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Sono passati ormai più di dieci anni da quando ho letto uno dei primi articoli di viaggi apparsi qui sul forum, ed era firmato dal diretur Marco. Mi aveva colpito perché partiva proprio a pochi chilometri da dove abito, cioè da San Leonardo in Passiria che dista circa 20 km da Merano. Si trattava di un tour molto impegnativo, Marco infatti, guidato da un local, era prima salito al passo del Giovo, disceso in val Ridanna, poi salito alla forcella di Monteneve con 600 metri di dislivello di portage e poi con una lunga discesa finale era ritornato fino al punto di partenza. In tutto più di 3000 metri di dislivello. Mi sembra di ricordare che Marco avesse diviso l’itinerario in due giorni. Il clou è naturalmente l’arrivo alla forcella di Monteneve a 2700 metri di quota, con bellissimo panorama sulle alte vette circostanti e un bel sentiero che scende verso la valle del Rombo.
Naturalmente l’itinerario stuzzica subito la mia curiosità, anche perché fino al passo del Giovo ero già stato, fino al rifugio di Monteneve anche, ma tutta la parte centrale non la conoscevo proprio, e la mia voglia di scoprire posti e sentieri nuovi, specialmente se vicino a dove abito, è sempre tanta. Aggiungo allora l’itinerario alla mia sempre troppo lunga agenda dei giri da fare, calcolando che più o meno ci vorrà tutto il giorno per portarlo a termine.
Passano gli anni, ma fra famiglia e lavoro non è facile trovare un giorno intero da passare in bicicletta. Con gli amici Roberto e Mirko ogni anno ci concediamo una giornata tutta per noi, ma fra una cosa e l’altra, chissà perché, alla fine si decideva sempre per un itinerario diverso. Intanto qualche giro veniva depennato dalla lista perché fatto, qualcun altro veniva aggiunto, ma la forcella di Monteneve rimaneva sempre li. Due anni fa torno dalle ferie, telefono a Roberto e mi confessa che la settimana prima lui e Mirko sono andati a fare proprio quel giro! Accidenti, adesso rimango da solo a volerlo fare, cosi sarà ancora più difficile! Ma si sa, quando mi metto in testa una cosa prima o poi devo riuscire a farla, cosi programmo il giro per l’estate, ultimamente ho un po’ più di tempo da dedicare alla bici e spero che questo sia l’anno giusto. Fra l’altro non può neanche essere una giornata qualunque, perché dai 2700 metri della forcella il panorama deve essere fantastico e io me lo voglio godere tutto. Finalmente all’inizio di agosto riesco a trovare una giornata libera, il tempo è previsto sereno e stabile, posso partire!
Il percorso ormai lo conosco a memoria, visto che ogni anno me lo sono ripassato, ma poi sono andato da qualche altra parte. Alle 5.45 parto da San Leonardo verso il passo del Giovo, i primi chilometri sono su asfalto, poi si può prendere una deviazione su strada forestale per tagliare circa metà salita asfaltata. Naturalmente non sono tutte rose e fiori, perché più si sale e più la strada diventa ripida, trasformandosi alla fine in sentiero dove è necessario spingere la bici, ma per fortuna non più di un quarto d’ora. In compenso si sbuca proprio sull’ultimo tornante prima del passo e alle 8.30 sono ai 2090 del Giovo, la prima salita è fatta! Ora mi aspetta un bel sentiero, in parte tecnico, in parte molto veloce e scorrevole, fino in val Ridanna. In fondo al sentiero inizia la parte sconosciuta del giro, a partire dal bel paese di Mareta.
Risalgo lungo la valle su asfalto fino al paese di Ridanna, sono le 10 e mi ricarico con un cappuccino e un panino che dovranno darmi la forza di arrivare fino al rifugio Moarerberg posto a 2000 metri. Da Ridanna comincia un bellissimo sentiero praticamente in piano, nel bosco e scorrevole con una bella vista sulla valle.
Alla fine del lungo sentiero, che corrisponde con la fine della valle, trovo il museo delle miniere di Monteneve. Guardo un po’ di foto, sembra molto interessante, sicuramente da consigliare per chi ha un po’ di tempo a disposizione. Ma io non ne ho molto, ed entro solo per andare ai bagni a riempire la sacca idrica ormai vuota. Il bacino di estrazione del Monteneve in Alto Adige si trova a una altezza di 2000 fino a 2500 m nella montagna che divide la Val Ridanna dalla Val Passirio.
L’epoca esatta dell’inizio delle attività estrattorie si perde negli albori della storia, certa è la prima menzione scritta (“Argentum Bonum De Sneberch”) risalente all’anno 1237.
L’argento estratto probabilmente servì ai Conti del Tirolo per la coniatura delle monete.
