Tutto comincia come al solito durante le lunghe serate invernali. La voglia di esplorazione è sempre tanta e nella costante ricerca di nuovi itinerari, in una rivista trovo un percorso che è definito estremo e da dividere in due giorni. Si tratta di salire prima sul Pasubio e poi sul Carega, salite impegnative e divertenti sentieri in quota. C’è una cosa che però non mi quadra: due giorni? Secondo me si fa senza problemi in uno!
Praticamente nello stesso istante ricevo una email, è il mio compagno di avventure al limite del possibile, scratera:
scrat:
“ciao Maurizio per questa estate hai in mente qualcosa di particolare? Stavo pensando ad una traversata Carega-Pasubio. Che ne dici?”
nonnocarb:
“ciao Paolo, proprio adesso mi stava frullando nella testa l’idea di unire il Carega al Pasubio in un unico giro”
Incredibile, penso, la stessa mia idea e si che era un po’ che non ci sentivamo! Ma con scratera c’è un feeling particolare ed entrambi abbiamo ancora in testa questo giro: Doppio Sella ronda in giornata (con video)
Cominciamo allora a mettere giù un percorso un po’ più preciso, scratera pensava di salire prima sullo Zugna per poi raggiungere il Carega e il Pasubio, mentre io avevo pensato il giro al contrario, anche perché sul carega ci ero già salito più di una volta, e non avevo più voglia di rifare lo stesso sentiero, idem per il Pasubio salendo da Pian delle Fugazze.
Convinco allora l’amico scrat a fare il giro in senso orario e pian piano il tutto comincia a prendere forma.
Quello che ne esce è il giro della Vallarsa da Rovereto, ovverosia Pasubio, Carega e Zugna, tre montagne in un solo giorno, che incuterebbero rispetto anche solo affrontate singolarmente.
Ripenso allora all’itinerario che avevo trovato, con Carega e Pasubio da dividere in due giorni, troppo, meglio aggiungerci anche lo Zugna e fare tutto in un giorno!
Ma i km e specialmente il dislivello?
Faccio un veloce calcolo e risultano circa 100 km con pochissimo asfalto e tanti sentieri e circa 4500 m di dislivello, non ci dovrebbero essere perciò problemi, almeno guardando i nostri standard degli anni precedenti.
In primavera, grazie al forum e ai vari locals, siamo avvisati che una parte del sentiero sotto al Carega è franato, studiamo allora una deviazione valida, si aggiungono ancora un po’ di km, ma fa lo stesso.
La giornata prefissata è il 21 luglio. A metà luglio a dire il vero io sono un po’ teso, perché quest’anno non ho avuto occasione di fare nessun giro veramente lungo per prepararmi al meglio, infatti quello più lungo che ho fatto è di circa 65 km e poco più di 2000 metri di dislivello. Ma per fortuna alla mia (veneranda) età mi conosco piuttosto bene e so che, relativamente alla bici, ho due buone doti: una è sicuramente la resistenza ( e più gli anni passano, più sembra, per fortuna, essercene) , mentre l’altra, e non meno importante, è la testa, ovverosia la passione, la concentrazione, quando mi metto in testa una cosa difficilmente non la realizzo.
Siamo cosi alla vigilia della partenza, l’ottimo scrat mi invita a casa sua visto che si trova con due letti liberi e la partenza sarà alle primissime luci del giorno. Alla sera ci troviamo puntuali all’uscita Rovereto sud dell’autostrada e così abbiamo un po’ di tempo per verificare assieme la traccia e per caricarle sui nostri Garmin. Tutto è pronto. Gli zaini sono pieni: sacca idrica, cibarie, vestiario e giacca a vento, ricambi e attrezzi. Scratera: “a nanna perché domani la sveglia è fissata alle 4, una frugale colazione e si parte!”
21 luglio, non c’è quasi bisogno di fare suonare la sveglia e alle 4 ci troviamo puntuali in cucina.
Mi siedo a tavola e la “frugale” colazione è già pronta: latte, tè, succhi, pane, miele marmellate fatte in casa e una ottima crostata gentilmente preparata dalla mogliettina dello scrat! Del resto dovremo pedalare fino al tramonto, perciò giù con i carboidrati e alla fine della povera crostata rimarrà ben poco!
Siamo pronti, scendiamo in cantina dove le nostre bici perfettamente oliate ci aspettano,
l’uccellaccio ci guarda male ma noi usciamo in strada. La tensione è alle stelle (che in effetti sono ancora tutte li in cielo, visto che è buio pesto!), accendiamo i gps, inforchiamo la bici e partiamo. Dopo la prima pedalata siamo già più rilassati, vista anche la splendida e tiepida nottata, inoltre le previsioni sono di bel tempo.
Chiedo a scrat se per caso ha fatto il conto del dislivello aggiornato, ma la risposta è laconica: “non mi interessa, ormai siamo partiti!”
Mi metto subito alla sua ruota, sia perché questo è il suo territorio e sia perché questo sarà il “leit motiv” della giornata, in salita avanti scrat e in discesa avanti carb, visto che come al solito il primo usa una leggera scapin superrigida e il secondo una più pesante e molleggiata strive da enduro.
