EI Shock: nuovo ammortizzatore elettrico di Rock Shox-Lapierre

Vi scriviamo live da Morzine dove si è appena tenuta la presentazione ufficiale del nuovo sistema di ammortizzatore intelligente EI Shock, prodotto da Lapierre, Hibike e Ghost in collaborazione con Rock Shox.

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Cominciamo dalle presentazioni: il sistema EI Shock (dove EI sta per “electronic intelligence”) è un sistema di sospensione posteriore estremamente evoluto che sfrutta una serie di sensori e un computer per regolare la risposta della sospensione posteriore della bicicletta.

Il sistema, che ha richiesto 5 anni di progettazione e messa a punto, integra allo stesso tempo piattaforma stabile e blocco, in maniera però intelligente a seconda di quello che succede durante la pedalata.

L’EI è stato sviluppato da Lapierre, Hibike e Ghost, marchi che ne detengono il brevetto e l’esclusiva. Lo sviluppo è stato poi completato con la collaborazione di Rock Shox per il reparto sospensioni, dall’Ecole Central du Lyon per lo sviluppo software e da Trelock per lo sviluppo hardware.

Il tutto è basato sull’ormai noto Monarch RT3 di casa Rock Shox

Il sistema è composto da diversi elementi. Innanzitutto vi è il computer centrale, il cuore del sistema.

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Il computer è posizionato centralmente sullo stem al di sotto di quello che assomiglia ad un ciclo computer (che poi alla fine vedremo effettivamente esserlo), con un sistema di fissaggio a staffa che sostituisce un tradizionale tappo della serie sterzo. Il computer è in grado di leggere gli input che provengono dai vari sensori e di trasmettere il comando di attivazione ad un piccolo elettromotore, posizionato al di sopra dei registri di regolazione dell’ammortizzatore.

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L’elettromotore altro non fa che regolare le posizioni di quella che era una volta la vecchia levetta blu, la cui rotazione consentiva di regolare l’ammortizzatore nelle tre posizioni: bloccato, piattaforma stabile e aperto.

Elemento essenziale del sistema sono poi i 3 sensori. Il sistema infatti è in grado di leggere gli input provenienti dal terreno e dalla bicicletta grazie a:

–      Due accelerometri, posizionato  nel computer centrali nei pressi dello stem ed uno sui foderi della forcella nei pressi del sensore per il magnete del ciclo computer [img]http://fotoalbum.mtb-forum.it/image.php?id=168214&s=576[/img]
I due accelerometri lavorano in sinergia per poter “leggere” quello che succede alla ruota anteriore ed i relativi movimenti della forcella.
–      Un sensore di cadenza di pedalata, in grado di capire quando si sta pedalando. Il sensore è integrato nel movimento centrale ed esternamente non è visibile (abbiamo provato invano a cercare di capire dove fosse, prima che ci spiegassero che potevamo cercare quanto volevamo, ma il tutto si trova all’interno del telaio).
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E’ presente poi un display, che svolge la funzione di interfaccia con l’utente.

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Il display si presenta come un normalissimo ciclo computer ed effettivamente al suo interno è integrato un ciclo computer completo di tutte le funzione principali necessarie ad un rider, compresa la cadenza di pedalata. In aggiunta a tutto ciò, il display visualizza anche le varie impostazioni dell’ammortizzatore, sia quella in utilizzo sia quella che sta utilizzando il sistema automatico (vedremo di seguito le varie opzioni).

Il tutto corredato da un comando remoto che consente di variare le voci visualizzate sul display relative alle funzioni di ciclo computer ed una coppia di altri due pulsanti, che consentono di passare rapidamente da un’impostazione dell’ammortizzatore all’altra.

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I pulsanti del comando remoto sono posizionati molto vicini alla manopola in modo da essere facilmente raggiungibili senza staccare le mani dal manubrio e possono essere messi sia a destra che a sinistra.

