Chi utilizza pedali clipless da molto tempo, spesso resta fedele allo stesso marchio o allo stesso sistema di aggancio per anni, in molti casi pur non avendone provati altri anche se potenzialmente più adatti alle loro esigenze, per la logica che “squadra che vince non si cambia”. Al contrario, chi si avvicina al mondo dei clipless per la prima volta, vale a dire i neofiti della MTB o gli utilizzatori abituali di pedali flat, non sa quale modello di pedale scegliere e spesso si scoraggia abbandonando il sistema clipless per tornare ai flat. Questo il più delle volte accade semplicemente perché non si è individuato il sistema di aggancio più indicato alle proprie esigenze, che sia intuitivo e dia confidenza per metabolizzarne velocemente l’utilizzo. Perché in fondo non siamo tutti uguali e i vari modelli di pedali clipless, con le loro caratteristiche parecchio differenti tra loro, offrono una vasta gamma di scelta nella quale non è semplicissimo sapersi districare.
Per questo motivo ho deciso di mettere a confronto 6 dei pedali clipless più diffusi sul mercato in un test comparativo che mi auguro vi potrà aiutare a individuare il modello che più vi è congeniale. I protagonisti di questa comparativa, in ordine alfabetico, sono:
Ho iniziato il test a fine 2019, dedicando complessivamente 13 mesi a questa comparativa, alternando i 6 pedali nel corso delle stagioni per poterli mettere alla prova sia in condizioni di polvere che di fango. Lo scopo di questa comparativa non è quello di stilare una classifica ma di esaminare le caratteristiche di ogni prodotto così da rendere più semplice la scelta del pedale più adatto alle proprie necessità, quindi in base agli esiti oggettivi del test più che in base alle sensazioni del tester. Per questo motivo ho suddiviso l’articolo in diverse sezioni, ciascuna delle quali confronta i 6 pedali secondo un singolo aspetto determinante. Successivamente ho raggruppato e analizzato gli esiti di ciascun pedale per entrare maggiormente nel dettaglio di ogni prodotto. Il risultato è un articolo molto lungo, come lo è stato lo svolgimento del test, ma mi auguro il più completo ed esaustivo possibile.
Iniziamo dalle caratteristiche generali, ovvero quegli aspetti che, prima di entrare nei dettagli tecnici, vengono presi in esame nella scelta di un acquisto, come il prezzo di listino, il peso e la gamma di colori disponibili. Paradossalmente è proprio su queste caratteristiche, ancor più che sui dettagli tecnici, che i prodotti in test evidenziano notevoli differenze.
Il prezzo di listino è intrinsecamente il primo aspetto che si valuta in fase di acquisto. I 6 pedali della comparativa formano una forbice di prezzo veramente notevole, con una base di 90 euro scarsi per gli XT di Shimano fino ad arrivare ai 169 euro dei Mallet di Crankbrothers. I Look X-Track EN-Rage Plus rappresentano di gran lunga il prodotto più costoso del lotto ma occorre precisare che si tratta della versione top di gamma con perno in titanio (unico disponibile al momento della richiesta per il test) mentre è disponibile anche una versione standard con perno in acciaio al prezzo decisamente più accessibile di 99,90 euro. Di seguito l’elenco dei prezzi in ordine crescente.
Per coloro che prestano attenzione al peso complessivo della propria bici, ricordando che le bici vengono pesate senza pedali e che quindi è un dettaglio che contribuisce effettivamente ad aumentare la cifra sulla bilancia, il peso dichiarato è il dettaglio a cui fare riferimento sul sito del costruttore. Le differenze non sono abissali ma possiamo notare un range racchiuso in 70 grammi di differenza.
Ovviamente i pesi dichiarati non sono sempre precisi, a volte anche per ragioni indipendenti dalla volontà dei costruttori, quindi averli tutti a disposizione ci ha dato la possibilità di stilare un elenco, sempre in ordine crescente, dei pesi di ciascun prodotto inteso come coppia. La nostra bilancia ha modificato alcune posizioni della classifica dei pesi, con gli HT che restano comunque i pedali più leggeri del lotto mentre i Nukeproof slittano in ultima posizione con 438 grammi reali.
