di Daniel Naftali
Quando Rock Shox ha introdotto la nuova gamma di prodotti 2014, tra le numerose novità delle nuove sospensioni abbiamo parlato del nuovo sistema di gestione del ritorno: il Rapid Recovery.
Viste le numerose domande e le perplessità relative a questa novità, abbiamo approfittato della presenza di Sram al Bike Festival di Riva del Garda per farci illustrare al meglio dai tecnici Rock Shox i segreti di questa nuova idraulica.
L’importanza del ritorno
Il circuito idraulico di freno in estensione, comunemente detto “ritorno”, svolge un ruolo fondamentale per il buon funzionamento della sospensione, che sia un ammortizzatore o una forcella.
Il ruolo del ritorno è infatti quello di frenare la forcella in estensione, impedendo che si riestenda troppo velocemente scalciando per aria il rider, con il rischio di perdere il controllo della bicicletta.
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Il buon funzionamento del circuito di ritorno è quindi fondamentale per avere una sospensione performante e che assicuri un buon feeling di guida.
Una nuova filosofia
Data la sua importanza per il buon funzionamento della sospensione, le varie aziende hanno adottato diverse soluzioni, più o meno complesse, per migliorare il funzionamento di questo importante componente.
La filosofia fin’ora adottata, soprattutto da Rock Shox stessa, era quella di frenare maggiormente il ritorno nell’ultima parte della corsa, in modo da evitare che sui grossi urti la forcella scalciasse eccessivamente.
Questo effetto si otteneva con una valvola position sensitive a doppio flusso chiamata Dual Flow Rebound (DFR).
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Pensiamo di fare un drop o un salto, con un brusco atterraggio. La forcella arriva prossima al fine corsa o addirittura lo raggiunge. Subito dopo la compressione, la forcella si riestende. Possiamo capire bene come un ritorno maggiormente frenato sul fine corsa impedisca alla forcella di rimbalzare subito dopo l’atterraggio, mantenendo la bici attaccata al terreno e migliorando il controllo durante questa delicata fase.
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Immaginiamo però di affrontare un tratto di sentiero caratterizzato da grossi ostacoli, magari anche qualche salto con atterraggio su fondo irregolare, come una pietraia o rock garden. In questa condizione una sospensione con ritorno particolarmente frenato nell’ultima parte della corsa diventa penalizzante. Gli ostacoli sono importanti e la forcella si trova a lavorare nei pressi del fine corsa, ma c’è il rischio che, a causa del ritorno maggiormente frenato sull’ultima parte della corsa, la sospensione non si riestenda per tempo.
I tecnici Rock Shox hanno quindi pensato di cambiare completamente l’approccio: invece di frenare maggiormente il ritorno sull’ultima parte della corsa, hanno pensato di frenarlo sulla prima parte. In questo modo la forcella dovrebbe essere in grado di riestendersi per tempo, ma senza scalciare.
Rapid Recovery: che cos’è?
Abbiamo quindi capito che Rapid Recovery è una particolare valvola di ritorno in grado di dare una risposta “position sensitive”. Che cosa significa? In parole semplici la valvola è in grado di sentire la quantità di corsa utilizzata e di dare una risposta diversa a seconda che la sospensione lavori nella prima metà (maggior frenatura) o nella seconda (minor frenatura), verso il fine corsa.
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Analizzando una sezione della cartuccia Charger (la nuova cartuccia della Pike, ndr), notiamo che, come da sempre nelle idrauliche Rock Shox, nella parte inferiore della stessa è presenti la valvole di smorzamento idraulico in ritorno (cerchio giallo).
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Andando più nel dettaglio notiamo come sulla testa dell’asta inferiore sia presente una valvola, di colore argentato: si tratta della valvola Rapid Recovery.
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La valvola Rapid Recovery è costituita da una serie di lamelle in grado di gestire il doppio flusso. La valvola, a seconda della posizione, è in grado di dare una risposta differenziata. Il sistema riprende lo schema di funzionamento del DFR, ottenendo però l’effetto esattamente contrario.
Rapid Recovery: funzionamento pratico
Abbiamo capito che il Rapid Recovery funziona nel seguente modo:
- Nella prima metà della corsa la frenatura è maggiore
- Nella seconda metà della corsa fino al bottom out la frenatura è minore
Supponendo di avere una forcella correttamente tarata con sag sul 20-25%, quando si affrontano tratti di sentiero particolarmente sconnessi o irregolari si lavora sempre oltre il 50% della corsa. In queste condizioni si lavora quindi sulla parte di escursione in cui il ritorno è più veloce: questo in pratica consente alla sospensione di riestendersi correttamente tra un ostacolo e l’altro, anche quando questi sono di grossa entità, assicurando un assorbimento ottimale e che la ruota rimanga sempre attaccata a terra.
Vediamo più nel dettaglio che cosa succede in una sospensione tradizionale:
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Per evitare che scalci eccessivamente, il ritorno di una sospensione tradizionale dev’essere per forza di cose più lento. In grigio, sullo sfondo del disegno vediamo l’escursione disponibile. Notiamo come dopo il primo ostacolo, la forcella si accorci per assorbire lo stesso, ma non riesca a ristendersi completamente prima del dosso successivo. L’assorbimento dell’ostacolo non è quindi ottimale (la linea rossa del baricentro del rider è ondeggiata) e le ruote non seguono perfettamente il terreno (la linea blu non combacia con quella marrone del terreno).
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Il rapid recovery consente invece di avere un ritorno più veloce. In questo modo la forcella è in grado di ristendersi completamente tra un ostacolo e l’altro, risultando pronta ad assorbire l’ostacolo successivo correttamente riestesa. Il risultato è che la ruota (linea blu) rimane più attaccata al terreno ed il baricentro del rider (verde) oscilla meno.
Insomma, il rapid recovery permette al ritorno di essere più veloce senza però avere l’inconveniente di una sospensione che scalci eccessivamente: grazie alla maggior frenatura nella prima parte dell’escursione, la sospensione viene rallentata prima che faccia sollevare la ruota da terra.
Facciamo ora un altro esempio, riprendendo di nuovo il caso del drop. La sospensione con il Rapid Recovery, quando si atterra arriva quasi a fine corsa allo stesso modo di una sospensione tradizione. Dopo l’assorbimento dell’impatto però il Rapid Recovery fa si che la sospensione si riestenda rapidamente fino a circa metà corsa, a quel punto interviene la valvola che frena il ritorno, rallenta la riestensione ed impedisce alla sospensione di scalciare via il rider. L’effetto pratico è che la bici rimane comunque attaccata al landing, però con il vantaggio rispetto al vecchio DFR che la sospensione, già pochi istanti dopo l’atterraggio, è subito pronta per assorbire eventuali ostacoli, come ad esempio pietre o radici.
Il sistema Rapid Recovery equipaggerà la nuova Pike, la SID e la Revelation nonché gli ammortizzatori posteriori Monarch, Monrach Plus, Vivid e Vivid Air.