Per molti carbonio vuol dire prodotti ultraleggeri e delicati. Se si usa questo materiale nelle ruote, la normale dose di scetticismo che avvolge la fibra aumenta in maniera esponenziale. Tanti hanno paura di qualche rottura che possa provocare cadute disastrose, altri temono che il materiale non resista bene alle sollecitazioni dell’uso fuoristrada. Questo articolo vi dimostrerà il contrario.
Nell’ultimo anno abbiamo avuto l’occasione di mettere sotto torchio le ruote in carbonio Enve. Abbiamo potuto provare le AM da 26 pollici, le AM da 27.5″, le AM da 29″ e le HC da downhill. Ecco la nostra analisi.
Prendiamo le ruote che interessano di più ai lettori di MTB-Forum: le Enve AM che, come dice il nome, sono state pensate per uso all mountain / enduro (Enve, sul suo sito, specifica che non sono ruote da usare per fare freeride o DH). Le abbiamo provate in tutti e tre i diametri di ruote. Le 27.5″ su una Santacruz Bronson, le 26″ su una Liteville 301 e le 29″ su una Trek Rumblefish (qui le foto), latticizzandole sempre.
A parte il diametro, il cerchio e la costruzione rimangono identici. Il cerchio è largo 30mm esternamente, ha un canale di 24mm, è profondo 31mm ed è tubeless (bisogna nastrarlo). L’anteriore ha 28 raggi, il posteriore 32. Tutte le ruote montano dei mozzi DT Swiss 240s, tranne le 29″ su cui erano montati dei Tune King Kong. Il Tune Kong posteriore però ha cominciato a scricchiolare dopo poche decine di chilometri, leggete la recensione qui.
Veniamo al peso, valore che tutti si aspettano essere estremamente basso su un set di ruote in carbonio. Le 26″ pesano poco meno di 1500 grammi (1515 grammi le 27.5″ e 1600 gr. le 29″). Non è un peso record. Però qui subentra la peculiarità delle ruote Enve: la casa americana non ricerca a tutti i costi la leggerezza, ma un compromesso fra robustezza e peso. Questo vuol dire che un cerchio Enve, a parità di peso con un cerchio in alluminio, sarà molto più resistente, sia contro le bozzature che contro le rotture. E noi non possiamo che confermarlo.
Fra tutte le Enve AM che abbiamo provato, quelle che abbiamo maltrattato di più sono quelle della Bronson. 1525 km e 42.000 metri di dislivello in salita (da fine maggio 2013), oltre 80.000 in discesa, su tutti i tipi di terreni, spesso e volentieri su quelli rocciosi del Monte Tamaro. Le pressioni delle gomme sono sempre state piuttosto basse, vale a dire 2 bar dietro e 1.8 davanti. È capitato di aver girato con meno di 2 bar dietro, cosa che ha causato diversi colpi sul cerchio su massi/rocce. Il cerchio non si è mai bozzato nè crepato. L’unico difetto è stato un raggio rotto, dovuto ad una pietra che l’ha colpito. Il raggio prima si è piegato, senza rompersi, dopo qualche settimana però il nipple è saltato.
Per la cronaca: i cerchi AM 26 sono in uso da febbraio 2013.
Come vedete dalle foto, di pietre ne abbiamo prese tante, rigando i cerchi. Come detto, di danni non ce ne sono stati, a livello estetico, invece, le Enve hanno patito. Se gli adesivi si possono sostituire, i graffi sui cerchi non sono eliminabili. Lì sono e lì rimangono. Considerando il prezzo di un set di Enve, a qualche proprietario attento all’estetica può venire il magone. Chi invece compra le Enve per la performance e la robustezza sarà piuttosto immune ai graffi.
E proprio per la loro performance uno dovrebbe acquistare queste ruote. Montate sulla Liteville 301, al posto delle DT Swiss 1750, abbiamo subito notato una grande differenza a livello di precisione di guida, dovuta alla rigidità della costruzione in carbonio, come d’altronde potete leggere nel test delle Enve AM 29. Più si sale di diametro, e più le Enve fanno la differenza. A parità di peso, la maggior rigidità delle Enve è fuori discussione. Una caratteristica che cambia proprio il comportamento della bici, sopratutto in discesa. Se infatti un paio di ruote leggere in alluminio, su una 29, arrampicano altrettanto bene, in discesa diventano un fattore critico.
Abbiamo molto apprezzato la larghezza del cerchio. Il canale interno è di 24mm, il cerchio è di 30mm. Montandoci su delle gomme da 2.3″ o da 2.5″ in curva si spancia molto poco, e questo contribuisce alla precisione di guida di cui parlavamo sopra. Inoltre i lati del canale sono piuttosto arrotondati, motivo per cui non abbiamo mai squarciato una gomma quando abbiamo “pizzicato” (inteso come bottom out della gomma, dato che abbiamo sempre girato con gomme latticizzate). È un fattore molto importante quando si gira su terreni rocciosi, visto che diverse volte abbiamo tagliato la gomma con il bordo del canale dei cerchi Syntace (in test al momento) e Mavic.
Abbiamo anche provato la versione HC, pensata per il downhill, sulla Santacruz V10 carbon che vedete qui in foto. Marco Milivinti l’ha testata per diversi mesi, fin quando non ha rotto il cerchio posteriore. Questo ha cominciato a sfilacciarsi in vicinanza del canale, per poi rompersi definitivamente durante una discesa, dopo circa 4 mesi di utilizzo.
Qualche informazione: il set di ruote con DT 240 pesa 1650 grammi. In questo caso il peso è veramente basso, per delle ruote da DH. Entrambe i cerchi hanno 32 buchi. Si tratta delle ruote che il team Syndicate (Minnaar, Peat e Bryceland) usa da anni in coppa del mondo.
Eccovi alcune foto del cerchio rotto, che è stato sostituito in garanzia da Enve.
La rottura non è stata causata da un impatto con una roccia o da un atterraggio sul piatto, ma è dovuta ad un cedimento strutturale del cerchio. Abbiamo chiesto lumi ad Enve, quando ci arriverà la risposta la pubblicheremo qui.
Le Enve sono delle ruote che, nella loro versione AM, si sono rivelate delle durature e affidabili compagne di viaggio che fanno la differenza nella performance della bici. È lecito aspettarselo da un prodotto di questa fascia di prezzo, non è però scontato che la loro robustezza rimanga tale anche nel tempo. Si graffiano abbastanza facilmente. La versione da DH è da consigliare solo a chi fa parte di un team e viene sponsorizzato, dato che in quella disciplina è difficile trovare qualcosa che, col tempo, non si rompa.
Charlie srl
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