Quando settimana scorsa abbiamo pubblicato la presentazione della Spectral, molti lettori ci hanno domandato informazioni circa la nuova Torque di cui avevamo pubblicato uno spyshot il mese scorso. Le nostre congetture infatti non erano sbagliate dato che un paio di settimane dopo, nello stesso press camp organizzato a Madeira dove abbiamo provato la Spectral, Canyon ha presentato ufficialmente anche la nuova Torque. La presentazione della Torque si è svolta il giorno successivo di quella della Spectral e abbiamo potuto mettere alla prova la nuova arma di Canyon in compagnia di Fabien Barel, principale ispiratore del progetto, e di Moritz Ströer, l’ingegnere responsabile del settore gravity di Canyon nonché rider talentuosissimo.
Dagli albori del marchio e per parecchi anni a seguire, la Torque è stata il best seller di Canyon con la quale l’allora neonato brand tedesco si è guadagnato popolarità in tutta Europa, lanciando il sistema di vendita diretta nel mondo della MTB. Una sorta di telaio tuttofare del settore gravity che, in base all’allestimento e all’escursione, veniva proposto come Enduro, come Freeride e come DH. La nuova Torque ripropone lo stesso spirito della sua progenitrice, abbracciando tutto il segmento gravity. Non si tratta di una bici che si presta a essere catalogata con una singola destinazione d’uso. Le geometrie riprese dalla Sender e una valida efficienza in pedalata la rendono adatta a un ampio spettro di impieghi, dall’Enduro al Freeride, dal giretto con risalita pedalata alle giornate a manetta spalancata in bike park. Di conseguenza i test durante il suo sviluppo sono stati eseguiti in modo incrociato dagli atleti di DH e da quelli di Enduro del Canyon Factory Team.
Un design interamente rinnovato quello della nuova Torque, dalle linee semplici ma decise, geometriche e pulite, frutto del lavoro del team di designer di Canyon che si può fregiare del premio Red Dot Award 2017 per il Design Team of the Year. Il design della Torque rientra in quello che rappresenta il nuovo stile di Canyon, con gli stessi dettagli stilistici e le stesse fattezze con le quali sono state disegnate la Sender e la Spectral.
La progettazione e i test in laboratorio della Torque la collocano allo stesso livello di robustezza e solidità della Sender. La versione CF ha un triangolo anteriore realizzato in carbonio unidirezionale, opportunamente incrociato per garantire maggiore robustezza alla zone più sottoposte a stress. Il carro è invece in lega di alluminio 6066, così come quello della Sender, per garantire maggiore robustezza in un’area che nell’uso gravity è spesso sottoposta a urti violenti. La lega 6066 è la stessa con la quale è realizzato l’intero telaio della versione AL.
Sulla Torque, Canyon conferma il sistema di sospensione basato su un giunto Horst come quello del precedente modello, ma lo rinnova interamente sia come design che, di conseguenza, come performance. Il giunto che deriva dal sistema Horst è ora collocato molto più in alto, in linea tra la sede del perno ruota e la biella che comprime l’ammortizzatore. Il design dell’intero cinematismo è stato studiato per ottenere una curva di compressione dal comportamento simile a quella della Sender, ma con ulteriore attenzione alle quote di anti-squat e di pedal kickback, per garantire maggiore efficienza in pedalata vista la destinazione d’uso della Torque. L’ammortizzatore è metrico con interasse di 250mm e sviluppa 175mm di escursione alla ruota, che vengono abbinati a una forcella da 180mm di corsa. L’intero cinematismo agisce su cuscinetti sigillati di tipo industriale che conferiscono al carro maggiore rigidezza e risultano più longevi.
Per quanto riguarda la curva di compressione, anche la Torque fa affidamento sul concetto di Triple Phase Suspension che identifica trasversalmente tutti i nuovi modelli della gamma Canyon e della quale vi abbiamo parlato a proposito sia della Sender che della Spectral. Si tratta di una semplice suddivisione della corsa in 3 fasi caratterizzate da un differente comportamento basato sulla curva di compressione del cinematismo. Nella prima fase, fino alla zona di sag, il rapporto di leva è adeguato all’utilizzo di ammortizzatori ad aria affinché la sospensione risulti abbondantemente sensibile su ogni minima asperità del terreno. La parte centrale della corsa è studiata per avere una sospensione sostenuta e reattiva, che consenta una guida attiva e dinamica, restando stabile quando si pedala. La fase conclusiva della corsa è moderatamente progressiva per permettere al rider di sfruttare tutta l’escursione, con una resistenza al fondocorsa adeguata. La progressività non esasperata permette di intervenire eventualmente aggiungendo spacer all’ammortizzatore in caso si preferisca una rampa di progressione più spiccata.
