Alla forcella di Sennes

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Questo itinerario me lo sono studiato un po’ di anni fa, ma poi chissà perché è caduto nel dimenticatoio, forse perché non me lo sono segnato subito nella mia (troppo) lunga lista dei giri da fare o forse perché era un po’ troppo lungo da fare nella mia classica mattina libera. Questa estate però mi è tornato in mente e ho deciso che volevo vedere cosa c’era al di la del rifugio Sennes, dove sono arrivato spesso, ma poi ho sempre seguito il classico itinerario dei cinque rifugi verso il Pederù. Visto che si pedala in alta montagna, e nel mezzo delle Dolomiti, il giro merita naturalmente una giornata di tempo stabile per poter essere apprezzato al meglio, ma questa estate è stata finora piuttosto avara di giornate belle e terse, specialmente sulle Alpi.

Finalmente, il giorno prima di ferragosto sembra essere quello giusto per gustarsi gli splendidi paesaggi delle Dolomiti di Braies e cosi, verso le 6 di mattina, comincio a pedalare verso la mia meta, o meglio verso quello che sarà l’inizio di una nuova personale esplorazione, la forcella di Sennes. L’unico mio dubbio è che siamo alla domenica di ferragosto, forse il giorno più pieno di escursionisti di tutto l’anno sulle Dolomiti. Del resto non ho molta scelta, come detto questa estate è piuttosto avara di belle giornate, perciò via, la montagna mi aspetta!

La salita ai 2000 metri di Prato Piazza ormai la conosco a memoria, naturalmente non salgo su asfalto e neanche sulla pista delle slitte, ma sul sentiero più bello, quello lungo la val di Stolla, dove passa anche il tracciato del South Tyrol Trail. Arrivato alla malga, chiusa vista l’ora, salgo ancora di poco e posso ammirare lo spettacolo della luce del mattino sulla Croda Rossa vista da est.

Adesso scendo sul sentiero 18 che passa per la valle del Chenope, l’ho fatta molti anni fa e me la ricordo molto divertente con un paio di tratti impegnativi. Dopo i primi tornanti fra i mughi, ecco il tratto più spettacolare ed esposto, con vista sulla cascata.

Con un po’ di attenzione si riesce a fare in sella (ma anche fatto a piedi sono poche decine di metri) e il resto della valle è molto divertente, più veloce e con qualche tratto tecnico, finché si sbuca direttamente a passo Cimabanche. Prendo la ciclabile verso Cortina, ma dopo poche centinaia di metri, all’altezza della polveriera militare in disuso, parte la bella forestale per la forcella Lerosa. Salita inizialmente facile, poi impegnativa poi, dopo la sbarra chiusa, un tratto durissimo ma per fortuna abbastanza corto. Si prosegue sempre nel bosco, passando da una parte all’altra del rio di Gotres in bell’ambiente alpino, fino ad arrivare ai 2020 metri della forcella Lerosa, dove il bosco si apre con meravigliosa vista ancora sulla Croda Rossa, questa volta da sud, e sulla pala di Rafedes.

Per scendere in val Salata, si prende il bel sentiero militare a sx che, con molti tornanti scende dolcemente verso valle. Due salite sono fatte, e anche due belle discese,  adesso però sono al rifugio Ra Stua a 1670 metri e devo salire fino alla forcella di Senes a 2519 metri. So che la strada sarà dura, ma so anche che fra un po’ comincerà il bello, anzi il più bello, visto che già fino ad adesso gli occhi si sono riempiti di meraviglia girando attorno alla Croda Rossa!

Sono ormai le 9.30 e i primi escursionisti cominciano a salire lungo la valle Salata, mangio allora qualcosa velocemente e riparto verso il rifugio Senes prima che ci sia troppa gente. La prima parte è facile, ma la mia mente si sta già concentrando per la durissima rampa che ormai conosco bene, e mi piacerebbe riuscire a farla tutta in sella. Eccola, lunga e ripidissima.  Mi porto in avanti sulla sella, ma dopo una decina di metri la ruota posteriore slitta inesorabilmente e devo fermarmi. Per fortuna ho ancora un asso da giocarmi. Sgonfio le ruote della fat per bene, non come sulla neve ma quasi, e riparto. Ottimo, la bici sale adesso senza slittare, le gambe e il cuore ci vogliono in ogni caso, ma almeno non devo pensare al mezzo. Al tornante mi fermo un minuto per far riposare il cuore e via di nuovo, ancora un tornante e la strada spiana (si fa per dire, ma un 14% è sempre meglio di un 23%!). La pendenza si addolcisce, la valle si allarga e in breve arrivo al rifugio Senes.

