Avventura cicloalpinistica nel Caucaso

L’inverno è la stagione in cui le uscite in mtb diminuiscono ma non la voglia di pedalare che, nel mio caso, si trasforma in studio di itinerari da percorrere durante la stagione successiva, nelle lunghe giornate di luce. E come tutti gli inverni, eccomi allo prese con lo studio del viaggio da affrontare, in bici, durante le vacanze estive.

Dopo aver attraversato le Alpi, l’ Islanda , i Pirenei e la Norvegia, sempre in solitaria, quest’anno per la prima volta decido di condividere il viaggio con altri 2 bikers. Angelo e Antonio sono amici e compagni d’avventura ben collaudati con i quali sono solito condividere le uscite nei weekend a spasso nei piu bei luoghi montani, mossi dalla stessa voglia di esplorazione e sete di avventure cicloalpinistiche.

Perché andare in Caucaso?

Durante l’inverno ho aperto l’atlante e ho visto che una delle catene montuose non ancora percorse dal sottoscritto si trovava relativamente vicino. Iniziai così lo studio e sbaaam….su youtube vidi il mini film “Trail to Kazbegi” di Hans Rey e un’altro filmato di 2 bikers sponsorizzati Norvegesi e, immediatamente, la testa partì e sognò il viaggio.

Iniziai a guardare i video racconti di vari bikers, cercando e studiando su vari siti l’idea prese forma. Con mappe alla mano iniziai a tracciare quella linea immaginaria che diverrà reale e ci condurrà attraverso le più belle valli delle regioni del Tusheti, del Kazbegi e dello Svaneti che si trovano al confine con l’Unione Sovietica, la Cecenia e il Daghestan. Il viaggio avrà una logistica che andrà studiata nei minimi dettagli perché le 3 zone attraversate sono divise dallo stato separatista dell’Ossezia del Sud, dal quale è meglio girare alla larga.

Con i pochi giorni a disposizione, vista la notevole distanza della Svanezia dalle altre 2 regioni, ci avvaleremo di un servizio privato di transfer che ci porterà nel minor tempo possibile alle estremità opposte della Georgia. Il viaggio verrà diviso in 2 trance, la prima di 6 giorni ci porterà a percorrere, nel Tusheti, l’Abano Pass di 2900 mt, che divide l’Europa dall’Asia, e l’Atsunta pass.

Successivamente ci dirigeremo verso il Monte Kazbek di oltre 5000mt, che si trova nella regione del Kazbegi. Nella seconda parte del viaggio attraverseremo la stupenda Svanezia, contraddistinta da numerosi ghiacciai e molte cime che raggiungono e superano i 5000mt.

Il viaggio

Partiamo il 2 agosto con volo diretto da Bologna per la capitale Tbilisi e arriviamo in tarda notte. Il primo giorno in Georgia lo utilizziamo per la preparazione delle bici, per il cambio moneta, importantissimo perchè la carta di credito non è accettata praticamente da nessuna parte, per l’acquisto delle schede telefoniche locali e per munirci del pepper spray, che ci servirà per la difesa personale dai famigerati aggressivi cani pastore del Caucaso.

Il giorno 4 agosto, dopo un transferimento di 3 ore, partiamo on bike con meteo pessimo che presenta subito un bel conto da pagare con pioggia, nuvole basse, nebbia e visibilità nulla o quasi.
Saliamo sull’Abano Pass con meteo inclemente, piovoso e nebbioso come quello in pianura padana a novembre che ben conosciamo visto che è da lì che arriviamo. Non ci resta che immaginare i panorami stupendi davanti a noi, nascosti dalle nuvole, mentre prendiamo una bella dose di freddo e acqua, che viene mitigata solo nel finale da un miglioramento meteo che ci accompagna ad Omalo, dove trascorreremo per la prima notte. Si conclude così il primo giorno dedicato al trasferimento e da domani entreremo nel vivo del viaggio.