Il momento di maggior splendore venne raggiunto intorno al 1500 con l’impiego di 1000 minatori in ca 70 gallerie intenti all’estrazione di argento e galena. Diverse famiglie di commercianti tirolesi ed in primo luogo i Fugger di Ausburgo entrarono in possesso, con l’attività di estrazione, di un enorme ricchezza. Dal 1871 in poi si iniziò l’estrazione dello zinco, presente in grande quantità. Solo nel dicembre del 1979 la scarsa rendibilità della miniera Monteneve costrinse i proprietari, dopo 800 lunghi anni di storia mineraria a chiudere la miniera.
Riparto, adesso mi aspettano 700 metri di dislivello su strada forestale piuttosto ripida. Subito all’inizio ci sono i ruderi della vecchia telecabina usata negli ultimi anni dai minatori per salire alle miniere.
Appena sopra al museo delle miniere si può ammirare la splendida e verdissima val Ridanna.
Man mano che salgo, l’ambiente comincia a diventare come piace a me, selvaggio e con forti contrasti fra il verde dei prati e il grigio, quasi bianco delle alte cime rocciose. Lassù, ancora purtroppo lontana, ecco la malga e proprio sopra la forcella, lontanissima!
Ma il bello deve venire da qui in avanti, e io già me lo sto pregustando. A mezzogiorno sono alla malga, sarebbe l’ora giusta per un bel pranzetto, ma mi aspetta la parte più dura del giro e so che è meglio stare leggeri, mi faccio perciò bastare un ottimo strudel con un altro cappuccino.
Riparto, adesso mi aspettano 600 metri di dislivello con la bici in spalla, ma per fortuna ci sono abituato. Salgo, c’è solo un piccolo tratto pedalabile posto all’ingresso delle vecchie miniere a 2450 metri, mi riposo un attimo e poi continuo verso la cima ammirando lo splendido panorama.
Sempre in su, il sentiero è abbastanza agevole e ormai manca poco alla forcella.
L’ultimo piccolo tratto si riesce a fare in sella, la malga è ormai lontana e la civiltà ancora di più!
Alle 14.15 sono in cima, la forcella è piccolissima, giusto lo spazio per una foto e per ammirare lo splendido panorama. Ho fatto più di 3000 metri di dislivello da stamattina, ma ormai mi rimane praticamente solo discesa, posso rilassarmi un po’ e mangiarmi un panino mentre cerco di riconoscere le alte cime che mi circondano.
Riparto e comincio a scendere, il sentiero è piuttosto smosso a tornanti, ma con un po’ di tecnica e l’aiuto delle gommone si riesce a fare in sella.
Ogni tanto devo fermarmi, non tanto per la stanchezza, quanto per poter ammirare gli splendidi scorci che continuano a mutare.
I colori sono incredibili, il grigio e talvolta il bianco accecante delle rocce si incastrano nel verde dei prati, crendo dei bellissimi disegni naturali.
Eccomi adesso al rifugio Monteneve, da qui in avanti conosco la strada, ci vuole ancora concentrazione per scendere dall’impegnativo sentiero che passa vicino alla cremagliera delle miniere, ma mi accorgo che finora ho mangiato poco e sono già le 15, perciò un bel piatto di spaghetti al rifugio nei pressi dei vecchi ruderi delle miniere non me lo toglie nessuno.
Rifocillato e riposato riparto per la seconda parte della discesa lungo un sentiero molto tecnico ma anche molto panoramico.
Un tratto del sentiero si può anche saltare seguendo i binari della vecchia cremagliera delle miniere, facendo però attenzione perché la pendenza è veramente elevata.
Arrivato in fondo al primo tratto di sentiero, un grande pianoro racchiude un lago dai colori molto intensi, dovuti agli scarti dei minerali ferrosi estratti dalla montagna.
E poi ancora avanti, la discesa è lunghissima, quasi infinita. Tratti tecnici si alternano ad altri più scorrevoli, e sempre con intorno panorami superbi.
Ad un certo punto bisogna fare molta attenzione, capita infatti spesso che il fantasma di un minatore vi sbarri minacciosamente la strada!
Passato anche quest’ultimo ostacolo “naturale”, il sentiero arriva sulla strada del Rombo, che bisogna seguire per un po’, poi si scende verso il greto del Passirio e si segue ancora un veloce sentiero fino a Moso. Da qui si può scegliere se scendere velocemente sulla strada asfaltata fino a San Leonardo, oppure seguire il nuovo sentiero appena costruito che, lungo il torrente, arriva in paese. Questo sentiero è attualmente vietato alle bici perché ci passa qualche escursionista, ma se ci arriverete verso sera non incontrerete nessuno e potrete divertirvi fino a San Leonardo, sempre che ne abbiate ancora le forze, perchè presenta anche qualche piccola risalita che, dopo oltre 3000 metri di dislivello, potrebbe pesare non poco. Naturalmente il giro si può dividere in due parti, ad esempio dormendo alla fine del primo giorno in val Ridanna.
Alle 17 arrivo al parcheggio, stanco ma felice, finalmente sono riuscito a percorrere questo itinerario che ormai da dieci anni era nella mia lista di quelli da fare assolutamente. Attesa lunga ma ne valeva assolutamente la pena!
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