Sin dal suo debutto nelle Enduro World Series la nuova De Vinci Spartan ha subito ottenuto degli ottimi risultati. Approfittando della disponibilità di 4 Guimp abbiamo avuto la possibilità di fare alcune discese su questa nuova macchina da enduro.
Cominciamo con una piccola presentazione. La Spartan è una bici da enduro a tutti gli effetti. Un'”endurona” potremmo definirla, visti i suoi 165mm di escursione posteriore e delle geometrie abbastanza rilassate: angolo sterzo di 65,8° o 66,4°, angolo sella di 72,4° o 73° regolabili tramite eccentrico sono quote che denotano già una certa propensione alla discesa.
Il telaio, in alluminio, è bello massiccio ed è realizzato in Canada. Solo il fodero alto del carro è in fibra di carbonio, questo sia per risparmiare peso sia per assicurare una miglior trasmissione delle sollecitazioni all’ammortizzatore. Lo schema di sospensione è uno Split Pivot di 2° generazione progettato da Dave Weagle.
Caratteristico di questo schema di sospensione è l’infulcro tra foderi alti e bassi concentrico con l’asse del mozzo. Questo richiede un perno passante posteriore (un Rock Shock Maxle) più largo del normale, ma questo non crea particolari problemi durante la pedalata.
L’ammortizzatore posteriore è un Rock Shox Monarch Plus RT3 con manicotto High Volume. Ci è stato detto che sulle versioni definitive sarà invece montato il manicotto Debon Air e l’ammortizzatore avrà il caratteristico stelo nero.
La forcella anteriore è invece una Rock Shox Pike Dual Position Air da 160mm. Una garanzia per l’anteriore.
La trasmissione della RR è un gruppo X01 completo, con tanto di bash in carbonio sulla corona. Niente di meglio per un’endurona di razza come la Spartan.
Bene, bando alle ciance sul montaggio (tutti i dettagli li potete trovare sul sito De Vinci) e concentriamoci sull’aspetto più importante: come funziona la Spartan sul campo?
Provata sui sentieri di La Thuile, abbiamo avuto modo di provarla mezza giornata sulle speciali della 4° EWS. Quale terreno migliore per avere una prima impressione della bici?
Sfruttando gli impianti di risalita, non abbiamo pedalato più di tanto se non i 250m di dislivello necessari a raggiungere la Super K. Ad ogni modo le prime impressioni sono di una buona pedalabilità, sopratutto sfruttando la piattaforma stabile del Monarch Plus. Non bisogna aspettarsi un mezzo super scattante e reattivo, soprattutto pedalando in piedi ad ammortizzatore aperto, ma comunque si sente che lo schema di sospensione assicura una buona efficienza in pedalata. Sugli ostacoli sembra lavorare molto bene, ma non avendo affrontato salite particolarmente tecniche aspettiamo ad esprimere una valutazione più dettagliata.
Quando inizia la discesa inizia il divertimento. La bici è estremamente stabile e sicura, più il terreno è scassato più infonde sicurezza. Il carro posteriore è estremamente plush ed assorbe in maniera ottimale ogni tipo di ostacolo o asperità, anche le più grosse. Molla i freni e vai a cannone, la Spartan permette di osare senza troppi problemi in discesa.
L’indipendenza in frenata è molto buona, anche sulle brusche staccate sui tratti di sentiero più bucati non si sente alcun fenomeno di irrigidimento del retrotreno. Estremamente rigido e preciso il carro, anche sulle contropendenze o sui tratti di radici non fa una piega.
Le impressioni in discesa sono insomma veramente positive: la Spartan ci ha piacevolmente sorpreso, trasmettendo sin da subito un’ottimo feeling. Non capita spesso di trovare una bici su cui ti trovi bene sin dalle prime discese.
Se volessimo fare un paragone con le bici da enduro race che si sono viste fino ad ora, con 150mm di escursione posteriore e telai molto rigidi e reattivi, la Spartan va inserita un gradino sopra, essendo un mezzo leggermente più orientato alla discesa. In salita paga qualcosa in termini di reattività (soprattutto ad ammortizzatore aperto), ma in discesa è veramente una goduria.
Promossa quindi? Assolutamente si ed a pieni voti: anche se ovviamente si tratta di una prova molto limitata, la De Vinci Spartan ci ha veramente impressionato. Speriamo di aver al più presto la possibilità di effettuare un test più approfondito.
NS Bikes si separa da Torquato Testa, con cui aveva stipulato un contratto a febbraio…
Una delle MTB più riconoscibili della storia è la Manitou FS, costruita da Doug Bradbury.…
77.287 Km e 1.459.108 metri di dislivello per un totale di 6.648 ore in sella…
Le Orobie sono selvagge e richiedono una bella forza di volontà per essere affrontate in…
Due anni fa, Vinny T ha avuto un'idea folle: voleva creare una linea nuova. Il…
Dopo la notizia che Flyer chiuderà la fabbrica svizzera, mandando a casa 155 persone, anche…