Al termine della sesta tappa di EWS in Val D’Isere abbiamo fatto quattro chiacchere con l’appena incoronato neo Campione del mondo di Enduro Jerome Clementz che ci ha raccontato quanto è importante per lui vincere questo titolo e come mai la scelta di gareggiare quest’anno con una bici da 26.
Ecco la video intervista in inglese. Per chi non fosse ferrato con la lingua qui sotto può trovare la traduzione in italiano.
[VIDEO=3915]Jerome Clementz intervista post gara in Val d’Isere[/VIDEO]
Ciao Jerome, tutti ti conoscono come un endurista, ma qual è il tuo passato. Hai cominciato da subito con l’enduro, oppure hai un background da downhiller o XC?
Ho cominciato a fare gara sia di DH che di XC quando avevo circa 16anni, poi a 18 anni mi sono concentrato più sul downhill e ho anche partecipato a qualche gara di coppa del mondo come junior. Poi al primo anno in categoria senior ho avuto un infortunio e nel frattempo hanno cominciato a emergere alcune gare come la Megavalanche o l’Enduro Series francese e ho pensato… mmmmm…… questo è quello che mi piacerebbe fare e così sono passato all’enduro. Per un paio di anni ho continuato anche a partecipare alla World Cup, ma poi nel 2005 ho deciso di mettere tutte le mie energie nell’enduro.
Sei un pilota che riesce a essere molto veloce sia nelle sezioni più discesistiche, sia nei tratti pedalati. Che tipo di allenamento fai per raggiungere un livello così alto?
Mi alleno e questo è sicuro. Ma più che altro mi piace girare in bici e ogni volta che ne ho la possibilità salgo in sella, esco e mi diverto. A volte faccio degli esercizi, ma penso che la cosa più importante sia che in ogni caso, quando vado in giro con degli amici o quando faccio del training specifico per esempio su strada o anche quando l’allenamento diventa duro, io mi diverto. Certamente a volte è faticoso, ma poi quando in gara mi sento in forma e vedo che i risultati si vedono, sono contento e insomma è un cerchio che si chiude. Amo guidare la mia bici, qualsiasi bici in ogni momento.
Quest’anno il tema della dimensione ruote è un tema caldo. Qual è il tuo punto di vista sulla questione?
Che dire. Scegli la ruota che preferisci. Io uso una 26 perché credo che ad oggi sia quella che ti da più possibilità di scelta. Puoi scegliere le gomme o le specifiche che preferisci. Magari in un futuro questo sarà possibile anche sulla 650b e si potrà migliorare un po’ il riding. Noi stiamo testando diverse soluzioni, ma per quest’anno volevo una sola bici da guidare tutto l’anno e ho preferito rimanere sulla 26, nonostante Cannondale avrebbe potuto produrre una 650b per me. Ho comunque portato avanti lo sviluppo di un’altra bici. Quando saranno disponibili tutti i componenti anche per la 27,5 allora farò il cambio.
In fondo credo dipenda tutto da come ti piace guidare. So che usare una 29 può aiutare in certe situazioni e migliora la perfomance, ma se non ti piace non sei costretto a farlo solo perché va di moda. Io volevo usare la 26 quest’anno e così ho fatto.
Parlando di sviluppo, quest’anno hai lavorato con Mavic allo sviluppo di cerchi più stretti, specifici per l’enduro. Come mai questa scelta e quali sono i vantaggi?
Non abbiamo sviluppato un cerchio più stretto, ma semplicemente un cerchio che si adattasse alla nostra tipologia di riding. Il cerchio davanti è un po’ più largo perché quando fai enduro spesso davanti monti una gomma più grossa, ma sulla ruota dietro non serve una gomma 2.5 perché c’è bisogno di maggiore scorrevolezza, quindi 19mm per il cerchio ci è sembrata la scelta migliore, così si può arrivare fino ad ospitare una 2.35, ma la misura con cui si sposa di più è la 2.30.
Quando sviluppiamo un prodotto non è che già in partenza sappiamo quale sarà la direzione che prenderemo. Testiamo le diverse soluzione e poi diciamo: “Questa è la scelta migliore per noi!” e ci concentriamo su quella.
Quindi monti due cerchi differenti davanti e dietro?
Sì, davanti ho un cerchio largo 21mm per una gomma che va da 2.4 a 2.5, mentre dietro è largo 19mm per una gomma tra 2.2 e 2.35.
Oggi hai vinto la gara qui in Val D’Isere e ti sei anche portato a casa il titolo di primo campione del mondo di Enduro! Come ti senti?
E’ fantastico. E’ troppo presto per descrivere le mie sensazioni, ma mi sento rilassato. Sapevo che sarebbe stato possibile, ma sapevo anche che poteva succedere di tutto. Venendo qui ero consapevole che per vincere l’Enduro World Series avrei dovuto vincere questa gara, quindi mi sono prefissato di non farmi troppi pensieri, ma semplicemente di girare al meglio e andare il più veloce possibile. La vittoria mi avrebbe dato il titolo, in caso contrario avrei dovuto riprendere gli allenamenti e riprovarci a Finale.
Sabato mattina ero un po’ dispiaciuto perché sì stavo girando bene, ero in top 5, ma non ero al comando. Poi nel pomeriggio e la domenica mattina ho fatto la scelta giusta con le gomme e inoltre mi piaceva il tracciato. Sull’ultima prova sapevo di aver accumulato un bel margine e ho cercato di gestire la gara guidando pulito senza rischiare troppo e sono stato davvero contento quando ho passato la linea di arrivo. A inizio stagione non avevo programmato di lottare per la serie. Volevo vincere almeno una tappa. Ce l’ho fatta a Les2Alpes e ho trascorso un mese di Luglio veramente sereno. Poi sono successe diverse cose. Jared ha avuto un problema meccanico in America, Nico sfortunatamente si è fatto male a Whistler. Questo mi ha messo alla guida della classifica e così è diventato un obbiettivo.
Non è un risultato che puoi guadagnarti ogni anno o ogni giorno, magari questa era la mia unica occasione e sono contento di averla presa. Il livello di queste competizioni è veramente alto e non sai mai cosa può succedere, magari il prossimo anno sbaglio qualcosa in allenamento, non sono in forma, commetto degli errori, mi infortunio. Quindi chi lo sa. Quello che ti sei conquistato è tuo quindi sono entusiasta!
Ultima domanda per il pubblico italiano. Che consiglio dai ai nostri top rider per essere competitivi a livello internazionale?
Non devo consigliargli niente. Hanno seguito la World Series tutta la stagione e sanno già come devono allenarsi. Con il Superenduro sono abituati a provare i percorsi in anticipo. Qui è un po’ differente e ormai lo sanno. Non sono così lontani, molti rider italiani sono davvero forti. Sono sicuro che molto presto li vedremo combattere per la vittoria.