Autore: Francesco Mazza
In questo nuovo articolo della rubrica Amarcord riproponiamo alcune delle grafiche dei telai che hanno segnato la storia della mountain bike. Spesso i brand di MTB hanno creato delle grafiche dedicate a delle edizioni speciali che sono rimaste nel cuore degli appassionati. In altri casi una livrea ha rappresentato un marchio a tal punto da essere associata al suo nome forse più dello stesso logo, venendo riproposta come grafica di riferimento per i propri modelli di punta o per i telai destinati alla squadra corse ufficiale. Ciò che è certo è che spesso, nel caso di queste edizioni speciali, ci ricordiamo la grafica del telaio prima di qualsiasi altro dettaglio tecnico. Abbiamo scelto di riproporne 7 tra le più emblematiche, consapevoli che ce ne sarebbero molte altre che meriterebbero di essere ricordate.
Yeti A.R.C. – 1994
Se parliamo di colorazioni storiche, quasi certamente la prima a tornare in mente agli appassionati di bici più “anziani” è quella che ha contribuito a rendere celebre Yeti ai suoi albori con le sue A.R.C. e A.R.C. AS. I colori turchese e giallo hanno contraddistinto la squadra corse di Yeti sin dal 1987 e ancora oggi fanno la loro comparsa in alcune edizioni speciali dell’iconico brand del Colorado. Nella foto vediamo ritratta una spettacolare A.R.C. del 1994 nella livrea che fece la sua prima apparizione nel 1992 e che ancora oggi attira gli sguardi per il suo elegante equilibrio tra appariscenza e classe.
Rocky Mountain Suzi Q – 1995
Sempre a proposito di eleganza, Rocky Mountain nel 1995 introdusse per la prima volta la livrea “Canuck” nella sua gamma. Il modello scelto per la nuova colorazione che rappresenta ormai la tradizione del marchio, fu la Suzi Q, una bici che di per sé non riscosse grande successo rispetto ad altri modelli dello stesso catalogo come la Vertex e la Altitude, ma che ebbe l’onore di vestire per la prima volta i colori rosso e bianco con la tradizionale sfumatura creata da foglioline di acero rosso canadese. Numerosi furono i successori importanti della Suzi Q in versione “Canuck”. Nel 1997 per la Element e la Vertex venne adottata una versione ibrida per la preesistente colorazione Team Only, gialla e rossa, che assunse la tipica sfumatura con le foglie d’acero. In seguito si tornò alla classica colorazione con il rosso e il bianco che vide protagoniste delle pietre miliari della storia di Rocky Mountain come la Slayer, la Switch, la RMX e tante altre, fino alla Element della gamma 2018.
Intense M1 Shawn Palmer – 1996
Altrettanto appariscente, certamente meno di classe, ma indubbiamente stilosa, la Intense M1 con la quale l’eclettico Shawn Palmer si presentò agli UCI DH World Championships del 1996 in Australia, a Cairns, concludendo con una medaglia d’argento dietro a un giovanissimo Nicolas Vouilloz. La M1 in monoscocca, con le grandi superfici piane del telaio formato da due semigusci saldati insieme, si prestava alla perfezione alle personalizzazioni grafiche e Palmer colse l’occasione del mondiale per farsi creare una grafica “stars and stripes” da colui che ai tempi era conosciuto esclusivamente per essere il miglior aerografista per caschi del settore motocross, un certo Troy Lee (Designs). Palmer diede il via all’usanza, che permane tuttora, di personalizzare i telai con la livrea della propria nazione in occasione dei mondiali. Sotto al podio, nel suo solito stile dissacrante, dichiarò: “Se iniziassi ad allenarmi anche io vi farei vedere…”
Rocky Mountain RM7 Wade Simmons – 2003
Torniamo a parlare di Rocky Mountain che merita di essere citata con particolare riguardo quando si parla di verniciatura del telaio dato che il brand canadese ha sempre posto una grande attenzione sia alla grafica che alla qualità stessa della vernice. Impossibile non ricordare la gloriosa edizione Wade Simmons della RM7 uscita nel 2003, con le fiamme verdi che sfumavano il telaio dall’argento al nero in pieno stile hot rod. In quegli anni Wade era il padrino indiscusso del Freeride (o del Froride, per essere precisi) e questa RM7 è stata protagonista dei sogni proibiti di molti di noi. Nel 2016 Rocky Mountain ha proposto un’edizione speciale della Maiden nella medesima livrea: un bel tributo …ma la RM7 Wade Simmons resterà ineguagliabile.
