Ai laghi della val d’Ultimo

E’ tutto l’inverno che guardo la lunga lista di tutti i giri che vorrei fare (e continuo purtroppo ad allungarla) e questo è segnato ai primi posti. E’ un itinerario che mi ha consigliato l’amico Roberto, situato in una delle meno conosciute ma sicuramente più belle valli dall’Alto Adige, la val d’Ultimo. Si tratta di arrivare fino alla fine della lunga valle, al lago di Fontana Bianca a 1880 m, e poi caricarsi la bici in spalla e salire fino al rifugio Canziani a 2600 m. Da qui si dovrebbe seguire un bel sentiero panoramico che passa accanto a molti laghetti di montagna che si trovano quasi al confine con la Lombardia e il Trentino, e poi godersi una bella discesa per tornare a valle. Visto che le lunghe salite con la bici in spalla non mi spaventano, e la voglia di esplorare e conoscere sentieri e luoghi sconosciuti è sempre grande, non vedo l’ora di poter organizzare questo giro, ma è un po’ che rimando perché la neve, sopra i 2000 m, quest’anno è caduta abbondante. Siamo però ormai verso fine giugno, per fortuna questa primavera è stata piuttosto calda e la neve, anche a quelle altezze, dovrebbe essersi ormai sciolta, almeno quanto basta per liberare i sentieri. In più c’è anche un altro motivo che mi invita proprio adesso a fare questo giro: l’arrivo della nuova canyon strive, e cosa c’è di meglio di un percorso cosi vario per metterla alla prova e vedere quanto vale veramente? E’ sabato e sta piovendo abbondantemente, ma le previsioni per domenica sono confortanti perciò è deciso, domani si parte per la val d’Ultimo, ormai è troppo tempo che la mia mente vola per cercare di immaginarsi come potrebbero essere questi famosi laghi di montagna che l’amico Roberto mi ha descritto con toni entusiastici.

Naturalmente, alle premesse appena fatte bisogna aggiungere il fatto di cercare di fare meno asfalto possibile, perciò mi sono studiato delle varianti per arrivare in fondo alla valle percorrendo sentieri e, cosa per me non meno importante, godersi una magnifica alba, anche perché quest’anno, per un motivo o per l’altro, ne ho viste ancora poche. Certo, siamo vicini al solstizio d’estate e l’alba arriva molto, molto presto, controllo il fido gps e me la indica per le 5, sveglia fissata perciò per le 4.

Alle 4.15 salgo in auto e alle 4.45 ( per fortuna la val ‘d’Ultimo è vicinissima a Merano) sono al parcheggio del primo dei tanti laghi che vedrò oggi, il lago di Zoccolo, a 1140 m sul livello del mare. Tiro fuori la strive, apprezzandone subito la leggerezza mentre il cielo comincia appena a schiarirsi e sono pronto per l’esplorazione.

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Oltre alle sensazioni che mi darà il paesaggio, dovrò annotarmi mentalmente anche quelle che mi darà la nuova bici, in modo da poter scrivere qualcosa al mio ritorno. Si comincia subito con qualche minuto di salita asfaltata e la strive, con ammortizzatore e forcella bloccati, dà subito sensazione di estrema rigidità, oltre che di leggerezza, visti i suoi 14.2 kg con pedali (leggerezza naturalmente per una bici da enduro con i suoi 160 mm davanti e dietro, anche confrontata con la “vecchia” torque che, con il reggisella telescopico, pesa ormai più di 1 kg di più).

Dopo il brevissimo tratto in asfalto, cominciano i sentieri che corrono paralleli alla strada, ma circa 200 m più in alto, in continuo saliscendi e molto divertenti, questi li conosco bene avendoli percorsi più volte, prima il Seeweg (sentiero del lago) e poi il Hoefeweg (il sentiero dei masi). Presentano degli strappetti anche duri, ma sono un ottimo banco di prova per la strive, che una volta aperte le sospensioni, da il meglio di se in mezzo ai boschi, sia sullo scorrevole, che sulla salita tecnica e piena di radici bagnate.

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Preso da queste piacevoli sensazioni, non mi devo dimenticare dell’alba che incombe, ho ormai imparato che bisogna stare molto attenti per non perdere il momento giusto per la foto, che si riduce a pochissimi minuti, qualche volta secondi, esco perciò dal bosco ed ecco lo spettacolo, aiutato anche da qualche nuvola al punto giusto.

