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Dopo il ritrovamento di un motorino elettrico nella bici della campionessa belga U23 di ciclocross, è lecito domandarsi quanto sia diffusa questa pratica. Il caso più eclatante, che rimane però nel terreno delle supposizioni in quanto mai provato, è sicuramente quello di Cancellara al Fiandre 2010. Prendetevi 3 minuti di tempo e guardate come lo svizzero vada via apparentemente senza sforzi al Tom Boonen dei giorni migliori, su una salita con pendenze massime del 19%.
Le telecamere, alla fine della salita, non riescono neanche più a ritrovare Cancellara, tanto questi è lontanto.
Lasciamo stare però i professionisti. Lì ci sono in palio ingaggi e premi milionari, quindi imbrogliare è diventato una prassi comune, come il doping seriale ha dimostrato ampiamente. Veniamo invece a noi, gli amatori, quelli che riempiono le fila di partenza delle gare, che esse siano XC, granfondo o enduro. Quasi nessuna di queste gare ha dei controlli anti doping e, salvo rari casi, meno che mai vengono smontate guarniture per controllare se qualcuno usa motorini elettrici.
Eppure, se il guru dei motori elettrici (austriaco, con buona probabilità), dichiara alla Gazzetta: “Quando leggo le classifiche delle granfondo mi metto a ridere“, da qualche parte le sue 1.200 bici elettriche con motore nascosto devono essere finite. 1200 solo in Italia, si intende. Per non parlare dei motorini venduti separatamente, da montare in qualsivoglia mountain bike o bici da strada con tubo piantone diritto.
Pensate ad una gara enduro: il rider parte da solo, non ha di solito concorrenti vicini. Un rilancio, un’accelerazione elettrica, un altro rilancio, un’altra bella spinta. Se a livello pro questo farebbe la differenza fra il podio ed un piazzamento insignificante, fra gli amatori la differenza sarebbe ancora più marcata. E nessuno se ne accorgerebbe. Anzi, farebbe anche in tempo a ricaricare in parte la batteria durante il controllo orario. Nelle granfondo il discorso è più complesso, vista la loro durata, ma comunque il wattaggio in più fa salire in classifica il biker imbroglione.
Dunque mi immagino di essere in griglia ad una delle grandi maratone estive, dopo mesi di allenamento. Si parte, faccio una bella gara, un buon tempo, sono contento di me stesso. Fine. Non posso neanche cominciare a guardare il piazzamento, tanto sono merdesimo. Distacchi abissali dai primi tre, che si sparano 4.000 metri di dislivello con un battito cardiaco medio che io uso per fare fondo ad inizio stagione, centinaia di altri nomi prima del mio. Ci sta, per carità. Evidentemente ci sono un sacco di quarantenni disoccupati single che si allenano 7 giorni su 7, incuranti delle condizioni meteo, considerando che io esco in bici quasi ogni giorno, ma che la cosa fa parte del mio lavoro.
(Quello bianco, che sgomma, è Van Aert, diventato campione del mondo domenica scorsa)
Ovviamente non sto dicendo che chi mi arriva davanti si bomba o ha un motorino elettrico nella bici. Però da quel maledetto sabato in cui una diciannovenne belga, il cui fratello sta scontando una squalifica per doping, è stata trovata con un motorino elettrico le cose non saranno mai più come prima. O meglio: saranno solo peggio di prima. Quando sarete in griglia non guarderete solo con stupore le vene taurine di quello davanti a voi, ma sarete anche alla ricerca di bottoni nascosti sulla bici di quello di fianco a voi. Quando guarderete il Tour o il Giro (se lo fate) non crederete più alla genuinità di nessuno scatto, se mai ci avete creduto. Quando accendete Redbull TV per guardare il XC qualche dubbio in più ve lo farete venire, al di là della simpatia dei rider. Alle Olimpiadi di Rio tiferete i vostri idoli, poi magari vi chiederete come è possibile che ci siano dei distacchi abissali fra i primi e il resto del gruppo. Lo sport agonistico ha subito un colpo letale, e ha minato la già scarsa credibilità del ciclismo.
Per fortuna nessuno ci può togliere il piacere di farci un giro per i monti. Anche se, mi è già capitato, delle volte con il gusto amaro lasciato dal commento “dov’é il motore elettrico?” se superate qualcuno a piedi o in bici. Ma stava solo scherzando, si intende.
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