Iron Horse Sunday Sam Hill – 2007
Con questa bici balziamo in quella che possiamo considerare l’epoca moderna della MTB. Siamo nel 2007, in piena era Sam Hill, quando l’australiano stravinceva in DH imponendosi su tutti con distacchi imbarazzanti. La Iron Horse Sunday divenne praticamente sinonimo di Sam Hill e l’australiano si fece creare numerose colorazioni personalizzate alternando il colore oro al colore verde del suo main sponsor, Monster Energy. Molte di queste colorazioni entrarono in produzione durante la stagione successiva a quella in cui Hill le utilizzava in gara, ma una su tutte rimase celebre e iconica e non venne mai replicata. Si tratta della livrea celebrativa della bandiera australiana della bici con la quale Hill corse e vinse i mondiali di Fort William nel 2007, dopo aver letteralmente dominato l’intera stagione di UCI DH World Cup. Per chi ha seguito la DH in quegli anni, la Sunday con questa grafica rappresenta un intero capitolo della storia di questa disciplina.
Santa Cruz V10 Syndicate – 2007
Parlando di grafiche dei telai dell’epoca più recente della MTB, sicuramente occorre citare Santa Cruz con il V10 del team Syndicate. Di stagione in stagione i ragazzi del Syndicate ci hanno abituati a grafiche accattivanti, diverse dai telai in produzione e realizzate appositamente per gli atleti della squadra. Sin dal 2006, anno di fondazione del team, i primi V10.2 utilizzati erano caratterizzati da una grafica dedicata che ha suscitato ammirazione rendendo questi telai una sorta di status symbol. La versione più emblematica è stata sicuramente quella apparsa nel 2007 sui prototipi del V10.3 in mano al leggendario Steve Peat e allo stilosissimo Nathan Rennie. Riprendeva i colori del team, rosso, bianco e nero, con l’inserimento del logo Syndicate e di quello Santa Cruz. Una raffinata sfumatura tra il nero e il bianco rivelava una grafica che riproduceva fili d’erba e fiori di campo, che si ripeteva anche sulla sfumatura tra il bianco e il rosso. Tema che fu poi ripreso, modificando i colori con quelli delle rispettive bandiere dei paesi di provenienza dei due atleti, per la versione dedicata ai mondiali.
Orange MTBcut – 2008
La stagione successiva dal Regno Unito arrivò una ventata di novità nella colorazione delle bici. Orange creò un team ufficiale di UCI DH World Cup insieme alla compagnia di produzione video MTBcut che adottò il colore del suo logo per i telai del team, il rosa fluo. Dalle prime 224 EVO, passando per i prototipi Strange e infine alle 322, comprendendo anche modelli da Enduro come la Patriot che vediamo in foto, la Five e la Alpine, Orange ha legato il rosa fluo alla nuova era del suo settore agonistico. Atleti come Ben Cathro, Fraser Mcglone e Joe Barnes (che ancora doveva dedicarsi all’Enduro) portarono vivacità e una nuova ventata di entusiasmo sui campi di gara della Coppa del Mondo di DH, legando il rosa fluo a quello stile puramente britannico di interpretare la MTB, a cavallo tra l’agonismo e il puro divertimento. Gli stessi atleti in quegli anni, in sella a queste Orange rosa fluo, hanno dato vita alla ormai famosa serie di video The Dudes of Hazzard.
Se questo articolo vi ha riportato alla memoria qualche altro modello in particolare, condividetelo con noi nei commenti… farà certamente piacere a tutti i lettori.
Come memoria collettiva invece, il giallo/turchese Yeti rimane imbattuto, peccato che oggi non venga più usato.
Infine la bici che ho sempre desiderato era la Sunday... non a caso oggi ho la sua versione "moderna"...