Il secondo giorno, con un bellissimo sole, partiamo dal caratteristico villaggio di Omalo, contraddistinto da molte torri medioevali che servivano per l’avvistamento dei nemici e ci dirigiamo verso Dartlo, altro stupendo villaggio con tante torri e costruzioni tipiche di questi luoghi. Giunti al passo che divide i due villaggi, scarichiamo le nostre pesanti bici dai bagagli (bikepacking), li nascondiamo dentro al bosco, ed andiamo a percorrere un’anello cicloalpinistico che ci porterà sulla cima del monte Pitsilamta 3000mt, con bici in spalla per almeno 800mt di dislivello. Arrivati in cima, ci addobbiamo in modalità discesa e ci lanciamo in un sentiero fantastico con viste mozzafiato sui monti intorno. Veramente spettacolare.

Al termine del trail giungiamo in uno stupenda valle che percorriamo per rientrare al passo. Stiamo viaggiando al confine con Daghestan e Cecenia che possiamo scorgere dai monti che stiamo cavalcando in bici. Il luogo è meraviglioso così come il trail di oggi. Tornati al passo, ricarichiamo i bagagli sulle bici e raggiungiamo Dartlo. Qui troviamo ospitalità in una guesthouse che ci rigenera con buon cibo e dell’ottimo vino georgiano, ma la nostra camera è pessima, con illuminazione quasi inesistente e igienicamente non valutabile.

Il terzo giorno è di quelli che sicuramente ricorderemo come tra i più faticosi. Partiamo alle 6.15 da Dartlo per affrontare l’Atsunta pass di 3540mt. Arrivati a Girevi, dopo un paio d’ore, dobbiamo fare il visto dai militari che ci permetterà di attraversare questa zona presidiata a ridosso del confine Ceceno.

Attendiamo una mezz’ora il permesso, ottenuto il via libera, iniziamo l’avvicinamento all’Atsunta pass percorrerendo 25 km di sentiero molto impegnativo che alterna tratti pedalati, a spinta, a spalla,  e risale il corso del fiume. Impieghiamo molte ore, ma l’ambiente è bucolico. Prima di arrivare al ripido tratto finale, che con duro portage ci condurra da 2400mt ai 3540mt dell’Atsunta pass, dobbiamo affrontare un guado insidioso a causa del torrente impetuoso e dall’ equilibrio reso precario dalle pesanti bici caricate in spalla. Utilizziamo un cordino di sicurezza che avevamo portato e tutto diventa più semplice.

Oltre all’impegnativo sentiero, oggi anche i pericolosi cani pastori del Caucaso ci danno pensiero e tentano di aggredirci. Per fortuna siamo in 3 e abbiamo anche il pepper spray, così riusciamo a non farci azzannare.

I 1100mt che ci dividono dal passo, complice la quota e i 32 kg di peso delle bici più bagagli, ci mettono duramente alla prova.
Giungiamo al passo alle ore 17.30 con meteo incerto e freddissimo.

Ci attende ora una difficile quanto stupenda discesa nella valle successiva che alterna ancora tratti in salita, che abbiamo goduto ugualmente anche se stanchi. Questa infinita discesa presenta tutto il manuale del biker: tratti ripidi, ghiaioni, flow, roccia, tornanti e pezzi molto tecnici che a fine giornata pesano sicuramente di più.

La bellezza del luogo e del sentiero ci danno la forza per goderlo al meglio, regalandonci una raidata epica resa ancor più speciale da una cornice di nuvole che coprono la parte bassa della valle…. la sensazione è quella di volare.

Oltre alla bellezza e il divertimento, ci assale la preoccupazione di arrivare tardi e con il buio. Troviamo fortunatamente 2 trekkers olandesi che vanno in direzione opposta alla nostra e ci tranquillizzano indicandoci una guesthouse che si trova localizzata prima del villaggio di Shatili che avremmo dovuto raggiungere. Raggiungiamo in tarda serata, poco dopo le ore 20, questa gueshouse gestita da pastori.

La sensazione è quella di essere tornati indietro nel tempo: senza bagno, senza luce ma che ci salva alla grande visto la tarda ora. Alloggiamo in una stanza improvvisata con dentro di tutto, mangiamo praticamente al buio, in famiglia, senza scambiare una parola con i proprietari perchè non ci capiscono e noi non capiamo loro .Ci viene offerto il tipico ed unico piatto a disposizione che non manca mai in Georgia, il Kachapuri. Si tratta di una sorta di focaccia ripiena di formaggio che oggi è più buona che mai. Veniamo cosi rifocillati da questa famiglia che vive in questi monti. Viviamo cosi un’esperienza a cui non eravamo abituati ma che ricorderemo come fantastica e vera.

