Autore: Francesco Mazza
La rievocazione di questa settimana è dedicata alla storia di Campagnolo e alla sua fugace apparizione nel mondo della Mountain Bike.
Chi non conosce Campagnolo? Marchio storico nato a Vicenza e diffuso in tutto il mondo, da sempre leader nel mondo per la produzione di componenti dedicati al ciclismo. Un simbolo del vero Made in Italy, che tuttora produce la sua intera gamma nella Comunità Europea, seguendo pedissequamente il principio per cui il know-how deve crescere laddove ha le sue radici.
Campagnolo fu fondata nel 1933 dal ciclista professionista Tullio Campagnolo, che sentì il desiderio di dare seguito alla sua invenzione risalente al 1930, che ancora oggi tutti noi utilizziamo sulle nostre biciclette: lo sgancio rapido. Il suo scopo fu quello di favorire i ciclisti nelle operazioni di cambio di rapporto che, prima del suo brevetto, veniva effettuato smontando la ruota tramite grossi dadi a farfalla, per poi rimontarla dal lato opposto, dov’era presente un secondo pignone di diversa dentatura.
In continua evoluzione per fornire prodotti competitivi per agonisti e amatori, Campagnolo continuò a produrre numerose invenzioni che si rivelarono fondamentali per la storia del ciclismo. Nel 1935 creò il primo cambio a bacchetta, che consentì di utilizzare inizialmente 2 pignoni sullo stesso lato del mozzo, per arrivare in seguito a 5, velocizzando le operazioni di cambio, che tuttavia dovevano ancora essere eseguite a bici ferma, allentando il mozzo tramite lo sgancio rapido e riposizionandolo con la giusta tensione della catena.
Nel 1949 ci fu la vera svolta. Campagnolo presentò il primo cambio a parallelogramma con comando remoto, azionato da due cavi, evolutosi poi nel 1951 nel modello Gran Sport, azionato da un cavo singolo. Il progenitore del cambio che troviamo tuttora su ogni bicicletta.
L’azienda Campagnolo negli anni a seguire proseguì la sua ascesa, facendosi apprezzare non solo per le innovazioni tecnologiche e per i risultati nelle competizioni, ma anche per il design e per l’approccio aziendale, che la vide distinguersi per qualità e servizi.
All’inizio degli anni ’80, con la produzione in piena crescita, inserì in catalogo anche alcune guarniture specifiche per il BMX con anodizzazioni in vari colori, dimostrandosi ancora una volta all’avanguardia.
Nel 1989, a 6 anni dalla scomparsa del fondatore, la Campagnolo approdò al mondo dell’off road, con i primi gruppi dedicati alla Mountain Bike. Il gruppo top di gamma prese il nome di Euclid e dopo alcuni mesi venne affiancato da un secondo gruppo di livello inferiore, di nome Centaur. Notiamo i comandi cambio integrati alla leva del freno, che vennero adottati solo diversi anni dopo dai concorrenti.
Nel 1990, oltre a rinnovare l’Euclid e il Centaur, presentarono un terzo gruppo con il nome di Olympus, che si andò a interporre tra i due, come gruppo di media gamma. Nel 1991 Campagnolo rende disponibile in tutti i suoi gruppi il comando cambio Bullit, integrato nella manopola, ispirato alla prima versione dei GripShift di Sram.
Nel 1992 la leggerezza cominciava a diventare un must anche nella MTB e Campagnolo si adeguò. Dei tre gruppi dell’anno precedente sopravvisse solo il Centaur, che conservò la posizione più bassa della gamma. Per la media gamma venne presentato l’Icarus, dal nome eloquente, mentre per l’alta gamma decisero di creare un parallelismo con il gruppo Record, storico top di gamma stradale, chiamandolo Record OR, acronimo di Off Road. Vennero inoltre introdotti 4 modelli di cerchi da MTB.
Il 1993 resta immutato per quanto riguarda la suddivisione di gamma e modelli, con qualche piccola miglioria ai singoli componenti. Nella foto di seguito è illustrato il gruppo completo Record OR 1993.
Se nel ciclismo su strada di quegli anni Campagnolo fu il riferimento assoluto, sia come vendite che come affidabilità e performance, nella MTB non riuscì a ottenere lo stesso prestigio, surclassato dai nipponici Shimano e Suntour che credettero sin dall’inizio nell’off road, forse anche per cercare nuovi mercati, dato che quello stradale era dominato dalla stessa Campagnolo. Per questo motivo, nonostante importanti collaborazioni con top team del calibro di Yeti, Klein e Gary Fisher, e nonostante l’elevata qualità dei componenti prodotti, Campagnolo nel 1994 decise di rivalutare la propria presenza nel mondo della Mountain Bike. Inizialmente questo si tradusse nella cancellazione della produzione dei gruppi di media e bassa gamma. Nel 1996 interruppe anche la produzione del gruppo Record OR, proseguendo con la produzione dei cerchi, che terminò l’anno successivo. Si chiuse così definitivamente la breve avventura del marchio Campagnolo nel circus della MTB.
Campagnolo si è recentemente riavvicinata al settore MTB tramite il marchio Fulcrum, di sua proprietà. Dal 2008 infatti Fulcrum produce ruote complete per la Mountain Bike, dal Cross Country alla Downhill, con numerosi riconoscimenti sulla qualità dei prodotti.
Chissà se un giorno rivedremo anche un gruppo Campagnolo sulle nostre “biciclette da montagna”?