattoc. La cosa interessante di questo sistema è il poter mantenere una pressione molto bassa nella camera principale, con grande vantaggio nella sensibilità ai piccoli urti.

A livello estetico la Mezzer appare estremamente massiccia, con i suoi steli da 37mm. Bello anche il parafango che si trova nella confezione, da fissare al tipico archetto di Manitou (posizionato dietro ai foderi) tramite tre viti. Il peso rilevato, senza parafango, è di 2.07 kg.

L’ho portata venerdì e sabato scorsi su uno dei miei tracciati preferiti per testare le sospensioni: la discesa dal Monte Tamaro. 14 km per 1400 metri di dislivello su un sentiero dapprima molto roccioso, poi veloce ma pieno di gradoni, infine più fluido per terminare con una parte molto tecnica, di nuovo su rocce. I setting erano identici entrambi i giorni.

Quello che mi ha colpito di più: quanto sia sostenuta in tutta la sua corsa. Pur essendo molto sensibile ad inizio travel, non si mangia via i primi cm, ma rimane sempre bella alta. Ha un comportamento molto omogeneo fino agli ultimi 2cm di corsa, quando diventa molto progressiva.

In pratica questo si manifesta con una ruota anteriore molto tranquilla e facile da tenere sotto controllo / in traettoria. Dopo un po’ mi sono trovato a scegliere linee che di solito evitavo perché presentavano un ostacolo come una roccia. Visto che la Mezzer non si scomponeva, mi sono divertito a passare su massi/sassi senza pensarci su più di tanto. Sugli impatti di un certa entità in sequenza la sensazione è sì di una forcella che si mangia via tutto, senza però diventare troppo burrosa.

Considerando che ho lasciato la compressione alle alte velocità quasi del tutto aperta, mi sento di dire che la regolazione di fabbrica non è troppo “sportiva”, cioé di quelle che fanno venire male alle mani. Questo argomento necessita però di altre prove, perché ho montato il cockpit di casa Protaper, anche loro parte del gruppo Hayes, insieme alla Mezzer. Due componenti in carbonio completamente nuovi per me e che al momento faccio fatica a giudicare in quando a trasmissione delle vibrazioni e dei colpi alle mani del rider. I freni sono i Dominion A4 testati qualche mese fa.

Come avrete capito la prima impressione è stata molto positiva. La Mezzer è di sicuro una di quelle forcelle che non ho problemi nel testare a lungo, perché molto performante e ben studiata nel suo funzionamento. Sarà interessante giochicchiare combinando la pressione della camera principale con quella dell’IRT, oltre che usare diversi setting delle compressioni. Non l’ho ancora detto, ma i click del pomello della LSC apportano una differenza sostanziale fra il tutto chiuso e il tutto aperto.

Game on!

Manitou

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