Con i Magura MT Trail Carbon giù dal Tamaro

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Chi di voi si ricorda dei Magura Louise? Sembrano passati cent’anni, quando Magura era uno dei big player nel mercato dei freni a disco. Un decennio e tanti freni dopo, Magura ha deciso di portare sul mercato l’MT Trail, un impianto pensato per il trail riding e l’enduro, con la particolarità di avere 4 pistoncini all’anteriore, e 2 al posteriore. Lo scopo è chiaro fin da subito: offrire potenza ed affidabilità mischiando due prodotti: l’MT7, a 4 pistoncini, pensato per il gravity, e l’MT4, a 2 pistoncini, pensato per il trail riding.

Per spiegarci e montare l’impianto, Tibor Simai di Magura è venuto in redazione e ha anche colto l’occasione di provare l’ebbrezza di una discesa dal Monte Tamaro. Così, di prima mattina abbiamo montato gli MT Trail sulla nostra Focus Sam Carbon, per poi partire per il nostro giro di prova.

I dettagli dei Magura MT Trail Carbon

Peso: 330 grammi a freno (media delle due pinze)
Pinza a 4 pistoncini con disco da 200mm davanti
Pinza a 2 pistoncini con disco da 180mm dietro
Olio minerale (seguirà articolo sullo spurgo)
Leva in carbonio a 2 dita (disponibile quella in alluminio per 1 dito, a breve quella in carbonio)
Vite per regolare la distanza della leva dal manubrio
Match Maker per comandi SRAM
Prezzo di listino: 579 Euro per l’impianto completo

La pulizia del manubrio è assicurata dai vari adattatori che Magura offre in combinazione con i diversi marchi di trasmissioni. In questo caso vedete un manettino SRAM XX1.

In azione

Chi conosce il Monte Tamaro capirà subito la scelta di questo itinerario per provare dei freni nuovi. La discesa completa fino a Torricella è un mix fra rocce alpine, sentieri scassati veloci, sentieri tecnici medio/lenti e si conclude con ben 33 tornantini da fare bloccando la ruota anteriore e sollevando il posteriore per girare. Diciamo che nella parte alta i freni devono funzionare bene per evitare salti nel vuoto indesiderati, mentre in quella bassa, con i tornanti, è essenziale che l’impianto non si sia surriscaldato troppo e “pinzi” sempre bene per permettere di alzare il retrotreno. Il totale di dislivello negativo è di circa 1500 metri.

Innanzitutto bisogna dire che il punto di frenata è piuttosto “alto” nella leva, quindi il movimento che il dito deve fare prima che si freni è breve. Chi scrive non è un grande amico delle leve per due dita, ma sono comunque molto rigide e non flettono neanche quando si premono con tutta la forza. Resta da domandarsi perché Magura si ostini a usare queste leve su freni che tutti usano con un solo dito ma, come dice Tibor “Lasciateci tempo di fare i nostri compiti“, e staccarsi completamente da quello che è il passato. Come già annunciato, le leve da un dito in alluminio saranno disponibili a brevissimo.

Siamo partiti senza neanche rodarli. Poche pinzate nel parcheggio hanno dato subito un’ottima confidenza, e la consapevolezza che la frenata era già discreta ad impianto nuovo di zecca. Dopo poche centinaia di metri in discesa il rodaggio era bello che fatto e finito, e abbiamo potuto apprezzare le caratteristiche di questi Magura. Il freno anteriore a 4 pistoncini è molto potente, una vera àncora. Non c’è stata pendenza o situazione che abbia richiesto particolare forza della mano, o due dita. Il punto di frenata è rimasto sempre costante nel tempo. La sua modulabilità è buona, anche se il “travel” della leva fra l’inizio della frenata e il bloccaggio non è molto lungo.

Il freno posteriore ha un comportamento del tutto simile, a livello di modulabilità, mentre la sua potenza è minore, sia per la presenza di 2 pistoncini invece di 4, sia per il diametro minore del disco. Cose, queste, che vanno più che bene al retrotreno, per evitare di bloccare la ruota ad ogni frenata, visto che in discesa è scarico del peso del rider. Se volete un paragone, la sua potenza è del tutto simile ad uno Shimano XT “vecchio” (pre 2016), ma più modulabile.

Il punto forte, la potenza dei 4 pistoncini, è arrivato nella parte finale della discesa, quella a tornantini. È un tracciato che abbiamo usato spesso in passato per testare i freni, e la differenza sta nell’arrivare in valle con gli avambracci gonfi per la pressione esercitata sulle leve o arrivare rilassati. I Magura MT Trail Carbon appartengono alla seconda categoria: potenza pura che si trasforma in precisione di guida, in quei frangenti quando l’anteriore deve essere bloccato in un punto e non oltre per poter alzare il posteriore e girare. Tibor, che montava lo stesso freno, riusciva anche ad a percorrere qualche metro prima della curva solo sulla ruota anteriore, cosa che parla molto per la loro modulabilità.

Conclusioni

Dopo questa prima esperienza con i Magura MT Trail Carbon, le impressioni sono molto positive: potenti dove serve (all’anteriore soprattutto), modulabili, costanti nella performance. Magura ci ha lasciato l’impianto per un test di durata, sicuramente interessante per provare la loro affidabilità nel tempo, soprattutto a livello di eventuali spurghi e consumo delle pastiglie. Non vediamo l’ora di provarli anche con la leva da 1 dito.

Magura.com

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