Le bici da Enduro ormai da qualche anno ricoprono un ruolo importante nel mercato delle MTB. Per questo motivo praticamente tutti i marchi hanno uno o più modelli da Enduro all’interno della propria gamma, permettendo una scelta molto vasta. La possibilità di scelta tuttavia non si limita solo al gusto estetico, al sistema di sospensione, all’allestimento o al peso, per dire alcuni dei dettagli che solitamente risultano fondamentali nel valutare una bici. Molto spesso la differenza tra le bici in ambito Enduro è data da geometrie molto diverse tra loro, che non sempre vengono prese in esame come una discriminante per la valutazione al momento dell’acquisto, quando in realtà sono uno dei fattori più importanti per determinare l’indole di una MTB.
La caratteristica propria delle bici da Enduro di essere un compromesso tra doti discesistiche e doti pedalatorie, a cavallo tra la necessità di fare il tempo in discesa e l’esigenza di essere portata in quota con il minore dispendio di energie possibile, porta i costruttori a orientarsi in alcuni casi maggiormente verso una caratteristica e in altri verso la caratteristica opposta, sempre in equilibrio sul concetto di compromesso che caratterizza questa disciplina. Avremo quindi biciclette con geometrie più “rilassate” e votate alla discesa, mentre altre bici saranno più nervose e scattanti, pronte ai rilanci in discesa, mentre altre ancora privilegeranno la comodità in salita, sempre in relazione all’escursione e alla destinazione d’uso ovviamente.
In questa comparativa metteremo a confronto 9 bici attualmente sul mercato che abbiamo testato durante l’ultimo anno. 9 bici da enduro con escursione tra i 150 e i 170mm, tutte destinate all’utilizzo Enduro ma tutte differenti tra loro a livello di quote geometriche.
Cliccando il nome di ciascuna bici verrete indirizzati al relativo articolo con il test, dal quale abbiamo estrapolato le conclusioni, che potete leggere direttamente sotto le foto di ogni mezzo, insieme alla tabella delle geometrie.
Conclusioni di Francesco Mazza:
Una bici da Enduro race sviluppata anche grazie all’aiuto del campione Clementz. Un mezzo che ha sete di competizioni e di performance, ma che può regalare grandi soddisfazioni anche nelle uscite tra amici. Componentistica di alta gamma, grande rigidità e soluzioni costruttive molto ricercate ne fanno un prodotto molto interessante.
Conclusioni di Marco Toniolo:
Riassumendo in due righe si può dire che la Fritzz è un’ottima bici per chi ama guadagnarsi le discese pedalando con calma in salita. In discesa è uno vero schiacciasassi e vi troverete spesso con un sorriso a 32 denti alla fine di un singletrack. Bisogna però fare attenzione al movimento centrale basso, almeno le prime volte che ci salite in sella.
Se cercate una bici da all mountain / enduro ben pensata, con assistenza da negozio, e senza dover prosciugare il conto in banca, la Cube Fritzz 160 HPA Race 27.5 fa per voi.
Conclusioni di Daniel Naftali:
Insomma, dobbiamo ammetterlo, nel complesso la bici ci è piaciuta parecchio e ci è dispiaciuto doverla restituire!
La Cagua 650b è una grandissima scalatrice, perfetta per epic ride in alta montagna. Estremamente performante sullo scorrevole, ed inarrestabile sul tecnico: con la giusta gamba, si sale ovunque. In discesa se l’è cavata molto bene: sul dritto e sul tecnico i vantaggi delle ruotone sono tangibili e la bici ci è piaciuta. Paga qualcosina in curva, quello è vero, ma è il prezzo che si deve pagare per godere degli altri benefici di cui abbiamo parlato.
