Di sentieri, di pietra e di paesaggi alpini: in Valmalenco, all’Università della muntanbaic

C’è chi la Valmalenco l’ha soprannominata ‘l’Università della MUNTANBAIC’.
Io so solo che, quando ci metto tassello, scopro di aver ancora tanto da imparare sulle due ruote..
Ma qualcuno sa bene come si fa a divertirsi qui. Parlo ad esempio di questi tre individui: da sinistra a destra Zergio, Federico e Niccolò.

Il primo, soprannominato dal Diretur ‘Flow’, è un lariano DOC, abituato sin dalla tenera età a scendere su esposti sentieri calcarei. Per di più ripidi e tenendo con una mano i missultin!
Niccolò viene dalla sponda opposta. Del Lario intendo. Vive infatti a Menaggio (per rimanere in tema, Sergio è di Bellano. A giudicare dai nomi dei paesi capite bene anche voi l’originalità di questi lacustri..), ma è un badolla, ossia lavora oltre il confine scfizzero. Ad ogni modo, anche per lui da sempre pane e montagne a 180°.
Infine, ecco a voi Federico (nda condotteforzate è il suo nick)! Valtellinico (sempre per citare il Diretur), relativamente da pochi anni in mtb, eppure con un background ciclistico da fare invidia a Moser, Coppi, Bartali e Sam Hill messi insieme. Si dice sia stato morso da una tarantola in tenera età, e da allora il suo peregrinare per cime e sentieri della terra Malenca non si è ancora arrestato.

Sarà quindi la nostra guida, e, come ben potete capire, mettersi nelle sue mani non è un gesto esente da rischi, soprattutto per i meno allenati. Ma, pur contravvenendo ai suoi ferrei dettami di cicloalpinista e scalatore dell’impossibile, riusciamo a forza a incastrarlo nella Snow-Eagle, la funivia che da Chiesa in Valmalenco conduce fino all’Alpe Palù.

È così che lasciamo l’afa del fondovalle arroventato del mese di agosto e, con un sol balzo di ben 1.000 m di dislivello, sbarchiamo, nemmeno sudati, a più di 2000 m di quota. Comoda la vita!
Slegato Federico, ci lasciamo inghiottire dai sentieri che ci proiettano in ogni direzione della valle, finché non sarà disintegrata anche l’ultima pastiglia.
Già perché i miei freni lavorano parecchio, mentre quelli del trio Medusa (vedeste come s’aggrappano anche ai suoli più ostili!) si scaldano appena.

Le loro gomme danzano sulla pietra e, come ballerini di tip tap, saltano da una curva all’altra (o meglio, mi immagino che lo facciano, perchè io, aggrappata alle leve, sudo mille camice per farcela, e non sempre li vedo all’orizzonte).

È comunque un piacere tastare questi trail, osservarli scorrere complessi sotto le ruote. Immaginare come possano essere stati costruiti. Chissà quanto tempo fa, e loro ancora splendidi e vivi. Sentieri di pietra e di terra, di curve e… di guerra (la mia!)..

Volendoselo gustare, il paesaggio di quassù è di quelli che raccontano favole. Ci prendiamo il tempo. Oggi c’è silenzio, qualche campanaccio e molto da osservare… Lontani anni luce la confusione delle piste innevate e i profumi invadenti delle giacche a vento griffate. La musica in filo diffusione ce la mettiamo noi e la Valle sembra oggi più bella che mai.

Ogni risalita con la Snow Eagle, ogni tratto di sentiero ci fa scoprire fra i fili d’erba e le fioriture nuove forme della pietra, che tra l’altro da queste montagne è sviscerata dolorosamente da tempo anche per fornire le caratteristiche “piode” di serpentino e il talco.

Luci e ombre, come quelle che ci seguono animandoci la giornata e facendo risaltare la bellezza, quella delle cose semplici ed essenziali che soddisfano il passato di ricordi.

Se lunghi e impegnativi trail levano qualsiasi sfizio agli amanti del tecnico e il Trio Medusa non si scolla per tutto il giorno il sorriso dalle orecchie, ci sono anche altre prospettive da valutare. C’è da pedalare e spingere. E allora da una gigantesca matrioska escono uno alla volta nuovi giri: che ciascuno si scelga quelli che preferisce, valutando la propria voglia di aggiungere dislivello a pedali o a spalla, e il proprio grado di confidenza con il ripido e la pietra.

Ma oltre a tutto ciò qualcosa bolle in pentola: grazie anche all’energia di Andrea di MalencoBike (istruttore mtb, gestisce il noleggio alla partenza degli impianti, lo Chalet di Primolo, e da questa estate, insieme alla moglie Paola, anche l’Hotel Roseg), i percorsi flow e i trickette e trackkete dovrebbero prendere forma a breve su questi schermi, allettando in modi diversi mille altre forme di bikers.

Torneremo quindi a raccontarvi le prossime evoluzioni di quello che un bike park ancora non è, ma con una sola certezza: nessun pistino potrà mai uguagliare i sentieri della pietra, almeno in fatto di charme e bellezza.

Dedicato a Stefano Volponi, winstonio sul forum e Volpe per gli amici, esploratore dei sentieri malenchi e sognatore ad occhi aperti della sua Università della MTB.
Ora la sogniamo con lui!

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