E se le mountain bike avessero una trasmissione wireless?

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No, non è il futuro che vedranno solo i nostri pronipoti. È già il presente al Tour de France, dove la squadra AG2R La Mondiale corre con un gruppo SRAM completamente wireless. Potete vedere tutte le foto qui, su BDC-MAG.com.

Non si conoscono ancora i dettagli di questo nuovo gruppo, di certo quello che colpisce è la mancanza assoluta di cavi della trasmissione, e le batterie integrate. Dovrebbe lavorare con Bluetooth.

Al di là dei dati tecnici, che conosceremo fra non molto, proviamo ad immaginare un tale prodotto in ambito mountain bike. Si tratta ovviamente di un cambio elettronico.

Montaggio

Qui sta, forse, la caratteristica più interessante. Prendete il gruppo dalla scatola, montate i manettini al manubrio, il deragliatore posteriore ed eventualmente l’anteriore al telaio, ed il gioco è fatto. La calibrazione avviene in automatico e, dato che non ci sono cavi sotto tensione meccanica, si dovrebbe essere in grado di non toccare più niente. Per sempre, o quasi.

Un gioco da ragazzi, anche per il più imbranato dei meccanici.

Guardate la pulizia del telaio qui sopra. Due cavi, quelli dei freni. Fine.

La pedalata

Nella nostra prova dello Shimano Di2 elettronico (non wireless) abbiamo potuto notare la grande precisione e velocità di cambiata. Non conta più quanto a fondo si spingano i manettini, o con quanta forza, o se le guaine siano usurate o sporche. Una leggera pressione e si scala di una marcia, una pressione più lunga permette di scalare anche tutti i pignoni in un colpo.

In ambito MTB bisognerà fare attenzione alla sensibilità dei manettini, perchè sullo scassato le dita traballano e una leggera pressione involontaria non dovrebbe automaticamente causare una cambiata. Uno dei motivi per cui diversi pro del mondo strada non usano l’elettronico sul pavé.

L’energia

La solita domanda: “E se la batteria è scarica?” Si pedala una singlespeed, sarebbe la risposta scontata. In realtà ci vuole molta negligenza per trovarsi senza energia. È come se usciste di casa con il cellulare scarico. Ormai è diventata un’abitudine operare con accrocchi elettronici che necessitano di una ricarica, spesso giornaliera. Le trasmissioni elettroniche assicurano un’autonomia di molti giorni, quindi perché aver paura?

Di certo una trasmissione wireless avrà almeno due batterie (manettini e deragliatore posteriore) di cui tenere conto, e consumerà anche più energia a causa della connessione Bluetooth. Ma se c’è chi usa una bici elettrica da 25 kg con autonomia di 30 km, c’è davvero di che preoccuparsi per due batterie così piccole come quelle della trasmissione?

Gli impatti – e i costi

Di base, qui non cambia niente. Come si distruggono cambi meccanici contro rocce e sassi, così se ne distruggeranno anche di elettronici. Si arriva quindi al punto cruciale: il prezzo. Se un deragliatore posteriore costa 700 Euro al posto di 200, nessuno vorrà correre rischi o, forse, nessuno andrà veramente in fuoristrada, ma si limiterà a percorsi facili e senza tanti ostacoli.

Ma una trasmissione elettronica deve essere per forza un bene di lusso? No.
Una volta smaltiti i costi di ricerca e sviluppo, dal punto di vista materiale non siamo di fronte ad un prodotto in platino e zaffiri. Si tratta di un classico deragliatore, azionato da un motorino con batteria al posto di un cavo. Per quanto riguarda i manettini, anche qui, non si tratta di un razzo interplanetario ma di un meccanismo piuttosto semplice che, se paragonato ad un touchscreen moderno, non costituisce tecnicamente nessuna trovata da premio Nobel.

Lo sviluppo del software avrà il suo costo, ma non potrà incidere più di tanto.

Insomma, l’elettronica è in arrivo, e non c’è motivo di spaventarsi. Quando l’ondata della novità sarà passata, diventerà una tecnologia ad ampio uso anche nel ciclismo, mountain bike compresa, a prezzi decenti. Se semplifica e migliora la cambiata, ben venga.

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