Mavic annuncia il progetto enduro con la presentazione di due componenti
Crossmax enduro wheel-tyre system
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Crossmax shoe
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Crossmax enduro wheel-tyre system
Non possiamo parlare semplicemente di “nuove ruote Crossmax” da parte di Mavic. Qui infatti il progetto prevede un sistema completo di ruota e gomma. Un sistema studiato appositamente dagli atleti Mavic di enduro (Jerome Clements e Anne Caroline Chusson in primis) per eccellere in questa disciplina sempre più popolare. Questo nuovo prodotto decreta anche l’ingresso di Mavic nel mondo delle coperture, per farlo è stato scelto l’enduro, forse la disciplina più ardua su questo specifico argomento.
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In gara la performance è tutto, per questo motivo bisogna avere ruote che rispondano a precisi canoni di leggerezza, rigidità e resistenza, l’anteriore possibilmente dovrà essere leggermente più confortevole per poter leggere meglio il tracciato e affaticare meno il rider, il posteriore al contrario dovrà essere molto rigido per trasmettere al meglio la potenza dell’atleta al terreno. Analogamente i copertoni devono eccellere per quanto riguarda specifiche peculiarità. L’anteriore dovrà offrire grip eccellente in tutte le situazioni, gran potere frenante e confort. Il posteriore dovrà favorire invece la scorrevolezza e la risposta in pedalata. I tecnici di mavic sono partiti da questi concetti, idee e sensazioni che arrivano dai rider più forti al mondo.
Il nuovo sistema di ruote-copertoni si pone come obiettivo quello di esaltare le caratteristiche appena elencate. Come avviene sempre non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. I nostri amici francesi lo sanno bene, ma sanno anche che in gara i compromessi non esistono, o si va a tutta o si sta a casa. Ecco perchè, come vedremo, il nuovo wheel-tyre system di Mavic risulterà molto diverso, come costruzione e come risposta, tra ruota anteriore e ruota posteriore.
Anteriore
Per l’avantreno troviamo un cerchio con canale interno da 21mm ust, 24 raggi piatti in “Zicral”, con incrocio in 2° (lega di alluminio da sempre utilizzata da Mavic), un copertone chiamato “Charge” da 2.4 pollici con mescola molto morbida denominata “super contact compound” (40sh dichiarati).
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La sezione di questa gomma è decisamente squadrata. I tasselli sono alti, abbastanza radi, e offrono un’ampia superficie al centro per alimentare la performance in frenata. La spalla è alta, donando il comfort tipico di una ruota da discesa.
Il grosso volume d’aria all’interno di una gomma da 2.4 permette inoltre di avere una risposta elastica migliore e di rendere la gomma più confortevole, oltre che performante sotto l’aspetto del grip. La carcassa è 2ply e tubless ready. I tecnici ci hanno detto di aver scelto questo tipo di soluzione invece del classico UST per limitare il peso.
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É facile notare come questa sia una gomma prettamente discesistica, con un comportamento che conferma questa impressione. Per quanto riguarda gli standard al mozzo, Mavic ci ha sempre abituato ad avere la massima scelta, su queste ruote possiamo scegliere tra perno passante da 15, 20 ed eventualmente quick release.
Posteriore
Qui troviamo un cerchio con canale da 19mm, sempre ust, 20 raggi dello stesso tipo, con incrocio in 2° dal lato disco e radiali dal lato cassetta. Il copertone posteriore è denominato Roam XL, una gomma 2ply-ust ready da 2.3 per la versione da 26 pollici, 2.2 per quanto riguarda le 650b. Qui troviamo tasselli piccoli, bassi e ravvicinati. Un disegno che favorisce decisamente la scorrevolezza. Sui fianchi i tasselli diventano più voluminosi e accentuati, rimanendo comunque più vicini tra loro rispetto alla gomma anteriore. Anche la mescola utilizzata risulta più dura al centro (ARC, circa 60sh) e leggermente più morbida ai lati (CC, 50 sh), comunque più dura che all’anteriore. XL sta per extralarge. I tecnici Mavic, incalzati dalle domande, hanno rivelato di avere già pronta una versione più piccola e leggera, probabilmente per le gare molto scorrevoli.
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Ecco le vere innovazioni in questo set di ruote. Il cerchio ha canale più stretto per permettere alla gomma posteriore di avere una sezione più rotonda. Questo tipo di approccio deriva dalla volontà di avere una gomma posteriore veramente scorrevole. Per aumentare ancora questo aspetto, nonché la risposta alla pedalata, la gomma ha una spalla molto più bassa rispetto all’anteriore.
