Autore: Francesco Mazza
La RockShox BoXXer è la forcella da DH più longeva della storia, compiendo quest’anno 20 anni di onorata carriera, tra innumerevoli podii e titoli iridati. 20 anni di evoluzione scandita da prototipi, modelli prodotti in serie ed edizioni speciali che ripercorreremo insieme in questo nuovo appuntamento con la rubrica Amarcord.
7 anni dopo l’ingresso nel mondo della MTB con la RS-1, nel 1995 RockShox presentava il modello Judy, introducendo gli steli da 28mm in luogo dei precedenti da 1 pollice (25,4mm). La Judy del 1996, con funzionamento a elastomeri, veniva proposta in 4 versioni differenti: la versione XC (50mm di escursione), la SL (60mm di escursione), la FSX (75mm) e una versione con 80mm di escursione e regolazione del ritorno che ha segnato l’inizio di una produzione di serie specifica per il Downhill: la Judy DH.
Sulla Judy DH, RockShox offriva una cartuccia per la gestione della compressione e una cartuccia separata per la gestione del ritorno. Con questa forcella di serie, alla quale sono state apportate solo piccole modifiche, Leigh Donovan ha vinto il titolo di Campionessa del Mondo DH a Kirchzarten (Germania) nel 1995.
Mentre nei negozi venivano vendute le prime Judy DH, dai laboratori di RockShox usciva anche un prototipo di forcella a doppia piastra, con funzionamento a molla, steli da 32mm e ben 150mm di escursione: la prima Boxxer della storia.
Solo 20 prototipi hanno lasciato la fabbrica RockShox. Uno di questi è andato nelle mani di un giovane Steve Peat che aveva appena concluso la tappa di UCI DH World Cup #1 del 1996 a Panticosa (Spagna) al 2° posto guidando una Judy DH. Peaty è stato l’unico top rider sponsorizzato da RockShox ad aver utilizzato ai massimi livelli tutti i modelli di BoXXer finora prodotti.
La soddisfazione dei top rider RockShox che nel 1996 hanno utilizzato la BoXXer era notevole. Il progetto BoXXer si era rivelato vincente grazie alla rigidezza della forcella e alla sua lunga escursione. Il prototipo è stato quindi affinato per la stagione 1997 con nuove features.
Sui foderi della BoXXer 1997 veniva aggiunto il supporto per la pinza dei freni a disco, che si aggiungeva al tradizionale supporto per i V-Brake. Veniva adottata per la prima volta la cartuccia idraulica Hydracoil, capace di rendere la forcella più sensibile ai piccoli urti, che dal 1999 verrà applicata anche al resto della gamma RockShox in produzione. Di questo prototipo sono stati prodotti esclusivamente 30 esemplari.
Nel 1997, durante la produzione prototipale della BoXXer PRO, destinata appunto ai pro rider e quindi non accessibile ai normali clienti, RockShox ha continuato a produrre la Judy, aggiornandola alla versione doppia piastra denominata DHO.
Supporto per Cantilever o V-Brake, ma anche la Judy DHO veniva dotata del supporto per i freni a disco, sempre più diffusi anche in ambito consumer.
L’escursione della Judy DHO raggiungeva il limite sostenibile dalla sua struttura, con 100mm di corsa. Ma anche in seguito all’entrata in commercio della BoXXer, questa versione doppia piastra della Judy non verrà pensionata, venendo designata al crescente segmento Freeride con il nome di Judy XLC.
Nel 1998 la BoXXer PRO faceva la sua comparsa sugli scaffali dei negozi. Cartuccia Hydracoil, funzionamento a molla, steli da 32mm di diametro e 150mm di escursione, ovvero le stesse feature del prototipo che l’anno precedente era in mano ai top rider.
I foderi però erano molto più curati: non più componenti lavorati al CNC ma un monolite forgiato, dalle forme decisamente più sinuose, che apriva la strada al futuro design delle BoXXer. Anche sulla prima BoXXer di serie era disponibile sia il supporto per la pinza dei freni a disco che il supporto per V-Brake, anche se, dato che erano sempre meno utilizzati, i perni non venivano più inseriti di serie ma andavano applicati appositamente in caso li si volesse utilizzare.
Con la BoXXer approdata alla produzione di serie, il reparto ricerca e sviluppo di RockShox ha scelto di impegnarsi in un nuovo progetto, con un prototipo di forcella a steli rovesciati che non ebbe un seguito né in ambito race né in ambito consumer.
