Le forcelle upside down o, in italiano, a steli rovesciati, hanno sempre riscosso un certo fascino nel mondo della mountain bike, così come nel campo motociclistico dal quale derivano. Se però in ambito moto il sistema a steli rovesciati rappresenta la soluzione più performante, nel settore MTB non è mai stato semplice bilanciare tutti i fattori per ottenere una netta superiorità prestazionale rispetto alle forcelle tradizionali. Qui, dove per ovvi motivi rispetto al mondo moto si è costretti a fare i conti con la bilancia, le upside down risultano purtroppo pesanti nonostante l’utilizzo di materiali più leggeri e sottodimensionati in confronto alle forcelle moto, che per questo portano a una notevole mancanza di rigidezza riscontrabile sia in flessione che in torsione. Problemi che più o meno hanno afflitto tutte le forcelle a steli rovesciati della storia della MTB, relegando in secondo piano i pregi delle upside down quali la maggiore scorrevolezza e il minor peso delle masse non sospese che concettualmente rende più efficace il lavoro delle sospensioni. Non ultimi il maggiore spazio per gestire l’idraulica e la semplicità costruttiva che hanno dato spunto non solo alle grandi aziende ma anche a numerosi artigiani per sbizzarrirsi in diversi prodotti interessanti, alcuni più longevi, altri spariti in breve tempo ed altri semisconosciuti. Tutte forcelle che hanno collaborato a scrivere la storia della MTB. Scopriamole insieme…
A conferma della derivazione motociclistica del sistema upside down, i primi esemplari di forcelle a steli rovesciati in ambito MTB furono introdotti da Robert Reisinger di Mountain Cycle che realizzò l’intero progetto San Andreas ispirandosi al mondo moto. Mise in produzione, appositamente per questa iconica bici, la forcella Suspenders System, monopiastra da 2.5″ di escursione (circa 64mm), con cannotto da 1″ e perno QR da 12mm. Il funzionamento era affidato interamente ad elastomeri di diversa durezza, posizionati in serie, che potevano essere cambiati per “settare” la forcella secondo i propri gusti. Era il 1991!
Nel 1995 Brent Foes mise in produzione la forcella Foes F1, doppia piastra di chiara ispirazione motociclistica, con piastre e foderi massicci che offrivano ben 5 pollici di escursione (127mm) e controllo idraulico. Negli anni a seguire mise a punto il progetto arrivando alla versione XTD della F1, dotata di idraulica sempre più raffinata e di 8.5″ di escursione (216mm).
In quegli anni Cannondale vantava la reputazione di brand assolutamente innovativo. Non si smentì nel 1996 quando mise in produzione la forcella Head Shock MOTO, disponibile in 2 versioni, da 80 o da 120mm di corsa. Possiamo definirla l’antenata della celebre Lefty, odierna upside down di Cannondale.
Dal 1997 al 1999 Oliver Bossard realizzò per Sunn le forcelle Obsys DH che aiutarono il team più forte dell’epoca a coprirsi di titoli iridati e di vittorie in coppa. Un’idraulica sopraffina che Bossard, già esperto preparatore di sospensioni in ambito motociclistico, sviluppò durante gli anni con Sunn e affinò in seguito quando iniziò a produrre in proprio le sospensioni BOS, prima per il progetto V-Process di Nicolas Vouilloz e poi per il pubblico.
Era il 1998 quando RST realizzò una upside down a lunga escursione (150mm di corsa) chiamata, non a caso, Mozo XXL. Negli anni successivi raggiunse l’escursione di 187mm con il modello Sigma, proseguendo con altri modelli upside down fino alla più attuale Rebel, monopiastra presentata la scorsa stagione e disponibile sia in versione 27.5 che 29 con escursioni che variano da 80 a 140mm.
Probabilmente uno degli esempi più fulgidi di soluzioni derivate dal settore motociclistico è rappresentato da Avalanche con i suoi primi modelli MTN-8 (203mm) e MTN-10 (254mm) del 1998 ma ancora di più con la successiva DHF da 8.5″ di escursione (216mm). Piastre massicce, foderi imponenti, escursioni esagerate e un’idraulica che venne considerata un riferimento per diverso tempo.
Nel 1999 anche RockShox fece una breve digressione dallo sviluppo della BoXXer, ormai affermata e iconica forcella da DH del brand statunitense, per lavorare su di un prototipo chiamato Rocky, che non ebbe mai seguito in ambito race e tantomeno in commercio. RockShox identificò presto i limiti di una forcella upside down a lunga escursione e chiuse il progetto, senza tuttavia dimenticare interamente l’esperienza raccolta che venne messa a frutto a distanza di anni con la produzione della RS-1, la forcella da XC upside down con fodero e cannotto in fibra di carbonio presentata nel 2015 e tuttora in produzione.
Era sempre il 1999 quando White Brothers, un marchio arrivato dal motocross, raggiunse il settore MTB con la UD150, una forcella da 150mm di escursione dall’idraulica interessante che divenne poi la White Brothers DH con 180mm di escursione prima e con 200mm successivamente. Pochi anni fa il marchio è stato assorbito da MRP per coadiuvare la produzione delle loro sospensioni.
Nel 2000 Marzocchi lasciò tutti a bocca aperta presentando la RAC, una forcella upside down monopiastra con foderi in fibra di carbonio e 80mm di escursione, un design unico e ricco di stile e dalle finiture di alto livello che la resero una delle pietre miliari della storia del marchio di Zola Predosa… e della storia della MTB.