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Per via di questa spalla “ribassata” i tecnici Mavic non hanno voluto ridurre troppo la sezione del copertone posteriore mantenendo così un elevato assorbimento degli urti e un’ottima trazione. Un’idea davvero furba che a mio avviso potrà avere seguito anche con altre aziende, sia di ruote che di copertoni. Purtroppo per i negozianti questo significherà non avere più un solo cerchio, ma ben 2 diversi per ogni set di ruote, stando attenti ogni volta a non confondersi e a non montare il più stretto all’anteriore e viceversa. Anche la raggiatura radiale del lato ruota libera ci fa capire come queste ruote diano il meglio sui rilanci, sulla performance in pedalata, e più in generale come siano nate per un utilizzo prettamente “race”. Per fortuna il lato freno è raggiato con un incrocio “normale”, questa soluzione sulla carta dovrebbe limitare l’effetto “iper rigidità”, tipico di una raggiatura radiale.
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Come per l’anteriore la scelta degli standard copre ogni possibile soluzione. 142X12, 135X12, 135 qr, cassetta normale, cassetta XX1.
Dati & prime impressioni
Il set di ruote-gomme ha un peso complessivo di 3460g nella versione da 26. Qualcosa in più (non è stato dichiarato) per la versione da 27.5. I pesi sono ripartiti in questo modo, 825g ruota ant, 835 ruota post (1660 la coppia), 950g copertone ant, 850g copertone post (tutto in versione 26).
Il prezzo è di 800€ per le 26 e 825,00€ per le 27.5 (ruote + copertoni).
Siamo perciò decisamente in linea con la concorrenza, anzi, visto e considerato che sono ruote da gara, con peso e rigidità da gara, e nel prezzo ci sono due copertoni, il prezzo sembra davvero competitivo. Le prime consegne sono previste per il primo di luglio. Il colore scelto per queste ruote è il giallo acceso, stop. Non vi sono altre possibilità o personalizzazioni. Ho omesso di dire che non vi sono standard strani tra cerchio e gomma, quindi su queste ruote potranno essere montate gomme di ogni produttore e i copertoni Mavic potranno essere accoppiati ad altri cerchi. Inoltre è anche importante sottolineare che lo sviluppo e la progettazione dei copertoni è stata fatta in Mavic, per quanto riguarda invece la produzione è stato scelto un produttore esterno con anni di esperienza. Non ci hanno voluto dire il nome ma con un sorrisetto e indicandoci la dicitura “made in France” sulla gomma ci han fatto capire che probabilmente l’omino bianco ciccione, simile al fantasma cattivo dei ghost buster, ha colpito ancora.
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In definitiva sono ruote nate per le competizioni, con scelte coraggiose e votate alla performance pura e semplice. I feedback dei campioni hanno guidato l’azienda francese su strade forse estreme ed in parte innovative, come la scelta dei cerchi diversi. É altresì vero che chi pratica enduro o all mountain ad alto livello o da anni sa perfettamente che tipo di copertoni prediligere. In molti sulle proprie bici montano già copertoni da discesa o comunque rinforzati e votati al massimo grip all’anteriore e copertoni più leggeri e scorrevoli al posteriore. A ben vedere anche i disegni della tassellatura riprendono abbastanza copertoni già in commercio. Detto questo a mavic va il merito di aver creato un sistema integrato di ruote/gomme con caratteristiche prettamente race.
Un sistema integrato che faciliti l’utente finale ad avere una bici performante con sistemi che si interfaccino al meglio poiché sviluppati in contemporanea. Si elimina così la differenza della risposta delle gomme in base al cerchio su cui vengono montate, la struttura è infatti creata ad hoc per queste misure. Ci hanno lasciato intendere che si sono solo affacciati con questi modelli nel mondo delle coperture, ma che pian piano svilupperanno una gamma sempre più completa. É quindi probabile che anche i prossimi modelli godano di questa perfetta sincronia con le ruote. Mavic non ha quindi scoperto l’acqua calda, ha creato però un sistema funzionale e “ready to race”.
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Il giallo delle ruote è bello, in particolare se accoppiato a bici dai colori neutri come il nero, il bianco o il blu. Purtroppo però si sposa davvero male con eventuali gialli di tonalità diversa, colori accesi di vario tipo e biciclette con contrasti cromatici accentuati. La forza di questo colore rende infatti la bici un po’ “arlecchina”, a meno di non creare un mezzo partendo proprio dalle ruote, e cercando di abbinare di conseguenza il resto dei colori. Forse una versione un po’ meno accesa (tipo nera) avrebbe incontrato la benevolenza di molti. Impossibile montarle infine su tutte le biciclette con colori fluo (in particolare il giallo). Un pugno in un occhio che difficilmente non lascerà segni indelebili nella vostra memoria, come in quella dei vostri compagni di raidate che smetteranno di chiamarvi e vi escluderanno dal gruppo piuttosto che vedere tale obrobrio.