Mi concedo un cappuccino e un quarto d’ora di riposo come premio per aver superato la temuta e micidiale rampa. Anche perché so che la maggior parte della gente gira verso il rifugio Fodara Vedla, da qui in avanti sarò di nuovo finalmente solo sui sentieri. Riparto sul 24, inizialmente forestale e poi diventa sentiero, restando però pedalabile in leggera salita.

Adesso un piccolo tratto a spinta, fino a raggiungere il bivio per la forcella di Riciogogn, poi riparto sul sentiero un po’ più ripido ma sempre pedalabile.

Sono ormai a quota 2400, dò le ultime pedalate ma poi devo arrendermi, il sentiero si impenna e non c’è altro da fare che mettersi la bici in spalla e salire verso la forcella di Senes a quota 2519, la vedo subito sopra di me.

La salita è ripida ma il dislivello non è molto, solo l’ultimo breve tratto è pedalabile per poter scattare una bella foto prima della forcella.

In cima lo spettacolo è grandioso, sono nel mezzo delle Dolomiti di Braies, a ovest la Alpi e le Puez-Odle, a sud il Sass de la Crusc e le Tofane, a ovest la Croda del Beco e la Croda Rossa! A nord ci girerò fra poco, lungo la val Foresta fino al lago di Braies. Mangio qualcosa e indosso le protezioni mentre dò uno sguardo al sentiero che scende sul lunghissimo ghiaione: sembra abbastanza praticabile, ma la conferma la potrò avere solo quando comincerò a scendere. Il posto è magnifico, non c’è vento, il sole splende e non mi stancherei mai di ammirare tutte le cime intorno, ma sale anche la voglia di affrontare la lunghissima discesa. Prendo il respiro e mi butto sulla massima pendenza.

La tavolozza dei colori è magnifica, il bianco della ghiaia e delle nuvole, il verde dei prati e l’azzurro del cielo, ma devo restare concentrato per restare in sella.

Per fortuna il sentiero devia dalla linea di massima pendenza e si addolcisce un po’ facendo un lungo traverso sulla destra. A tratti è come surfare sull’acqua, si guida la bici solo con lo spostamento del peso del corpo, e le grosse gomme aiutano tantissimo, galleggiando sulla ghiaia smossa.

Man mano che mi abbasso di quota, il sentiero diventa più pulito e meno smosso, e anche la velocità può aumentare.

Cominciano i primi ciuffi d’erba, che tenacemente si fanno forza fra le rocce. La dietro, ormai molto in alto, c’è la forcella di Senes.

Quando sembra che ormai la parte più spettacolare della discesa sia finita, ecco invece comparire delle cime, che sulla carta non hanno neanche un nome, che fanno da sfondo perfetto alla discesa.

Le Dolomiti sono così, basta spostarsi di poche centinaia di metri e lo scenario cambia completamente e non si riesce a decidere quale sia il più bello.

Arrivo al bivio fra il 24 e il 25, continuando diritto si scende per la valle di Ciastlins verso la val Badia, io invece devo tornare verso Braies.

Comincio allora a girare intorno al monte de Gropes, mi tocca risalire ancora 200 metri di dislivello fino alla forcella di Cacagnares. Torna il ghiaione che in parte si riesce a pedalare con mia grande goduria.

Poi si sale con la bici in spalla e po’ pedalando, costeggiando la maestosa roccia. Sullo sfondo le Odle e il Puez.

Ultimo tratto di portage e arrivo alla forcella, da qui sarà tutta discesa fino a Braies. La forcella di Cacagnares è stretta e poco panoramica rispetto a quella di Senes, mangio qualcosa e vado a scoprire questa nuova discesa per la valle dei Larici. L’inizio è piuttosto ripido.

Lo sfondo però è sempre fantastico, dovunque ci si giri lo spettacolo è assicurato.

Ancora ghiaione, questa volta meno ripido, e ancora divertimento alla grande “surfando” liberamente sulle bianche rocce.

Arrivo in val Foresta, comincio a vedere le prime persone dopo ore, e le persone sono improvvisamente sempre di più, ancora di più, finche si arriva sul “lungomare” del lago di Braies. E’ il delirio! Orde di merenderos credono di essere ad “un passo dal cielo”, non sapendo che il vero spettacolo si trova poche centinaia di metri più in alto.

Trovo un buco fra la folla per scattare una foto alla bici sul lago color smeraldo

e fuggo dalla pazza folla lungo il divertente sentiero 1, che nel fitto del bosco mi porta fino al punto di partenza.

PS.: prima che me lo chiediate voi, ve lo spiego io. I legni che ho sullo zaino sono i vecchi cartelli indicatori dei sentieri, che sono stati cambiati con quelli nuovi e abbandonati sul posto. Siccome sono molto belli, a metà del giro me li sono caricati sullo zaino e portati a casa.

L’itinerario: http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/16347

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