La gamma di colori disponibili per un pedale non è certamente l’aspetto più importante, anche considerando che la maggior parte dei biker opta comunque per il nero, ma è un dettaglio che richiama l’attenzione di molti acquirenti. A parte Shimano che mette a disposizione il solo colore nero, la maggior parte dei marchi protagonisti di questa comparativa offre infatti due opzioni, con un’alternativa al nero. Due marchi invece si distinguono in questo senso, Nukeproof, con 6 diverse colorazioni, e soprattutto HT con una gamma di ben 14 colorazioni tra cui alcune edizioni speciali davvero accattivanti.
Entriamo ora nelle sezioni tecniche, iniziando ad approfondire l’argomento fondamentale dei pedali clipless ovvero il sistema di aggancio. Si tratta dell’aspetto che più di ogni altro determina il comportamento del pedale e che quindi risulta essenziale per individuare il proprio modello ideale. Un aggancio semplice da ingaggiare e da sganciare migliora la confidenza e la sicurezza.
Su 6 pedali, 4 propongono un proprio sistema di aggancio brevettato, con peculiarità differenti dagli altri, come scopriremo in seguito. Time, con il suo sistema ATAC, è stato il primo brand nella storia a produrre pedali clipless specifici per la MTB. Lo segue Shimano con il celebre sistema SPD che ha festeggiato 30 anni nel 2020, un nome che per molti è sinonimo di pedale con aggancio. Questa tecnologia è condivisa anche con altri brand, tra cui due di questa comparativa, Look e Nukeproof. Crankbrothers allo stesso modo utilizza un suo sistema proprietario altrettanto conosciuto, mentre HT è l’ultimo cronologicamente ad aver sviluppato un suo sistema proprietario, simile al sistema SPD ma con alcune caratteristiche differenti.
La facilità di aggancio e di sgancio è in parte determinata dalla durezza della molla. Rider esperti prediligono una molla più dura mentre rider alle prime esperienze con i pedali clipless preferiscono molle più morbide. Per questo motivo alcuni pedali sono dotati di una vite che regola molto facilmente il precarico di questa molla, così da poterne adeguare la durezza alle esigenze di ciascun rider. Fatta eccezione per i Mallet di Crankbrothers, tutti gli altri pedali della comparativa sono dotati di regolazione del precarico.
Indipendentemente dalla molla, la facilità di aggancio dipende anche da altri fattori, come la tipologia stessa del sistema di aggancio e l’invito della piattaforma a far ingaggiare alla tacchetta il sistema di aggancio ma anche alla tacchetta stessa. I Time, dopo un minimo di rodaggio della tacchetta, sono decisamente i più semplici proprio grazie alla rampa di ingaggio che invita la tacchetta direttamente nel sistema di aggancio con un “clack” ben avvertibile. Seguono HT e i vari pedali che utilizzano il sistema SPD, con un ingaggio deciso e piuttosto intuitivo grazie alla gabbia che aggancia bene la tacchetta invitandola in sede. Infine i Crankbrothers, altrettanto semplici da agganciare ma penalizzati dal fatto che l’ingaggio non sia chiaramente avvertibile né sotto al piede né all’udito, caratteristica che può creare incertezza sul fatto di aver effettivamente agganciato oppure no.
L’operazione inversa, quella dello sgancio, premia il sistema SPD per la facilità e l’affidabilità, soprattutto perché risulta molto chiaro e intuitivo il punto in cui la tacchetta si sgancia effettivamente dal pedale. Il sistema di HT è altrettanto chiaro ma risulta un po’ più duro. I Crankbrothers sganciano facilmente e bene ma come per l’ingaggio, anche in questo caso non si avverte con precisione il momento in cui la tacchetta viene liberata, come invece avviene con il sistema SPD. Time invece è fanalino di coda di questa classifica. Pur essendo il più facile da ingaggiare, il sistema ATAC non offre sempre un punto costante per lo sgancio e a volte sgancia subito mentre altre volte è necessario forzare e ruotare maggiormente il piede verso l’esterno.