Ci avviamo verso la Vallarsa, prima un po’ di asfalto e poi sterrate e sentieri che solo scrat sembra conoscere, ogni tanto rampe da paura, ma siamo freschi e nessuno dei due molla, passiamo Giazzera e continuiamo verso il rifugio Lancia. Siamo ormai a 1500 metri e non abbiamo ancora visto il sole, ci fermiamo per un primo spuntino, ripartiamo e passati i 1800 metri ecco finalmente il primo traguardo, alle 7.45 transitiamo davanti al rifugio Lancia. Siamo sul Pasubio ed ecco spuntare anche il sole,
senza fermarci ci incamminiamo sul 105
Il sentiero è bello pedalabile sempre se si dispone di una buona tecnica
Seguiamo il sentiero che ci porta a costeggiare il Roite, uno spettacolo contornato da una giornata da incorniciare
la mattina è splendida, e la visuale anche e il cielo limpido ci mostra tutte le dolomiti di Brenta a nord
e le prealpi verso sud fino ad arrivare alla pianura padana
In più il sentiero è una vera chicca, divertente e obbliga pochissime volte a smontare di sella.
Continuiamo poi verso le sette croci
Con discesa finale sulla sterrata verso il rifugio Papa
Con la foto che è d’obbligo quando si passa da queste parti.
Velocemente giungiamo al rifugio Papa e non sono ancora le 9 di mattina, è una di quelle rare occasioni di assenza di nebbia e una foto ai nostri destrieri è d’obbligo. Sullo sfondo il Carega, dove transiteremo parecchie ore più tardi!
Ripartiamo dopo un bel panino e per adesso siamo ancora in perfetta forma
Ora si scende per il primo tratto della strada degli Eroi fino alla galleria D’Havet
Laluce è bellissima e non resistiamo a fare delle foto, anche se sappiamo che il tempo a nostra disposizione non è tantissimo.
Dopo la galleria ci buttiamo sul sentiero che taglia i tornanti fino a pian delle Fugazze, e ogni volta mi chiedo come fa scrat a scendere per questi sentieri tecnici e smossi con la sella sempre alta
Seguiamo il sentiero 179 molto tecnico e ripido con alcuni punti che ci costringono al piede a terra, abbiamo innanzi ancora tutta la giornata e sarebbe da stupidi rischiare di rovinarla
Alle 10 siamo al Pian delle Fugazze dove alcuni bikers tedeschi stanno per iniziare il loro giro, mentre noi abbiamo già percorso più di 2000m di dislivello. Ora inizia il tratto meno all mountain ma certamente non rilassante, ci aspetta un lungo tratto su sterrate non conosciute fino a Recoaro 1000, un tratto che sinceramente ci sfianca e non poco.
Infatti è tutto un su e giù con tratti anche molto ripidi, ma il panorama è sempre splendido, ci fermiamo in un paesino sperduto a fare il pieno d’acqua e a mangiare qualcosa, durante questi giri è importantissimo mangiare ogni ora, se non si vuole andare in crisi di fame.
Alle 13 siamo all’attacco della pista da sci sopra Recoaro 1000, intanto abbiamo fatto altri mille metri di dislivello, ci concediamo una piccola sosta con un gelato e poi via, dobbiamo salire lungo la sterrata di servizio alla pista da sci, 500 metri di dislivello che mi incutono un certo timore.
Per fortuna la strada che porta in cima, all’infuori di qualche tratto veramente tosto, si dimostra pedalabile e clemente e raggiungiamo il passo del Campetto, adesso siamo più sollevati e una sosta per un panino è d’obbligo
Siamo nuovamente in quota e ripartiamo curiosi di conoscere il sentiero che ci aspetta verso il rif Scalorbi e poi il rif Fraccaroli.
Il sentiero in quota è stupendo con un panorama sulla pianura Padana e sui Lessini da mozzare il fiato
E’ veramente un sentiero che merita di essere percorso
Si sale lentamente sempre con splendide viste
Sia sui monti circostanti che verso valle
Il sentiero è molto lungo, è passata un’altra ora, perciò pausa con un po’ di frutta secca.
Arrivati al passo della Lora,
ecco quello che non ci aspettavamo, dobbiamo metterci le bici in spalla e salire il ripido sentiero verso il rifugio Scalorbi. Fra l’altro io ho finito le mie scorte d’acqua e comincio a soffrire in mezzo ai mughi e sotto il sole impietoso d’alta quota. Per fortuna l’ultimo tratto è pedalabile e alle 16 entriamo al rifugio, dove possiamo reintegrare le scorte d’acqua e farci un bello strudel di mele.
Scrat intanto, visto che si è fatto piuttosto tardi, prende in mano la cartina per studiare una eventuale via di fuga, ma decidiamo in ogni caso di raggiungere almeno il Fraccaroli Ripartiamo cosi verso il rifugio posto sotto la cima Carega, a guardare in su prendiamo paura ma la salita si dimostra piuttosto pedalabile, anche se dura
L’ultima salita bici in spalla ci ha fatto perdere in effetti del tempo prezioso e il sole comincia ad abbassarsi inesorabilmente
Ce la faremo ad arrivare al Fraccaroli, scendere e risalire sullo Zugna o dovremo prendere una discesa alternativa e più veloce per arrivare a valle e saltare l’ultima cima?