Per le sue caratteristiche di buona scalatrice, la posizione di pedala e le geometrie, nonchè il comportamento della sospensione posteriore, ci sentiamo di catalogare questa bici più come AM che come enduro, nonostante i 160-155mm di escursione. Ci è sembrata una bici più adatta a chi vuole divertirsi in egual misura sia in salita che in discesa, piuttosto di chi vuole un mezzo per arrivare con le proprie forze in cima e buttarsi a capofitto in discesa, nonostante le potenzialità discesistiche di questa bici siano comunque molto buone.
Il montaggio è veramente di alto livello, tutta la componentistica ci è piaciuta. Forse stonano un pochettino le ruote, che seppur abbastanza leggere, non sono di pari livello con il resto dell’allestimento. Ci saremmo aspettati forse qualcosina in più, ma nulla vieta all’acquirente di upgradarle. Da cambiare subito le gomme, non adatte alla destinazione d’uso della bici.
Conclusioni di Marco Toniolo:
Intense vuole diventare un’azienda “globale”, iniziando proprio dalla Tracer 275 Carbon. Ha messo sul mercato una bici da enduro dall’estetica molto accattivante ed estremamente efficace in discesa, pedalabile con la dovuta calma in salita. Per chi se lo può permettere, questo é un mezzo che darà grandi soddisfazioni e un sorriso a 32 denti al termine di ogni discesa, con la prerogativa di cambiare la trasmissione del montaggio in test.
Conclusioni di Marco Milivinti:
E’ difficile definire la categoria precisa a cui appartiene questa bici: il nome tradisce le sue origini dedicate alle marathon DH, ma la considero una valida all mountain votata al divertimento in discesa, che potrebbe essere anche una macchina per le competizioni di enduro con qualche piccola modifica dei componenti, vedi ruote e trasmissione. Il peso si fa sentire in salita.
Conclusioni di Marco Toniolo:
Santacruz ha trovato il diametro di ruote giuste per il suo progetto enduro, la Bronson. Unite ad una geometria al passo coi tempi e ad una cinematica perfetta, anche grazie alle sospensioni Fox, le 27.5 si rivelano, per noi, il formato vincente e che prenderà piede in un futuro molto prossimo nelle bici dalle escursioni generose. La Bronson é dunque un progetto pienamente riuscito. Non crediamo che 1 kg o 1 kg e ½ in più possano inficiare la funzionalità di questa bici, quindi ne consigliamo l’acquisto anche nelle versioni meno costose.
Conclusioni di Marco Toniolo:
La nuova Nomad avrà anche perso la gobba, ma é diventata una bici con un carattere ben preciso: andare forte in discesa, pur rimanendo agile quanto basta per cavarsela molto bene sui tortuosi sentieri alpini, grazie ad un bell’equilibrio fra lunghezza totale della bici e angolo sterzo. La salita diventa di seconda importanza, anche se la Nomad non rappresenta un ostacolo per guadagnarsela con le proprie gambe, purché non si tratti di stretti sentieri tecnici.
Conclusioni di Marco Toniolo:
Dimenticate la vecchia Genius LT con tutti i suoi problemi di affidabilità a causa dell’ammortizzatore e della forcella nativi. Questa Genius LT è un progetto completamente nuovo, più semplice del suo predecessore, anche nella manutenzione. Il Fox Nude è in gran parte simile ad un Fox Float, e funziona egregiamente. Il passaggio alle ruote da 27.5″ con un’escursione da 170mm rende la bici molto polivalente in discesa, e il sistema di regolazione delle sospensioni Twin Lock le dà una mano in salita. Il nome Genius Long Travel, questa volta, è meritato.
Conclusioni di Francesco Mazza:
Una bicicletta polivalente che si presta ai giri Enduro tanto quanto alle giornate in bike park, anche grazie alla possibilità di cambiare le geometrie. Bilanciata e maneggevole, dotata di componentistica adeguata ed efficace, risulta molto divertente e performante. Il prezzo di listino abbordabile la rende ulteriormente interessante.