Lo scarico del fango è un dettaglio molto importante poiché la terra bagnata e i detriti che si accumulano attorno alle tacchette e sui pedali, se non adeguatamente smaltiti dal pedale stesso durante l’ingaggio, possono creare problemi di efficienza fino a impedire completamente l’ingaggio. Il migliore in questo senso è senza dubbio Crankbrothers, seguito immediatamente da Time, mentre il sistema HT e quello SPD degli altri pedali grosso modo si equivalgono con buoni risultati.
Un dettaglio che spesso viene sopravvalutato nei pedali da enduro è quello della piattaforma poiché di fatto la scarpa raramente arriva a sfruttare effettivamente l’appoggio sulla piattaforma mentre si è agganciati. Se la scarpa ha una slitta per le tacchette particolarmente infossata nella suola, allora si sfrutteranno gli appoggi laterali, proprio accanto al sistema di aggancio, che alcuni pedali mettono a disposizione. D’altra parte, per funzionare bene, il piede deve rimanere “flottante” sul sistema di aggancio, quindi è preferibile che la scarpa non appoggi significativamente sulla piattaforma. Quello che è certo è che i pin non entrano a contatto con la scarpa se non nel caso in cui si appoggia il piede senza riuscire ad agganciare, che tra l’altro è l’unico caso in cui le piattaforme di grandi dimensioni possano essere utili, altrimenti risultano solo controproducenti essendo maggiormente esposte agli urti contro gli ostacoli sui trail.
Le dimensioni indicate di seguito sono intese come larghezza per lunghezza per spessore. Anche se l’occhio ci fa sembrare i Crankbrothers come i più grandi del lotto, il pedale che offre la superficie effettiva più grande è lo Shimano XT, con gli Horizon CS di Nukeproof subito dietro. Crankbrothers è al terzo posto ma è quello più imponente come dimensioni generali, anche grazie alla superficie concava in stile flat pedal. Lo Speciale 8 di Time è il più piccolo ma anche il più spesso, fattore che va tenuto in considerazione se non ci si vuole sentire troppo alti sui pedali.
Con ben 6 pin per lato, Crankbrothers è il più aggressivo del lotto, pronto ad aggrappare la scarpa nel caso in cui si sbagliasse a innestare l’aggancio. Nukeproof ne offre 4 a conferma dell’aspetto aggressivo. Tutti gli altri dispongono dei più tradizionali 2 pin anteriori su ciascun lato, a eccezione di Shimano che rinuncia totalmente all’adozione dei pin sui suoi XT.
La forma della piattaforma, ancor più del suo ingombro, determina anche la capacità di evitare gli impatti con gli ostacoli sul percorso, soprattutto rocce, o comunque di riportare il minor danno possibile. Un pedale che scivola via nell’impatto non fa distrarre il rider dalla guida mentre un pedale che si incaglia a ogni urto crea dei potenziali rischi, compreso quello di far sganciare il piede in caso di urti violenti. Gli X-Track EN-Rage Plus di Look sono decisamente i migliori in questo, piccoli e dalla forma affusolata, non si agganciano alle rocce. I Nukeproof sono un po’ più spigolosi ma sono veramente robusti per cui non hanno riportato molti segni durante l’utilizzo. Buono il comportamento di HT, Shimano e Time mentre i Mallet risultano parecchio esposti e anche piuttosto teneri, infatti sono quelli più scalfiti.
La qualità dei cuscinetti gioca un ruolo da non sottovalutare nelle prestazioni di un pedale. Cuscinetti usurati che girano con poca frenatura complicano l’ingaggio e quindi rendono il pedale pericoloso. La loro resistenza all’usura allunga la vita dei pedali… o quanto meno rimanda lo sbattimento e la spesa di dover sostituire i cuscinetti. HT, Look e Nukeproof hanno cuscinetti corposi che alla fine del test girano ancora come da nuovi. Crankbrothers e Shimano sono altrettanto corposi ma rivelano un piccolissimo gioco radiale. I Time invece mostrano segni di gioco sia radiale che assiale.