Nello stesso anno Marzocchi prese uno dei suoi bestseller in ambito MX, la Shiver, e la coniugò in ambito MTB, realizzando una forcella solida, aggressiva ed esteticamente accattivante, nel pieno stile del marchio. La Marzocchi Shiver, complice il successo della “sorella” Monster T, rese le forcelle a steli rovesciati molto popolari (nella più ampia accezione del termine) nel mondo delle mountain bike, prima con la versione a doppia piastra Shiver DC, da 190mm di escursione e quasi 4kg di peso, alla quale si aggiunse nel 2002 una versione SC, monopiastra da 120mm di escursione.
Sempre nel 2000, annata decisamente prolifica per la MTB, Risse Racing realizzò la Trixxxy, forcella upside down ancora in produzione e disponibile già allora nelle diverse escursioni di 4, 5 e 6 pollici, con la possibilità di upgrade a 7″. Successivamente mise in produzione anche una versione con opzioni di escursione maggiore, la The Champ, ma la forcella che rese famoso il marchio, grazie a Josh Bender che l’ha utilizzata per lungo tempo, fu la Bigfoot con ben 12 pollici (305mm!) di escursione.
Nel 2001 anche Stratos realizzò una upside down da DH da 203mm di escursione, la S8, che si fa ricordare per l’aspetto possente, per le prestazioni ottime e per la scarsa affidabilità.
Nello stesso anno anche i tedeschi di Magura salgono sul treno delle upside down, mettendo in produzione la Mid Ego da 170mm di escursione e la Big Ego che invece di escursione aveva 185mm. Recentemente Magura, in collaborazione con WP, brand molto famoso e stimato nel settore delle sospensioni motociclistiche, ha presentato la Boltron, una forcella monopiastra a steli rovesciati da 120, 150 e 160mm di escursione, destinata al mercato del primo montaggio sulle eBike.
La taiwanese DNM arrivò nello stesso anno, il 2001, con la USD180, dove 180 indica ovviamente l’escursione a disposizione della forcella, alla quale affiancò la monopiastra USD120. Successivamente introdusse la USD8, con 203mm di escursione, che è tuttora in commercio, accompagnata dalla monopiastra USD6, con 152mm di escursione.
Il 2002 vide l’ingresso di Manitou nel mondo delle upside down con quella che è da ritenersi una delle forcelle più rappresentative di questo sistema, se non la più rappresentativa in assoluto: la Dorado. 180mm di escursione nella versione doppia piastra e 127mm in versione monopiastra, la Dorado SC, venne dotata inizialmente di steli da 30mm che divennero successivamente da 32 e infine da 36, per un modello che è tuttora in produzione con escursione di 203mm e che, a fronte della già citata mancanza di rigidezza tipica delle forcelle a steli rovesciati, offre un’idraulica raffinata ed efficace.
Un artigiano italiano, Patrizio Bergamelli, si fece conoscere e valere grazie a una serie di prodotti dal funzionamento interamente pneumatico, tra i quali alcune forcelle upside down come la Alice DC, doppia piastra da 190mm di escursione nata nel 2002 e la Alice SC, monopiastra da 150mm, per arrivare alla Sumo, una rara belva da 300mm di corsa.
Una breve ma interessante parentesi nel settore MTB fu intrapresa dal colosso giapponese Showa che nel 2004 sviluppò una forcella upside down appositamente ed esclusivamente per il progetto Honda RN01 G-Cross, la spettacolare bici da DH con la quale il binomio nipponico portò nel mondo della mountain bike una ventata di novità e di raffinata tecnologia. L’intento di Honda e di Showa fu quello di accrescere il loro know how nel mondo motociclistico, testandolo in settori paralleli come appunto la DH.
Sempre dal Giappone ma con un profilo decisamente più moderato, Kowa presentò a Eurobike 2011 la sua 200GF, forcella doppia piastra a stelli rovesciati da 200mm di escursione.
X-Fusion, già forte di un progetto di upside down da DH sviluppato in passato e realizzato in tiratura limitatissima, nel 2013 presentò la Rebel, monopiastra da Trail ed Enduro con escursione che varia da 120 a 160mm in base alla versione da 27.5 o da 29 pollici.
La storia delle forcelle a steli rovesciati prosegue anche in DH con il marchio emergente DVO, nato da alcuni “secessionisti” di Marzocchi che nel 2014 hanno dato alla luce la Emerald DH, forcella da 203mm di escursione con la caratteristica di creare un’archetto di unione tramite i parasteli, con l’intento di aumentare la rigidezza torsionale.
Nel 2015 il colosso svedese Öhlins, leader indiscusso delle sospensioni in ambito motociclistico, realizzò un prototipo di forcella upside down da DH che venne successivamente abbandonato in favore del prototipo con sistema tradizionale attualmente in uso sulla bici di Loic Bruni dello Specialized Gravity Team.
Numerosi brand si sono cimentati nella produzione di forcelle a steli rovesciati. Non solo marchi di sospensioni di MTB, tra cui anche FOX con un prototipo, ma soprattutto aziende del settore moto che hanno provato a realizzare un prodotto dedicato alle MTB, oppure artigiani che hanno sfruttato la semplicità dell’hardware di una upside down per realizzare un proprio progetto. Nella storia delle forcelle a steli rovesciati possiamo annoverare molti altri progetti tra cui quelli di Pace, Penske, Maverick, diversi modelli da parte del marchio Ballistic oppure Mupo, Brunn, Peak, Votec, Bionicon, Bombshell, Eberminator, CSO, Hanebrink e altri ancora. Senza dubbio il sistema upside down affascina e intriga per diversi aspetti, sia tecnologici che estetici, quindi seppure non sia ancora nata la forcella upside down in grado di oscurare le prestazioni di una buona forcella con struttura tradizionale, certamente la loro storia non è da considerarsi conclusa e vedremo altre proposte in futuro.
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