Andiamo a confrontare le geometrie di tutte queste bici nei dettagli, affiancando ogni dato di ciascun mezzo per coglierne le differenze e le peculiarità. Abbiamo preso in esame le quote in taglia M di ogni bicicletta, soffermandoci sulle misure che più influiscono sul carattere di un telaio. Per quelle bici che offrono la possibilità di modificare le geometrie (Jekyll, Genius e Slash), abbiamo selezionato i dati più discesistici per la compilazione delle varie tabelle.
Comparativa Angolo di Sterzo:
Una delle quote più significative per individuare sulla carta il comportamento di una bici, è certamente l’angolo di sterzo. La misura media e probabilmente la più diffusa per l’Enduro è 66°. Una quota minore indica una propensione alla prestazione in discesa, che privilegia stabilità e aderenza della ruota anteriore a terra. Una quota maggiore avvantaggia la reattività dello sterzo e la precisione di guida, favorendo inoltre le prestazioni in salita.
Dai dati dichiarati vediamo come molte di queste bici si discostino dalla media. La Cannondale Jekyll con i suoi 67°, così come la Ghost Cagua, privilegia la reattività dello sterzo e l’agilità nel tecnico, a discapito di un pizzico di stabilità in discesa. Anche la Bronson gode di 67° di angolo di sterzo, ma nel suo caso questa quota fa riferimento alla misurazione con forcella da 150mm di escursione. Il sag minore rispetto a una 160mm offre un angolo sterzo effettivo leggermente più disteso. Ricordiamo inoltre che spesso la Bronson viene montata con forcelle da 160mm, che fanno diminuire ulteriormente l’angolo sterzo. La Cube Fritzz e la Intense Tracer hanno quote più moderate e vicine alla media, mentre la NukeProof Mega ricalca proprio i 66° classici delle bici da Enduro. Anche la Genius LT è molto vicina alla quota media con i suoi 66,3°, ma occorre ricordare che monta una forcella da 170mm di escursione, che a causa del sag maggiore offrirà un angolo di sterzo effettivo un poco sopra la media. Il nuovo Nomad e la Slash 650b non nascondono le loro doti spiccatamente discesistiche, con i loro 65° di angolo sterzo.
Comparativa Angolo Sella:
L’angolo sella è purtroppo una quota molto difficile da interpretare sulla carta, dato che molti produttori indicano l’angolo effettivo che è formato dal tubo sella, mentre in molte full il tubo sella non è in linea con il movimento centrale, creando quindi un angolo reale che si discosta dal dichiarato anche di parecchi gradi.
Quasi tutte le bici in ogni caso hanno quote che si attestano in un range di circa due gradi, fatta eccezione per la Slash, dove il tubo sella è molto inclinato verso la ruota posteriore. Questo si traduce, ancora più che nelle altre bici, in una posizione di guida distesa. La ruota posteriore verrà caricata molto in fase di pedalata, avvantaggiando la trazione ma togliendo aderenza all’anteriore sulle salite più ripide, che non sono evidentemente l’obiettivo della Slash.
Comparativa Altezza del Movimento Centrale:
L’altezza del movimento centrale è responsabile di alcuni aspetti fondamentali nella guida della bici. Un movimento centrale basso favorisce la stabilità, spostando in basso tutto il baricentro, e per lo stesso motivo avvantaggia l’agilità nei cambi di inclinazione della bici, come per esempio quando si sposta la bici da una piega per buttarla sul lato opposto. Un movimento centrale alto invece favorisce la precisione di guida nel tecnico lento e migliora il rendimento della posizione in sella quando si affronta la salita. Inoltre riduce le spiacevoli collisioni delle pedivelle o della corona contro gli ostacoli sporgenti dal terreno.
In linea di massima le quote dichiarate gravitano tutte intorno ai 350mm, pochi millimetri più o pochi millimetri meno. Qui è la Nomad a stupirci con soli 340mm di altezza del movimento centrale, che considerando l’escursione leggermente maggiore delle altre con i suoi 165mm, arriverà una volta saggata a un’altezza da terra veramente bassa, facendo presagire qualità discesistiche sopra la media.