Impressioni di guida
Mozzi-cerchi-raggi. Le ruote appaiono resistenti nonostante il cerchio abbia un canale davvero piccolo per la categoria (post. In particolare). Non vi sono comunque segni di eccessiva rigidità laterale, spesso questo tipo di risposta affligge le ruote con raggi piatti in alluminio e in numero così risicato. Anche su zone rocciose e scassate non vi sono grossi scarti laterali, le ruote risultano stabili e tengono la linea. Sui rilanci e nelle salite il posteriore è una spada e risulta davvero efficace. La flessione laterale è minima e anche spingendo in curva o su appoggi ad alta velocità non vi sono problemi di sorta. Abbiamo provato sia le 26 che le 27.5, le seconde ci sono sembrate più morbide, nel senso che la flessione laterale era palesemente maggiore, mantenendo comunque un’ottima risposta.
Anche in impatti violenti su rocce o salti il cerchio non ha fatto una piega. Per quanto riguarda questo aspetto però vi invito a stare sintonizzati sul forum perchè le ruote verrano martoriate nel prossimo mese, vi rimando quindi ad un test più approfondito e su un periodo più consono per quanto riguarda la resitenza.
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Gomme. Ecco la grande novità di casa mavic. Confrontando dimensioni e tipologia di gomme con il mio set up normale (hig roller II 2.4 anteriore-crossmark 2.25 posteriore) vediamo come la dimensione e la forma della sezione delle coperture scelte sia la medesima. Squadrata con alto grip all’anteriore (high roller II e charge si assomigliano molto anche come forma e dimensione dei tasselli) e sezione abbondante per maggior comfort e stabilità. Più piccola e rotonda al posteriore per favorire la scorrevolezza.
L’anteriore ci è parso davvero ottimo. É una gomma da DH, la mescola è buona, radici e rocce vengono aggredite e la gomma vi si attacca come un polipo. La possibilità di tenere pressioni basse grazie al tubless e al 2ply (abbiamo girato anche con 1.6 Bar senza problemi di sorta) rende la gomma davvero performante e stabile. Abbiamo incontrato terreno fangoso, rocce bagnate, asciutte, radici e terra battuta. Un bel test per dei copertoni. L’anteriore sembra essere davvero una gomma “all around” permettendo di spingere sia quando il terreno è duro, roccia e terra battuta, grazie alla dimensione generosa dei tasselli che offrono un ottimo appoggio, e alla mescola ottima, sia quando il terreno è molle, grazie alla separazione degli stessi che permette di scaricare velocemente il fango, e all’altezza pronunciata che permette di andare a fondo nel terreno molle e di frenare e curvare bene andando a crearsi degli appoggi nel terreno anche se cedevole. La scorrevolezza è accettabile, ma come spiegato nella presentazione non era quello il target della ruota anteriore.
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Al posteriore invece troviamo una gomma che scorre davvero bene. La resistenza al rotolamento è minima, paragonabile quasi ad una da xc nonostante la carcassa 2ply. Questa caratteristica risulta la più interessante, permette infatti di tenere le pressioni basse anche al post rendendo la gomma abbastanza confortevole dove il gioco si fa duro. Il grip in spinta è ottimo, anche su salite ripide con fondo umido (non fango pieno) e sottobosco bagnato non abbiamo mai avuto problemi di perdita di aderenza. I tasselli laterali pronunciati e morbidi fanno un buon lavoro in fase di appoggio su terreno secco, rocce e radici. Sul bagnato risultano troppo ravvicinati non mordendo al meglio e rendendo il retrotreno parecchio scivoloso. Su radici e rocce bagnate la mescola aiuta un filo e non si hanno perdite di aderenza repentine. Anche la frenata risulta davvero buona su terra battuta, dove l’impronta a terra di un copertone da 2.3 si fa sentire. Sulla roccia si iniza a sentire la mescola più dura utilizzata per i tasselli centrali. La frenata risulta meno efficace e si amplia il divario rispetto al buon comportamento dell’anteriore. Sul fango/viscido la situazione peggiora ulteriormente con i piccoli tasselli che si riempono velocemente e non riescono a mordere assolutamente il terreno. In queste condizioni il gap tra anteriore e posteriore è palese e a tratti può risultare quasi fastidioso, con l’anteriore che ti invita a spingere e il posteriore che rimane più ballerino. Queste impressioni si basano sulla prova effettuata sia con le 26 che con le 27.5. In entrambi gli standard le gomme si comportano in modo similare, sfruttando i vantaggi di ciascuna misura e subendo gli svantaggi (26 migliori in appoggio perchè più rigide e scattanti, 27.5 più scorrevoli).
