Dopo la YT Capra e la Specialized Enduro, ora è il mio turno con la Santacruz Nomad Carbon, una delle bici più desiderate e discusse del momento. Approfittando della disponibilità di Bagnoli Bike, che ci ha scorrazzato tutto il giorno con il pickup, ho sfruttato l’ultima giornata di test per mettere alla prova la Nomad sui sentieri più impegnativi della zona di Punta Ala, tra cui uno scavatissimo Rock’oh.
Ci tengo a precisare che la Nomad qui testata è la bici personale di Alessandro Bagnoli, gentilmente messaci a disposizione per il test. Si tratta quindi di un montaggio custom, sia per quanto riguarda le ruote che la forcella.
Perché la Nomad? Già dai giorni precedenti la Nomad mi ha colpito per la sua incredibile stabilità sul dritto e sul tecnico, nonché dal suo comportamento generale in discesa. Subito mi sono quindi chiesto: qual’è il vero limite di questa bici? Da qui l’idea di testarla in maniera più approfondita in una giornata di sola discesa.
La Nomad è stata già testata da Marco in un precedente test, dove è subito saltata all’occhio la sua indole discesistica. Se da un lato è evidente che la lancetta della Nomad sia più rivolta verso la discesa che verso la salita, la bici assicura comunque una buona pedalabilità.
La prima caratteristica che salta all’occhio è la lunghezza: appena ci sali in sella, senti che la bici è “lunga”. Lunga non deve essere inteso come taglia (la L in test con 610mm di OV è perfetta per me), ma lunga come sensazione di guida. D’altronde l’angolo sterzo a 65° ed un passo di 1195mm fanno capire che la bicicletta è più propensa alla stabilità sul veloce che alla maneggevolezza.
Questa “lunghezza” aiuta sulle salite tecniche, riducendo la tendenza della bici ad impennarsi, mentre il VPP permette di salire abbastanza agevolmente a patto di mantenere una pedalata rotonda e continua. Questa caratteristica penalizza però quando c’è da guidare in mezzo agli ostacoli o si affronta un ripido tornante in salita. Dovendo dare una valutazione complessiva, direi che la Nomad sale bene, ti permette di arrivare in cima senza troppi problemi, ma non è certo uno mezzo per fare il tempone o salire le rampe più tecniche ed impegnative. Tra quelle testate, ci sono diverse altre bici molto più propense alla salita.
Una volta in cima inizia il divertimento. La Nomad in discesa è una una “mini-DH”, specialmente sui tratti sconnessi. La forcella Formula 35, dopo il tuning dei tecnici Formula del giorno precedente, è notevolmente migliorata. Ora può contare su di un maggior sostegno sulle compressioni alle medie velocità, sostegno che riduce l’affondamento sui tratti scassati e facilita lo scavalcamento dei medi e grossi ostacoli.
È infatti quando il gioco si fa duro che la Nomad mi ha particolarmente stupito: sulle scavatissime pietraie del Rock’oh, devastate dai temporali dei giorni precedenti, la bici infonde subito sicurezza. Punti le pietre, molli i freni e al Nomad passa su tutto. Merito dell’angolo sterzo molto aperto sicuramente, ma merito di tutta l’impostazione geometrica della bici che conferisce un’eccellente stabilità sul veloce e sullo sconnesso. L’unico vero limite è il manico di chi ci sta sopra.
Ottima quindi sullo sconnesso e sul ripido, la Santa Cruz non eccelle invece sul guidato. La Nomad non è certo la bici più maneggevole tra quelle provate e l’impostazione geometrica con angoli aperti si sente. Bisogna insomma prenderci la mano e guidare con il peso molto caricato in avanti per trovare il giusto grip all’avantreno.
Una volta capito questo “segreto”, la bici se la cava comunque bene, anche se il suo vero terreno rimangono i sentieri ripidi, scassati e veloci.
Sui rilanci la Nomad è promossa. Non è certo la bici più reattiva sul mercato, ma, quando ti alzi in piedi sui pedali e spingi a tutta, la risposta è buona e l’impressione è di un’efficiente trasmissione della potenza dai pedali alla ruota.
Molto positivo della Nomad il reparto sospensioni, sia la Formula 55 (che dopo il tuning è decisamente migliorata) sia l’ammortizzatore Monarch Plus RC3 DebonAir, che assicura un’ottima burrosità iniziale ed un eccellente assorbimento dei piccoli urti.
Ottimo tutto l’allestimento, con gruppo XX1 e guarnitura Race Face Next SL (più leggera della SRAM), Reverb Stealth, manubrio Race Face in carbonio. Non c’è nulla che si possa migliorare, forse magari non ci starebbe male una coppia di ruote in carbonio.
La comprerei?
La Nomad è una dream bike, una di quelle biciclette che vorresti a tutti i costi nel tuo garage e che ti fanno sbavare ogni volta che la vedi. Sul campo ha rivelato delle ottime caratteristiche, un buon assetto ed un’eccellente comportamento in discesa.
Non si tratta certo di una delle migliori arrampicatrici, ma comunque ti permette di arrivare in cima senza troppi problemi e, grazie anche ad un montaggio di altissima gamma e quindi leggero, di toglierti comunque qualche sfizio in salita. Il vero divertimento è però in discesa, dove l’unico e vero limite sei tu, il rider.
La comprerei quindi? Dopo averla provata direi di si, è sicuramente una bici che vorrei nel mio garage. Il problema è però il prezzo: con un costo di 8000€ questa Nomad non è certo una bici alla portata di tutti. Il rapporto qualità prezzo è sicuramente sfavorevole, perché se da un lato la bici va bene, dall’altro il maggior costo rispetto ad altri modelli concorrenti non è giustificato da un pari incremento prestazionale. Insomma, sul mercato ci sono mezzi altrettanto validi che costano molto di meno. Però non sono la Nomad…