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È un’esperienza unica, paesaggi e situazioni che non si possono trovare in nessun’altro posto (che non sia un vulcano):surfare nella sabbia come se fosse neve, paesaggi che sembra di essere davvero su un altro pianeta e tutto sommato meno rischi rispetto alle nostre Alpi visto che le rocce e gli strapiombi sono molto meno pericolosi e rari e metri e metri di dislivello da fare, sia positivo che (per mia goduria) negativo.



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Ovviamente ci vado da solo perchè le poche persone a cui propongo di fare qualcosa di così “insolito” mi danno sempre buca, quindi come sempre mi pianifico il viaggio un paio di mesi prima con volo, appartamento ed auto per muovermi liberamente fra Etna Sud e Nord (che conosco relativamente poco) e richiedo le autorizzazioni per salire in cima visto che oltre i 2850 metri senza non si può salire: l’Ente Parco dell’Etna decide di non darmi il permesso causa impatto ambientale della Graziella e altri motivi che mi lasciano un pò perplesso.

Comunque non demordo e decido di andare lo stesso ravanando in luoghi non vietati o protetti: il Parco dell’Etna è diviso in varie zone (A,B,C,), ed ognuna ha restrizioni maggiori o minori a seconda di quanto ci si allontana dai crateri sommitali (vetta)! Quindi mi armo delle mie app preferite (Komoot e Trailforks, ed ora Training Camp) per controllare nei minimi dettagli i miei itinerari anche se spesso improvvisati ma soprattutto non perdermi.

Giù ad aspettarmi dal sabato ci saranno i miei amici Salvo Azzaro (con e-bike Husquarna) e Marco Bonnici (con Commencal front da enduro) conosciuti anni fa ad una Maxiavalanche e da allora il mio punto di riferimento quando scendo a Catania.

Parto venerdì 13 ottobre prestissimo: sveglia alle 3:45 per prendere il volo Torino-Catania delle 6:40. Colazione velocissima, scendo a Caselle e lascio la macchina nei parcheggi aeroportuali e mezzo addormentato imbarco la Graziella nel suo valigione (senza alcun problema, tranne che pesa 28 kg anzichè 20, ma nessuno mi fa storie), e salgo in aereo addormentandomi quasi subito. Mi sveglio dopo poco all’incirca sopra l’Elba con un’alba spaziale e da li per tutto il volo faccio foto e video e sono già gasatissimo per tutto.

Atterro a Catania e ritiro subito la Graziella e mi dirigo con qualche problemuccio di spostamento, visto il peso di borsone bici e zaino, al
noleggio auto: scelgo una Opel Crossland in modo da avere un’auto pratica ma anche spaziosa visto che deve accogliere tutti i miei bagagli e permettermi di caricare e scaricare Graziella e magari anche le bici dei miei amici in caso di emergenza.

Viste le temperature alte e il fatto che il venerdì sarei stato da solo, decido di andare a fare un bel bagno ai faraglioni di Acitrezza, dopo aver
ingurgitato due favolosi cannoli siciliani (di cui sono ghiottissimo). L’acqua è fantastica e sguazzo per un paio d’ore felicissimo, sempre con
uno sguado però all’Etna, che si vede praticamente dappertutto nella Sicilia Orientale. Verso le 11 decido di avviarmi in direzione Piano Provenzana per esplorare una zona che non avevo ancora visto nelle mie due precedenti esperienze del 2018 e 2019 sempre sull’Etna.

Scendo dall’auto e, dopo aver mangiato un paio di arancini al pesce spada, capperi e cipolle, monto la mia Graziella, mi cambio e sono pronto per partire da 1600 metri in direzione ignota per un sentiero che parte da 2850 metri. Riesco a salire fino a 2500 per le sabbie mobili simili a neve fresca con la mia bici a spalle, Dopo aver scattato 1000 foto visto che il paesaggio è
davvero spaziale. Mi godo l’intera discesa con un pò di timore essendo solo in un ambiente completamente diverso da quelli a cui sono abituato: silenzio, caldo, sabbia, vento, polvere, nessun contatto umano, vedo le montagne sopra di me fumare, vedo il mare, e non esiste acqua.