Le tacchette rappresentano il sistema di connessione del pedale alla scarpa e rivestono un ruolo importante nel funzionamento del pedale. Alla forma delle tacchette è infatti delegato il compito di determinare il movimento libero del piede sul pedale, l’angolo di sgancio e quindi buona parte del feeling che il sistema di aggancio trasmette al piede durante il riding. Tutti i marchi propongono tacchette di ricambio con forme leggermente differenti da quelle di serie per poter personalizzare le suddette caratteristiche.
Il movimento libero è un dettaglio importante poiché consente di muovere il piede in un range di rotazione senza che questo risulti fisso sul pedale. Aspetto importante sia durante la guida in discesa che durante la pedalata, dove un piede assolutamente fisso sul pedale potrebbe determinare problemi alle articolazioni delle gambe, ginocchia in primis, qualora le tacchette non fossero posizionate con estrema precisione secondo le proprie caratteristiche biomeccaniche. I Look offrono tacchette di serie da 6° di movimento libero, così come i Crankbrothers, ma questi ultimi hanno tacchette optional da 0°. Le tacchette dei time consentono un movimento libero di 5° mentre per tutti gli altri il range è di 4°, che arriva a 8° per Nukeproof e HT con le tacchette optional. Per questi ultimi occorre precisare che con le tacchette di serie il movimento libero è comunque piuttosto vincolato quindi la sensazione è di un piede quasi fisso sul sistema di aggancio.
L’angolo di sgancio o di rilascio, che dir si voglia, è un fattore importante per molti rider dato che i rider più esperti preferiscono un angolo abbondante mentre i neofiti propendono per angoli più contenuti che consentono uno sgancio più immediato. A eccezione di Look che fornisce un dato di 13° gradi, gli altri marchi che utilizzano il sistema SPD non dichiarano l’angolo di rilascio effettivo e propongono tacchette “easy” che rendono lo sgancio più semplice in molteplici direzioni invece che esclusivamente ruotando il tallone verso l’esterno. Crankbrothers allega ai pedali delle tacchette standard da 15° o 20° in base al lato sul quale vengono montate mentre vende le tacchetta “easy” da 10° come optional. Le tacchette di serie di Time determinano un angolo di 13° o di 17° in base al lato in cui le si monta, mentre le tacchette “easy” disponibili come optional sganciano a 10°.
Un altro elemento regolabile grazie alle tacchette è il fattore Q, ovvero la distanza laterale alla quale fissare la tacchetta e quindi la scarpa sul sistema di aggancio. In questo modo è possibile agganciare il piede più vicino al lato interno del pedale o più vicino al lato esterno, oppure centrale, secondo le proprie preferenze. Questa regolazione si effettua semplicemente grazie a un’asola all’interno della quale scorre il washer a due fori in cui si inseriscono le viti che bloccano la tacchetta sulla scarpa. Gli unici pedali del lotto a non disporre di questa regolazione delle tacchette sono gli Speciale 8 di Time, che hanno una tacchetta con due fori fissi.
Un altro aspetto da tenere in considerazione in termini di investimento nel tempo è quello del materiale delle tacchette che determina importanti differenze in termini di usura. Le tacchete infatti tendono a consumarsi sia per il continuo interfacciarsi con il sistema di aggancio che per l’attrito sul terreno quando si cammina. I pedali con sistema SPD, così come gli HT, utilizzano tacchette in acciaio la cui durata effettiva non è eterna ma è decisamente molto lunga. Tuttavia il materiale duro delle tacchette genera usura sul sistema di aggancio che quindi nel tempo subirà una leggera usura e una riduzione delle prestazioni, anche se normalmente impiega anni per iniziare a essere avvertibile. Crankbrothers e Time invece scelgono di utilizzare tacchette in ottone, metallo nettamente più tenero dell’acciaio, per salvaguardare il sistema di aggancio. Tuttavia la durata delle tacchette in ottone è drasticamente inferiore a quelle in acciaio e vanno cambiate con maggiore frequenza. Tra le due, quelle di Time sono quelle più soggette a rapida usura.