In definitiva la prima impressione è che l’anteriore sia una gomma che possa davvero dire la sua in molte condizioni (da vedere ancora sul sabbioso- fango molle), il posteriore si trova invece a suo agio solo dove il gioco non si fa duro e sui rilanci. L’idea che ci siamo fatti è che la “charge” sia una gomma valida per tutti, la Roam Xl sia invece un’arma da gara da sfoderare solo per raggiungere la performance sui percorsi giusti, con le condizioni giuste. Non è una gomma da lasciare montata sulla propria bici per il giro della domenica in cui non sappiamo che condizioni troveremo e nel quale la scorrevolezza può lasciare spazio ad un po’ più di grip.
Le ruote ci sono state lasciate per un mese, questo significa che a breve avrete un’idea più completa di come va questo sistema di ruote-copertoni, sulla durata degli stessi e la resistenza all’usura e agli eventi. Vi rimandiamo quindi a quel test per un’idea più precisa sul comportamento delle stesse lasciandovi con queste prime impressioni avute in un solo giorno di riding.
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Scarpe Crossmax Enduro
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Davanti all’interesse suscitato dalle nuove gomme mavic, così come dalle ruote, questo prodotto sembra passare un po’ in sordina. Le scarpe non sono una novità per l’azienda francese. I rider di enduro però non avevano ancora trovato una scarpa che facesse al caso loro. La “alpine”, scarpa top da all mountain, risultava troppo morbida per spingere sui pedali nei rilanci in prova speciale, inoltre sembrava essere troppo calda durante le giornate estive o afose. Al contrario la “Fury”, scarpa top per l’xc, risultava poco protettiva ed eccessivamente rigida per averla ai piedi una giornata intera.
Ecco quindi che da un mix delle due è nata la “Crossmax”. Una scarpa creata appositamente per le competizioni di enduro. La base come si può immaginare è quella di una alpine, la suola risulta però molto più rigida, più racing. Anche le regolazioni e la calzata sono più precise grazie ai sistemi di chiusura “quick lace” per la parte anteriore del piede e “Ergo Lite Ratchet” per la parte più prossima alla caviglia. Il primo sistema prevede un laccetto elastico che scorre in delle asole e chiude in modo omogeneo il dorso del piede semplicemente tirando a se l’estremità dello stesso. Un sistema davvero funzionale che permette di regolare al volo la scarpa. Tale laccetto è poi coperto da un coprilacci apposito in modo che non vi siano problemi di sicurezza con lacci svolazzanti che potrebbero impigliarsi nella corona piuttosto che in qualche altra zona della bicicletta o durante un impatto con tronchi o sottobosco.
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Il sistema “ergo Lite Ratchet” prevede invece una chiusura a cricchetto, come da standard xc. Questa chiusura risulta molto più rigida rispetto al classico velcro, assicurando una maggiore sensibilità e una maggiore rigidità dell’insieme. Il bello di queste scarpe è la velocità con cui si riescono ad indossare/regolare. Ottima cosa in ottica gara. Si potranno infatti tenere più larghe e comode durante le risalite per poi stringerle in un istante per le prove speciali, allo stesso modo anche mettere e togliere le ginocchiere risulta una operazione molto veloce e facile, sicuramente fattibile anche se si arriva senza grande anticipo allo start della prova speciale. L’idea era proprio quella di ottenere una scarpa che permettesse al rider di indossarla comodamente tutto il giorno, con prestazioni però da xc, o quasi, quando si trattava di spingere nelle speciali e nei rilanci. Inoltre la struttura risulta leggera ma comunque protettiva, in punta vi è un bel rinforzo per eventuali impatti su pietre o ostacoli (provato, funziona….), anche i malleoli risultano coperti da un tessuto protettivo. Non avremo certo una protezione come quella proposta dalle scarpe da dh o da all mountain, ma avremo la possibilità di essere comunque tutelati in caso di caduta o impatto.
La suola ha un disegno che ben si sposa con la terra smossa o il terreno morbido. In questi frangenti il grip è assicurato dalle alte scanalature presenti. Anche la mescola scelta risulta più morbida in punta (rispetto al tallone) per assicurare buone prestazioni anche su roccia.
