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L’estate non è solo la stagione di sole e caldo, è anche la stagione dei temporali. Forti piogge che nel giro di poche ore trasformano un sentiero asciutto e secco in un mare di fango.
Il fango oltre che creare problemi per la guida, può essere molto pericoloso anche per la bici. Cambi strappati, catene che si rompono possono compromettere l’uscita o la gara anche del rider più esperto, che magari non ha problemi a guidare anche nelle condizioni di fango più estremo, ma che si trova appiedato a causa di un inconveniente meccanico.
Vedremo in questo articolo alcuni consigli e suggerimenti per affrontare al meglio le condizioni di bagnato.
Fango: il nemico numero uno
Guidare in condizioni fangose è un’insidia. Ci vuole manico e sensibilità, non avere paura di buttarsi e sangue. Anche se si è molto esperti, in certe situazioni stare in piedi può rivelarsi piuttosto difficile.
Per questo scegliere coperture adatte e curare la bici in modo che funzioni al meglio è molto importante.
Se una caduta può essere pericolosa o compromettere la nostra gara, tanto più lo è un’eventuale rottura. Il fango infatti mette in crisi diversi componenti, come la trasmissione. Si attacca ovunque, portando con se pietrisco e detriti vari che vanno a bloccare le parti in movimento. Cambio, deragliatore, pacco pignoni sono le parti più colpite, ma anche pedali, forcella, passaggi ruota, freni sono dei punti critici.
Non dimentichiamoci poi che il fango non è solo argilla. Il fango porta con se anche particelle di sabbia e pietrisco, che interponendosi tra le parti di scorrimento, causando un effetto abrasivo molto forte, che porta ad una rapidissima usura di tutte le parti in movimento della bici. E’ quindi fondamentale, subito dopo un giro fangoso, un’accurata pulizia del mezzo.
La trasmissione
Cominciamo con l’occuparci della serie di componenti che più patiscono il fango: la trasmissione. Deragliatori, pacco pignoni e catena sono infatti molto esposti. Non servono condizioni particolarmente estreme per far si che la trasmissione si impacchi nel giro di pochi minuti.
Forcellino strappato, una tipica rottura dovuta al fango.
I problemi che il fango causa alla trasmissione sono molteplici. Innanzitutto va a bloccare le pulegge del deragliatore posteriore, impedendone la rotazione e causando in alcuni casi il risucchio del cambio verso l’alto e la conseguente rottura. Altro problema legato al cambio riguarda la difficoltà di cambiata: il fango che impacca il deragliatore anteriore o posteriore ne impedisce il movimento. Allo stesso modo, fango molto pastoso può ricoprire il pacco pignoni o le corone, impedendo alla catena di ingaggiare i denti e causandone lo scivolamento. L’acqua mista fango che colpisce la catena, poi provoca un rapido dilavamento del lubrificante della stessa. La catena si secca quindi, nei rullini entrano particelle abrasive. La conseguenza è che la catena tende a rompersi facilmente, specialmente negli incroci con rapporti duri, ed anche se non si rompe rimane comunque soggetta ad una precoce usura.
Per minimizzare questi effetti c’è ben poco da fare. L’unica arma che si ha a disposizione è l’utilizzo di lubrificanti specifici.
Per la catena è bene utilizzare dei lubrificanti “wet”, specifici per condizioni di bagnato. Questi oli lubrificanti sono molto viscosi, spesso quando si applicano formano addirittura dei fili. Grazie alla loro elevata viscosità e al loro elevato potere adesivo, anche in condizioni di bagnato tendono a rimanere attaccati ai rullini della catena, garantendo un’elevata durata della lubrificazione. Chiaramente il rovescio della medaglia è che tendono a far incollare le particelle di polvere, ma quando è bagnato la polvere non c’è, quindi il problema non si pone.
Sui deragliatori e sui cavi può essere consigliabile applicare dell’olio siliconico. Come vedremo in seguito, l’effetto idrorepellente del silicone fa si che il fango si attacchi con più difficoltà.
Un trucchetto che molti pro usano in gare fangose, specialmente per le discipline pedalate è l’oliatore automatico della catena.
Si tratta semplicemente di un tubicino collegato ad un serbatoio, in cui è contenuto l’olio. Il tubicino si fissa sul deragliatore anteriore, in modo che segua la catena con ogni rapporto. L’olio per gravità scende attraverso il tubicino goccia a goccia ed olia continuamente la catena. Un trucchetto semplice ed efficace, adatto sia a condizioni fangose che di asciutto con polvere.