Con questi pensieri saliamo lentamente verso il Carega, non senza goderci il panorama
Siamo finalmente all’ultima curva
Alle 17.20 siamo al rif. Fraccaroli e il più è fatto. Ci fermiamo per l’ultimo panino e la foto di rito
Ora ci aspetta la discesa e la breve ma intensa salita allo Zugna, ma intanto un’altra ora è passata.
In ogni caso siamo di nuovo al sole e ci godiamo il panoramico sentiero
Che finora avevo fatto soltanto in salita.
Il sentiero è divertente e alterna tratti su prato
a tratti molto stretti
Procediamo bene, ci aspetta ancora una piccola salita a spinta e poi giù sul ripido sentiero verso malga val di Gatto. Intanto però il cielo comincia a rannuvolarsi molto velocemente, e in basso verso la Vallagarina vediamo un temporale che si sposta verso Rovereto e lo Zugna.
Alle 18.50 siamo al passo Buole. Che si fa? Il temporale sta arrivando inesorabile e se continuiamo lo beccheremo di sicuro, anzi ci beccherà!
Ci guardiamo in faccia non più di un secondo e, nonostante i 4500 meri di dislivello già messi in saccoccia, cominciamo a salire il 105 che aggrappato alle pendici prima ci mostra la Val d’Adige e poi la Vallarsa. Dopo tutta questa fatica non possiamo certo arrenderci adesso, il giro deve essere concluso come previsto!
Ma presi dall’euforia e dalla fretta per la pioggia che sta per sopraggiungere, ci dimentichiamo che è passata un’altra ora e mezza e ne manca almeno altrettanto fino a casa, e non ci fermiamo per la doverosa barretta.
Saliamo verso lo Zugna e incomincia a piovere, sempre più intensamente. Prima di iniziare il tratto con la bici in spalla indossiamo le giacche per non bagnarci troppo.
Arriviamo finalmente in cima allo Zugna, siamo a 4800 metri di dislivello fatti e teoricamente le nostre fatiche sono finite. Ci mancano adesso gli ultimi 1700 metri di discesa fino a Rovereto. Sarebbe ancora il momento giusto per l’ultima barretta. Ma piove. E io purtroppo già da mezz’ora ho finito per la seconda volta l’acqua. Di fermarsi non se ne parla neppure. Ci buttiamo in discesa, Scrat scarta subito l’idea di scendere sul 115, troppo scivolose le pietre e i lastroni bagnati del tecnico sentiero. Ma adesso siamo rientrati nel suo territorio, e senza indugiare si butta su altri bei sentieri in terra battuta. Io lo seguo, ma ormai sono entrato in riserva e riesco a seguirlo solo grazie alla superiorità in discesa della mia bici. Comincio ad avere le gambe molli, ho dei crampi allo stomaco, ho fame e ho sete. Solo la forza di volontà e la gravità mi aiutano. Siamo verso metà discesa. Per fortuna finisce di piovere e torna il sole, che però tramonta subito, sono ormai le 20.30.
Usciamo al sentiero, per collegarci al prossimo tratto dobbiamo fare 30 metri di dislivello su una forestale. Forse i 30 metri più difficili della mia vita. Poi per fortuna scrat si ributta nel bosco e io lo seguo, avvertendolo che non riuscirei a fare neanche un altro metro di salita. Ma che brutta bestia la crisi di fame, specialmente se arriva dopo quasi 5000 metri di dislivello fatti!
Guardo a valle, Rovereto si avvicina sempre di più, il bosco finisce ma nonostante tutto sono riuscito a godermi anche questa discesa che scrat si è inventato. Facciamo le ultime centinaia di metri su asfalto
E poi entriamo in città mentre i primi lampioni si accendono
Dall’alba al tramonto, anche questa volta è andata!
Alle 20.50 torniamo dove eravamo partiti, a casa ci aspetta una bella sorpresa, la dolce mogliettina di scrat ci ha preparato un’altra crostata e poco ci manca che in un attimo finiamo anche questa. Gli amici mi avrebbero anche invitato a cena, ma purtroppo devo rifiutare perché sono invitato da un cliente a Bressanone. Faccio una veloce doccia che gentilmente scrat mi offre, butto scarponi e vestiti bagnati in un sacchetto e ci salutiamo, rallegrandoci a vicenda per la vittoriosa spedizione.
Alle 22.15 sono al ristorante, quasi mi vergogno delle quantità ignobili di cibo e acqua che ingurgito voracemente, alle 23 ringrazio e saluto il mio cliente e a mezzanotte faccio ritorno a Dobbiaco dove la famiglia mi sta aspettando (dormendo, naturalmente).
Mi butto nel letto, mi addormento in un baleno e sogno una pedalata di
112km
4850m di dislivello
13.35 ore in movimento
2.19 in sosta e una giornata da incorniciare