Il materiale scelto per la struttura della suola è la fibra di vetro al 50%, ci è stato detto che sono state provati dei prototipi con suola in carbonio ma questa risultava troppo rigida.
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Dati e impressioni
Le scarpe Crossmax pesano 470 grammi (tg 42) senza tacchette e verranno commercializzate da settembre al costo di 165€. La colorazione scelta riprende le ruote ed è unica, giallo acceso.
Topolino ringrazia per la citazione, mentre l’utente medio (me compreso) potrebbe non gradire l’accostamento cromatico così “violento”. Anche qui o si ha un guardaroba ad hoc con colori tenui che si possano sposare bene col giallo, o, se si ama vestirsi con colori accesi, si rischia di passare per partecipanti del carnevale di Rio che vanno a farsi un giro in bici. Inoltre chi ama vestirsi di colori tenui difficilmente gradirà delle scarpe gialle. Anche qui Mavic ha cercato di imporre un proprio standard, una propria moda nella disciplina enduro, come prima (con le fury) ha fatto nell’xc, obbligando pro come Fontana e altri ad utilizzare queste antiestetiche calzature.
La calzata però è ottima, la punta stringe leggermente in un primo momento, adattandosi poi bene dopo 1-2 ore. Del resto la performance è tutto e avere il piede ben fermo dentro la scarpa è fondamentale. Come già anticipato il sistema di chiusura è davvero funzionale e permette in pochi attimi di avere ai piedi una pantofola (o quasi) o un bisturi. Anche da chiuse il tallone ha un leggero movimento, si sente poco in pedalata ma risulta un po’ fastidioso durante la camminata. Del resto la suola rigida non aiuta e probabilmente mantenere il tallone troppo bloccato avrebbe creato non pochi problemi di vesciche ecc in caso di lunga passeggiata. Proprio il tallone risulta più in basso della punta, come per le scarpe da xc. Anche questo elemento si sentirà mentre si cammina in piano o in discesa, nessun problema invece in salita (tipo portage ecc) dove in ogni caso il tallone rimarrebbe sollevato.
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Le tacchette risulteranno ben integrate nel disegno dalla suola, permettendo un buon grip sia su terreni molli che su roccia, vi è un buono spazio vuoto intorno alle stesse. In questo modo lo scarico di eventuale fango o terra/detriti è facilitato.
In definitiva anche qui ci troviamo davanti a scarpe prettamente race, che mi sentirei di consigliare (così in un primo momento) da chi ricerca il massimo della performance in una gara di enduro. Siamo certamente lontani dalla comodità di altre scarpe più morbide, allo stesso tempo siamo anche davanti a scarpe rigidissime e quindi molto più performanti nella pedalata che mi hanno costretto a ri-regolare i pedali, indurendo decisamente il meccanismo di sgancio degli stessi per evitare che i pedali si sganciassero da soli nello scassato.
Il fatto che quasi tutti i giornalisti e i ragazzi di mavic si siano tolti le scarpe a pranzo (faceva anche caldo) è indicativo di come queste calzature siano state pensate in ottica race, anche mavic non ha infatti intenzione di togliere dal proprio catalogo le calzature alpine, più comode e adatte ad un utilizzo all mountain-escursionismo. Nei guadi incontrati sui percorsi, nonché camminando nella neve (è stato un test breve ma intenso!!) la scarpa non si è dimostrata particolarmente impermeabile. Soprattutto la punta si bagna facilmente. Si è invece rivelata molto traspirante, perfetta per giornate calde. Come anticipato ho impattato di punta su qualche sasso anche a velocità discrete (la prima bici che ho provato aveva il mov centrale molto basso o comunque affondava molto) senza mai un problema, la protezione in punta si fa sentire. Mai avuto problemi anche di urti tra malleolo e pedivella, anche nel “rotto” la scarpa reagisce donando un bel senso di rigidezza e di stabilità sulla piattaforma del pedale. I pedali che ho utilizzato sono shimano dx con gabbia esterna in metallo molto voluminosa. Nessun problema di interferenza con questo elemento.
Se fate gare enduro e vi piace la moda “Mickey Mouse” sicuramente queste scarpe possono essere delle buone alleate, se amate giri montani con tanto portage, tante ore in sella in condizioni più o meno umide, e non vi interessa rilanciare ad ogni curva, vi converrà probabilmente cercare qualcosa di più morbido e comodo.
A queste prime impressioni seguirà un test di durata poiché le scarpe mi sono state lasciate. Vedremo quindi tra un po’ di tempo come reggeranno l’usura e le condizioni atmosferiche.
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