Tre giorni non sono molti per provare una bici, ma tra percorsi pedalati, prove della gara e la gara stessa abbiamo avuto modo di testare la Trailfox TF01 su diverse tipologie di percorsi e di terreni. Ecco qui le impressioni di riding.
BMC ha fornito ai giornalisti due versione della Trailfox: la Red XTR a quelli che non avrebbero fatto la gara, la Lime XX1 Trailcrew a quelli che avrebbero preso parte al Canadian Enduro. Qui trovate la presentazione completa della bici.
L’allestimento della Trailcrew è infatti decisamente più adatto ad un utilizzo race. Innanzitutto utilizza come forcella la Fox Float 34 con steli Kashima invece della Talas. E’ abbastanza evidente che in ottica gara una forcella abbassabile è solo peso superfluo, a maggior ragione su una bici come la Trailfox che si pedala benissimo con una forcella ad escursione fissa.
Come ammortizzatore posteriore la Trailcrew utilizza il nuovo Float X con piggy back, invece della versione normale presente sulla XTR. Sicuramente il piggy back aiuta a ridurre il surriscaldamento, migliorando quindi il funzionamento della sospensione posteriore sulle lunghe discese.
Quello che però è secondo me più importante, ancor più delle differenze nel reparto sospensioni, è che la Trailcrew monta il gruppo Sram xx1, decisamente più performante ed adatto ad un uso race dell’XTR 2×10. Corona singola da 28T, nessun dispositivo anti deragliamento, un solo comando: semplicità, efficienza e performance, proprio quello che serve in gara!
Completano poi il montaggio l’indispensabile Reverb Stealth, una coppia di ruote DT Swiss XM 1501 gommate con Continetal Mountain King 2.4 Protection un po’ troppo delicate per i percorsi che ci sono qui a Whistler, ma si sa che il peso di gomme e cerchi è piuttosto critico sulle 29″. Manubrio BMC flat in carbonio da 750mm, sella Fizik Tundra e freni Avid XO Trail.
La prima cosa su cui vado ad intervenire è l’altezza del manubrio: essendo di default posizionato molto in alto (problema comune a tutte le 29″), cerco di abbassarlo il più possibile togliendo tutti gli spacers.
Come potete vedere dalla foto, sotto la pipa è presente uno spessore conico che non è possibile rimuovere: si tratta di un errore nelle serie sterzo, nelle versioni di serie sarà possibile montare la pipa a filo della serie sterzo.
Regolo il sag, dapprima su di un valore piuttosto basso. Mi accorgerò poi di non sfruttare bene tutta la corsa e toglierò una decina di PSI arrivando ad un migliore compromesso.
Gonfiate le gomme ad una pressione molto elevata (2.8 dietro, 2.2 davanti, per prevenire le pizzicature) si parte!
La prima impressione che trasmette la bici appena si è saliti in sella è una spiccata reattività, specialmente sul pedalato e sui rilanci. La bici è leggerissima (12,3kg), ma il telaio è piuttosto rigido e trasmette bene alla ruota tutta la forza impressa sui pedali. Si dice che le 29 sono pigre sui cambi di velocità, ma la Trailfox, merito sicuramente di ruote e gomme leggere, non lo è sembrata affatto.
Quando ci si alza in piedi sui pedali la bici non si muove: lo schema di sospensione è molo stabile in pedalata, anche senza propedal. Su fondi compatti e regolari (strada bianca, sterrato scorrevole) la bici è un vero missile e permette di tenere velocità piuttosto elevate senza troppa difficoltà.
Quando però si vanno ad affrontare salite tecniche, sconnesse, ripide ed impegnative, la Trailfox è incredibile. E’ letteralmente inarrestabile, con le ruotone e l’abbondante escursione posteriore mangia qualsiasi cosa, anche le radici più insidiose. E’ veramente divertente puntare ogni tipo di ostacolo con la sicurezza di scavalcarlo senza particolare difficoltà. Unico problema riscontrato su questo tipo di percorso è però il movimento centrale piuttosto basso: non è raro toccare per terra con le pedivelle.
In discesa la bici da il meglio di sè sui fondi sconnessi, specialmente sulle radici, dove le ruotone si rivelano vincenti. E’ soprattutto alle basse velocità che la bici trasmette un’elevata sicurezza, merito dell’angolo di attacco più favorevole delle ruote da 29″, che riduce il rischio di impuntarsi e garantisce un’avanzamento fluido anche in presenza di grossi ostacoli.
Quando però la velocità aumenta, ci sono dossi ed avvallamenti su cui pompare con braccia e gambe, magari rapidi cambi di drezione, la bici diventa più pigra. Rispetto a molte altre 29″ la maneggevolezza è ottima, ma rispetto ad una bici da enduro tradizionale la trailfox paga abbastanza.