Ultima, ma non meno importante è poi la batteria. La batteria serve ad alimentare tutto il sistema, dal computer ai sensori, dall’elettromotore al display di interfaccia con l’utente. La durata della batteria è di 25 ore di riding, termine dopo il quale il funzionamento del motore rallenta, risultando più pigro. Il sistema funziona ancora, ma è più lento perdendo in prestazioni. Le 25 ore sono insomma il limite per garantire il perfetto funzionamento del sistema, ma in caso di necessità si può andare oltre. La batteria è ricaricabile fino a 1000 volte e mantiene un efficienza pari all’80% dopo 1000 cariche, il che consente di percorrere 25000km prima di essere sostituita.

 

Il funzionamento

Cominciamo con il capire perché complicarsi la vita con fili, batterie e strani marchingegni elettronici.

L’esigenza di un sistema intelligente che adatti il comportamento della sospensione alle condizioni di utilizzo (salita, rilancio, discesa, ecc) è l’obiettivo che tutti i progettisti cercano in ogni modo di raggiungere, con varie soluzioni più o meno efficaci. Spesso però la soluzione migliore si rivela l’intervento umano, ovvero il classico comando remoto che affida al rider il compito di decidere quando attivare la piattaforma stabile od il blocco.

Il sistema EI è invece innovativo. Grazie agli accelerometri posti sulla forcella il sistema è in grado di percepire gli ostacoli e le irregolarità del terreno prima che raggiungano la ruota posteriore. Il tempo di reazione del sistema, ovvero quanto tempo il sistema impiega ad aprire l’ammortizzatore, è infatti di solo 0,1 secondi. 0,1 secondi è il tempo che intercorre tra il passaggio della ruota anteriore e quella posteriore su un ostacolo per un rider che viaggia a 35km/h.

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I vari componenti del sistema EI.

Inoltre, grazie al sensore di cadenza, il computer è in grado di capire quando si pedala, attivando il blocco o la posizione di propedal solo ed esclusivamente quando i pedali sono in movimento. Se si smette di pedalare e si lascia correre la bici, l’ammortizzatore passa automaticamente sul tutto aperto, visto che la piattaforma stabile si rivela inutile in queste condizioni. Il sensore di cadenza è in grado di capire anche il verso della pedalata: il classico colpo di pedale all’indietro in inserimento curva non fa chiudere l’ammortizzatore.

Il sistema ha 3 configurazioni possibili, che sono poi quelle del classico RT3:

–      Bloccato (con soglia di sblocco di sicurezza). Si attiva quando si sta pedalando e non si incontrano ostacoli. Il classico tratto di salita su strada in terra battuta o su asfalto.
–      Gate (ovvero piattaforma stabile) inserito. Si attiva quando si sta pedalando e si incontrano piccoli ostacoli, come su una strada ciottolata di montagna o un singletrack.
–      Tutto aperto. Si attiva quando si sta pedalando e si incontrano grossi ostacoli, oppure quando si smette di pedalare.

Se si imposta l’opzione automatica è inoltre possibile regolare la sensibilità del sistema su 5 livelli. La sensibilità, agendo sull’accelerazione necessaria per il passaggio da uno step al successivo, regola l’effetto del sistema rendendo la bici più comoda o più rigida e reattiva, a seconda delle esigenze del rider e della taratura della forcella.

Per chi invece volesse impostare il sistema in manuale, sono disponibili le opzioni open, medium e locked.

La cosa sembra piuttosto complicata, ma c’è da dire che una volta capito come funziona, il tutto è abbastanza semplice ed intuitivo.

Per quanto riguarda il peso, ci è stato detto che l’intero sistema pesa 350g in più rispetto alla stessa configurazione senza comando remoto e senza ciclo computer. Il grosso del peso sono il display, la batteria e l’elettromotore.

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Monarch RT3 ed RT3 REL. si noti l’ingombro dell’elettromotore, pari quasi a quello di un piggy back.

In caso di malfunzionamento di un qualsiasi componente, le varie posizioni dell’ammortizzatore sono impostabili manualmente con una brugola, tramite un’apposita vite.