Attacco le mie telecamere ovunque e filmo tutto ed arrivo alla macchina dopo circa 4 ore di godimento. Carico tutto in auto mettendo un lenzuolo che copre l’intero bagagliaio dell’auto per non sporcare tutto di polvere e sabbia e mi dirigo verso Nicolosi (Etna Sud), dove ho l’appartamento. Passo ovviamente a farmi una spesa all’Eurospin (che stimo particolarmente per parecchi dei suoi prodotti), comprando qualche scatoletta di tonno e piselli, delle compresse di magnesio, una cola piuttosto strana, bevande energetiche low cost ed acqua a vagonate, riso nero in bustina e pasta e fagioli sempre in bustina: insomma cibo da astronauti.

Arrivato all’appartamento (davvero carino ed adagiato sui bordi di un cratere antichissimo circondato dal paesino), vengo accolto da un signore siciliano molto gentile e mi sistemo comodamente facendo doccia e cena (riso nero ed arancini avanzati a pranzo) sbirciando qualche video della giornata; ma sono troppo stanco e prima delle 22:00 mi metto a dormire viste le giornate impegnative che avrei dovuto sostenere sabato e domenica con i miei soci.

Sabato mi trovo con Salvo e Marco a Milo verso le 9:30 per colazione (la mia seconda della giornata a base di cappuccino e croissant
al pistacchio/cannolo), e tutti insieme ci dirigiamo a Piano Provenzana (stazione sciistica principale dell’Etna Nord) dove parte la strada sterrata che sale verso i crateri sommitali (il modo più comodo per prendere quota senra sguazzare nella sabbia vulcanica). Paghiamo i 3 euro del parcheggio e iniziamo la nostra salita verso la quota massima permessa di 2850 metri fra foto e video, incrociando le navette che portano su i turisti per lo più stranieri che non vogliono faticare troppo e che ci inondano di polvere.

Dopo 3 ore abbiamo percorso oltre 1000 metri di dislivello e siamo giunti alla nostra destinazione prefissata: un pianoro enorme che sembra un deserto di sabbia: facciamo 10000 foto in tutte le posizioni possibili e Marco (che è un fotografo pro) si gasa come un riccio (e non solo lui).

Poco dopo decidiamo di partire seguendo un sentiero segnato sulle mappe, ma poco segnato nella sabbia: studiamo le linee e salta fuori una discesa incredibile surfando nelli canaloni sabbiosi con lo sfondo del mare e in poco tempo ci troviamo all’inizio della vegetazione e poi nei boschi.

Oltre 1000 metri di dislivello inventandosi linee e traiettorie lasciando una piccola scia di polvere come segno del nostro passaggio. Alle 14:00 circa siamo alle nostre auto ed andiamo a mangiare un panino con salsiccia e verdure grigliate al Clan dei Ragazzi (rifugio immerso nelle pinete del Nord). Ancora gasati dalla discesa precedente, ma ormai col sole che sta per tramontare sfruttiamo le 3 auto come navette per farci ancora un’ultima discesa in mezzo a pini e qualche foto.

Stanchi morti ma soddisfatti torniamo a Nicolosi all’appartamento per fare doccia e riposare un pochino ovviamente scaricando e condividendo tutti i video e foto fatti nella giornata, poi andiamo a procacciarci tre pizze leggere (pistacchi, crema di pistacchi, mozzarella di bufala e pancetta), due birre e una coca. Dopo cena saliamo in auto al Rifugio Sapienza (Etna Sud) per fare qualche foto notturna e godere un po’ del paesaggio di notte appunto: la vista sui crateri sommitali, le stelle, le luci di Catania sul mare: è tutto meraviglioso e, nonostante la temperatura frizzante (10 gradi), ed una piccola volpe che ci passa accanto alla ricerca di cibo, rimaniamo un’ora abbondante scattando foto in qualsiasi direzione.