Dopo aver messo a confronto i pedali in ogni singolo aspetto che ne determina il comportamento e le prestazioni, andiamo a tirare le somme per ciò che riguarda singolarmente ciascun pedale, rigorosamente in ordine alfabetico. Iniziamo quindi con i Mallet E di Crankbrothers, un bestseller e uno dei pedali più conosciuti e venduti. Si tratta di un pedale molto curato e completamente smontabile e ricostruibile per mantenerlo sempre efficiente. Hanno una caratteristica “fuori elenco” che li distingue da tutti gli altri: gli appoggi laterali in plastica sono intercambiabili e nella confezioni di acquisto sono forniti in diversi spessori per regolare l’appoggio della scarpa secondo le proprie preferenze.
Sono tra i più costosi e tra i più pesanti del lotto di questa comparativa ma il peso è giustificato dall’imponente piattaforma concava dotata di 12 pin per ciascun pedale. Oltre al colore nero sono disponibili in un bel blu elettrico.
Crankbrothers offre un suo sistema di aggancio che è il più famoso e diffuso dopo quello SPD. Molti non gradiscono il fatto che non sia chiaramente percepibile il momento in cui aggancia e sgancia, tuttavia il comportamento del sistema è decisamente morbido, fluido e affidabile durante queste operazioni. Non dispone di un sistema per precaricare la molla ma la tensione è ottimizzata per accontentare un ampio range di rider, dal neofita all’agonista. Eccellono in condizioni di fango.
Come già detto, la piattaforma dei Mallet E non è quella effettivamente più ampia del lotto ma è decisamente imponente e dispone di una superficie concava che prende spunto dai pedali flat per offrire maggiore appoggio al piede, anche in virtù dei 6 pin su ciascun lato che aiutano a tenere salda la scarpa anche quando non ci si aggancia. Gli impatti contro le rocce, più frequenti rispetto ad altri pedali a causa dell’ingombro, lasciano facilmente il segno sulla piattaforma mentre la qualità dei cuscinetti è buona con un gioco veramente minimo.
Crankbrothers mette a disposizione dei suoi pedali delle tacchette molto curate e in ben 4 differenti versioni, incrociando i valori di 6° o 0° per il movimento libero e di 15°, 20° o 10° per l’angolo di rilascio. Sono realizzate in ottone per salvaguardare il sistema di aggancio e l’usura è decisamente più rapida di quelle in acciaio ma comunque accettabile dato che le prestazioni restano costanti anche quando iniziano a usurarsi. Le tacchette Crankbrothers sporgono maggiormente dalla suola della scarpa rispetto a quelle degli altri sistemi e lo si avverte chiaramente quando si cammina tra le rocce dato che poggiano prima della suola creando maggiori complicazioni.
Il marchio taiwanese HT Components è ormai da diversi anni sul mercato dei pedali dapprima come terzista per molti marchi famosi e successivamente in prima persona, con il proprio brand. Tra i nomi di questa comparativa è decisamente il più giovane tuttavia ha ottenuto risultati molto interessanti nel test, rivelandosi ben realizzato e con tutte le feature importanti al posto giusto.
Il prezzo dei pedali T1 rappresenta la cifra media di questa comparativa, appena sotto alla media in realtà se si sceglie una delle numerose colorazioni standard invece di questa particolare versione stealth. Il peso, sia quello dichiarato che quello verificato, è di gran lunga il più basso del lotto e rende gli HT i pedali più interessanti per chi vuole risparmiare peso nell’allestire la propria bici.
Con il sistema di aggancio proprietario più giovane di tutti, HT ottiene risultati di rilievo. Simile al sistema SPD, sia nell’aspetto che nelle caratteristiche principali e quindi nelle prestazioni ma con un feeling nettamente diverso, si comporta molto bene sia in fase di aggancio che di sgancio ed è pienamente personalizzabile con un range di regolazione del precarico molto ampio su di una molla di per sé già piuttosto dura, infatti in generale ritengo sia un pedale adatto a chi ha già una buona esperienza con i clipless in generale.
Nonostante il peso esiguo e la struttura sottile e minimale i T1 sono pedali tutt’altro che delicati. Sia la finitura estetica che il materiale stesso hanno retto bene i frequenti urti contro le rocce finalesi, riportando esclusivamente qualche graffio superficiale. Merito anche delle dimensioni ridotte della piattaforma e della sua forma snella. I cuscinetti si sono distinti per qualità e resistenza all’usura.