 

L’indomani, sempre prestissimo, purtroppo sotto la pioggia, partiamo verso Shatili e incontriamo un altro presidio militare dove ci viene richiesto il permesso. Passato un ulteriore controllo, sotto una leggera pioggia, giungiamo a Shatili. La tappa di oggi è di trasferimento e prevede strade sterrate e l’ascesa al passo Datvisjvari 2800mt. Sarebbe dovuta essere una tappa facile ma per nostra sfortuna diventa impegnativa causa i lavori di rifacimento della strada. Lungo il tragitto verso il passo e la successiva discesa, combattiamo con un fango incredibile che per circa un 20km fa affondare le nostre ruote di almeno 10 cm. Mai visto una cosa del genere.

Arriviamo in serata e in condizioni indecenti a Roskha che si trova a 2000mt di quota. Dopo esserci lavati insieme alle bikes dal grande fango con la canna dell’acqua, troviamo alloggio in un’ umile guesthouse.
Qui per poter dormire dobbiamo indossare il piumino e tutto ciò che abbiamo, perchè la camerata è freddissima causa il tetto in lamiera poco coibentato.
Qui troviamo un’altra nota fantastica del viaggio, un bimbo di nome Gaga, di 8 anni, di un’intraprendenza fuori dal comune.
Gaga è l’unico della famiglia che comunica in inglese con gli ospiti della guesthouse, mentre i suoi genitori non parlano una parola, se non in Georgiano o in Russo.

Dopo la pessima esperienza ciclistica del giorno precedente, come sempre di prima mattina, siamo in bici per provare a salire sul Caukhi pass. Da subito si capisce che le condizioni pessime del giorno precedente assieme alle medesime odierne rendono il sentiero molto problematico da affrontare. Difatti si scivola molto, ma sino ai laghi di Avlabari che si trovano sotto il ripidone finale del Chauki pass riusciamo ad arrivare.

I laghi Avlabari sono bellissimi e in un contesto stupendo che noi, causa meteo vediamo solo parzialmente. Si presentano di diverso colore ed anche in una giornata uggiosa e nebbiosa come oggi si fanno notare per i loro stupendi colori. Qui prendiamo la decisione logica di non affrontare il Caukhi pass, perchè essendo ripidissimo oggi è troppo scivoloso e pericoloso da affrontare. Deviamo con non poca fatica nella valle laterale, per affrontare l’altro passo, con fondo sempre molto ripido, ma meno scivoloso. Per arrivarci dobbiamo affrontare un’altro guado per poi lanciarci in un freeride in un vallone poco pedalabile che ci collega al sentiero che sale da Roskha.

Avvolti da una densa nebbia e con le bici in spalla arriviamo al passo. Qui iniziamo la divertente discesa verso l’altro fantastico versante dove per nostra fortuna troviamo un meteo migliore. La discesa è tutta da raidare e ci porta a Juta. Passiamo l’ennesimo controllo militare e poi via di volata sino a Kazbegi dove troviamo un hotel più comodo, che ci da un po più calore e pulizia.

Il sesto giorno l’itinerario cicloalpinistico prevede la salita all’inizio del ghiacciaio posto a 3300mt del monte Kazbek alto 5040 mt. Con bici scarica dai bagagli sembra di volare. Partiamo tutti e 3 insieme e Angelo decide di fermarsi a quota 2200mt a causa di un forte mal di schiena che lo perseguita da qualche giorno. Io ed Antonio proseguiamo, con bici in spalla, sino al belvedere del ghiacciaio posto a 2900mt. Da qui in poi proseguo da solo, risalgo la morena sino a dove inizia il vero tratto alpinistico su ghiacciaio a quota 3300mt. In questo tratto trovo, oltre ai trekkers, molti alpinisti che si avvicinano per salire sulla vetta di questo rinomato monte. Nella salita vengo fotografato come una star dalle moltissime persone di tutte le nazionalità che ci sono in questa zona molto turistica.

