Enduro Test 2014, bici #4: Banshee Rune

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Come spiegato nei precedenti approfondimenti che hanno riguardato la YT Capra, la Specialized Enduro e la Santacruz Nomad, l’ultimo giorno della comparativa di 15 bici da enduro è stato all’insegna della risalita meccanizzata sui sentieri di Punta Ala chiamati Rock-oh, 301 e Tre Dita (grazie Bagnoli Bike!). Ogni tester ha potuto utilizzare una bici fra le 15 a disposizione, e la mia scelta è caduta sulla Banshee Rune. Oltre ad essere perfetta per la mia corporatura, la bici mi aveva impressionato sin dai primi giorni di test per l’ottimo comportamento in discesa. Ero inoltre curioso di approfondire la conoscenza con le sospensioni Bos, molto apprezzate anche dagli altri tester, visto che non le avevo mai provate in precedenza.



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In realtà la bici è piaciuta un po’ a tutti, soprattutto in discesa. Analizzando la tabella con i punteggi finali si nota infatti che la Rune è stata penalizzata principalmente a quelle voci dove il peso ha una forte influenza, mentre ha ottenuto ottime valutazioni nelle situazioni discesistiche.

Una nota, prima di passare alle impressioni sul campo: quello della Rune è un telaio “camaleontico”, in grado di ospitare sia ruote da 26″ che il formato 650B. E’ inoltre possibile scegliere fra tre diverse configurazioni geometriche, a seconda che si desideri un assetto più o meno discesistico. Tutto ciò avviene mediante dei dropouts intercambiabili, ma per maggiori dettagli vi rimandiamo direttamente al sito Banshee.

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La nostra giornata con lo shuttle comincia con un traverso pedalato dalla pendenza contenuta. Personalmente patisco molto le partenze senza riscaldamento che seguono la prima risalita meccanizata della giornata, e questo potrebbe avere avuto un peso, sta di fatto che arrivo all’inizio della discesa vera e propria con il fiato corto. L’ammortizzatore Bos Kirk (test qui) permette di chiudere la compressione alle basse grazie ad una pratica levetta, per cui non si percepiscono dispersioni di potenza imputabili al bobbing. I quasi 15 kg del mezzo in ordine di marcia si fanno però sentire tutti, e specie nei rilanci in fuorisella la Rune non è propriamente un razzo. Peccato, perchè nonostante il setting più discesistico tra i tre disponibili e l’ulteriore apertura degli angoli determinata dalla forcella da 170 mm, la distribuzione dei pesi non grava eccessivamente sul posteriore e la sospensione non insacca più di tanto neppure sul tecnico. L’impressione finale è che un montaggio più leggero avrebbe evidenziato qualità ben migliori anche quando la gravità è nemica.

Comincia la discesa Rock-oh, parecchio rotta a causa delle piogge monsoniche dei giorni precedenti, ed emergono immediatamente le ottime doti discesistiche del mezzo. La Rune infonde grande sicurezza, incassa senza battere ciglio le sezioni sconnesse e chiede solamente di darle fiducia perdonando anche qualche passività di troppo.

Difficile stabilire quanto merito vada alle doti telaistiche e quanto all’ineccepibile comportamento delle sospensioni: ben bilanciate, sensibili e con una curva di compressione ottimale. Se ciò non bastasse, le numerose ed efficaci regolazioni permettono di personalizzare la risposta a proprio piacimento. Il Kirk prevede addirittura la possibilità di variarne la progressività mediante l’inserimento di appositi spacers nella camera dell’aria.

Proprio le ottime sospensioni mi salvano sulla prima parte del 301 quando, a velocità sostenuta, vedo un masso all’ultimo istante e non riesco ad alzare sufficientemente la ruota posteriore. Il retrotreno inevitabilmente scalcia, ma senza murare e senza spararmi in aria più di quanto meritassi. Il resto lo fa la forcella, assorbendo alla perfezione il poco ortodosso atterraggio sull’anteriore.

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Sempre il 301, con una bella sequenza finale di curve e controcurve, permette di valutare le doti di agilità del mezzo. Nonostante le geometrie distese ed il movimento centrale piuttosto alto la Rune non è una bici goffa, confermando l’ottimo bilanciamento fra agilità e stabilità che già avevamo riscontrato nei giorni precedenti. Un piccolo inciso per quanto riguarda l’altezza del movimento centrale: i 350 mm indicati sul sito Banshee in posizione low setting/ruote 650B sono riferiti ad una forcella con una quota axle to crown di 545 mm (valore tipico delle forcelle da 160 mm per ruote 26”). La Bos Deville montata sulla “nostra” Rune era da 170 mm, con un valore a-c di 565 mm. Questo, in abbinamento alle dimensioni generose dei pneumatici, spiega i mm di troppo.

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Nella terza discesa cerco di concentrarmi maggiormente sulle doti di reattività del mezzo, e qui vengono le uniche note negative in ambito discesistico. C’è poco da fare, come la matematica i kg non sono un’opinione, e al di sotto di una certa velocità mantenere una guida attiva per lunghi tratti richiede un certo impegno fisico. L’impressione è che non sia tanto il peso globale a farsi sentire, quanto quello delle ruote montate con coperture Schwalbe della serie SuperGravity. Da tenere in considerazione anche l’angolo sterzo ben aperto, non certo ottimale per “giochicchiare” con la bici ad andatura ridotta. Quando lasciata correre la Rune conferma invece un carattere da discesista purosangue, lasciandosi condurre con sicurezza e facilità indipendentemente dal tipo di fondo o dal raggio di curva.

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Se praticamente tutti i tester si sono trovati concordi sulle doti prestazionali della Rune, non altrettanto si può dire per quanto riguarda l’estetica. Mentre molti (tutti tranne me) la trovano un po’ “grezza”, personalmente apprezzo molto il look vagamente “frankensteiniano” enfatizzato dal colore nero. I gusti son gusti….

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Conclusioni

A fine giornata sono abbastanza convinto che, per quanto corretto e coerente con le regole che ci siamo imposti, il punteggio finale totalizzato dalla Rune non le renda in un certo senso giustizia. L’impressione resta quella di un mezzo dalle grandi potenzialità discesistiche, ma un montaggio più leggero le sarebbe sicuramente valso una posizione più alta in classifica.

La comprerei?

Per me bici da enduro fa rima anche con discese tecniche in montagna da guadagnarsi con le proprie forze, talvolta caricandosi la bici sulle spalle. La risposta è quindi sì, ma a patto di un peso un po’ inferiore.

 

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