Torniamo nell’appartamento che diventa praticamente un accampamento (un monolocale con due letti più un materasso per terra) per poter dormire tutti e tre visto che sia Salvo che Marco hanno residenza a più di un’ora da Nicolosi e quindi gli conviene rimanere a dormire con me. Impostiamo la sveglia alle 6 per fare qualche foto all’alba, mettiamo a caricare fotocamere, action cam, cellulari, power bank che manco in una centrale elettrica si assorbe tanta energia e poco dopo tutti e tre ci addormentiamo come sassi

Domenica suona la sveglia, ci guardiamo tutti e tre e ci rimettiamo a dormire perchè siamo ancora troppo stanchi per alzarci dai
letti o dai materassini. Alle 8:00 ci prepariamo e partiamo dinuovo alla volta dell’Etna Nord per la doppia colazione di rito a Nicolosi e Milo, e poi in direzione Rifugio Citelli per esplorare e fare qualche foto in una grotta. È domenica e sotto i 1800 metri c’è gente che griglia melanzane, funghi e qualsiasi cosa ovunque, raccoglitori di castagne ed appunto funghi, turisti che nemmeno ai musei Vaticani ci sono, ma allontanandosi un pochino dai bordi delle strade asfaltate ritroviamo la pace.

Dopo quasi un’ora di bici in spalla e spinta su sentiero con il disappunto prevalentemente di Salvo (che ha e-bike da oltre 20 kg) raggiungiamo la grotta ed esploriamo i dintorni scattando come al solito foto a raffica. Arrivano parecchi gruppi di turisti con cui facciamo amicizia e raccontiamo le nostre storie, e decidiamo di scendere alle auto, ma non per il tortuoso e impervio sentiero dell’andata.

Guardando sulle nostre app percorriamo dei canaloni rocciosi/boscosi/scivolosi molto peggio di quello segnato, ma alla fine, divertendoci in ogni caso, raggiungiamo la strada sterrata prefissata dove iniziano i bei sentieri che ci condurranno alle auto. I sentieri nei boschi di betulle e pinete sono semplicemente favolosi e maciniamo i metri di dislivello in pochissimo tempo; visto il flow pauroso anche io in Graziella riesco quasi a tenere il passo dei miei soci in MTB.

Anche qui escono dei video spaziali con il sole che filtra nei boschi e la polvere che si alza col passaggio delle ruote. Arriviamo a destinazione alle 14 e torniamo a mangiare allo Chalet il nostro solito panino salsiccia e verdure grigliate con birra e coca cola sfiniti. Sono le 16 e Salvo e Marco decidono di tornare a casa, sono soddisfatti dei due giorni di riding selvaggio. Saluti di rito ed io torno alla mia casetta a Nicolosi; sono le 17:30, vado in bagno una mezz’oretta per produrre rifiuti solidi e non completamente stanco, decido di andare in esplorazione dei crateri rossi che svettano dietro il paesino dove soggiorno, e dopo quasi 200 metri di dislivello nella sabbia con bici a spalle raggiungo la vetta al tramonto: anche qui spettacolo assurdo con panorama sulla cima dell’Etna e verso il
mare. In pochi minuti però si fa buio e la via del rientro è piuttosto ostica anche se breve perchè alla base del cratere i passaggi per uscire dai recinti delle abitazioni che lo circondano.

Dopo una bella doccia calda sistemo le mie cose, in realtà butto semplicemente tutto quello che mi circonda (che è di mio possesso
ovviamente), nella capiente borsa. Solita ispezione dei video e delle foto prodotte durante la giornata e scambio con i due compagni di avventura (via social questa volta) e poi a nanna presto visto la nuova levataccia del giorno dopo per tornare a casa.

Lunedì sveglia nuovamente alle 6:00, carico tutto in auto e parto con larghissimo anticipo (per evitare traffico e
rallentamenti), arrivo senza nessun intoppo o problema alle 7:30 all’aeroporto, lascio l’auto a noleggio, imbarco la sacca con tutti i miei
averi ed aspetto l’imbarco. Parto alle 10:10 direzione casa con 33 gradi e sole pieno, dormo quasi tutto il volo, all’atterraggio a Torino ci sono 13 gradi e nuvole e nebbia: ah l’autunno di casa…

Questo è tutto: una tre giorni fantastica in giro per le pendici dell’Etna: unico rimpianto il fatto di non aver potuto salire fino in cima
per ammirare il paesaggio a 360 gradi, ma chissà, magari il prossimo anno otterrò il permesso dall’Ente Parco!

Testo, foto e video di Erich78

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