Dai 3300mt inizia, sino al belvedere, una tecnica discesa su morena, durante la quale devo prestare attenzione ai molti turisti. Ritrovo Antonio ,che mi stava attendendo ,ed insieme percorriamo il fantastico crinale con magnifiche viste sul ghiacciaio e sul canyon che da esso si è formato: esagerato. Ritorniamo gasati e fotografati come non mai all’Hotel per concludere la prima trance del nostro viaggio, che ha attraversato il Tusheti e il Kazbegi, mettendo già un’importante sigillo alla nostra avventura.
Il viaggio si potrebbe concludere anche qui, come nel film nominato precedentemente ma noi siamo solo a metà della nostra avventura.

Il giorno seguente lo dedichiamo al lunghissimo trasferimento che ci porterà nella parte opposta della Georgia, nello Svaneti.
Il viaggio di trasferimento è tutto un programma perchè i Georgiani al volante sono pericolosissimi: tra sorpassi, buche e insulti arriviamo provati, anche in auto dopo 9 ore, a Lentekhi in Svanezia .
La mattina seguente partiamo da Lentekhi per arrivare al villaggio di Ushguli. Durante il primo tratto in asfalto, che segue il corso il fiume, attraversiamo un paesino e veniamo puntualmente rincorsi dai cani. Uno di essi salta fuori all’improvviso da una staccionata e cerca di azzannare il mio polpaccio, ma riesce fortunatamente a prendere solo la ruota. Io mi difendo con lo spray e scappo insieme ai miei compagni.

Scampato il pericolo continuiamo a pedalare e arriviamo all’inizio della salita che ci porterà al Latpari pass alto 2800 mt..
Ci aspettano ora circa 2000mt di dislivello positivo da fare tutti d’un fiato o senza fiato.
La salita, carichi come siamo, ci mette a durissima prova per le sue pendenze estreme del 30% in alcuni tratti che ci obbligano ogni tanto a scendere a piedi e spingere la bici. Dopo questa faticata, più grande del previsto, arriviamo al Latpari pass da dove si apre una vista, che ci lascia senza parole.

I monti con vette di oltre 5000mt, ricoperti da neve e ghiacciai, ci lasciano letteralmente estasiati. Dal passo percorriamo un sentiero da pedalare quasi interamente, che ci porta a 2900mt di quota e successivamente su di una cresta che ci offre visioni mistiche. Costeggiamo un laghetto punteggiato di fiori colorati che ci lascia a bocca aperta. Siamo consapevoli di essere in un luogo strepitoso, con le nostre pesanti bike e che stiamo facendo qualcosa di bellissimo.

Facciamo la vetta di giornata e ci buttiamo in discesa verso la meta di oggi, Ushguli, con vista mozzafiato sul monte Shkhara di 5068 mt, il più alto della Georgia .Anche questa giornata ci regala una raidata epica con la particolarità di aver percorso un sentiero stupendo tra i mille colori dei fiori che lo hanno reso unico.

Ushguli è un villaggio turistico molto frequentato, caratterizzato dalle numerose torri medioevali e da tante guesthouse presenti in questa zona come in generale in tutta la Svanezia. Ora gli incontri sui sentieri con i trekkers aumentano sempre più perchè queste zone sono servite meglio dalle strade e dai collegamenti che le rendono più accessibili .

La mattina seguente partiamo per dirigerci verso Mestia passando dal villaggio di Adishi. Il percorso di oggi ,complice la stupenda giornata, ci regala scorci fantastici e sentieri anche questa volta in modalità spingi,s palla e, ogni tanto, pedala. Saliamo al belvedere con viste sul ghiacciaio Lardaadi e sul monte Tenuldi. Qui incontriamo parecchi trekker che ci fotografano e ci osservano incuriositi con lo sguardo di chi sta pensando: cosa ci fanno in bici in questi luoghi? Per noi che abbiamo gran voglia di scoprire luoghi insoliti e poco raggiungibili, anche a costo di fare molta fatica, questo fatto ci carica ancor di più perchè prevediamo, dopo le salite, un gran divertimento dato dal guidare la bike su sentieri che di bici ne hanno viste poche.