Le tacchette del sistema di aggancio HT sono ben realizzate e solide, con un largo appoggio alla slitta della scarpa e molto resistenti all’usura grazie alla realizzazione in acciaio. Il movimento libero dichiarato in realtà è poco avvertibile dato che il piede resta molto saldo nella sua posizione, quindi risulta importante regolare molto bene le tacchette per non sovraccaricare in modo errato le ginocchia. Esistono anche tacchette optional con 8° di movimento libero.
Look è un marchio che di attacchi se ne intende dato che ha introdotto per primo un pedale a sgancio automatico nel mondo della BDC nel 1984, derivato dagli attacchi da sci alpino inventati 20 anni prima dal fondatore dell’azienda. Per il mondo della MTB, Look si affida al sistema di aggancio SPD brevettato da Shimano, montato su una piattaforma molto curata nei dettagli.
Il prezzo di listino è ampiamente il più caro del lotto ma solo per il fatto che Look ci ha fornito la versione con perno in titanio, mentre la versione standard con perno in acciaio si può acquistare a poco meno di 100 euro, quindi a un prezzo tra i più bassi di questa comparativa, con pari prestazioni e solamente un peso più alto. Con il perno in titanio comunque si attesta come secondo pedale più leggero dopo gli HT.
Il sistema di aggancio SPD è ben realizzato con bordi ben smussati che forniscono un innesto fluido e uno sgancio semplice e intuitivo. La molla è particolarmente morbida, quindi di facile utilizzo per i neofiti, ma è possibile regolarne il precarico per chi preferisce una tenuta più salda.
Le dimensioni della piattaforma sono piuttosto contenute e risultano essere i pedali più piccoli, leggermente più grandi solo dei Time. Lo spessore di 20mm consente un maggiore appoggio alla scarpa ai lati del sistema di aggancio, dove Look ha predisposto una superficie zigrinata per offrire più grip, mentre il sistema SPD consente alla tacchetta di posarsi più in profondità, riducendo di fatto l’altezza sul perno alla stessa quota degli altri pedali con analogo sistema di aggancio. La forma molto smussata della piattaforma, unita alle dimensioni ridotte, riducono drasticamente la possibilità di impattare sulle rocce. La qualità dei cuscinetti è molto buona.
Le tacchette sono compatibili con tutte quelle SPD ma Look fornisce le proprie che determinano un movimento libero di ben 6°, molto ampio e per questo decisamente vantaggioso per chi è abituato a muovere molto il piede durante la guida in discesa o per chi soffre di problemi articolari alle ginocchia. Sono realizzate in acciaio, quindi molto resistenti all’usura, ma mostrano segni di ossidazione che le altre tacchette in acciaio non hanno evidenziato.
Il brand irlandese propone una sua versione di pedali clipless basati sul sistema di aggancio SPD leggermente rivisto e collocato su un’ampia piattaforma dal design molto aggressivo e appariscente. Sono pedali molto curati e robusti che esprimono la propensione gravity del marchio e hanno ben figurato nella comparativa.
Il prezzo degli Horizon CS è onesto, tra i più bassi del lotto. Si possono acquistare in ben 6 varianti di colore, il range di scelta più ampio dopo quello degli HT. La piattaforma robusta e di dimensioni generose si traduce in un peso superiore alla media, difatti bilancia alla mano risultano essere i più pesanti della comparativa.
Adottano il sistema di aggancio SPD, quindi con pari caratteristiche rispetto a Look e Shimano, ma con piccoli accorgimenti nella forma della gabbia che rendono il piede leggermente più stabile sul pedale. Purtroppo durante il test ho perso una delle viti che serrano il sistema SPD alla piattaforma quindi, per quanto le altre viti fossero ben serrate, consiglio di verificare che tutte le viti siano strette prima del primo utilizzo.
Le dimensioni della piattaforma degli Horizon CS sono tra le più grandi dei pedali in test, per la precisione i secondi dopo gli XT. La piattaforma ha forme spigolose tuttavia è piuttosto sottile come altezza complessiva ed è costruita con un alluminio molto solido che ha retto bene agli urti contro le rocce. Ciascun lato dispone di 4 pin, due anteriori e due posteriori, che sposano il concetto di pedale particolarmente aggressivo. La qualità dei cuscinetti è molto buona, scorrono fluidi come da nuovi e senza alcun gioco.