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Il sentiero passa adesso per il grazioso paesino di S. Nicolò ancora addormentato

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Dall’alto si vedono i masi con i tetti tipici della val d’Ultimo

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Mentre la luna è ancora alta dietro ai masi

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E ci  poi ci si rituffa  nel bosco per finire a S. Geltrude,

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dove l’unica possibilità per salire al lago di Fontana Bianca è su asfalto, inizialmente piuttosto ripido. Il lago è lassù in alto

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Io intanto posso testare ancora la rigidità dell’insieme strive in salita anche alzandomi sui pedali, e anche cosi la bici rimane stabile senza ondeggiare. Ottimo, la strive si merita qualche bella foto, prima davanti ad una cascata

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poi appena arrivata al lago di Fontana Bianca

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ed infine un bel controluce sul lago

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Dopo il rifugio si riesce ancora a pedalare per qualche minuto fino a quota 1950 in un bel bosco di larici

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Dopo di che il sentiero si impenna, l’unica è mettersi la bici in spalla e salire con calma, visto che bisogna arrivare fino a 2600 m.

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La salita non è mai noiosa, anche perché i rododendri sono in fiore e lo spettacolo è notevole

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Continuo a salire, ormai il lago è laggiù in fondo,  il bosco comincia a diradarsi e il sole comincia a scaldare

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Il prato lascia il posto alle rocce, con una bella cascatella e sullo sfondo i 3400 m della cima Sternai

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Il panorama verso la conca del laghi è splendido, per certi versi mi ricorda la salita all’Etna

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Finalmente, dopo un ultimo tratto in cui si riesce a pedalare, arrivo al rifugio Canziani a 2600 m.

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Subito dietro al rifugio c’è il lago Verde e in fondo la cima Gioveretto.

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Mi cambio, mangio qualcosa e indosso le protezioni, sono pronto per scoprire il sentiero che scende verso i laghi secondari, siamo sopra i 2500 m  e la neve quassù non si è ancora sciolta

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Guardo in basso, il panorama è splendido come la giornata

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Il sentiero adesso si fa stretto e tecnico, con qualche passaggio esposto

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E la bianca cima di Gioveretto fa da contrasto alle rosse rocce  che contornano il sentiero

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Il lago di Fontana Bianca da quassù sembra piccolissimo e ancora di più il lago dei pescatori sulla destra

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Il sentiero è a tratti ripido e tecnico, ma la strive passa senza problemi sui grandi lastroni di roccia, è una bici che si fa subito amare e facile da guidare.

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Il sentiero finisce in una grande valle dominata dal lago grande

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Poi riprende un tratto lastricato,qui invece mi sembra di essere all’Isola d’Elba, chi ci è stato lo sa

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Adesso il sentiero spiana e un piccolo laghetto crea interessanti riflessi

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Si perde quota rapidamente e il lago di Fontana Bianca si avvicina di nuovo.

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Ma prima si arriva al lago dei pescatori.

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Aggiro rapidamente il lago

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Il sentiero si fa di nuovo ripido lungo il rio

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E dopo il passaggio di uno stretto ponticello

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Arrivo alla malga Fiecht, sarebbe bello fermarsi qui, riposarsi e rifocillarsi un po’

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Ma fra tratti a piedi, foto e autoscatti si è fatto tardi e il tempo comincia ad essere tirato, anche perché il lago di Zoccolo è laggiù in fondo e per arrivarci non voglio certo fare la veloce strada asfaltata, ma mi aspetta ancora una buona dose di sentieri (e non solo in discesa)

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Ecco li di fronte alla valle il sentiero dei masi che ho percorso all’andata

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Il sentiero passa adesso, con un breve ma duro strappo, vicino ai “larici millenari”, un famoso gruppo di larici che non sono proprio millenari, ma hanno circa 7-800 anni, non poco comunque

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Continuo a scendere lungo il divertente sentiero nel bosco e la strive mi asseconda in ogni manovra, al maso seguente ecco un simpatico incontro con dei curiosi cavalli, anzi direi che ne è uscito un bel confronto fra purosangue!

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Ormai sono le ultime curve, è quasi mezzogiorno il tempo sta scadendo, nonostante i 1800 m di dislivello fatti e le 7 ore in bici, pedalo con le ultime forze rimaste sull’ultimo bel sentiero erboso.

E’ un attimo, non mi accorgo neanche di quello che succede, sono a terra e sto scivolando sul prato, sembro Stoner in una delle sue famose lunghe scivolate sull’asfalto. Appena mi fermo un rapido controllo. Per fortuna tutto è a posto, ma cosa è stato? Mi guardo indietro ed eccolo li il malefico tubo, era proprio dietro la curva seminascosto nell’erba, purtroppo in questi casi non si riesce a fare niente.

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Controllo la strive e purtroppo a lei è andata meno bene, era la prima uscita e non avevo ancora allentato le brugole dei freni e del cambio in modo che possano muoversi in caso di caduta, cosi il manubrio è ruotato e ha rovinato leggermente il tubo superiore

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Poco male, le bici sono fatte per essere usate, solo cosi ci si può divertire e solo chi non le usa non le striscia. L’importante è che funzionino bene, e questa prima uscita con la strive me lo ha subito dimostrato, bici facile e divertente sia in salita che in discesa, proprio come piace a me!

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