Dopo l’approfondimento di Marco sulla YT Capra, ora è il mio turno con la Specialized Enduro Expert Carbon 650b, che ho scelto tra le 15 bici a disposizione per l’ultimo giorno del test comparativo, durante il quale abbiamo approfittato del servizio shuttle di Bagnoli Bike per spremere a fondo le bici in discesa.
Il motivo per il quale ho scelto la Specy è che durante i precedenti giorni di test mi è sembrata la più versatile. Non si tratta della mia bici preferita ma di una delle mie preferite tra quelle che hanno preso parte al test comparativo. Ho apprezzato in particolar modo la GT, la Banshee e la YT per le doti discesistiche, la Cannondale e la Lapierre per la pedalabilità, la Santacruz, la Transition e l’MDE per la reattività e l’agilità, mentre se devo dire cosa mi ha colpito di più della Enduro Carbon non saprei scegliere un campo in cui eccelle. La cosa che la rende maggiormente interessante è la sua completezza, il fatto di essere equamente valida in tutti gli ambiti, che è probabilmente il principale requisito dell’Enduro intesa come disciplina.
Abbiamo già pubblicato poche settimane fa un test completo dedicato alla Specialized Enduro Expert Carbon 650b, quindi non occorrono presentazioni tecniche della bici, ma posso direttamente esporre le mie impressioni di guida.
Come anticipato, la principale dote della Enduro è la polivalenza, frutto del grande equilibrio che Specialized ha saputo trovare tra geometrie del telaio, componentistica, tuning delle sospensioni e altri piccoli accorgimenti. Appena salito in sella a questa bici la prima sensazione provata è stata quella di una grande confidenza, quel feeling tipico che si prova guidando una bici che si conosce da tempo.
In salita ho apprezzato la posizione centrale, comoda e bilanciata, che mi ha permesso di affrontare sia le salite scorrevoli che quelle tecniche con un’ottima padronanza del mezzo. Proprio sulle prime sezioni tecniche della salita mi sono reso conto dell’ottima trazione che la Specy mette a disposizione, grazie anche alla particolarità della posizione Climb del Cane Creek DB Inline che agisce non solo sulla compressione ma anche sul ritorno, aiutando la ruota posteriore a restare sempre in presa sul terreno anche affrontando le numerose radici e rocce presenti sulle salite di Punta Ala. La stabilità della sospensione in pedalata con l’ammo in posizione Climb è molto buona e fa perdonare il fatto che la levetta sia piuttosto scomoda da raggiungere.
Nonostante l’angolo di sterzo di 65.5° e il carro di soli 422mm, il più corto tra le bici della comparativa, la ruota anteriore non accenna ad alzarsi involontariamente dal terreno e questo permette una buona direzionalità anche sui tratti più ripidi, dove invece la pedalabilità è penalizzata dalla corona da 34 denti, che ho trovato troppo dura da spingere quando al ripido veniva ad aggiungersi il tecnico. Risolta qualche bizza dovuta alla regolazione del cavo, anche il reggisella Specialized IR si è rivelato un ottimo componente, essenziale per sfruttare adeguatamente un mezzo da Enduro. Soprattutto il comando remoto mi ha convinto: la leva che emula quella del trigger del deragliatore è molto comoda e morbida da azionare, posizionata perfettamente per essere facilmente a portata di pollice grazie al supporto Matchmaker.
In discesa la Enduro 650b non mi ha impressionato tanto quanto le altre bici della comparativa che ho già citato, però si è fatta apprezzare da subito per la sua semplicità e intuitività. Dalle prima curve l’ho trovata immediatamente maneggevole e bilanciata, facile da buttare in curva e precisa, sia nelle sezioni più lente e tortuose, sia nei tratti più veloci. Qui il carro corto gioca un ruolo fondamentale, donando grande agilità alla Enduro, mentre l’ottima gomma Butcher all’anteriore mi ha sempre dato non solo grip ma anche tanta fiducia.
L’agilità si traduce anche in una buona reattività della bici che ho sempre trovato dinamica quando ho voluto staccare le ruote da terra per superare degli ostacoli o per scegliere la linea più veloce… o semplicemente per divertirmi, che in fondo è la prima cosa che cerco quando punto le ruote a valle.
Nello scassato si comporta bene. Non si tratta della classica bici “spianatutto” ma piuttosto di un mezzo capace di essere stabile e di assorbire anche le asperità più importanti pur restando sempre reattivo e pronto per essere guidato.
Nei rilanci e sugli strappi in salita che ho affrontato durante la discesa, quindi quasi sempre con ammo aperto vista l’assenza di un comando remoto, la Enduro si è rivelata scattante e scorrevole, con un cinematismo piuttosto stabile nonostante questa non sia una caratteristica usuale per i sistemi Horst. Il peso ridotto della bici e la buona rigidità del telaio permettono di trasferire facilmente i watt dai pedali al terreno, con un risparmio di energie che si traduce in maggiore concentrazione e qualità di guida.
La comprerei?
Questa Specy è la bici che accontenta tutti, con prestazioni di tutto rispetto in ogni frangente in cui la si metta alla prova. La scelta dei componenti è ben ponderata e ne fa una bici equilibrata e senza eccessi. Il peso è contenuto e il prezzo non è basso, ma nemmeno alto se paragonato ad altre concorrenti.
Personalmente per fare Enduro preferisco bici in cui l’ago della bilancia punta maggiormente verso le prestazioni in discesa, anche a discapito di quelle in salita, in misura ovviamente accettabile, quindi probabilmente mi orienterei altrove, ma se dovessi consigliare una bici a un amico che cerca un mezzo bilanciato, completo e versatile, consiglierei sicuramente la Enduro 650b.
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