Anche in questo caso i pedali sono compatibili con tutte le tacchette SPD in commercio ma Nukeproof mette a disposizione le sue, quelle fornite di serie con i pedali con un range di 4° di movimento libero oppure quelle optional che aumentano il movimento libero a 8°.
Definirli un besteller probabilmente è riduttivo, gli Shimano XT con la versione PD-M8120 sono giunti alla loro ennesima evoluzione che ha segnato il trentennale della storia del brevetto SPD (Shimano Pedaling Dynamics) introdotto nel 1990 dal colosso giapponese. Con questa versione Shimano ha rivisto la forma della piattaforma, migliorando la superficie di appoggio e la resistenza agli impatti laterali, restando fedele all’ottimo rapporto qualità prezzo che li ha resi famosi.
Se l’aspetto economico è quello per voi maggiormente determinante nella scelta dei pedali, non proseguite nemmeno nella lettura, andate a colpo sicuro sugli XT. Si portano a casa con il prezzo nettamente più basso del lotto e nel complesso il rapporto tra prezzo e qualità è il migliore della comparativa dato che hanno tutti i dettagli al posto giusto. Ovviamente qualche rovescio della medaglia c’è come per esempio il peso, tra i più alti di quelli che abbiamo messo a confronto. Se, al contrario del prezzo, per qualcuno il dettaglio prioritario fosse proprio il peso, restando in casa Shimano può optare per il più costoso XTR che replica le medesime caratteristiche dello XT ma con un peso di 40g inferiore.
Cosa dire ancora riguardo al sistema SPD che non abbia già scritto in precedenza? Un sistema di aggancio efficiente e ben regolabile, molto semplice da agganciare e decisamente il più semplice da sganciare. Va sottolineato che il sistema SPD in generale, tra tutti quelli messi alla prova nella comparativa, è quello che peggio digerisce le condizioni di fango, quindi è da mettere in conto qualche pedata al pedale ogni tanto per aiutare tacchetta e pedale a scaricare il fango prima di agganciare.
In merito alla piattaforma, Shimano si distingue per scelte differenti dalla media degli altri prodotti. A dispetto dell’estetica piuttosto snella, gli XT sono dotati della piattaforma più grande tra i pedali della comparativa. Il grip con la suola della scarpa è fornito dalle zone con superficie rettificata, ampie ai lati del sistema di aggancio e presenti anche nella parte posteriore della piattaforma dove sostituiscono i pin, di cui gli XT sono gli unici a essere completamente privi. La qualità dei cuscinetti è buona. Muovendo il pedale con le mani inizia a percepirsi un gioco radiale davvero minimo.
Shimano mette a disposizione due tipologie di tacchette compatibili con il pedale XT. La prima, quella fornita di serie insieme ai pedali, consente di sganciare il piede ruotando il tallone verso l’esterno. La seconda, acquistabile separatamente, è indirizzata ai neofiti dato che consente di sganciare il piede in più direzioni. Entrambe sono realizzate in acciaio, particolarmente duraturo, e garantiscono un movimento libero del piede di 4°.
Time è stato il primo brand a introdurre un sistema di aggancio specifico per il mondo della MTB con la tecnologia proprietaria ATAC (Auto Tension Adjustment Concept). Con gli Speciale 8, Time ha sviluppato un pedale generico per trail ed enduro, dalle dimensioni leggermente inferiori rispetto allo Speciale 12, dedicato in modo specifico all’enduro. I pedali di Time hanno conseguito in questa comparativa dei risultati altalenanti, risultando i migliori del lotto in alcuni campi e i peggiori in altri.
Il prezzo di listino è nella media rispetto agli altri pedali, tuttavia lo Speciale 8, seppure ben fatto, è un pedale molto semplice che non vanta lavorazioni e finiture particolarmente ricercate. Con un peso verificato di 396 grammi si classifica tra i pedali più leggeri del lotto.