La caratteristica principale della bici in discesa è che tende a tenere in maniera piuttosto efficiente la sua velocità. Quando ci sono radici, pietre o altri ostacoli basta solo tirare dritto e lasciar correre: le ruotone mangiano tutto. Quando però si deve lavorare di braccia e gambe per “pompare” sul terreno, quando si vuole saltare da un ostacolo all’altro, quando si vuole schiacciare la bici in curva, la Trailfox si rivela più pigra di un’enduro 26 o 27,5.
Un’altra caratteristica importante del telaio è la sua reattività: la bici non è plush, ma piuttosto reattiva e nervosa sui tratti sconnessi. Questo se da un lato la rende fulminea negli scatti, dall’altro richiede un notevole impegno fisico nella guida, che su lunghe discese può essere persin penalizzante. Ho sofferto parecchio sui tratti veloci e sui brake bumps dell’ultima speciale, soprattutto per il dolore alle mani e l’affaticamento di braccia e gambe. La colpa di questo è anche imputabile ad un setup troppo rigido, ma comunque la reattività della BMC è piuttosto evidente sin dal primo utilizzo: non aspettatevi un cuscino insomma, una bici che mangia gli ostacoli e spiana tutto.
Ed in curva? Uno dei dubbi che più frequentemente vengono sollevati nei confronti delle 29″ è il comportamento in curva. E’ vero, ci sono 29er impacciate, difficili da far girare, ma la Trailfox non è nulla di tutto questo. Grazie ad una geometria decisamente compatta, la bici gira benissimo ovunque, anche nelle curve strette. Devo ammetterlo: tra le 29er da me provate è quasi sicuramente la più maneggevole.
Oggi ho avuto modo di riprovare la 5° speciale con una Lapierre Zesty 927 montata Rock Shox ed XO1 (a breve il report!) ed ho potuto trarre alcune interessanti considerazioni.
Innanzitutto va sottolineato come entrambe le bici avessero la stessa escursione: 150mm davanti e dietro. L’angolo sterzo è uguale, entrambi i telai sono in carbonio. Quello che cambia è il diametro delle ruote e lo schema di sospensione.
Quale dei due formati di ruota si rivela più vantaggioso? Le ruote da 29″ mi sono piaciute parecchio nella prima parte, una lunga sezione di percorso caratterizzato da sassi e grossi ostacoli fissi su tratti rettilinei. Anche sui tratti lenti, ripidi e sulle radici le ruotone mi hanno dato una buona sicurezza, permettendomi di affrontare gradoni anche piuttosto alti senza paura di impuntarmi. Quando però la velocità aumenta, quando si vuole entrare a cannone in mezzo agli ostacoli, le ruote da 27,5 mi sono piaciute di più. Permettono di guidare meglio la bici, di mantenere sempre una guida attiva, di mettere la bici dove si vuole. Con le ruotone tendi ad andare dritto, con le 27,5 riesci meglio a decidere dove mettere le ruote.
Nel complesso della speciale insomma mi sono trovato meglio con le ruote 27,5. C’è però da dire una cosa: quando scendevo a vista nelle speciali 3 e 4, ero stanco e guidavo decisamente in maniera passiva, le ruote da 29 mi hanno salvato diverse volte dal ribaltamento.
Che cosa è meglio quindi? Secondo me dipende, non c’è una risposta univoca… Dipende molto dal tracciato, dal terreno, dal tipo di gara. Se si scende praticamente a vista, senza aver quasi mai provato i percorsi, le ruotone perdonano di più gli errori e permettono di buttarsi nello scassato anche se è abbondantemente sotto la velocità di galleggiamento. Quando si è stanchi e si guida passivi possono insomma essere vincenti! Se invece si conosce il percorso, si sa già dove mettere le ruote e c’è la possibilità di mantenere la velocità di galleggiamento, le ruote più piccole si rivelano più agili e maneggevoli e permettono di tenere una velocità più elevata, offrendo la possibilità di guidare meglio ed in maniera attiva.
Detto questo però sono dell’idea che la Trailfox TF01 sia una bici decisamente ben riuscita. E’ diversa da un’enduro tradizionale, forse è più un’all mountain (ma che cos’è l’all mountain? E che cos’è l’enduro?), ma è veramente divertente da guidare, specialmente sui sentieri naturali! Grazie alle sue geometri molto compatte rimane piuttosto agile e maneggevole, permettendo di divertirsi anche sui sentieri più stretti e tortuosi.
Il futuro dell’enduro è 29″? Secondo la mia personale opinione no, ma sono allo stesso modo convinto che la Trailfox ed altre bici simili (29 compatte dalle lunghe escursioni) siano comunque dei mezzi molto divertenti e che può piacere a moltissimi riders che magari non hanno uno stile di guida eccessivamente racing e puntano ad un mezzo che garantisca una buona fluidità di marcia.
Unico neo della Trailfox è forse il prezzo: 6999€ è una cifra considerevole, ma parliamo comunque di una bici con allestimento top di gamma, con un telaio dal peso piuma di 2,49kg e con un peso complessivo di 12,3kg! Insomma, a conti fatti il prezzo è abbastanza allineato alla concorrenza.
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