Chi ha paura delle novità?

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In questi ultimi anni il mondo della mountain bike ha accelerato vistosamente lo sviluppo di nuovi prodotti. Dopo l’entrata in campo delle 29 pollici è stato un continuo susseguirsi di nuovi formati: 27.5″, fat, 27.5+, 29+, e con loro sono arrivati diversi nuovi standard per rendere ruote e telai più rigidi e performanti. Lo stesso si può dire nel campo delle trasmissioni, con la rivoluzione del 1×11. E non possiamo dimenticare quello che l’industria definisce come il campo con maggior potenziale a livello economico: le bici elettriche.

La costante in tutti questi cambiamenti è una: lo sgomento dei mountain biker. Ha fatto paura l’1×11, con infinite discussioni sulla “lunghezza della coperta”, così come ha fatto discutere l’arrivo delle “ruotone” da 29″, con cui poi diverse aziende si sono cimentate in progetti coraggiosi per farcele stare in telai con escursione generosa, per poi concentrarsi sulle 27.5″.

Ogni innovazione, o presunta tale, col tempo mostra la propria validità in termini di risultati: è evidente che l’1×11 ha avuto un gran successo in praticamente ogni disciplina (tranne la DH dove 11 rapporti non servono e il monocorona si usa da sempre), così come è evidente che le 29 pollici hanno subito un ridimensionamento dovuto all’arrivo delle 27.5″. Se in campo XC i vantaggi delle ruotone sono fuori dubbio, più l’escursione sale e più i biker, e le aziende, hanno preferito orientarsi verso le 27.5″.

Questo è l’anno dei formati “plus”, o semifat che dir si voglia. Gomme da 3 pollici montate su telai da trail. Al di là delle filosofie di riding dei biker incalliti, questa nuova tendenza si sposa bene con quella delle bici elettriche ed è riconducibile ad un dato che passa spesso inosservato: l’espansione del mercato della mountain bike. Già, per quanto si tenti di far percepire il mondo mtb come  una congrega di amiconi da pacche sulle spalle, alla fine le aziende non esistono e lavorano gratis, ma sono alla ricerca costante di clienti. Soprattutto nuovi clienti.

E qui entrano in gioco le bici elettriche: meno fatica per riuscire a godere delle (quasi) stesse sensazioni di chi si suda la salita fino all’ultima goccia vuol dire avvicinare al mondo della bici anche chi non è o non può o non vuole essere in forma, ma intanto si compra una bici, dei vestiti, magari fa una vacanza con bici al seguito, e così via. Lo stesso vale per il formato semi fat: se le fat sono difficili da far digerire a chi non ha mai avuto una mtb (e non solo), è innegabile che la loro trazione infonda più sicurezza al neofita, quindi perché non proporre una bici che sembra una mtb classica, ma ha delle gomme con cui sentirsi sicuri?

Veniamo quindi al titolo di questo articolo: il mountain biker scafato non ha motivo di sentirsi sotto assedio dall’arrivo di continue novità e formati, perché spesso queste novità non sono state pensate per lui, ma per chi mountain biker deve ancora diventarlo. Le semifat o le elettriche che vedete comparire come funghi dopo la pioggia nella gamma di ogni azienda non vogliono sostituire la vostra bici, ma piuttosto farne entrare una nel garage di chi non ne ha.

A questo punto non dobbiamo fare come gli sciatori tre decenni fa, che bandivano gli snowboarder dalle piste, terrorizzati dalla novità. Piuttosto dobbiamo vederla come la possibilità di avere più bici e, magari, meno auto in giro. Perché una bici elettrica é il perfetto mezzo per andare al lavoro e perché chi scopre il piacere di pedalare e sentirsi in forma, difficilmente torna indietro. Questo è il bello della bicicletta.

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