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Vite di regolazione manuale

 

Sul campo

Se siamo stati ospitati qui a Morzine è però per poter provare con mano questo nuovo sistema. Per questo motivo ci siamo armati di casco e tutto il necessario per il riding e siamo usciti sui sentieri di Les Gets.

Devo dirla tutta: all’inizio ero piuttosto scettico. Elettronica e bici sono un connubio che poco mi attira… Fili, cavi, batterie… Tutte cose che pesano e si possono rompere.

Quando però ho capito che il sistema si basava su degli accelerometri e che quindi sarebbe stato in grado di leggere in maniera attiva le condizioni di utilizzo, la scetticità ha fatto spazio alla curiosità e mi sono chiesto “chissà se funziona veramente questo fantomatico EI o è solo marketing”.

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Ghost AMR Lector 9500

 Questa mattina ho avuto modo di testare il sistema su due bici differenti:

–      Dapprima su di una Hibike Heet RX, una bici AM da 150-145mm di escursione in carbonio
–      In seguito su di una Ghost AMR Lector 9500 una trail bike da 120-120mm, anch’essa in carbonio.

 La prova è stata svolta sui percori del bike park e su alcuni sentieri naturali in salita, in modo da poter apprezzare il funzionamento di questi EI Shock anche in condizioni di pedalata.

Sebbene una gioranta di riding non sia assolutamente sufficiente a poterne dare una valutazione completa ed approfondita, devo dire che il primo impatto è stato piuttosto positivo.

Il sistema fa quello che deve. Quando non si pedala e si lascia correre la bici in discesa o si affrontano le curve, l’ammortizzatore rimane completamente aperto lavorando in maniera ottimale. Quando però si inizia a dare un minimo accenno di pedalata, ad esempio per rilanciare in uscita da una curva o per affrontare una breve salita, si sente un breve ronzio e l’ammortizzatore si blocca (o si attiva la piattaforma stabile se il fondo è irregolare) istantaneamente, rendendo la bici di una reattività incredibile, impossibile da ottenere con uno schema di sospensione stabile in pedalata. La bici schizza letteralmente via al primo colpo di pedale. Certo, merito è anche il peso della bici, ma sembra veramente di rilanciare una front.

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Su tutti i modelli che abbiamo avuto sotto mano, i vari cavi del sistema EI erano provvisti di passaggio interno. La linea della bici ne guadagna in pulizia e si riduce il rischio di eventuali danneggiamenti. Il sistema è resistente all’acqua fino ad 1 metro di profondità per 1 ora ed anche al lavaggio con l’idropulitrice (anche se non si dovrebbe mai fare!).

 La prima cosa che è venuta in mente a tutti i giornalisti presenti sono gli enormi vantaggi di questa tecnologia per quanto riguarda il mondo race, sia XC, marathon che soprattutto enduro. Una bici che scende sbloccata e non appena accenni un colpo di pedale si blocca quasi istantaneamente è quello che cerca ogni corridore. Immaginatevi di trovarvi nei pressi di una rampa in salita, su fondo compatto, con una sospensione che si blocca non appena iniziate a pedalare: il sogno di ogni endurista!

Relativamente al mondo del ciclismo amatoriale, ovvero coloro che pedalano solo per il divertimento del’andare in bici, comunque non possiamo dire che un sistema di questo tipo sia inutile. Certo ci sarà sicuramente chi preferisce la pulizia di un sistema tradizionale senza fili e batterie sul telaio, ma anche il rider amatoriale o poco esperto può sfruttare appieno questo sistema. Una tecnologia “pedala e dimentica” che permette di semplificare notevolmente il funzionamento dell’ammortizzatore posteriore. Il computer si occupa di tutto, al rider rimane solo il compito di pedalare.

Nei prossimi giorni testeremo ancora l’EI Shock, mettendolo alla frusta sui bellissimi percorsi della Passportes du Soleil. Restate quindi sintonizzati per news ed aggiornamenti!

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