Con un progetto ben avviato su basi solide e soddisfacenti come quello della BoXXer, scontrarsi con le ormai note complicazioni della soluzione upside-down per forcelle a lunga escursione si è rivelata una situazione a vicolo cieco. Il progetto è stato pertanto abbandonato ma ha segnato in ogni caso una pagina della storia evolutiva del reparto ricerca e sviluppo di RockShox.
In RockShox nel 2000 ha fatto la comparsa ufficiale il programma BlackBox, ovvero quel settore della ricerca e sviluppo che si occupa di seguire un numero selezionato di top rider sviluppando assieme a loro nuovi prototipi e particolari dettagli che, se promossi, verranno successivamente adottati nella produzione di serie. Intanto la BoXXer cresce fino a 180mm di escursione.
Nel 2001 l’idraulica sui prototipi BlackBox viene aggiornata con la nuova cartuccia JOE, in grado di gestire al meglio la maggiore escursione del nuovo modello di BoXXer.
Alcuni prototipi godevano di un trattamento superficiale degli steli al TiN (nitruro di titanio) che conferiva loro una colorazione dorata e una superficie più dura, liscia e compatta, per una maggiore scorrevolezza. L’archetto è provvisto di foro per il fissaggio della tubazione del freno a disco anteriore.
Nel 2003 per il programma BlackBox la cartuccia JOE ha subìto un’ulteriore evoluzione mentre per gli steli si è scelto il trattamento denominato Slippery Silver. Il monolite perde definitivamente gli ormai inutilizzati supporti per V-Brake. La forcella in foto è stata utilizzata da Steve Peat e reca il suo autografo sul lato destro dei foderi, alla base dell’archetto.
Il 2004 ha testimoniato una netta evoluzione per la BoXXer. Il trattamento degli steli è rimasto lo Slippery Silver ma l’escursione è ulteriormente cresciuta, arrivando a 200mm.
Sulla sommità dello stelo destro (a sinistra nella foto) vediamo le regolazioni ancora rudimentali della prima cartuccia Motion Control, successivamente passata in produzione con pomelli anodizzati e maggiormente curati. Sulla sommità dell’altro stelo invece si nota una valvola dell’aria. Ebbene sì, si tratta proprio della prima cartuccia Solo Air utilizzata su di una forcella BoXXer, che ha dato il via alla versione World Cup nella produzione di serie.
Nel 2008 ai top rider del programma BlackBox viene affidata una nuovissima BoXXer interamente riprogettata. Fa la sua comparsa la prima cartuccia Mission Control con regolazione della compressione divisa in alte e basse velocità e ritorno diviso in prima parte e seconda parte della corsa, per una taratura personalizzabile al massimo e con estrema facilità. La cartuccia elastica resta la Solo Air ad aria.
La dimensione degli steli è aumentata fino a 35mm di diametro e il monolite viene interamente riprogettato, con un archetto maggiormente rigido e la comparsa del nuovo perno Maxle. Si tratta della nuova BoXXer che andrà in produzione nel 2009.
Nel 2009 è stata introdotta sui prototipi BlackBox la finitura degli steli DLC (Diamond Like Carbon), liscia e compatta, che assicura elevata scorrevolezza e resistenza all’usura.
Con questo prototipo Steve Peat ha vinto il titolo iridato ai Campionati del Mondo di DH del 2009 a Canberra (Australia), raggiungendo finalmente l’apice della sua carriera.
Le decals della BoXXer in foto sono successive alla vittoria di Peaty e ne celebravano il titolo iridato, recando le sue iniziali.
Nel 2014 è entrata in produzione la prima BoXXer per ruote 27.5. Oltre al nuovo standard di ruote, sulla nuova BoXXer è stata introdotta la nuova cartuccia Charger Damper, che tuttora equipaggia le forcelle di serie. Anche la cartuccia Solo Air è stata aggiornata con un maggiore volume della camera negativa.
Le grafiche della BoXXer in foto sono del 2016 e recano il logo di Steve Smith, con le date della sua nascita e della sua prematura scomparsa. Una piccola ma significativa commemorazione per una persona eccezionale nonché atleta di punta di RockShox.
Le forcelle presenti in questo articolo sono esposte nella hall of fame della sede di RockShox in Colorado, nel corridoio che porta agli uffici del personale.
Photo courtesy: Simon Cittati – RockShox
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