Mettendo in ordine il garage oggi mi sono imbattuto in una reliquia di altri tempi. L’ho portata in giardino e l’ho subito fotografata con il cellofono, prima che sparisse di nuovo per altri vent’anni, quindi scusatemi se la qualità delle foto non è la solita.
Correva l’anno 2000 e volevo a tutti i costi farmi una full. Una di quelle bici esotiche, con ben due sospensioni: forcella e ammortizzatore posteriore. Non ricordo più il motivo per cui acquistai questa Rocky Mountain Instinct, so solo che ci feci una traversata delle Alpi dalla Germania al lago di Garda, fra le altre cose. Come forcella montava una Rock Shox Sid, di quelle con le pareti simil-lattina di Coca Cola, infatti morì pisciando olio dopo un impatto con una roccia che la aprì, e come il Titanic affondò.
Mi piaceva la verniciatura con le foglie d’acero, per di più metallizzata. Ai tempi non feci molto caso all’adesivo con la firma del saldatore, adesso varrebbe oro. Rocky Mountain ha portato la produzione da Vancouver all’Oriente tanti anni fa, nel 2007 visitai la loro sede canadese e, a parte qualche prototipo, il resto era un magazzino con scatoloni provenienti da Taiwan.
Forse è questo il motivo per cui conservo ancora il telaio in garage, unico cimelio di quell’era.
Mi vien da ridere a vedere il manubrio, largo ben 68cm!
Per non parlare della tripla..
O di quell’ammortizzatore piuttosto strambo.
Un tocco italiano erano i freni Formula Extreme (si chiamavano veramente così?). Di loro mi ricordo il rumore.
Il passaggio interno dei cavi manco esisteva, l’importante era tenere le guaine il più corte possibili per risparmiare peso.
Mi piaceva il reggisella con un’unica vite, perché era semplicissimo regolare l’inclinazione della sella. E teneva pure, se non mi sbaglio. La sella Flite era un vero e proprio strumento di tortura.
Telaio per V-Brake e freni a disco. Anche se poi non c’era il passaggio per il tubo del freno.
Siamo veramente sicuri che le saldature di un canadese siano migliori di quelle di un cinese? Notare la scatola sterzo non conica.
Però, ripeto, quelle foglie d’acero erano troppo belle, e costose. L’acquisto di questa bici lasciò un bel buco nel mio conto corrente, di questo sono certo.
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