Così come sulla Spectral, anche sulla nuova Torque è stato applicato il semplice ma geniale canale di protezione dei cavi sotto al tubo obliquo. Un pratico e semplice sistema che potremmo definire “ibrido” dato che consente di sfruttare il vantaggio estetico del design pulito caratteristico del passaggio dei cavi interno al telaio, garantendo però la facilità di manutenzione per la quale si apprezza il passaggio dei cavi esterno al telaio.
Inoltre la serie di gusci che formano il canale di passaggio mantengono i cavi ben saldi al telaio e quindi silenziosi, al contrario di alcune soluzioni di passaggio interno, e ben protetti dalla sporcizia ma soprattutto dalla possibilità di danneggiarsi a causa di urti. I gusci in plastica resistente agli urti infatti offrono protezione non solo ai cavi ma a tutto il tubo obliquo.
Il perno ruota da 12mm è dotato di una leva che, dopo essere stata utilizzata per serrare la ruota sui forcellini, si inserisce a scomparsa all’interno della testa del perno, risultando non solo gradevole dal punto di vista estetico ma molto pratica e sicura per il fatto che la leva esterna non rischia di rovinarsi a causa di urti oppure di sganciarsi impigliandosi in qualche ostacolo lungo il percorso.
La testa del perno, una volta inserita la leva, è infatti paragonabile a livello di ingombro a un tradizionale perno passante. Sempre a proposito di dropout, nella foto seguente notiamo il supporto per la pinza freno posteriore, con standard Post Mount e attacco diretto per dischi da 180mm.
La combo di attacco manubrio e manubrio rappresenta un’altra novità in casa Canyon. Si tratta della nuova serie di componenti G5 dedicati al segmento gravity, della quale vi parliamo più approfonditamente in questo articolo. L’attacco manubrio G5 da 40mm di lunghezza equipaggia tutti gli allestimenti della Torque con telaio in carbonio e l’allestimento top del modello in alluminio.
Della nuova gamma G5 anche il manubrio da 780mm di larghezza e 20mm di rise. L’allestimento CF 9.0 PRO che ho provato durante la presentazione è dotato della versione in carbonio del manubrio mentre gli altri allestimenti della Torque in carbonio sono equipaggiati con manubrio G5 in alluminio, così come la versione top della Torque in alluminio. Lo shape del manubrio, con i suoi 5° di upsweep e gli 8° di backsweep, è un ottimo compromesso tra comfort e guida aggressiva e in generale fornisce una gradevole sensazione di solidità, senza tuttavia risultare eccessivamente rigido e nervoso.
Geometrie
In azione
Come anticipato in apertura, la giornata dedicata alla prova della Torque si è svolta a Madeira in compagnia di Fabien Barel il giorno successivo a quello in cui abbiamo provato la Spectral ma le condizioni metereologiche non sono affatto migliorate rispetto al giorno precedente, anzi le precipitazioni sono aumentate rendendo il terreno ulteriormente fangoso e insidioso. Ci siamo trasferiti sull’altro capo dell’isola affrontando percorsi meno tecnici e sconnessi ma molto più veloci e guidati, con meno pietre ma molte più radici, attraverso pinete e foreste di eucalipto fino all’oceano, con alcuni salti e sponde a rendere ulteriormente divertenti i tracciati.
Sin dal primo momento in sella la Torque si è rivelata intuitiva e di semplice comprensione, mettendomi subito a mio agio nonostante le condizioni proibitive del terreno. Le geometrie sono moderne ed equilibrate con un ottimo compromesso tra aggressività e facilità di guida. La posizione del rider centrale e dominante favorisce una guida sicura, sempre in pieno controllo e lascia abbondante margine per giocare, manovrando la bici con estrema facilità. L’agilità dettata dalle geometrie si sposa bene con la sospensione sostenuta e reattiva che asseconda una guida dinamica e divertente ma si presta a ottime performance quando si inizia a spingere sul serio. Nonostante la lunga escursione, ho affrontato con una certa disinvoltura anche i tratti pedalati, alcuni piuttosto ripidi, che abbiamo incontrato lungo i percorsi. Sono impaziente di poterla provare più a lungo per scoprirne tutto il potenziale perché in questo first ride mi ha letteralmente entusiasmato.
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