Coronavirus: le occhiatacce a chi si muove in bici

834

Muoversi al di fuori della propria abitazione non è vietato ai tempi del coronavirus, rispettando le regole di cui si è tanto discusso in questo articolo. Non è neanche vietato salire in sella alla propria bicicletta. Questioni etiche e di buon senso riducono ovviamente l’uso della mountain bike e della bicicletta intesa come strumento sportivo: con che faccia si presenterebbe uno al pronto soccorso per un incidente su un sentiero, mentre gli ospedali sono in piena emergenza sanitaria?

Quello che lascia basiti sono certe occhiatacce che si ricevono se ci si muove in città con la bicicletta, per andare al lavoro o a fare la spesa. Come se si fosse degli incoscenti a lasciare la macchina in garage, sfruttare il poco traffico di questi giorni e, oltre a fare del movimento, non inquinare, non fare rumore, non essere un pericolo per i pochi pedoni e bambini in giro per strada.



.

Personalmente continuo e continuerò ad usare la bici per andare al lavoro. Lo facevo prima dell’emergenza coronavirus, lo faccio adesso e continuerò a farlo, non solo per i motivi che ho appena citato, ma anche perché così non dovrò andare al benzinaio, diminuendo il rischio di farmi contagiare (o di contagiare gli altri). Mettersi su due ruote non costituisce un pericolo a priori, soprattutto di questi tempi senza traffico, così come farsi paralizzare dalla paura di “poter farsi male” non è la soluzione in tempi difficili come questi.

La consapevolezza di saper andare in bici, di saper camminare senza inciampare e rompersi una caviglia, di non cadere dalle scale di casa, di saper accendere il gas del fornello senza mandare a fuoco tutto, o di non dover necessariamente morire se si contrae il maledetto virus, è necessaria per andare avanti e non liquefarci in una crisi di nervi, mentre veniamo bombardati da notizie nefande e i nostri anziani muoiono come mosche. Non togliamocela l’un l’altro.

Foto di copertina di Lazzadielle

 

Commenti

  1. Vorrei rendervi partecipi di un episodio che mi è successo ieri.
    Mio figlio (unico) ha quasi 7 anni (è in 1a "ex-elementare"). Come tutti i bambini è a casa da 4 settimane. Cerchiamo di giocarci un po' assieme ma pur lavorando da remoto non possiamo sempre essere "presenti". Fortunatamente abbiamo un giardino (che ci consente di fare 2 tiri a basket/calcio e pure microgiri in bici) e un cane paziente (che non uso come scusa per uscire) che sopporta mio figlio che lo tartassa (unico dazio che ha chiesto... sgranocchiarsi un paio di scarpe mie...)
    Ieri mio figlio ha finalmente visto in giardino i figli dei vicini (nonna all'ospedale attaccata ad un casco respiratore, loro in quarantena poi febbre e quindi ri-quarantena, rivisti praticamente dopo 1 mese). Di solito giocano assieme per interi pomeriggi. Ho incrociato lo sguardo di mio figlio tra il felice e lo sconsolato... ho detto una mezza parola e mi ha interrotto "si lo so papi... c'è il coronavirus e non possiamo giocare assieme. Li saluto da qui e basta poi tanto arriva l'estate e il virus se ne va vero? bisogna solo avere un po' di pazienza."
  2. picca:

    L' errore alla base è lasciare alla gente la possibilità di scegliere.
    Con gli stupidi ci vuole l'imposizione.
    Non è vero. Il decreto 11 marzo non lascia spazio a libertà di scelta: devono essere evitati gli assembramenti, anche all'aperto.
    Gli "stupidi" non sono quelli che escono all'aria aperta rispettando le regole.
    Per fermare gli stupidi, che sono sempre esistiti, dobbiamo lasciarci rinchiudere tutti? Non sono d'accordo.
Storia precedente

Tech Corner Live Stream: chiedeteci quello che volete!

Storia successiva

[Test] Nuova Rock Shox SID

Gli ultimi articoli in Report e interviste

Ci estingueremo?

Come molti di voi sapranno, ieri Bosch ha presentato la quinta generazione del suo motore per…