Durante un’uscita normale o se in gara se ne ha la possibilità, quando la catena diventa secca e rumorosa sarebbe buona norma dargli una sciacquata (con la borraccia o con lo zaino idrico) ed applicare un po’ di lubrificante. Chiaramente in gara questo non è quasi mai possibile, bisogna quindi prestare attenzione a non stressare troppo la catena con incroci esasperati. Se poi si gira in condizioni di fango ma senza pioggia (tipica condizione che si presenta dopo un temporale) è poi buona norma cercare di evitare che il fango si solidifichi, diventando un’argilla che blocca le parti in movimento. Bisogna quindi bagnare la bici, ad esempio prendendo di proposito delle pozzanghere. Il fango secco è molto più dannoso di quello umido, proprio perché forma una sorta di cemento che impedisce il movimento delle varie parti.
Una volta arrivati a casa è poi importante pulire accuratamente i vari componenti della trasmissione e lubrificarli correttamente. Questo serve a prevenire l’ossidazione delle parti in acciaio.
Freni
L’effetto abrasivo del fango si fa sentire anche sui freni. L’acqua infatti riduce l’attrito tra pastiglia e disco, mentre le particelle di sabbia presenti nel fango, che si interpongono tra disco e pastiglia, provocano una rapida usura del ferodo. Il risultato è che la pastiglie si consumano molto velocemente, tanto che pastiglie nuove possono finire anche in una sola giornata.
Pastiglie completamente consumate dal fango. Si noti come il rider sia stato costretto a frenare anche sulla placchetta di metallo, consumadola ed arrivando addirittura a smussare leggemente un pistoncino, dopo aver consumato tutta la placchetta metallica della pastiglia. Prima di partire le pastiglie non erano eccessivamente usurate, ma una giornata di discesa su fondo sabbioso ne ha causato una precoce usura.
Purtroppo c’è ben poco da fare. Per evitare di ritrovarsi a metà discesa senza pastiglie è opportuno verificare lo stato di usura del ferodo prima di partire. Nel caso il ferodo sia già un po’ consumato è meglio nel dubbio mettere una coppia di pastiglie nuove ed eventualmente tenere le vecchie per uscite sull’asciutto.
E’ inoltre sconsigliabile l’utilizzo di pastiglie organiche. Meglio utilizzare delle semi metalliche o delle metalliche, che si consumano più lentamente in condizioni di bagnato.
Pedali
I pedali, specialmente quelli automatici, risentono particolarmente del fango. Il fango infatti blocca il meccanismo di aggancio, con il rischio che il piede non riesca a sganciarsi o agganciarsi, con il rischio di potenziali cadute.
Esistono tuttavia dei pedali che patiscono meno il fango.
Si tratta solitamente di pedali molto aperti, in cui il fango non rimane intrappolato nel meccanismo. I Crank Brothers Egg Beater ne sono un esempio.
Un trucchetto per evitare problemi con i pedali automatici consiste nell’applicare dell’olio al silicone sulle tacchette e sul meccanismo di sgancio. L’olio al silicone, idrorepellente, rende più difficoltosa l’adesione del fango.
Questa soluzione è da evitare invece sui pedali flat, in quanto l’olio farebbe scivolare la scarpa sul pedale!
Telaio e passaggio ruota
Altro problema che riguarda il fango riguarda il passaggio ruote. La ruota trascina con se di tutto: fango, rami, sassi, foglie. Questi detriti si vanno poi a depositare sui foderi alti e sui foderi bassi del carro posteriore, si compattano e vanno a ridurre la luce tra carro e ruota posteriore, arrivando in condizioni particolarmente estreme ad impedirne la rotazione.
Quando questo accade, l’unica soluzione è fermarsi e pulire con le mani il passaggio ruota. Naturalmente se si è in gara è una notevole perdita di tempo. Un buon trucchetto per evitare che il fango blocchi la ruota è di “pulire” la bici passando nelle pozzanghere. Il grosso problema infatti è costituito dal fango asciutto, quello più pastoso. Il fango liquido infatti non si accumula, o meglio si deposita formando però un sottilissimo strato. Quando si sente che la ruota comincia ad strisciare, un bel passaggio in una pozzanghera spesso è sufficiente a pulire il telaio. Anche nella scelta delle traiettorie, se possibile, è sempre meglio puntare a dove c’è l’acqua piuttosto di dove c’è il fango pastoso.