Il sistema di aggancio proprietario ATAC è il punto forte del pedale proposto da Time. Offre la possibilità di regolare il precarico della tensione della molla per personalizzare il comportamento. La facilità di aggancio è eccellente ed è senza dubbio la più semplice in circolazione, anche grazie allo scatto ben avvertibile sia sotto al piede che all’udito, ma soprattutto per via della rampa di invito realizzata sulla piattaforma che permette alla tacchetta letteralmente di scivolare dentro alla gabbia con estrema semplicità. Di contro, lo sgancio non è sempre preciso e può capitare che la tacchetta resti agganciata anche oltre l’angolo di rilascio, soprattutto quando si sgancia ruotando lentamente il piede invece che con un movimento veloce e deciso. Lo scarico dal fango è ottimo.
Le dimensioni effettive della piattaforma sono le più piccole in termini di superficie, ma lo spessore del pedale è decisamente il più alto, non solo per quanto riguarda lo spessore della piattaforma stessa, ma anche per il fatto che il sistema di aggancio resta più alto e quindi ci si sente nettamente più alti sui pedali. Ciascun lato della piattaforma dispone di due pin sulla parte frontale. La resistenza agli impatti degli Speciale 8 è soddisfacente, anche grazie alle dimensioni ridotte che evitano molti impatti, infatti è solo la parte centrale esterna, particolarmente spessa, a risultare più esposta. Al contempo la rampa di invito del sistema di aggancio è sottoposta sia al continuo attrito con le tacchette in fase di aggancio che agli urti contro le rocce, quindi è destinata a graffiarsi piuttosto rapidamente. I cuscinetti, che girano comunque ancora fluidi, sono gli unici ad aver rivelato un piccolo gioco sia radiale che assiale.
Le tacchette assicurano un movimento libero del piede di 5° e infatti la sensazione è di avere un piede sufficientemente libero di ruotare sull’aggancio. Un valore aggiunto la possibilità di utilizzare due differenti angoli di sgancio in base al lato sul quale si monta la tacchetta. Il rovescio della medaglia è che Time è anche l’unica a non disporre di regolazione del fattore Q delle tacchette. Sui vecchi modelli di pedali Time era un aspetto inutile dato che la tacchetta era libera di spostarsi lateralmente in un range di 5mm, quindi ci si poteva regolare il fattore Q a piacimento mentre si pedalava, ma la gabbia degli Speciale, sia 8 che 12, ha una posizione fissa per cui la mancanza di regolazione dal lato tacchetta preclude ogni altra possibilità di scegliere il fattore Q a sé congeniale. L’ottone con il quale sono realizzate le tacchette inoltre è piuttosto tenero e ciò si traduce in un’usura precoce delle tacchette che, da nuove necessitano di un po’ di rodaggio per “calzare” bene sulla gabbia e quando iniziano a usurarsi fanno perdere progressivamente prestazioni al sistema di aggancio.
Per chi ha avuto la pazienza di concludere la lettura di quello che non stento a definire uno degli articoli più lunghi che abbiamo mai pubblicato, mi auguro che abbia trovato tutte le informazioni utili nella scelta del pedale più adatto alle sue necessità. In fondo, a parte certi aspetti per i quali alcuni pedali sono oggettivamente meglio di altri, tanti altri aspetti sono soggettivi e quindi quello che ad alcuni non piace può essere ciò che invece altri cercano nel proprio pedale ideale. Lo scopo della comparativa è appunto quella di sottolineare le peculiarità di ogni prodotto… ora a voi la scelta e buone pedalate!
Ringraziamo per la disponibilità:
Crankbrothers
HT Components
Look
Nukeproof
Shimano
Time
Brage Vestavik ci porta a casa sua in Norvegia, dove è nata la sua passione…
Bontrager presenta i nuovi copertoni da enduro Brevard e Galbraith. [Comunicato stampa] Bontrager ha oggi…
Eccovi l'ultima creazione di Dangerholm, ovvero l'uomo dagli hotpants più hot del settore: una Scott…
Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e…
Qualche settimana fa Crankbrothers ha presentato un kit di cacciagomme dotato di alcune specie di…
Spesso su Training Camp o su Strava mi capita di leggere di dislivelli abnormi che…