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Il Vector Air è la proposta di X-Fusion nel campo degli ammortizzatori ad aria in grado di coprire anche gli utilizzi più gravosi. Le misure disponibili ne sono una testimonianza, visto che i valori di interasse partono da 200 mm per arrivare a ben 267 mm (più tutte le misure intermedie standard, ovviamente). A proposito di misure, è importante notare che il Vector da 222 mm ha una corsa di 69 mm, valore solitamente utilizzato dagli ammortizzatori a molla e di cui bisogna tener conto nel momento in cui si volesse andare a sostituire un ammortizzatore ad aria il cui travel sono i canonici 64 mm.
Il Vector è stato sviluppato con l’intento di ottenere un ammortizzatore che fosse leggero ed al contempo in grado di dissipare efficacemente il calore, aspetto cruciale per mantenere costanti le prestazioni sulle discese più lunghe ed impegnative. L’obiettivo è stato ottenuto maggiorando il circuito idraulico ed il diametro del pistone, e contemporaneamente riducendo lo spessore delle pareti del serbatoio dell’aria.
Bike Suspension Center, distributore per l’Italia di X-Fusion, ci ha inviato in test la versione più sofisticata delle due disponibili, vale a dire la HLR. All’esame statico il Vector appare ben realizzato, sia per cura dei dettagli che per qualità dei materiali. Le regolazioni disponibili sono le seguenti:
_ritorno
_frenatura in compressione low speed ed high speed (due registri separati)
_pressione della camera secondaria per il controllo della risposta su tutta la corsa
_volume della camera secondaria per il controllo del bottom-out
C”è quindi tutto ciò che serve per potersi sbizzarrire alla ricerca del proprio tuning ideale e per meglio adattarsi alle esigenze che carri diversi potrebbero richiedere.
Montato l’ammortizzatore sulla Beef Cake che abbiamo in test per un anno, dove dovrà gestire un travel di circa 180 mm, quando passiamo al settaggio del SAG abbiamo una gradita sorpresa: il Vector lavora con pressioni molto basse, poco più della metà di quella utilizzata dal DHX montato in origine a pari affondamento percentuale!
Ad ammortizzatore montato ci rendiamo però conto che i registri della compressione low speed e del ritorno sono piuttosto scomodi da azionare. Il secondo, in particolare, è quasi impossibile da regolare a mani nude ed è necessario aiutarsi con una chiavetta esagonale. Per quanto concerne il registro low speeed la situazione è meno critica, ma con i guanti o le mani intirizzite dal freddo resta comunque scomodo. Chiaramente la comodità di azionamento è anche in funzione del telaio su cui l’ammortizzatore viene montato, ma specie per quanto riguarda il rebound dubitiamo che la situazione possa migliorare radicalmente.
Nelle due foto (cliccarle per ingrandire): il registro low speed (pomello blu all’interno della ghiera color oro, la quale regola la high speed) sporge troppo poco ed è inoltre stondato, rendendo difficoltosa la presa. Sul telaio della Beef cake il problema era ulteriormente accentuato dalla vicinanza con l’obliquo. Nella seconda foto si vede come effettuavamo la regolazione del rebound, dato che la ghiera è in una posizione difficilmente accessibile a mani nude.
Una volta “in action”, la seconda sorpresa viene quando mettiamo mano al pomello della compressione low speed, regolazione fondamentale ai fini della risposta della sospensione in fase di pedalata. A colpire positivamente sono l’estrema efficacia, che a registro tutto chiuso porta l’ammo ad una frenatura marcatissima e perciò ideale sulle lunghe salite, ed il fatto che la regolazione agisca realmente sulle basse velocità di compressione lasciando l’ammo libero di comprimersi a fronte di urti più violenti. Sia chiaro, i miracoli non li fa nessuno ed è ovvio che una minima influenza la si percepisca anche sulle high speed. E’ però sorprendente come, a compressione tutta chiusa ed ammo che sembra praticamente bloccato, basti alzarsi sui pedali e dare una compressione decisa perchè l’ammo parta assorbendo l’urto. Se ciò non è di fondamentale importanza in salita, lo è invece in quei frangenti dove una buona risposta alla spinta sui pedali si deve coniugare ad una adeguata capacità di assorbimento (discese con fasi di rilancio, ad esempio).
Il grafico che vedete qua sotto ci è stato gentilmente fornito da Bike Suspension Center e rappresenta un test effettuato proprio sul registro low speed, partendo dalla posizione “tutto aperto” e ricavando una serie di curve sino a giungere al “tutto chiuso” (il registro low speed ha 18 posizioni). La linee più in basso rappresentano il ritorno, e sono sostanzialmente sovrapposte in quanto il registro non è stato variato durante il test.
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Stabilito che il nostro Vector è in grado di stabilizzare anche il più dondolante dei carri, passiamo al capitolo discesa, dove abbiamo provato l’ammo anche sulla versione da DH della Beef Cake sui tracciati del Monte Tamaro.
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Sulla Beef Cake FR l’ammo si è comportato bene per quanto riguarda l’assorbimento degli urti di media e grossa entità, ma l’abbiamo trovato un po’ “legnoso” alle velocità più contenute. Dato che non ci è parso soffrire di problemi di scorrevolezza, attribuiamo questo comportamento ad una frenatura in compressione troppo accentuata pur con i registri tutti aperti. Per quanto riguarda la pressione nella camera secondaria, BSC ci ha suggerito di scendere fino a 150 psi, ma ad onor del vero noi non siamo mai scesi oltre il valore minimo di 180 psi indicato da X-Fusion. In caso di necessità, BSC fornisce comunque il tuning personalizzato gratuito al momento dell’acquisto di un ammortizzatore nuovo. Dal punto di vista della resistenza al surriscaldamento, e quindi della costanza di prestazioni anche sulle discese più lunghe e sconnesse, il Vector si è sempre comportato egregiamente. Idem per quanto concerne la resistenza al finecorsa, tanto che l’abbiamo sempre utilizzato con il registro della camera secondaria tutto svitato (da tenere presente, però, che il carro della Beef cake è marcatamente progressivo nella parte finale di travel).
Montato sulla DH, quindi con un maggior rapporto di leva da gestire ed un carro ancora più regressivo nella parte iniziale, la sensazione di una eccessiva frenatura in compressione si è decisamente attenuata. Chiaramente il Vector non raggiunge il grado di sensibilità dell’ammortizzatore a molla di norma utilizzato su questa bici, ma neppure trasmette quella sensazione di “ruvidità” alle andature più contenute di cui si è detto (sarà che con una DH raramente le andature sono contenute). In questo frangente si è fatto apprezzare anche il lavoro dei registri in compressione, mentre a livello di resistenza a fatica, al bottom-out ed affidabilità, il Vector ha confermato le ottime prestazioni già riscontrate quando utilizzato in modo meno “spinto”.
In definitiva ci siamo fatti l’idea di un prodotto affidabile, adatto anche per l’uso pedalato grazie all’ottimo funzionamento del registro low speed, ma che in discesa richiede andature sostenute ed impatti di una certa entità per poter essere apprezzato al meglio. Molto interessante la possibilità, offerta da BSC, di avere un tuning personalizzato compreso nel prezzo d’acquisto.
Peso rilevato: 465 g completo di adattatori
Prezzo di listino: 469 Euro
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