A parte queste accortezze nella guida, si può comunque ricorrere al solito olio al silicone per ridurre l’adesione del fango al telaio. Anche prodotti come le cere per auto producono un effetto analogo.
Altro consiglio è poi quello di montare gomme la cui larghezza consenta di avere sufficiente luce tra telaio e copertone. Meglio una gomma un po’ più stretta che non si impacchi, di un gommone che poi infangato non riesce a passare nel telaio. Da questo punto di vista però c’è da dire che le gomme da fango sono solitamente più strette, quindi ci vengono in aiuto anche sotto questo punto di vista.
Non dimentichiamoci poi dell’effetto abrasivo del fango sul telaio. Per evitare che i foderi si righino o si svernicino in prossimità del passaggio ruota, può essere opportuno proteggere la zona con una pellicola trasparente.
Le sospensioni
Sulle sospensioni non c’è molto da dire. Se si è soliti applicare degli oli sugli steli, con il bagnato questi si possono applicare senza problemi, anche se l’acqua li dilaverà facilmente. Nel caso consiglio l’olio al silicone, applicato anche nella zona dei raschia polvere per ridurre l’accumulo di fango.
Non dimentichiamoci poi che il fango è dannoso per le sospensioni, in quanto riesce, seppur in minima parte, a superare i raschia polvere e finisce nell’olio di lubrificazione dei foderi o del manicotto dell’ammortizzatore. In caso di uso frequente su fondi fangosi è bene intensificare gli intervalli di manutenzione.
Parafango? No grazie
In mountain bike difficilmente si utilizzano i parafango. Cosa ci importa infatti se ci sporchiamo o se il fango ci finisce addosso? I vestiti si lavano ed i bikers non sono certo idrosolubili!
Il parafango è infatti un elemento molto esposto. E’ facile che si rompa e finisca nei raggi o ci tagli, da fastidio nei movimenti (il parafango anteriore interferisce con le gambe, quello posteriore da fastidio nei fuori sella) e soprattutto crea dei pericolosi accumuli di fango. Pensiamo alla ruota posteriore. Senza parafango questa scarica verso l’alto buona parte dei detriti. Il parafango accumula sotto di se questi detriti, che poi ricadono sulla ruota e vanno ad incastrarsi nel passaggio ruota.
Se il parafango di fatto è inutile, rimane però il problema degli spruzzi di acqua e fango che sollevati dalla ruota anteriore finiscono in faccia, sporcando occhiali o mascherina. Questi costituiscono un problema per la guida, quindi è bene cercare di limitarne gli effetti.
Un sistema semplicissimo ed efficace è costituito dal paraspruzzi tra archetto della forcella e testa della stessa.
Niente di complicato, un semplice pezzo di neoprene che evita che gli spruzzi sollevati dalla ruota anteriore arrivino in faccia. Ne esistono di già pronti, ma in caso di necessità basta un pezzo di camera d’aria e quattro fascette per costruirsene uno in casa. Una soluzione rapida, leggera e poco invasiva, ma allo stesso tempo molto efficace. Provare per credere!
Se la nostra schiena non patisce gli schizzi di fango, diverso è il discorso per alcuni telai full in cui l’ammortizzatore è molto esposto. Per prevenire danni allo stelo dell’ammortizzatore e per prevenire l’ingresso di sporco nel manicotto dello stesso, è meglio applicare delle protezioni.
Per alcuni telai esistono dei parafango specifici, ma per altri l’unica soluzione è il fai da te. Spesso basta una camera d’aria tagliata e qualche fascetta, in altri casi servono dei pezzi di plastica opportunamente sagomati. Ogni telaio è diverso dagli altri, quindi fa storia a se.
Altre parti che si possono proteggere sono il piantone sella nella zona di innesto del cannotto sella ed i reggisella telescopici a cavetto, che spesso sono soggetti a malfunzionamenti per il fango.
Il lavaggio della bici
Terminato il giro fangoso è buona norma mettersi subito a lavare la bici. Il fango quando si secca è infatti molto difficile da togliere, mentre quando è fresco va via molto facilmente. Inoltre il fango trattiene per molto tempo l’umidità al suo interno. Questa umidità favorisce l’ossidazione delle parti in acciaio, come la catena.