Infatti la discesa, è nella prima, parte stupenda per poi diventare ostica. Siamo ora alla base del ghiacciaio ed un trekker ci avverte che ci sarà l’ennesimo difficoltoso guado, ma siamo ormai testati e abituati. Il torrente non è impetuoso ma a rendere problematico il guado è l’acqua veramente gelida. Troviamo un tratto ampio dove l’acqua è più bassa ma ci obbliga ad entrare ed uscire più volte e siamo obbligati spesso fermarci per scaldare i piedi ed evitare il congelamento. In questo frangente mi è venuto in mente il viaggio fatto in Islanda dove numerosi guadi in acqua glaciale mi avevano procurato un principio di congelamento.
Ci lasciamo il freddo alle spalle e proseguiamo verso Mestia attraversando il villaggio diroccato di Adishi dove, in una guesthouse fatiscente, beviamo un the caldo.

Dopo aver di nuovo utilizzato le modalità spingi e pedala, arriviamo al colletto e da lì su un’altro trail, studiato sulle carte, ancora una volta stupendo, arriviamo a Mestia con enorme soddisfazione e con gli occhi ancora lucidi per ciò che abbiamo potuto ammirare. Mestia è un cittadina montana piena di hotels, guesthouses e servizi che possono ricevere un buon turismo di massa. Da qui partono diverse escursioni organizzate sui monti e ghiacciai che la circondano, tra cui uno dei più ambiti è il monte Usbha, molto caratteristico, con la sua doppia punta e il ghiacciaio nel mezzo.
Dopo il nostro pellegrinaggio in valli selvagge con una densità di popolazione pari a zero, dove l’organizzazione del nostro viaggio è stata studiata nei minimi dettagli per non rimanere senza acqua , cibo e riparo,ora rientriamo nella normalità dei luoghi turistici dotata di servizi.

L’ultimo giorno del nostro viaggio prevede un giro ad anello con partenza e ritorno a Mestia. Sulle carte ho guardato la classica salita al lago Koruldi e poi ho aggiunto la variante del Guli pass che scende nella valle di Mazeri. Partiamo, con bici finalmente scarica, per percorrere questo itinerario che, complice una giornata senza una nuvola, sarà uno dei più belli del nostro viaggio. Saliamo ai laghi Koruldi su facile mulattiera ed, arrivati, scattiamo foto a volontà con vista sui monti circostanti.

Entriamo nella parte cicloalpinistica e percorriamo un sentiero molto esposto, a mezza costa, sino al ripido tratto finale del Guli pass con circa 500/600 mt di portage che ci permette di vedere il monte Usbha da vicino. Giunti al passo, Antonio e Angelo sono soddisfatti ed io, non ancora sazio, risalgo per una cresta per altri 250mt.

La salita risulta molto faticosa nella parte finale per il fondo smosso che mi costringe a fare 1 passo avanti e 2 indietro, ma con fatica arrivo in cima e mi ritrovo veramente a ridosso del monte Usbha: uno spettacolo.
Mi vesto per ritornare al passo ma salendo ho notato che c’è possibilità di scendere direttamente nel vallone e quindi parto, prima cauto per le ripide pendenze e fondo instabile e via via scendendo prendo confidenza con il fondo. Riesco a scendere cosi per intero questo tratto , surfando come con uno snowboard, regalandomi una chicca in ambiente di rara bellezza.

Appena sotto il passo ritrovo Antonio ed Angelo ed insieme scendiamo su di un trail esagerato, in ambiente stupendo che auguro ad ogni biker, verso la valle di Mazeri.

Da Mazeri , con sentieri, ritorniamo a Mestia soddisfatti come non mai per questa bellissima giornata passata in Caucaso e davanti all’ennesima birra Georgiana brindiamo al completamento della nostra stupenda avventura on bike che ci ha permesso di percorrere i più bei trail di questa terra. La mattina seguente partiamo per il transfer di 9/10 ore che ci riporta alla capitale Tbilisi da dove prenderemo il volo per rientrare in Italia.
Anche questa avventura è stata portata a termine e, come sempre, lascerà un segno indelebile in noi che l’abbiamo compiuta.
KE SPETTAKOLO

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