[VIDEO=896]Bolivia | Camino del Choro[/VIDEO]
Si tratta di una vera e propria strada quella che stiamo percorrendo, molto ben conservata. Qui in alto, dove la vegetazione è scarna, si può vedere il lavoro degli Inca in tutta la sua magnificenza: sia la terrazza stradale che i ciottolato sono stati costruiti con i sassi che si trovavano sul posto, con una cura e tecnica impensabili ai giorni nostri, dove le strade montane spesso e volentieri vengono scavate nella montagna senza tanti complimenti.
Quando cala la sera, verso le 20, andiamo a dormire prima di carosello. Non c’è molto da fare qui e dobbiamo ricaricare le batterie in vista della giornata successiva. Altri 30 km di sentiero ci attendono, con continui saliscendi e temperature sempre più tropicali. In discesa il trail è una vera goduria, fluido e divertente. In salita si riesce spesso a pedalare, tranne in alcuni punti come la “scala del diavolo”, il cui nome dice tutto: 45 minuti passati a portare e a spingere la bici su gradoni impietosi. Mentre il sudore scende sempre più copioso dalle nostre fronti arriviamo in cima all’ultima salita, presso alcune case situate in posizione spettacolare: da qui si vede una gran parte del sentiero che abbiamo percorso oggi. La sua linea è ben visibile sulle enormi pendici dei monti che ci circondano, completamente ricoperti dalla fitta giungla. Solo in alcuni punti questa lascia spazio ad improbabili e ripide radure in cui si coltiva la coca.
In una delle case vive Tamiji Hanamura, un giapponese di 79 anni che non si è più mosso da qui dal 1966. Ci fa firmare il suo libro degli ospiti, poi si siede per terra accanto a noi e, leggendo i nostri paesi di provenienza, ci fa fare una croce su delle cartine disegnate da lui (nazione per nazione) e comincia a farci una lezione di geografia impressionante. Conosce i nomi delle regioni italiane e non solo, le altitudini dei monti più importanti, i nomi dei laghi, tutto quello che ha sentito dai turisti passati di qui negli ultimi 45 anni. Quando gli dico che ora esiste una nuova galleria sotto il Gottardo, la più lunga del mondo, me la fa disegnare. Gli chiediamo se conosce Shimano, dice di no e comincia a scrivere il nome in caratteri giapponesi nella cartina del Giappone. È come una spugna, tenta di raccogliere il maggior numero di nozioni possibili. Ci dice anche che il primo mountain biker a passare di qui fu un tedesco, 20 anni fa.
Come potete notare in questo report ci sono meno foto, dato che ci siamo concentrati sul video.
Ora siamo a La Paz, dove stiamo facendo del sano ed economico shopping di maglioni, cappelli e coperte per le famiglie rimaste a casa. Domani partiamo tutti in direzione Europa. Una volta arrivato a casa comincerò a montare i video di queste due splendide settimane in Bolivia, quindi rimanete sintonizzati per rivivere questa esperienza con noi.
Ciao
Marco
PS: per leggere le puntate precedenti del viaggio cliccate qui
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