Per togliere il fango il sistema più efficace è l’idropulitrice, meglio se a bassa pressione. Spesso anche una canna dell’acqua con una buona pressione è sufficiente, ma di certo mettersi li secchio e spugna diventa un lavoraccio!
Dapprima si deve togliere il grosso con l’acqua, poi si procede con l’insaponatura. Può essere necessario lavare più volte per togliere tutti i residui. Una spazzola morbida per raggiungere gli spazi più angusti ed una spugna per togliere il grosso, insieme ad un buon detergente sono quello che serve per ottenere buoni risultati.
Ricordiamoci solo di prestare particolare attenzione alla pulizia della catena e della trasmissione, utilizzando uno sgrassante per rimuovere tutto lo sporco. Finito il lavaggio è sempre buona norma lubrificare la catena, cambio e deragliatore.
Occhiali o mascherina?
Uno dei grossi problemi del fango e dei terreni bagnati sono gli schizzi, che vanno a sporcare gli occhiali e la mascherina o che peggio ci finiscono negli occhi, impedendoci di vedere.
Su fondi fangosi la mascherina è da preferire perché permette di applicare i “tear-off”, delle pellicole a strappo che quando sono sporche si possono rimuovere liberando la pellicola sottostante o la superficie della lente che naturalmente è pulita.
Si possono applicare anche diversi strati (solitamente non più di tre, perché oltre la visione rimane un po’ distorta) che si possono strappare all’occorrenza.
Si tratta di una soluzione particolarmente indicata per le gare gravity o per le discese.
Per l’XC invece i classici occhiali sono l’unica soluzione, in quanto la mascherina terrebbe troppo caldo e si appannerebbe. Alcuni riders addirittura preferiscono non mettere niente, per evitare che l’occhiale si sporchi occludendo la visione. L’occhio si pulisce ed è protetto dalle sopracciglia, l’occhiale no.
Le gomme
La scelta delle giuste gomme in condizioni di fango o di bagnato è estremamente importante. Le gomme da asciutto in condizioni estreme non vanno bene e bisogna ricorrere a coperture specifiche. E’ importante distinguere due ambiti.
BAGNATO
Le condizioni di bagnato sono quelle di fondo umido, senza però presenza di fango molto profondo. Possono essere le condizioni del sottobosco dopo un temporale, in cui il terreno è morbido e le rocce e le radici sono umide e viscide come sapone. Oppure condizioni di pioggia su fondi rocciosi o sabbiosi, in cui il fango non si forma.
Per queste condizioni l’ideale sono le cosiddette coperture da bagnato.
Si tratta di coperture con tassellatura rada per scaricare eventuale fango. La tassellatura non è estrema in modo da evitare eccessiva flessione dei tasselli sui fondi duri (sassi, rocce). La mescola è morbida ed il volume abbondante per assicurare grip anche su sassi e radici viscide.
FANGO
Le condizioni di fango vero e proprio si presentano solitamente in occasione di abbondanti precipitazioni su fondi tendenzialmente argillosi o su tracciati molto battuti dai bikers, come può essere il percorso di una gara. Il fondo in questo caso è estremamente pastoso e cedevole, per cui serve una gomma che prenda sullo strato compatto che si trova sotto al fango superficiale.
Sebbene le coperture da bagnato se la cavino discretamente anche sul fango, esistono coperture specifiche per quando il fango diventa veramente aggressivo. Tassellatura estremamente pronunciata per mordere il substrato duro e tasselli distanziati per scaricare bene. Queste gomme se la cavano bene sul fango puro, ma perdono colpi sul compatto e sulle rocce o radici (seppure comunque la mescola morbida assicuri un discreto grip).
Esistono due famiglie di copertoni da fango:
– quelli da FR e DH che hanno una tassellatura estrema, sezione anche generosa e mescola ultra morbida per dare il meglio in discesa.
– Quelli da XC che sono pensati per scaricare bene e dare il massimo in termini di trazione per la salita. Solitamente sono in mescola anche dura per scorrere discretamente nei tratti di fondo compatto o sull’asfalto.
Le gomma da fango in genere sono comunque più strette delle gomme da asciutto, sia per aumentare la luce tra copertone e carro riducendo il rischio di bloccaggio della ruota, sia per tagliare meglio il fango e ridurre la resistenza all’avanzamento.
E voi come vi comportate con il fango? Quando piove ed è bagnato ve ne state a casa o affrontate lo stesso il brutto tempo? Avete qualche trucchetto o suggerimento da aggiungere?
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