Comparativa Lunghezza del Carro:
La lunghezza del carro ci consente di capire quanto il retrotreno di una bici offra stabilità piuttosto che reattività. A un carro più lungo corrisponde un incremento di stabilità mentre un carro corto è indice di maneggevolezza.
Per quanto riguarda la stabilità è la Mega AM che la fa da padrona, con i suoi 445mm di lunghezza del carro. La maggior parte degli altri telai si attestano sui 440mm circa di lunghezza, che per lo standard 650b è una misura ormai piuttosto “standardizzata”. La nuova Nomad e la cugina Tracer segnano valori molto bassi, che si traducono in ottima maneggevolezza, reattività del retrotreno e facilità di inserimento in curva, a discapito però di un po’ di stabilità, ma anche delle performance in salita, soprattutto in presenza di un angolo sterzo con un valore così basso. La Ghost Cagua prende invece lo scettro del carro più corto, ma accoppiandolo a un angolo di sterzo di 67° i suddetti svantaggi, al netto dei medesimi vantaggi, si concentreranno più sulla mancanza di stabilità in discesa piuttosto che sulle performance in salita.
Comparativa Reach:
Il reach è la misura più pratica che indichi in modo veritiero la distanza del corpo dal manubrio su bici che, come nel caso delle Enduro, strizzano l’occhio al Gravity, in quanto si passa molto tempo guidando in piedi. Per questo motivo la normale misurazione del top tube perde parte della sua attendibilità.
Con la quota di 402,7mm la Bronson risulta sicuramente la bici con la posizione di guida più compatta a parità di taglia. Nomad e Tracer, molto simili anche in questo frangente, offrono una posizione di guida raccolta ma più stabile, con 415/416mm per la taglia M. Mega, Cagua, Fritzz e Genius hanno valori pienamente nella media, mentre sono Slash e Jekyll a offrire il reach più generoso, per una posizione in sella più ampia e distesa.
Comparativa Lunghezza Interasse:
La lunghezza complessiva della bici non rappresenta solo l’ingombro, ma la quota totale che, valutata insieme alle altre quote, ci fa capire quanto la posizione di guida sia bilanciata.
L’interasse più lungo (molto lungo a essere sinceri) è quello della Slash, che tuttavia nel test è risultata molto maneggevole. Il carro anch’esso piuttosto lungo e l’angolo sterzo di valore molto basso contribuiscono, insieme al reach più lungo della categoria, ad aumentarne la lunghezza totale, lasciando però la posizione di guida ben equilibrata tra le due ruote. Anche la Jekyll paga in termini di lunghezza totale la quota molto alta di reach e la relativa posizione di guida distesa. Essendo il carro lungo come quello della Slash, ma con un angolo sterzo decisamente di quota più alta, possiamo notare che la Jekyll risulta più proiettata verso l’anteriore come posizione di guida. La Mega riflette sull’interasse totale la lunghezza del carro, sommata all’angolo sterzo di 66°, per una posizione in sella tuttosommato centrale e bilanciata nonostante il carro lungo. Anche la Genius risulta bilanciata come posizione di guida, tanto quanto la Fritzz e la Cagua. La Nomad invece, calcolando l’angolo di sterzo di soli 65° e il carro molto corto, tende a collocare il rider in posizione piuttosto arretrata rispetto alla lunghezza totale del mezzo. La Bronson è sicuramente la più corta di queste bici messe a confronto. L’angolo di sterzo di ben 67° e la quota di reach molto bassa contribuiscono ad accorciare molto l’interasse complessivo, portando la posizione di guida piuttosto in avanti, per una guida sicuramente reattiva e precisa, che richiede molta concentrazione.
Sulla base di questi spunti, nati dal confronto tra le 9 bici in oggetto, vi invitiamo a fare i vostri confronti con la bici che già possedete piuttosto che con quella che desiderate acquistare, nel caso non sia già presente tra queste 9 da noi testate.
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